14
Ce l’aveva con sé ormai da un paio di settimane. Aveva superato i vari test e aveva resistito molto più a lungo di tutte le altre e lui stava iniziando a pensare che davvero potesse essere quella giusta. Si era fatto la doccia, aveva messo un po’ di acqua di colonia, si era infilato un cappello di lana e la giacca di montone, poi aveva raccolto i fiori che aveva comprato.
Aveva lavorato senza sosta negli ultimi giorni e non era riuscito ad andare a farle visita. Lei aveva acqua e cibo, ma se si fosse ammalata come era successo a Payton…
I suoi stivali scricchiolavano sulle foglie morte del bosco, ora più velocemente. Era buio, ma conosceva il percorso così bene che finché la luna avesse continuato a splendere, non aveva nemmeno bisogno di una torcia.
Era stato lui il poliziotto che aveva trovato la macchina di Lindsey Keeble e la cosa gli aveva fatto guadagnare molti punti all’interno del dipartimento. Aveva immaginato che sarebbe stata solo questione di tempo prima che qualcuno la vedesse, tanto valeva usare i suoi problemi a proprio vantaggio. Lindsey era stata una cagna con una lingua in grado di tagliare persino i muri. Cavolo, quanto desiderava non averla presa. Troppa fatica. Troppo vicina a casa. Ma forse era stata predestinata per un’altra ragione, perché Mallory Rooney avrebbe partecipato al suo funerale il giorno seguente.
Doveva prenderla?
L’idea di tenere due donne contemporaneamente ora occupava le sue fantasie. Non era strano, per un uomo, desiderare di farlo con due donne nello stesso momento, ma questo era più rischioso. Avrebbe dovuto tenere Mallory sotto controllo, fisicamente e mentalmente. Magari crearle una dipendenza da eroina e assicurarsi che dipendesse da lui per avere una dose. Questo poteva renderla malleabile.
Gli piaceva l’idea.
Quando Payton era viva, non aveva mai contemplato l’idea di tenere due donne, ma doveva trovare un modo per andare avanti e vivere il resto della sua vita senza precipitare negli abissi della pazzia.
Inciampò su un bastone. «Merda!» Ecco cosa succedeva a non prestare attenzione. Magari avrebbe semplicemente ucciso Mallory. Il pensiero che lei non rispettasse la memoria di sua sorella lo faceva fumare di rabbia. Ma non poteva ucciderla senza averle dato almeno una possibilità di redimersi, perché Payton le aveva voluto così tanto bene. E forse era come Kari e aveva solo bisogno di essere guidata.
Aveva piantato un anello di metallo nel muro della miniera abbandonata. Aveva una catena per tenerla rinchiusa, ma doveva ancora rinforzare la porta del capanno per gli attrezzi. Finché non avesse mostrato a Mallory il suo volto, poteva rischiare di tenerla da qualche parte in quel modo. Kari però sarebbe dovuta rimanere nel rifugio. Se mai fosse scappata, avrebbe potuto identificarlo e lui non voleva rischiare di perdere la sua libertà.
Kari era dolce. Sembrava non preoccuparsi troppo di quell’alloggio spartano e lui poteva sempre ravvivare un po’ il posto. Se avesse avuto un bambino, avrebbe escogitato un altro piano. Magari trasferirsi da qualche parte in un luogo remoto, dove avrebbe potuto costruire una sorta di base… oppure unirsi a una di quelle milizie con Kari come sua moglie?
Già. A partire da quella sera stessa, avrebbe tentato di metterla incinta. Non c’era ragione di aspettare oltre.
Quell’idea lo fece diventare così duro che il suo membro cominciò a pulsare.
Arrivò alla pila di legna e rimase lì per un attimo, per assicurarsi che non ci fosse nessuno nelle vicinanze. Se era riuscito a non farsi scoprire per tutti quegli anni, lo doveva al fatto di essere sempre stato prudente.
Quella sera il bosco era insolitamente silenzioso, la morsa del primo gelo rigido dell’inverno cominciava a farsi sentire sul serio. Tirando indietro la leva, sollevò il coperchio della botola e si allungò a cercare la torcia situata appena all’interno. Girò la leva dell’interruttore, ma non accadde nulla. Probabilmente si era bruciata la lampadina. Scosse la torcia e sentì qualcosa sferragliare all’interno dell’involucro di plastica. Cazzo.
Il rifugio era immerso nel buio. Buio pesto. Ma che diavolo? Forse la lampada a petrolio si era esaurita?
«Ehi laggiù! Tutto bene?» Scese i gradini con prudenza al buio. Quel silenzio lo stava mandando nel panico. Merda, Kari stava bene? Si allungò per prendere un’altra torcia che teneva su una delle mensole collocate su una parete. Procedette a tentoni, facendo cadere dei libri e una tazza. Dove cazzo era quell’aggeggio? E perché lei non rispondeva?
Qualcosa lo colpì alla tempia e un ginocchio entrò in collisione con le sue palle, e una bruciante agonia sembrò tagliarlo in due. I fiori caddero dalle sue mani mentre lui precipitava come un blocco di cemento e andava a sbattere la testa contro il bordo del letto. Si raggomitolò in posizione fetale. Porca merda. Il dolore era lancinante, tutto il suo corpo si ricoprì di sudore e cominciò ad avere conati di vomito.
