Introduzione

Dacché, nonostante i miei sforzi per rallentare l’inarrestabile corsa del tempo, l’età avanza irrimediabilmente, e soffro, lo confesso, per gli epiteti ostili che talvolta vengono accostati al mio nome, credo sia giunto il momento di fare un bilancio e di ripercorrere la mia vita senza scappatoie né indulgenza.

Non si tratta in alcun modo di ridurre la conoscenza alla confessione e di difendere una verità puramente soggettiva. Non scelgo, nell’ora della resa dei conti, di trincerarmi nella fortezza inespugnabile dell’autobiografia. Gioco a carte scoperte, dichiaro da dove viene la mia voce, ma non per questo affermo: «A ciascuno la propria visione delle cose». Non mi sottraggo, con una dichiarazione d’identità, alla più pericolosa di tutte le domande: «Cosa sta succedendo?». Nulla mi rattristerebbe di più del contribuire a rendere innocua la mia risposta riducendola ai termini della psicologia. Non hanno importanza, dunque, le mie storie, i miei segreti, la mia nevrosi, il mio carattere! La verità che cerco, ancora e sempre, è la verità del reale; la spiegazione dell’essere e degli eventi resta, ai miei occhi, prioritaria. Malgrado la fatica e lo scoramento che talvolta mi assalgono, porto avanti ostinatamente questa ricerca. Il mondo mi influenza più di quanto io mi interessi a lui. Tuttavia, come ha scritto Kierkegaard, «pensare è una cosa, esistere dentro ciò che si pensa è un’altra cosa». È quest’altra cosa che ho voluto mettere in chiaro scrivendo, una volta tanto, in prima persona.