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Tutti andarono ad assistere alla inchiesta. La popolazione di Crowdean, eccitata dal misterioso omicidio commesso nella propria città, vi presenziò con la speranza di udire qualche rivelazione sensazionale. Ad ogni modo le apprensioni di Sheila Webb si dimostrarono infondate perché fu una cosa semplicissima e molto rapida.
Dichiarò di essersi recata al numero 19 di Wilbraham Crescent in seguito alle istruzioni ricevute tramite una telefonata dalla titolare della copisteria Cavendish, di essere entrata, sempre secondo le istruzioni ricevute, in salotto, di aver visto il cadavere e di essere scappata fuori urlando in cerca d'aiuto. Non le fecero altre domande. La signorina Martindale dichiarò a sua volta, quando venne interrogata, di aver preso accordi telefonicamente con una presunta signorina Pebmarsh che le aveva richiesto i servizi della signorina Sheila Webb. Aveva preso nota dell'ora in cui aveva ricevuto quell'incarico: le 13,49.
Poi venne il turno della signorina Pebmarsh, che negò categoricamente di aver chiamato una stenografa della copisteria. L'ispettore Hardcastle fece una deposizione concisa: si era recato in Wilbraham Crescent in seguito a una chiamata telefonica e aveva trovato il corpo della vittima. Il magistrato inquirente gli domandò:
- Siete stato in grado di identificare l'ucciso?
- Non ancora. Per questo chiedo che l'inchiesta venga aggiornata.
- Siamo d'accordo.
Poi ci fu la testimonianza del medico legale. Il dottor Riggs si presentò elencando le proprie qualifiche e dichiarò di aver esaminato la salma trovata in Wilbraham Crescent.
- Potete stabilire, sia pure approssimativamente, l'ora del decesso?
- L'ho esaminato alle tre e mezzo, ed ho concluso che doveva essere morto fra l'una e mezzo e le due e mezzo.
- Non potreste ridurre questo margine di tempo entro limiti più precisi?
- Preferirei non farlo. Secondo la mia opinione l'ora più probabile è quella delle due o appena un po' prima, ma bisogna tener conto di molti fattori: età, condizioni di salute, eccetera.
- Avete fatto un'autopsia?
- Sì.
- Causa del decesso?
- L'uomo è stato pugnalato da un'arma sottile e affilata, probabilmente un coltello. La punta è penetrata - e il dottore si dilungò sui particolari tecnici dell'esatto cammino che la lama aveva percorso prima di giungere al cuore. - Infine, in base ad alcuni esami compiuti su determinati organi, sono in grado di dichiarare che al momento del delitto la vittima si trovava in preda a narcosi.
- Potete dire quale droga gli avete trovato nell'organismo?
- Sì, l'idrato di cloralio.
- Potete stabilire come gli è stato somministrato?
- Presumibilmente glielo hanno fatto ingerire per bocca, commisto ad alcool. Gli effetti di questo ipnotico sono molto rapidi.
- Ho capito. Si tratta di quel cocktail di alcool e droga che in certi ambienti viene chiamato Mickey Finn - mormorò il magistrato.
- Esatto. Il cloralio non altera il gusto della bevanda, e in pochi minuti la vittima cade in preda a sonno ipnotico.
- E secondo la vostra opinione quell'uomo è stato pugnalato mentre dormiva?
- L'ho dedotto anche dalla sua espressione tranquilla e dall'assenza di qualsiasi segno di lotta.
- E quanto tempo dopo l'ingestione della droga è stato colpito?
- Non potrei dirlo con certezza. Da individuo a individuo la reazione ai narcotici varia. Ma non si sarebbe certo risvegliato prima di mezz'ora.
- Vi ringrazio, dottore. Avete potuto stabilire qual è stato l'ultimo pasto della vittima?
- Non quello di mezzogiorno, comunque. Non aveva preso nulla di solido da almeno quattro ore.
- Bene, credo che sia tutto.
Il magistrato infine dichiarò:
- L'inchiesta è aggiornata sino al ventotto settembre.
La gente cominciò a uscire. Edna Brent, che aveva presenziato insieme alle sue colleghe, si trattenne un po' esitante sulla soglia. La copisteria era rimasta chiusa quella mattina. Maureen West, una delle impiegate, le disse: - Vieni a pranzo con noi al "Bluebird", Edna? Abbiamo parecchio tempo a disposizione, grazie a Dio.