Udì dei piedi muoversi veloci dietro di lui, curiosamente non vi era traccia del rumore della catena. Merda. Si era liberata. Gli aveva teso una trappola. Maledetta cagna. Se non avesse mosso il culo, l’avrebbe rinchiuso laggiù e poi sarebbe corsa alla polizia, da quella puttana piagnucolosa che era in realtà.
Si rimise faticosamente in piedi, mentre lei si affrettava su per la scala. Riuscì a infilare una spalla nell’apertura proprio mentre lei cercava di richiudere il coperchio di legno.
«Torna qui!» Dal suono della sua voce sembrava che lo avessero strangolato. Merda. Le palle gli facevano male.
Si lanciò in avanti per afferrarle la caviglia, ma lei riuscì ad allontanarsi con un salto. Il suo gridolino di paura lo fece urlare forte. Poi la sentì correre via. Maledetta puttana bugiarda e falsa. Si precipitò su per la scala, chiuse il coperchio del rifugio dietro di sé e si mise a inseguirla. Si costrinse a non correre e a fare dei respiri calmi e profondi, anche se la rabbia aumentava dentro di lui e lo avviluppava.
Era stato un idiota. Lo aveva ingannato perché si fidasse di lei, quando lui sapeva che non avrebbe dovuto farlo.
La ragazza lanciò un urlo nell’oscurità, facendo così rumore che anche un cieco avrebbe potuto seguirlo. Si stava dirigendo a nord-ovest. Lui intravide di sfuggita un frammento di pelle bianca nel buio e cominciò a correre.
Ci era cresciuto in quei boschi. Ne conosceva ogni centimetro, in ogni stagione. Lei non aveva alcuna possibilità.
Stava guadagnando terreno ma decise di fare il giro intorno, così da arrivarle davanti. Avanzò più veloce di lei nella corsa, superandola, e attese dietro a un albero, nascosto dall’oscurità. Ma il rumore dei suoi passi aveva virato verso est e all’improvviso Kari sembrò essersi allontanata, invece che avvicinata. Cavolo. Doveva aver visto la luce che proveniva dalla proprietà dei McCafferty, situata intorno ai margini del bosco. Riprese a correre, incurante del terreno accidentato e dei rami che gli sferzavano il viso.
Sprofondò con un piede in una buca e cadde rovinosamente a terra. Sbatté con il mento in mezzo al terriccio e una luce bianca gli esplose nel cervello. Il cuore gli martellava nel petto. Signore onnipotente. La paura gli invase la mente, mandando in frantumi tutti i suoi piani studiati nei minimi dettagli.
Figliodiputtana.
Gran figlio di una puttana!
Si alzò in piedi. Controllò la caviglia che gli faceva male, ma non era rotta. Prese a camminare velocemente. Zoppicava, ma era talmente arrabbiato da non sentire dolore. La furia bruciava dentro di lui in una calda fiamma rossa che gli dava la spinta.
Ci fu un rumore di tonfi sordi. Un picchiare disperato di pugni contro il legno.
«Aiuto! Aiutatemi!»
Fa’ che non sia in casa. Fa’ che non sia in casa. Fa’ che non sia in casa. Era a circa cinque metri dal cottage quando la porta si aprì. Kari si voltò e lui vide che i suoi disperati occhi terrorizzati lo scorgevano nell’oscurità. Lui non smise mai di muoversi. La ragazza s’intrufolò oltre la signora McCafferty e cercò di chiudere la porta dietro di loro, ma l’anziana signora glielo impedì.
«Mi aiuti. Mi aiuti! Mi ha rapita e stuprata. La prego mi aiuti!»
«Chi sei? Esci da casa mia.»
E poi lui fu lì ed entrò diretto dentro la baita spartana. «Va tutto bene, Mrs Mac. È al sicuro. Riporterò questa donna in custodia immediatamente.»
«Sta mentendo!» Gli occhi di Kari erano enormi mentre scappava da lui e afferrava la cornetta del telefono attaccato al muro.
«Grazie a Dio è qui.» L’anziana signora si appoggiò una mano sulla gola. «È una fuggitiva? Sembra pericolosa.»
«Non deve preoccuparsi.» Lui sfilò il telefono dalla mano di Kari e lei indietreggiò, facendosi piccola e tremando di freddo e terrore. Aprì la bocca come per implorare aiuto, ma non uscì alcun suono.
«Mr Mac è a casa? Di sicuro potrebbe darmi una mano con questa qui.»
«È andato in città. Ha deciso di andare alla taverna per ascoltare quella band bluegrass che suona stasera. Io avevo mal di testa, così gli ho detto di andare da solo. Lei chi è?» Mrs McCafferty indicò con un cenno del capo Kari, che stava guardando l’uomo con espressione disperata. «Una vagabonda?» Il tono della vecchia signora era sprezzante, cosa che lui trovò ironica considerato quanto la donna fosse pia in chiesa tutte le settimane.
Adocchiò il portacoltelli e ne estrasse uno, testandone l’affilatezza con il pollice. «È una pericolosa criminale, ma lei non deve preoccuparsi.»
