22

Il mio signore si assicurò che la mia cena fosse calda e. la mia insalata croccante, poi si ritirò al piano superiore in attesa degli ospiti. Cramer, da parte sua, fu all’altezza della situazione ed eseguì le consegne con prontezza. Prima di mezzanotte erano arrivati tutti.

L’atmosfera era veramente mortuaria, Elinor Vance, appena arrivata, si sprofondò in una poltrona, nascose il viso fra le mani e rimase così. Bill Meadows, al suo fianco, fissava con odio il soffitto. Tully Strong lasciò cadere il mento sul petto e chiuse gli occhi. Nathan Traub era uno spettacolo, coi capelli tutti arruffati, la cravatta per traverso e gli occhi iniettati di sangue. Sembrava che non potesse restar seduto, ma appena si era alzato non trovava nessun posto in cui desiderasse andare e tornava ad abbandonarsi sulla sedia. Io non potevo biasimarlo per la sua irrequietezza. Un Cremino Divino, contenuto in un astuccio che aveva albergato a lungo nelle sue tasche, aveva assassinato una persona, e si poteva facilmente immaginare i commenti dei produttori del dolce.

Il professor Savarese stava chiacchierando animatamente con Stebbins, certo raccontandogli le ultime novità in fatto di formule, e Purley partecipava alla conversazione accennando un malinconico "sì" di tanto in tanto. All’altro capo della stanza, Anderson e Owen discutevano con Cramer stando in piedi con aria torva e, a quanto mi era dato di capire, poteva darsi che alla fine si sedessero, ma poteva anche darsi di no. Finalmente il mio principale entrò nella stanza ma tutti erano così immersi nei loro pensieri che se ne accorsero solo quando fu vicino alla scrivania. Savarese fece un balzo di due metri per andare a stringergli la mano. Traub si sedette per la ventesima volta', Elinor Vance alzò un viso così stanco e disfatto che mi fece pietà. E il presidente Anderson sbottò: — Da quando in qua dirigete voi il dipartimento di polizia?

Wolfe, disincagliandosi dal professor Savarese, si diresse alla sua poltrona e vi si sedette con una grazia e con una dignità che nessuno avrebbe mai immaginato in un uomo di quella mole. Poi guardò l’orologio, vide che mancavano venti minuti a mezzanotte e osservò, rivolto al suo uditorio: — È piuttosto tardi, no?

— e posò gli occhi sul presidente della Starlite. — Non cominciamo a bisticciare, signor Anderson. Voi non siete stato trascinato qui a forza, vero? Siete venuto perché provate un certo interesse o, perlomeno, una certa curiosità. In ogni caso non ve ne andrete finché non avrete sentito quel che ho da dire; quindi perché non vi sedete e non mi ascoltate? — Poi si rivolse a tutti: — Forse sarebbe bene che rispondessi alla domanda del signor Anderson, quantunque sia ovviamente retorica. Io non dirigo il dipartimento di polizia, me ne guardo bene. Non so che cosa vi hanno detto quando vi hanno invitati a venire qui, ma certamente saprete che nulla di quel che dirò ha valore agli effetti legali perché io non ho veste ufficiale. Il signor Cramer e il signor Stebbins sono qui come semplici spettatori. Dico bene, signor Cramer?

L’ispettore che si era seduto in un angolo del divano annuì: — Lo sapevamo già.

— Meno male, Allora la domanda del signor Anderson non era solo retorica: era stupida. Io dovrò…

— Vorrei farvela io una domanda — esclamò una voce rauca e stanca.

— Dite pure, signor Meadows.

— Se questa non è una riunione ufficiale, che fine faranno gli appunti che sta prendendo Goodwin?

— Dipende dai risultati che raggiungeremo. Può darsi che non lascino mai questa casa e che finiscano nell’archivio in cantina, ma può anche darsi che vengano trascritti e che siano accettati come prova in tribunale. Prego, mettetevi a sedere, signor Savarese.

Staremo più tranquilli, se tutti rimarranno seduti. — Wolfe spostò il suo centro di gravità e continuò con un’ombra di petulanza: — Devo ammettere, per prima cosa che mi trovo in una posizione estremamente vulnerabile. Ho assicurato al signor Cramer che, quando se ne andrà di qui porterà un assassino con sé; ma sebbene io sappia chi sia il colpevole, non ho la più piccola prova contro di lui e so che nessun altro ne ha. Ciononostante…

— Ehi, dico, un momento… — mugolò l’ispettore.

Il principale scosse il capo.

— Signor Cramer, è importante che questa seduta non prenda un aspetto ufficiale… finché io raggiungerò un certo punto, se mai lo raggiungerò… quindi sarebbe opportuno che non diceste nemmeno una parola. — Tornò a guardare il gruppo dei dolenti. — Credo che il miglior inizio consista nello spiegarvi come ho scoperto l’identità dell’assassino… E, fra parentesi, voglio rivelarvi un fatterello interessante…

— Per l’amor di Dio — sbottò Traub — lasciate andare i fatterelli interessanti e venite al sodo!

