14
«Dovete smettere» ripeté Rrengyara; poi, improvvisamente, la Supermente tornò a dominarla. La mente della donna era in uno stato deplorevole, e non appena si fu ricostituito l’antico condizionamento, Rrengyara capì di essere ormai destinata alle grotte dei sogni. La colonna color verde limone che stava vicino agli immobili cristalli cadde a terra lentamente. La Supermente ricordò allora che un’altra colonna, gialla, era scomparsa allo stesso modo. La riconquista di Rrengyara e la caduta della colonna furono contemporanee. La Supermente scelse quel momento per incominciare l’assalto contro le colonne di luce.
Concentrò l’attacco contro l’alta colonna bianca che aveva accompagnato Rrengyara. Era la più potente, e quindi la più importante da catturare. Sopraffatta dallo sbarramento a più livelli di forza mentale, la niente della colonna bianca sprofondò nel nulla, per ricostituirsi poi come parte della Supermente. Dirigendo il suo attacco attraverso la colonna bianca, la Supermente ebbe ragione delle sette colonne color giallo limone; poi assorbì i tredici cristalli, e infine riconquistò il pipistrello.
Man mano che si impadroniva di una nuova unità, la Supermente rafforzava il suo potere sull’altopiano. Con l’aiuto di questa nuova energia, cercò altre menti da conquistare... e si fermò. Tutte le colonne di luce ancora libere e le creature loro schiave si erano unite contro la nuova minaccia alla loro sopravvivenza indipendente. Una legge fondamentale dell’ecologia proibiva che due specie con caratteristiche ambientali identiche potessero coesistere in relazione stabile; prima o poi, una avrebbe sterminato l’altra, direttamente o indirettamente. Adattando questa legge alla situazione attuale, la Supermente capì che era inevitabile il conflitto fra i due gruppi coscienti. Anche le colonne di luce lo avevano capito, dal momento che avevano fatto dire a Rrengyara: «Noi vi dobbiamo dominare.»
In tutte le città della civiltà delle formiche, milioni di unità caddero nello stato di trance che permetteva alla Supermente di servirsi di tutte le loro energie mentali. Sopra la distesa polverosa dell’altopiano, apparve un miraggio, alto nel cielo: un oggetto volante, a forma di croce, fabbricato dagli antichi umani, una cosa del passato resa visibile da un capriccio della natura. Il miraggio brillò e scomparve: poi nulla più si mosse, se non la eterna foschia della calura. La Supermente era pronta per l’attacco decisivo.
La sua coscienza, staccandosi dalla spedizione e dalle altre unità, si sparse sull’altopiano come un’onda che si riversa su una spiaggia. In quello stato di sensibilità anormale, la Supermente entrava in contatto con tutti gli esseri viventi delle montagne, man mano che la sua sfera di consapevolezza si riversava su di loro. Le creature minori vennero assorbite immediatamente, ma le colonne di luce resistevano. Anzi, cercavano di passare al contrattacco. Senza difendersi, assalirono la Supermente nel momento critico, riversando in lei grandi correnti di energia. La Supermente si fuse col gruppo mentale delle colonne e il contatto la portò nel Sole. Mentre dalle colonne venivano emesse onde di furiosa pazzia, la Supermente era schiaffeggiata da brucianti immagini delle Vie Risplendenti. Aveva visto i ricordi nelle colonne di cui si era impadronita, ma adesso li stava vivendo. Era circondata da fiotti dorati di fuoco abbagliante, mentre impetuosi torrenti la facevano roteare tra le fiamme.
La visione svanì poco a poco, mentre la Supermente lottava per riconquistare il controllo di sé. Per poco, il contrattacco delle colonne non era riuscito. Adesso anche i lavoratori indispensabili stavano cadendo in stato di trance, onde fornire anche le loro energie a quella lotta titanica. Una dopo l’altra, le colonne finirono col soccombere. E più il nemico si indeboliva, più la Supermente diventava forte. Unità esaurite morivano a migliaia nelle città, ma la battaglia stava per concludersi. La Supermente conglobò il gruppo di coscienza estranea, assorbendolo con grande sforzo e conquistando il dominio delle creature soggette ad essa.
Poi, d’un tratto, le colonne di luce superstiti furono troppo poche, e la loro mente di gruppo si disintegrò. L’esplosione finale di agonia era frammista a disperate immagini di morte delle Vie Risplendenti. La Supermente avrebbe conservato per sempre, nel suo ricordo, quelle visioni estreme.
Era finita. Stordita dalla violenza del confronto, la Supermente risvegliò le sue unità dallo stato di trance. La civiltà riprese a funzionare e le unità ripresero il lavoro abituale. Le colonne di luce erano state sconfitte, e, una volta ancora, la Supermente era sola.
A mano a mano che continuavano i cambiamenti, il mondo divenne sempre più ostile al protoplasma. Le formiche tentarono di creare città sotterranee autosufficienti, ma con risultato negativo. La Supermente fu costretta a trovar rifugio negli oceani, come avevano fatto gli uomini marini migliaia di anni prima.