«Oh mio…»
Affondò il coltello nell’addome della signora McCafferty, girandolo verso l’alto. Sostenne la donna mentre questa si accasciava contro di lui, aggrappandosi flebilmente ai suoi vestiti, mentre si contorceva e veniva colta dagli spasmi. Il sangue caldo gli impregnò la maglia e i jeans, trapassandoli, e gli arrivò alla pelle. Questo era il motivo per cui non gli piacevano i coltelli. Facevano troppo casino. Lasciavano troppe tracce.
«Hai visto cos’hai fatto?» disse a Kari con una smorfia. «Conoscevo questa donna fin da quando ero bambino e per colpa tua, è morta.»
Lei se ne stava in cucina a fissarlo a bocca aperta mentre Mrs McCafferty moriva dissanguata tra le sue braccia. Stupida puttana.
«E quando i poliziotti la troveranno,» lasciò scivolare dolcemente il corpo di Mrs McCafferty sul pavimento, «daranno la colpa a te.» Si lavò le mani, poi tolse le proprie impronte e il proprio DNA dal rubinetto e dal telefono.
Si voltò verso Kari, deluso. Aveva rovinato tutto. La stronza cominciò a scuotere la testa e ad allontanarsi, ma non c’era alcuna via di scampo nella piccola cucina. Lui la raggiunse e la colpì con il manico del coltello sulla tempia. Lei cadde a terra come un sacco. Rovistando nei cassetti, attento a non lasciare impronte, trovò del nastro adesivo e lo usò per legarle le mani dietro la schiena. Le afferrò i capelli e le tirò indietro la testa, poi osservò i suoi occhi. Era svenuta.
Le mise il nastro adesivo sulla bocca. Non aveva ancora finito con lei, le avrebbe dato una lezione sul prezzo del tradimento. Ma doveva aspettare. Doveva assicurarsi che le prossime ventiquattro ore andassero esattamente come pianificato, perché non voleva essere arrestato per omicidio. Preferiva morire lì e in quel momento, piuttosto che essere sbattuto dentro in mezzo alla feccia.
Chiuse a chiave la porta della cucina, spense tutte le luci e rimosse la lampadina dal lampadario in corridoio. Nel frattempo mise a soqquadro la casa nel modo in cui avrebbe fatto un ladro, cercando denaro e beni facilmente trasportabili che avrebbe scaricato non appena ne avesse avuto la possibilità. Passarono trenta minuti prima che sentisse una macchina entrare nel vialetto. Il sangue si era seccato e incrostato sulla sua pelle e gli prudeva incredibilmente.
Il vecchio Mr McCafferty attraversò la porta, un po’ barcollante a causa dell’alcol – non avrebbe neanche dovuto mettersi al volante – ma forse questa circostanza avrebbe reso meno doloroso ciò che stava per succedere. Mentre l’anziano uomo cercava di liberarsi della pesante giacca invernale, lui lo afferrò per i capelli, tirandogli indietro la testa. «Mi dispiace» mormorò. Poi affondò il coltello nella gola dell’uomo.
Uno spruzzo di sangue caldo lo colpì su una guancia e gli colò lungo il collo. Il vecchio era morto prima ancora di toccare terra.
Chiuse la porta d’ingresso, dopodiché rovistò nelle tasche dell’uomo e prese il suo portafoglio. La vista del corpo gli faceva attorcigliare lo stomaco. Usando dei panni di carta assorbente, pulì il coltello, poi premette i polpastrelli di Kari sul manico, prima di lasciar cadere l’arma di fianco al corpo di Mr McCafferty. Si mise i panni di carta in tasca mentre raggiungeva la cucina, cercando di evitare di pestare le grosse pozze di sangue. Le sue impronte erano visibili, ma tentare di pulire la scena, avrebbe dato meno l’idea di un’aggressione casuale. Avrebbe gettato via le scarpe e i vestiti. Li avrebbe bruciati da qualche altra parte, lontano da quei boschi. Emise un sospiro. Conosceva quelle persone da tutta la vita e si erano costruiti quella baita solo pochi anni prima per trascorrervi la vecchiaia. Erano brave persone. Era una dannata vergogna.
Doveva assicurarsi che il rifugio fosse ben nascosto in caso la polizia avesse cominciato a fare ricerche nel bosco, anche se lui avrebbe cercato di depistarli. Tornò in cucina e si issò Kari sulla spalla. Era floscia. Sperava davvero di non averla ammazzata, perché aveva tutta l’intenzione di farle desiderare di non aver mai provato a scappare. Quando avrebbe finito con lei, avrebbe desiderato di essere morta.
E poi, se fosse stata fortunata, l’avrebbe uccisa.
* * *
Appena quattro giorni dopo il Ringraziamento non era di certo un buon periodo per un genitore per seppellire un figlio. Ma non c’era mai un buon periodo.
La chiesa apparteneva ai metodisti, aveva un campanile e un tetto di stagno verde. Il portico sulla facciata era supportato da quattro colonne bianche. Le membra spoglie di tre aceri l’avvolgevano in un abbraccio protettivo.
Il cimitero era sul retro della chiesa. File su file di vecchi lotti di famiglia contrassegnati da semplici croci bianche.