- Io no, purtroppo - rispose lei con espressione ferita. - La Gatta Rossa mi ha detto di fare il primo intervallo e di rientrare subito in ufficio. Speravo di avere un'oretta in più per fare qualche acquisto
- E' sempre la solita carogna - commentò Maureen. - Allora vieni con noi o aspetti qualcuno?
- Cercavo Sheila. Non l'ho vista uscire.
- E' andata via subito dopo la deposizione. C'era un giovanotto con lei, ma non so chi fosse.
- Oh Non importa, andate avanti che poi vi raggiungo.
Le ragazze si avviarono, e Edna rimase lì per un po' a ciondolare davanti alla porta. Infine si fece coraggio e si rivolse al giovane poliziotto biondo che vi stava di guardia.
- Posso rientrare? - gli domandò con voce timida. - Vorrei parlare con quell'ispettore che è venuto l'altro giorno alla copisteria.
- L'ispettore Hardcastle?
- Sì, quello che ha deposto stamane.
- Mah - Il giovane poliziotto guardò nell'aula e vide che l'ispettore stava discutendo con il magistrato e il sovrintendente.
- Al momento è occupato, signorina. Sarà meglio che lo raggiungiate più tardi al posto di polizia. Volete lasciarmi un messaggio per lui?
- Veramente non so neanch'io E' una cosa che ha detto quella, e che non mi è sembrata possibile perché oh, non importa. - Gli voltò le spalle e si allontanò in direzione di High Street. Aveva un'espressione assai perplessa, e cercava di riflettere. Edna non era mai stata una ragazza molto riflessiva, e ora non riusciva a chiarire bene quel dubbio che la tormentava da qualche giorno.
A un certo punto si disse: "Ma non può essere andata come ha detto lei!".
D'un tratto, come spinta da una decisione improvvisa, svoltò in Albany Road per dirigersi verso Wilbraham Crescent.
Da quando la stampa aveva parlato dell'omicidio commesso al numero 19, molta gente si era avvicendata davanti a quella casa a osservare e far commenti. E' inspiegabile il fascino morboso che il delitto esercita su certe persone. Nelle prime ventiquattro ore un poliziotto aveva dovuto intervenire per far circolare i curiosi. Poi, a poco a poco, l'interesse si era affievolito, ma qualche sfaccendato ciondolava ancora davanti al villino della cieca. Specialmente le donne si scambiavano commenti e congetture, per lo più dal marciapiede opposto.
- E' quella casa là...
- Il cadavere si trovava in salotto. No, dev'essere quella finestra lì a sinistra.
- Il garzone del droghiere mi ha detto che è quella a destra.
- Ma no, una volta sono andata al dieci e ricordo perfettamente che a destra c'era la sala da pranzo!
- Comunque, a guardare la casa, non si direbbe che vi hanno commesso un assassinio, vero?
- Pare che la ragazza sia uscita di là urlando a piena gola.
- Dicono che da quel giorno è rimasta un po' tocca, poverina. Con quello spavento, sfido!
- Dicono che l'assassino è entrato da una delle finestre posteriori. Stava mettendo l'argenteria in una sacca quando è entrata la ragazza, e...
- La proprietaria è cieca, povera anima. Non poteva certo vedere quel che stava accadendo in casa sua.
- Ma lei non c'era neanche.
- Magari era su in camera, sentiva e non osava oh, povera me, è tardi e debbo scappare.
Questo era più o meno il tenore delle conversazioni che si udivano. La gente più impensata arrivava in Wilbraham Crescent come se vi fosse attratta da una calamita. Si fermava un po', osservava, commentava, poi se ne andava più o meno soddisfatta.
E qui giunse anche Edna Brent, più perplessa che mai, e trascinata dall'esempio di quei cinque o sei curiosi si fermò pure lei a fissare la casa del delitto. Era lì dunque che Sheila Una casetta così linda, dall'aria tanto rispettabile, le tendine e tutto il resto così pulito. Pure, ci avevano ammazzato un uomo. Con un pugnale o un coltello, un qualsiasi coltello da cucina. Tutti avevano un'arma simile a disposizione.
Affascinata dal comportamento della gente che la circondava, Edna dimenticò per un attimo le sue perplessità e si fermò in contemplazione della facciata. Quasi non ricordava nemmeno più perché era venuta. Perciò ebbe un sobbalzo quando si sentì chiamare.
Si volse vivamente, e sul suo volto apparve un'espressione stupita.