Puttanesca
«Femmina piccante pigghiala per amante, femmina cuciniera pigghiala per mugliera» si dice a un certo punto ne I soliti ignoti del grande maestro Mario Monicelli, e se questa storia, la storia di Puttanesca, niente ha a che fare con i classici del cinema di casa nostra e pochissimo con la cucina in senso stretto, molto ne ha con tutto ciò che è piccante, dalle situazioni alla protagonista delle stesse.
Puttanesca, appunto.
Che (piccolo spoiler) deve il suo soprannome, sì, certo, a un celeberrimo piatto a base di pasta che prevede l’utilizzo di una quantità non proprio modica di peperoncino, ma anche ad alcune inevitabili associazioni sulle quali non c’è alcun bisogno di dilungarsi… o sì?
La nostra è una giovane donna che ama il suo lavoro (in ospedale) e il suo ragazzo (al lavoro in ospedale anche lui, che cosa carina) col quale convive già da un anno e mezzo. Anzi, precisiamo: il suo ragazzo non lo ama soltanto, no, Puttanesca, ne è innamoratissima.
Solo che c’è sempre un “solo che”, e il “solo che” di questa storia altrimenti (forse) idilliaca è niente po’ po’ di meno che il capo di Puttanesca e del suo bello… “Ecco, il solito bastardo che si approfitta della posizione di potere, dovreste denunciarlo, altroché!” starà pensando barra inveendo qualcuno, solo che (di nuovo) le cose non sono così semplici come sembrano. Già perché la nostra Puttanesca è più che felice delle attenzioni che le riserva il suo capo e altrettanto felice è di ricambiare.
Tutto comincia cinque mesi fa, nel reparto dove i nostri tre lati del triangolo passano le loro giornate, e due di questi non solo a lavorare…
Okay, sul dove ci siamo chiariti le idee, ma quanto al perché…?
Mettiamola così: da qualche tempo, Puttanesca sente un deficit nella sua vita, come un deficit di peperoncino (vi hanno mai rifilato una puttanesca con poco peperoncino o addirittura senza? Ecco, avete capito di cosa stiamo parlando!) ma non in cucina, in camera da letto. Il suo lui è un coccolone, una specie di Trudi formato gigante, uno da occhi a cuoricino e paroline dolci anche durante il sesso – già non entusiasmante di per sé – e lei di tutto questo romanticismo h24 comincia francamente ad averne, come dire?, le palle piene.
Puttanesca vorrebbe che a colmarle il deficit fosse qualcuno capace di prenderla senza troppi complimenti o cerimonie e di sbatterla al muro per una sveltina al calor bianco. E quel qualcuno è appunto il loro capo, il responsabile del reparto. Che, come tutti gli uomini che non devono chiedere mai (o credono di non dover chiedere mai), è completamente privo di sensibilità e di tatto ma possiede uno straordinario istinto per l’improvvisazione. Se appena lei è nei paraggi e c’è uno spiraglio di occasione, zacchete!, lui ci si infila subito dentro – sì, anche in quel senso, e sì, anche nella “seconda corsia”, chiamiamola così, che invece il povero Trudi non ha mai avuto il bene e la prontezza di spirito di esplorare…
Tra i nostri due clandestini dell’amore fisico c’è qualcosa di profondamente animalesco che si spinge persino oltre i confini del reparto (di cui hanno battezzato stanzini, letti e sale visita, ogni angolo disponibile o indisponibile), e infatti durante una cena fuori tra colleghi, a cui partecipa ovviamente anche l’uomo-peluche, il capo le invia questo messaggio: «A lui fa’ ordinare un tagliolino al ragù di cervo, tu ordina la solita puttanesca, io ti aspetto in bagno tra quindici minuti».
Quando si dice il danno e la beffa, povero Trudi!
Cinque mesi, dunque. Cinque mesi vissuti pericolosamente, e per il capo che non deve chiedere mai non si sa – e tutto sommato nemmeno importa –, ma per la nostra Puttanesca anche il pericolo gioca un ruolo fondamentale perché la paura di essere scoperta da un momento all’altro, magari proprio dal suo già molto cornificato compagno, la fa eccitare come manco un’endovenosa di afrodisiaci. Insomma a-a-attizzatissima, non tanto sotto i raggi del sole ma un po’ dove capita, basta che ci sia lui.
Difficile, anzi, impossibile fare previsioni su un eventuale futuro per una storia come questa. Anche il capo è sposato e di certo non è in cerca di una moglie numero due. Di Puttanesca e dell’uomo-peluche già si è detto e non ci pare il caso di infierire oltre. Quel che è certo è che per ora la pasta è piccante al punto giusto e pure al dente. Ma si sa come vanno le cose in cucina: basta niente per dimenticarsi di fare scorta di peperoncino, si scola con un minuto e mezzo di ritardo, e in men che non si dica ci si ritrova con una pasta immangiabile, in bianco e pure scotta!