Bryce Keeble stava di fianco alla bara bianca di Lindsey, ricurvo come un vecchio. Le sclere dei suoi occhi erano ancora arrossate dal pianto. La pelle era grigia. Il dolore era impresso sui suoi lineamenti come graffiti. Alcune verità erano talmente immani che non potevano non provocare cambiamenti fisici.
Ignorava tutti, tranne la sua amatissima figlia.
Il pastore stava dicendo alcune preghiere per l’anima di Lindsey, ma Mallory dubitava che l’anima della ragazza fosse in pericolo. Era stata una brava ragazza. Una giovane donna in procinto di iniziare una vita migliore. Nessuno aveva il diritto di portargliela via. Nessuno aveva il diritto di distruggere qualcosa di inestimabile e prezioso.
Guardare quella bara costringeva Mallory ad affrontare alcune dure realtà personali. Per quanto quel funerale fosse doloroso, per quanto seppellire una persona cara fosse brutto, non poterla seppellire era peggio. Vederla sparire come fumo nella pioggia e non avere mai più notizie sulla sua sorte era molto peggio. Il pensiero dei resti di Payton che venivano abbandonati da qualche parte era come una piaga ulcerosa nelle sue viscere.
Ma non avrebbe condiviso quei pensieri con nessun altro, specialmente non quel giorno. Era il momento del loro dolore. Si trattava della loro perdita. La sua era vecchia e radicata. La loro era una ferita sanguinante ancora fresca.
Mallory rimase dietro un gruppo di persone, rabbrividendo nonostante lo spesso cappotto di lana. I suoi stivali di pelle facevano scricchiolare l’erba sotto i suoi piedi. L’inverno stava colpendo duramente il West Virginia. Lei non avrebbe permesso che questo ostacolasse le loro indagini, ma forse avrebbe potuto rallentare il serial killer.
E magari lei si stava arrampicando sugli specchi.
Era arrivata presto e aveva scattato delle fotografie nella privacy della sua macchina mentre le persone sopraggiungevano per il servizio funebre. Non aveva riconosciuto nessuno dei partecipanti, ad eccezione di alcuni dei poliziotti che aveva incontrato la settimana precedente. Sarebbe andata a parlare con loro dopo le esequie per vedere se avevano scoperto qualcosa di nuovo.
Alex era al suo fianco e le offriva il suo sostegno silenzioso come se avesse fatto parte della sua vita da sempre. Aveva respinto le sue obiezioni sul fatto che per lei si trattava di lavoro e si era offerto di accompagnarla così da poterla ragguagliare sui punti deboli della sua sicurezza personale. In realtà era una buona idea, ma non ne avrebbe certo parlato con i suoi colleghi a Quantico.
Non era certa della direzione che “loro” come coppia stessero prendendo, ma in quel momento era disposta a correre il rischio per qualcosa, qualunque cosa, che le desse un momento di tregua da quella matassa ingarbugliata di presente e passato che era diventata la sua vita. Non sapeva cosa provasse Alex per lei, sapeva solo che dopo essere stato torchiato dalla Barton il giorno prima, non era scappato a gambe levate e non aveva dato di matto come una femminuccia.
Era rimasto.
Mallory era sicura che si stava innamorando di lui e questo non le era mai successo prima. Certo, era uscita con qualcuno all’università e aveva avuto dei ragazzi, ma non le era mai capitato di provare la sensazione di lanciarsi da una scogliera direttamente in una sorta di montagne russe di emozioni.
Ciò la spaventava a morte.
Una parte di lei voleva reggersi forte e stare a vedere dove sarebbe andata a finire. L’altra parte invece voleva del tempo e dello spazio per cercare di capire esattamente la situazione. Ma se c’era una cosa che aveva imparato negli anni era che non sempre il tempo e lo spazio portavano delle risposte.
Tutto ciò che sapeva per certo era che Alex era magnifico, sexy, favoloso a letto, e persino simpatico e gentile. In pratica, troppo bello per essere vero. Come gli aveva detto l’altro giorno, Alex aveva un sacco di doti e Mallory aveva deciso che, nonostante la responsabilità che sentiva verso sua sorella, sarebbe stata una pazza a non dare una possibilità alla scintilla che c’era tra di loro, perché occasioni come quella non capitavano tutti i giorni nella vita.
Non che avrebbe potuto smuoverlo da lì, nemmeno se avesse voluto. Mallory dubitava che quell’assassino avrebbe davvero tentato di rapire un’agente federale in pieno giorno. Considerando che era addestrata nelle arti marziali e portava con sé un TASER, due Glock e il distintivo dell’FBI, si sentiva un po’ ridicola ad avergli permesso di accompagnarla. Ma dato che non sapeva di chi poteva fidarsi tra i suoi colleghi federali, era bello avere qualcuno che le guardasse le spalle. Il fatto che quello psicopatico fosse là fuori le dava i brividi, ma era anche un’opportunità.
Bryce Keeble singhiozzava mentre la bara di Lindsey veniva calata nella terra. Nascoste nelle pieghe dei loro pesanti cappotti, le dita di Alex trovarono ancora una volta le sue, offrendole un sostegno silenzioso. Mallory batté le palpebre per ricacciare indietro l’improvvisa ondata di lacrime. Era lì in veste professionale e per quanto fosse difficile, voleva fare del suo meglio per Lindsey e per tutte le altre donne che quel Soggetto Ignoto aveva ucciso.