Passò il tempo, e poco alla volta il protoplasma scomparve del tutto dalle terre emerse. La Supermente si divise in due: la parte più grande assunse la direzione della civiltà subacquea, la minore il dominio delle creature terrestri. Le due forme di vita erano completamente estranee fra loro, e solo i grotteschi mostri che di tanto in tanto si arrampicavano sulle spiagge per morirvi indicavano che la vita marina esisteva ancora.
Le due razze terrestri intelligenti, i cristalli e le colonne di luce, svilupparono le loro caratteristiche di indipendenza e di individualismo finché la Supermente di superficie cessò di esistere. Alcune creature inferiori, come i cristalli delle caverne, mantennero la mente di gruppo in molti casi; altre erano state indipendenti fin dalla loro comparsa. Le colonne di luce non perdettero mai il desiderio di dare la vita alla materia inanimata, e questo fu lo scopo principale della civiltà da loro fondata. Lavoravano per dare la, vita al loro mondo.
La virtuale scomparsa della vita protoplasmatica non ebbe conseguenze; anzi, vi furono dei vantaggi, perché le nuove creature erano molto meno limitate nella scelta dell’ambiente. Per esempio, i diavoli della polvere potevano vivere in qualsiasi mezzo fluido, e altre erano ancor più adattabili. Mentre le condizioni di vita sulla Terra diventavano sempre più dure, la vita stessa si evolveva per rendersi adatti alla sopravvivenza; nel frattempo, le colonne di luce continuarono il loro paziente lavoro; le rocce vennero portate alla coscienza nella foschia della calura, le pozze di liquidi si difesero dall’evaporazione con barriere telecinetiche, e montagne telepatiche si chiamarono a vicenda attraverso aridi deserti. Nel grembo di quei giganti addormentati che erano gli oceani, il protoplasma sopravvisse sotto forma di orrendi parassiti che infestavano le distese di melma.
Parecchio tempo dopo che era iniziata la vita della crosta terrestre, i cristalli incominciarono a estinguersi. Erano meno stabili della maggior parte delle altre creature, e stavano diventando sterili, e cambiavano per meglio adattarsi alle forme allotropiche. Anche le colonne di luce diventarono sterili, ma si resero immortali e continuarono a lavorare senza posa. I cristalli non godevano di questa alternativa, e il loro numero divenne sempre più esiguo.
Rimane una leggenda sulla morte dell’ultimo cristallo: «Era un cristallo fanciullo, solo, che non aveva mai conosciuto i suoi simili. Nato in grembo a un’ampia pozza di solfato polidrato di rame, l’ultimo cristallo era ancora immaturo quando un blocco di pomice infranse lo schermo protettivo della pozza e la uccise.
Adulto nel corpo, bambino per esperienza, il cristallo conosceva il mondo solo attraverso i racconti fantastici che gli aveva narrato la pozza. L’ultimo cristallo interrogò la pomice e seppe che quel blocco era stato eruttato da un vulcano situato nelle vicine montagne. La pozza gli aveva parlato di simili cose, narrandogli che i torrenti di lava erano gli equivalenti terrestri delle Vie Risplendenti.
Lasciata la massa fusa che un tempo era stata la pozza, il cristallo si avviò alla ricerca del vulcano.
Una montagna, che gli profetizzò morte prematura, gli indicò la giusta direzione. Ignorando la profezia, il cristallo proseguì il cammino. Ai piedi del vulcano, incontrò un diavolo della polvere, che lo sconsigliò di salire i pendii coperti di cenere. Ma il cristallo ignorò anche questo consiglio. Giunto a poca distanza dalla vetta, mentre osservava il fumo e le ceneri infuocate lanciate dal vulcano, una colonna gialla di luce gli sbarrò il cammino. Il cristallo protestò, spiegando che voleva immergersi nella lava, per rivivere i ricordi ancestrali delle Vie Risplendenti. La colonna di luce si limitò a sospirare, sapendo che erano state le colonne a trasmettere quei ricordi alle loro creature, e lasciò che il cristallo proseguisse.
Onde di calore gli si riversarono addosso mentre si trascinava sull’orlo del cratere. Nuvole di fumo grigio gli roteavano intorno, ma molto al di sotto erano illuminate da un caldo bagliore giallo arancione. Il cristallo scese scheggiandosi lungo i ripidi pendii interni del cratere, e il vulcano gli parlò, dandogli il benvenuto nel suo seno, promettendogli di farlo giungere alle Vie Risplendenti. Il cristallo si tuffò nella lava color arancione, avvolto in volute di fumo... E, per un breve istante, appagò il suo desiderio.
Poi, il calore lo sopraffece e la sua struttura cristallina si sciolse. Divenne una polvere sottile, immersa nella lava. Le particelle del suo corpo furono rapidamente disperse dalle correnti in continuo movimento, e ben presto non rimase più niente».