Si sentì gli occhi puntati addosso e rivolse lo sguardo verso lo Sceriffo Williams e un paio di agenti che se ne stavano con il capo chino. Sean Kennedy incontrò i suoi occhi e lei gli fece un cenno di saluto con il capo. Lui ricambiò a sua volta, ma c’era una sorta di impazienza nella sua postura, una tensione sul volto che suggeriva che era successo qualcosa, qualcosa che andava oltre il seppellire la vittima di un omicidio a sangue freddo.
L’adrenalina prese a scorrere sulla pelle di Mallory. Forse avevano portato dentro qualcuno per interrogarlo, o avevano identificato un sospettato?
Il pastore cominciò la fase conclusiva della cerimonia e lei spostò il peso da un piede all’altro. Alex le lasciò andare la mano, che Mallory infilò in tasca, sentendo immediatamente la mancanza del suo calore.
Mentre i presenti iniziavano ad allontanarsi, lei rimase indietro, poi si fece strada verso lo Sceriffo Williams, che la stava aspettando.
«Agente Speciale Rooney. È gentile da parte sua aver fatto tutta quella strada per venire qui» disse lui con un sorriso, ma sapeva che osservare da vicino i partecipanti al funerale di una vittima di un omicidio irrisolto era una procedura standard. Lui e i suoi avrebbero fatto lo stesso.
«Sceriffo. Tenente Kennedy. Agente Chance.» Rivolse un cenno del capo agli agenti che riconobbe dalla visita della settimana precedente e presentò loro Alex come un consulente dell’FBI, ma non entrò nei dettagli del suo ruolo. «Qualche sviluppo?»
«C’è stato un avvenimento, ma non sappiamo ancora se sia collegato in qualche modo all’omicidio di Lindsey Keeble. Ha saputo che abbiamo trovato la sua macchina?»
Mallory scosse la testa. «La scientifica ha trovato qualche impronta?»
«Stanno ancora analizzando quel coso. Ci vorranno alcuni giorni per avere i risultati.»
In che modo l’assassino le attirava fuori dalle loro auto?
«Qual è l’avvenimento di cui parlava?» chiese Alex di fianco a lei.
Lo sceriffo lo squadrò dalla testa ai piedi, poi tornò a guardare Mallory. «Un duplice omicidio.»
«Non pensate che sia collegato?» Alex parlava con la stessa fredda autorità che aveva mostrato Frazer. Doveva essere un gene che avevano in comune.
«È troppo presto per dirlo con certezza, ma si tratta di un tipo di crimine completamente diverso. Sembra una rapina finita male. Nessun segno di aggressione sessuale. Due anziani accoltellati a morte. La nipote li ha trovati questa mattina.»
«Posso vedere la scena?» chiese Mallory.
«Certo, devo tornarci proprio ora.» La radio dello sceriffo gracchiò e lui abbassò il volume. «Una scena orribile. È meglio che si prepari. C’è moltissimo sangue sparso ovunque.»
Mallory annuì anche se il suo stomaco si rivoltò. Quello era il suo lavoro.
«Abbiamo delle impronte sull’arma del delitto. Le stanno analizzando proprio ora.»
«Con un po’ di fortuna, saranno nel sistema» disse Mallory. Poi aggiunse: «Vi seguiremo sul posto.»
I partecipanti al funerale se n’erano andati da tempo e i becchini stavano iniziando a gettare la terra sulla bara di Lindsey. Il suono del terriccio che colpiva il legno della bara era un tonfo sordo che riecheggiava nel petto di Mallory. La morte era così definitiva. L’audacia dell’assassino la colpì con rinnovato vigore.
Lei e Alex salirono in macchina e seguirono lo sceriffo lungo strade di campagna che Mallory non aveva mai percorso prima. Alex non cercò di fare conversazione e lei apprezzò molto quel silenzio. Alberi spogli e colline la circondavano, i monti Allegani si preparavano all’inverno. C’erano delle case tra gli alberi, lontane dalla strada e lontane tra di loro. Se un assassino avesse voluto nascondersi in questo stato scarsamente popolato, non avrebbe avuto alcuna difficoltà. La risata di sua sorella stuzzicava i confini della sua mente.
Sul pigiama e sull’anello che l’assassino aveva fatto pervenire c’erano tracce del DNA di Payton – il DNA di Mallory – ma nient’altro. Il laboratorio si stava impegnando al massimo per trovare tracce di DNA da contatto che fosse stato trasferito sull’involucro di plastica e sulla busta. Non era molto a cui aggrapparsi, ma era meglio di niente.
Mallory guidò lungo un’altra strada tranquilla, poi lo sceriffo svoltò a sinistra e parcheggiò la macchina sul ciglio della strada. Lei fece altrettanto.
Si slacciò la cintura di sicurezza. «È meglio che tu rimanga qui.»
Alex scrutò i boschi silenziosi e la moltitudine di macchine della polizia che stavano occupando la strada. «Dovresti essere abbastanza al sicuro. Portati il cellulare.» Lui tirò fuori il suo telefono. «È un miracolo, ma c’è segnale.» Prese il suo portatile dal sedile posteriore. «Mettici tutto il tempo che ti serve. Ho molto lavoro da fare.»
La bocca di Mallory divenne secca. Come poteva non innamorarsi di un uomo che faceva di tutto per proteggerla, dandole al tempo stesso lo spazio di cui aveva bisogno per svolgere il proprio lavoro? Le bastava guardarlo per provare un desiderio quasi doloroso. «Dimmi che non sei perfetto come sembri, Alex.»
«Non mi avvicino neanche a essere perfetto.» I suoi occhi grigio-blu si oscurarono. «Ma non sono neanche un completo bastardo.»
Lei si lasciò scappare una risatina sommessa e aprì la portiera prima che le venisse da fare qualcosa di poco professionale come baciarlo su una scena del crimine. Non voleva essere quel tipo di agente delle forze dell’ordine, a prescindere da quanto fosse grata. O innamorata.
Si diresse verso i due agenti di cui si ricordava. «Conoscevate le vittime?»
«Questo è il West Virginia, signora. Tutti conoscono tutti.» L’agente Chance le rivolse uno sguardo che diceva chiaramente quanto la situazione fosse difficile per lui.
Non era mai facile lavorare su scene del crimine che riguardavano persone che si conoscevano.
Lo sceriffo le fece cenno di raggiungerlo. Lei si scusò con i due agenti, firmò un registro e s’infilò un paio di calzari sopra le scarpe prima di entrare nel rustico cottage dall’aspetto pittoresco.
«Occhio a dove mette i piedi. Un analista delle tracce ematiche arriverà in giornata per aiutarmi a cercare di capire cos’è successo.»
I corpi erano stati rimossi, ma lo sceriffo le porse due ingrandimenti mentre oltrepassava l’ingresso della casa. Mallory osservò le pareti e il pavimento. Un casino di sangue. «Ha colpito un’arteria?»
«Già. Ha reciso la carotide di netto. Bob McCafferty è morto quasi all’istante, che è più di quel che posso dire della sua povera moglie, Angie.»
Mallory lo seguì lungo lo stretto corridoio che portava alla cucina. Sollevò la fotografia e arretrò, sovrapponendo il corpo sulla scena. «L’ha accoltellata da davanti? Pensa che lo conoscesse? Oppure lui l’ha intrappolata in cucina?»
«Non c’erano ferite da difesa. Deve averli colti entrambi di sorpresa. Il coltello da cucina è stato trovato di fianco al corpo di Bob. Pensiamo che l’assassino abbia accoltellato prima Angie e che poi Bob sia arrivato a casa, disturbando il figlio di puttana mentre metteva a soqquadro la casa. Gli amici dicono che fin verso le dieci era alla taverna locale.»
«Sappiamo l’ora della morte?»
«Il medico legale ritiene che il decesso sia avvenuto poco dopo il suo rientro a casa, tra le dieci e le undici, ma è un dato fornito in via non ufficiale, nonché una sua ipotesi formulata a giudicare dalla temperatura del corpo, dalla lividezza e dal rigor mortis.»
«Ha senso però.» E secondo la sua limitata esperienza, i medici legali azzardavano un’ipotesi solo quando erano quasi sicuri di aver ragione.
Lo sceriffo abbassò il mento e la pelle del collo formò diverse pieghe. Era un omone che occupava molto spazio. Mallory lo seguì attraverso la cucina. «Se volessi speculare su ciò che potrebbe essere accaduto, direi che un qualche pezzo di merda di passaggio ha visto la luce accesa e ha deciso di dare un’occhiata. Ha visto un’anziana donna a casa da sola in un cottage isolato e ha pensato bene di ucciderla e svaligiare il posto. Bob lo ha sorpreso, così l’uomo ha ucciso anche lui ed è scappato.»
Era sempre più facile pensare che l’assassino fosse qualcuno di passaggio, piuttosto che qualcuno che si conosceva. Qualcuno che poteva starci simpatico.
Molto sangue si era accumulato e seccato sul pavimento e c’erano perfino delle impronte di scarpe. «Ci sono alcune tracce nitide qui.» Mallory alzò lo sguardo. «Piedi grandi. Se n’è andato dalla porta sul retro?»
Lo sceriffo annuì. «Così sembra. Spero che le impronte digitali di questo figlio di puttana siano nel sistema.»
Lei alzò gli occhi per guardare sul retro della casa. «Avete perlustrato i boschi?»
«Ho mandato un paio di squadre alla ricerca di prove, ma sono trecento acri di foresta. Inoltre, l’assassino ha rubato la macchina dei McCafferty e l’ha usata per scappare. Ho diramato un’allerta per cercare il veicolo.»
Mallory strinse le labbra. Poteva trattarsi del killer delle iniziali PR? Il modus operandi era completamente diverso, ma tutti questi omicidi in una piccola e tranquilla comunità? Era una coincidenza delle dimensioni del Titanic. «Dove si trovano questi boschi sulla mappa? Può farmi vedere così posso orientarmi?»
Lo sceriffo si toccò la cintura. «Posso fare di meglio. Mi segua.»
La condusse fuori dall’ingresso principale, attento a non contaminare le impronte. Lei lo seguì oltre alcuni scalini e girando per superare una catasta di legna. Gli Allegani sorgevano tutt’intorno a loro, freddi e brulli. Un corvo appollaiato su un ramo gracchiò e un brivido di inquietudine le fece accapponare la pelle. Seguì lo sceriffo lungo un sentiero che si snodava attraverso i tronchi maestosi di querce, noci e pini, fuori dalla visuale degli altri poliziotti e di Alex. Il frutto scarlatto dei cornioli offriva l’unica goccia di colore in quella giornata cupa, il loro rosso profondo le ricordava il sangue sparso dappertutto in quella baita rustica.
«Dove stiamo andando, Sceriffo?»
«Lo vedrà.»
Un brivido le percorse la schiena. Le nubi avevano il tipico aspetto che prometteva neve. Con tutta probabilità ci sarebbe stata un’altra spolverata prima della fine della giornata. Finalmente, lo sceriffo si fermò in cima a un’altura. E indicò un punto a nord-ovest, oltre uno stretto torrente. «Vede quel comignolo laggiù?»
Lei riusciva a distinguere soltanto un’alta pila di mattoni rossi e il suo battito accelerò. «Quella è Eastborne?»
Lui annuì. «La linea di confine della contea scorre in mezzo a questi boschi, ed è il motivo per cui è il Dipartimento della Contea di Greenville ad aver giurisdizione per questo duplice omicidio.» Mallory si voltò a guardare il cottage che era appartenuto alle vittime e il brivido che provava si fece più intenso. Lei aveva corso spensierata per quei boschi tutte le estati, finché Payton non era stata rapita. «Erano quasi i nostri vicini più prossimi, ma non ricordo quelle persone né il cottage.»
Uno scoiattolo sembrò schernirli rumorosamente da un alto trespolo e una famiglia di cervi dalla coda bianca se la diede a gambe in una corsa rumorosa sulle foglie morte.
«I McCafferty avevano costruito quella baita solo cinque anni fa e non c’è alcuna strada che offra un accesso diretto tra la vostra casa e la loro. Brave persone, ma non il tipo da mischiarsi nella “cerchia sociale” dei suoi genitori.»
Mallory si girò lentamente di trecentosessanta gradi. Non riusciva a vedere altro che foresta e, una dopo l’altra, le creste della catena montuosa del West Virginia. Il suo respiro si raggelò quando buttò fuori l’aria. «Quante persone vivono nei dintorni?»
«Ci sono molte case sparse nei boschi. Molte sono vuote. L’intera contea conta circa quindicimila abitanti e il numero sta precipitando. Non c’è abbastanza carbone per attirare nuove persone.»
«Che è ciò che mantiene questo posto così bello.»
«Sì, ma senza una nuova industria la città piano piano sta morendo.» Gli occhi dello sceriffo sembravano tentare di penetrare l’oscurità circostante. «La gente continua a trasferirsi altrove e nessuno fa ritorno.» Compresa la famiglia di Mallory, ora che suo padre stava vendendo la casa di famiglia. «Quando le persone cominceranno a sentire voci di serial killer e duplici omicidi, di certo non aiuterà.» L’uomo fece una smorfia. Il peso dell’intera comunità sulle sue spalle. «Dovrei garantire la sicurezza di queste persone.»
C’era una rabbia in lui che sembrava in conflitto con l’uniforme che indossava.
«Dobbiamo prendere questi criminali» concordò Mallory.
«Assolutamente.» La radio dello sceriffo gracchiò e lui l’avvicinò all’orecchio. «Hanno trovato un riscontro su quelle impronte. Andiamo a vedere chi è il nostro assassino.»
* * *
Scoprirono così che il loro sospettato era una ragazza di Washington di nome Kari Regent, una diciannovenne di cui era stata denunciata la scomparsa. La ragazza – una laurea in storia presso la Georgetown – avrebbe dovuto incontrare il suo fidanzato a Gainesville un paio di settimane prima. Quella stessa sera, Mallory era andata a letto con Alex per la prima volta. Ma Kari Regent non si era mai presentata all’appuntamento. Il suo ragazzo aveva pensato che avesse cambiato idea perché avevano litigato, i suoi genitori avevano dato per scontato che si trovasse con lui. Passata una settimana in cui non era riuscito a mettersi in contatto con lei, il ragazzo aveva chiamato i genitori e loro avevano contattato la polizia e inserito le impronte di Kari nel database nazionale delle persone scomparse.
Lo sceriffo permise a Mallory di usare il suo ufficio alla Stazione di Polizia di Greenville, che era stipata di scartoffie dal tetto fino al pavimento in linoleum. Mallory stava aspettando che si completasse il download di una fotografia ricevuta per email. Il posto era tranquillo come un mausoleo. Era buio e cupo, perché in quel periodo dell’anno il sole tramontava presto. Premette l’interruttore della luce. Alex era andato a prendere un po’ di caffè e qualcosa da mangiare per entrambi. Quando finalmente l’immagine fu scaricata sul computer, la inoltrò a Frazer, poi lo chiamò.
«Agente Speciale Supervisore Frazer» disse lui nel rispondere al telefono.
«Le ho appena mandato la fotografia di una giovane donna nella lista delle persone scomparse.»
«Pensa che sia un’altra vittima?» chiese lui, mentre scaricava la posta. «Ah. Fisicamente corrisponde al suo tipo.»
«È scomparsa da poco più di due settimane. Anche se in completo contrasto con il profilo, stava facendo l’autostop per trovare un passaggio da Washington a Gainesville.» Frazer ascoltava attentamente. Fare l’autostop significava che era una candidata perfetta per il killer delle iniziali PR, anche se si trovava leggermente fuori dalla sua tipica area d’azione. «Il colpo di scena è che le sue impronte sono appena state trovate sull’arma usata per compiere un duplice omicidio tra Greenville e Colby, in West Virginia.»
Frazer grugnì. «La sua città natale, Agente Rooney?»
«Sì. C’è di più. La scena del crimine sembrava una mattanza. Hanno rilevato delle impronte di stivali da uomo misura quarantasei. Kari calza un trentacinque. Non hanno trovato le sue impronte da nessuna parte.»
«Gli agenti del posto cosa dicono?»
«Stanno diramando un’allerta nazionale per la ragazza con l’avvertimento che si tratta di una sospetta omicida.»
Frazer imprecò. «Potrebbe essersi imbattuta in qualcuno che l’ha costretta a prendere parte al delitto.»
«Un bel cambiamento comportamentale per una studentessa con ottimi voti, vegana e che non ha mai saltato nemmeno una lezione.»
Ci fu una pausa pesante. «Nessun avvistamento della ragazza?»
«No. La macchina delle vittime è scomparsa. L’ipotesi è che Kari e l’uomo dai piedi grandi siano scappati su quell’auto.»
«Diramerò un’allerta nazionale per la macchina.»
«L’ha fatto lo sceriffo… è solo che c’è qualcosa di strano.»
«Sono molte le cose che sembrano strane.» Si riferiva alla presenza di Mallory nell’Unità di Analisi Comportamentale.
Lei rimase in silenzio. Non c’era niente che potesse dire a quel riguardo. Seguiva degli ordini e non stava approdando a nulla nelle indagini sue e di Hanrahan sulla presenza di una talpa.
«Considerando la prossimità dei luoghi in cui furono rapite sua sorella e Lindsey Keeble, e il basso tasso di criminalità di quella zona, un duplice omicidio è qualcosa di fuori dall’ordinario.»
Mallory guardò Alex entrare dalla porta principale e sprigionare il suo fascino mentre oltrepassava la portineria con in mano dei donut e si faceva strada tra le varie postazioni di lavoro fino ad arrivare a lei, nell’ufficio pieno di vetrate dello Sceriffo Williams. Lei sorrise quando lui le fece l’occhiolino. Era così bello che Mallory si sentiva fremere solo a guardarlo.
«Voglio che rimanga lì stanotte. Domani mattina parlerà di nuovo con gli agenti del posto e io vedrò se nel frattempo riuscirò a venire a capo di qualcosa.»
«Sta scherzando.» Non voleva passare la notte in quel posto.
«Questa potrebbe essere una buona pista, Agente Rooney.»
Mallory percepì una traccia inaspettata di ammirazione nel suo tono, ma non bastò a calmare la sua apprensione. Ugh. «Va bene. La chiamerò se scoprirò qualcosa.»
«Mallory?»
«Signore?»
«Se dormirà nella sua vecchia casa, provi a vedere se riesce a ricordare qualcos’altro della notte in cui sua sorella fu rapita.» Una cosa che di solito lei cercava di dimenticare con tutte le sue forze. «Immagino che Alex Parker sia con lei.»
Alex aprì la porta e rimase lì, con quel suo aspetto da dono di Dio. Come diavolo faceva Frazer a saperlo?
«È qui.»
«Ho scoperto come ha ottenuto la Medaglia di Guerra al valor militare.» Inconsciamente, Mallory si preparò. «Il suo Humvee fu attaccato mentre si stavano dirigendo verso quello che doveva essere un pacifico incontro tribale. Fu una trappola, un’imboscata. Furono attaccati in una valle e tagliati fuori dai rinforzi a terra per oltre un’ora. Nessun rinforzo aereo era disponibile. Parker difese la loro posizione, uccise molti ribelli, riuscì a tenere in vita due dei suoi amici gravemente feriti e impedì ai talebani di mutilare i corpi dei suoi compagni. È un uomo coraggioso e il suo alibi è stato verificato, ma…» Gli occhi di Mallory osservarono i contorni delle iridi di Alex farsi più scuri e diffidenti, come se sapesse che stavano parlando di lui. «Questo assassino ha tutta l’intenzione di attirare la sua attenzione. Non abbassi la guardia.»
«La mia Glock farà sì che combatteremo ad armi pari.»
«Bene. Eviti solo di correre rischi inutili» disse Frazer. «Dio solo sa che non ho bisogno di ritrovarmi sommerso dalle scartoffie, se dovesse succederle qualcosa.»
«Accidenti, grazie.»
«Prendiamo questo tizio, Agente Rooney. Mettiamolo in gabbia, il posto giusto per lui.»
Mallory prese un donut dalle mani di Alex. «Può dirlo forte.»