— Abbiate pazienza, signor Traub — lo redarguì Wolfe. — Dovete tener conto che io non sto semplicemente raccontandovi una favoletta; sto cercando di ottenere un risultato. Dal mio modo di dirigere questa riunione dipendono l’arresto e la condanna di un omicida. Non vi sono prove di sorta, e se io non riuscirò a estorcerne a qualcuno di voi questa sera, non ve ne saranno mai più. Quando si compiono indagini su un delitto, è sempre necessario smantellare molte barriere di fatti improbabili prima di cominciare a battere un sentiero; ma in ogni caso sarebbe sciocco incamminarsi senza sapere che direzione prendere. Questa volta non avevo nessuna indicazione, né chiara né vaga, e cominciavo a temere che non ne avrei mai trovate… quando, ieri mattina, il signor Anderson e il signor Owen sono venuti a trovarmi in ufficio. Sono stati loro a indicarmi la direzione giusta.

— Siete un gran bugiardo — strillò Anderson.

— Vedete? — Wolfe si strinse nelle spalle. — Un g¡orno o l'altro, signor Anderson, farete una figuraccia da non dirsi, cercando di partire con un treno che non è ancora arrivato. Come fate a sapere che io sono un bugiardo, se non sapete ancora che cosa ho intenzione di dire? Comunque, ieri voi siete venuto qui. Mi avete dato un assegno per l’intero ammontare della mia parcella e mi avete sciolto da ogni impegno, spiegandomi che avevate abbandonato anche il programma della signorina Fraser. Per giustificare questa ritirata, mi avete detto di non volere che il vostro prodotto fosse legato nel pensiero del pubblico all’idea del ricatto, perché il ricatto è una cosa sporca e, per citare le vostre parole, "fa vomitare”. Non è vero?

— Sì. “Ma… "

— Se c’è un "ma” da dire, lo dirò io. Dopo che ve ne siete andato, sono rimasto qui, su questa poltrona, per dodici ore filate a meditare su di voi. Il tema delle mie meditazioni era questo: cosa vi era accaduto. Voi eravate tanto bramoso di pubblicità, che giorni fa vi eravate scomodato a venire fin qui per farvi fotografare con me. Poi, tutta un tratto, eravate diventato modesto come una mammoletta. Perché?

— Vi ho detto…

— So quel che mi avete detto. Ma non era una buona spiegazione. Esaminata con cura, faceva pietà. Comunque, non ho voglia di raccontarvi tutte le mie elucubrazioni. Vi basti sapere che ho considerato ogni possibile circostanza e ogni concepibile combinazione. Ma nell’insieme ho trovato una sola ipotesi che mi soddisfacesse. E ho concluso che voi vi eravate in qualche modo convinto che una persona strettamente legata a programma da voi sostenuto aveva commesso due delitti e sarebbe stata scoperta ben presto. Dirò di più: ho concluso che non si trattava della signorina Koppel, della signorina Vance, del signor Meadows, del signor Strong e certo non del signor Savarese. Voi vi preoccupavate soprattutto dell’opinione pubblica, e agli occhi dell'opinione pubblica tutti quei signori erano insignificanti. La signorina Fraser è il programma, e il programma è la signorina Fraser. Poteva trattarsi solo lei. Voi sapevate, o credevate di sapere, che la signorina Fraser in persona aveva ucciso il signor Orchard e probabilmente anche la signorina Poole, e cercavate di piantarla in asso al più presto. Dalla vostra espressione mi sembra di capire che tutto questo non vi garba.

— No — dichiarò Anderson freddamente. — E fra poco non garberà nemmeno a voi. Avete finito?

— Santi numi, no! Ho appena incominciato. Come dicevo, ho raggiunto questa conclusione, ma non era poi un gran passo avanti. Che cosa potevo fare? Avevo un mezzo per far pressione su di voi, ma non mi sembrava molto saggio usarlo prematuramente. Così ho stabilito di usare un espediente. Confesso di averne escogitato uno deboluccio e poco sicuro, ma ho dovuto architettarlo stamattina presto, prima di far colazione, perché il signor Goodwin era irrequieto e dovevo dargli subito qualcosa da fare. In precedenza avevo già suggerito uno stratagemma al signor Cramer. L’ispettore doveva far credere a tutti gli interessati che la signorina Vance aveva subito un ricatto, e pertanto attualmente era considerata un elemento molto sospetto dalla polizia, e sarebbe potuta essere accusata d’omicidio da un momento all’altro. Ritenevo che la minaccia dell’arresto della signorina Vance che è una giovane di eccezionali attrattive, avrebbe indotto qualcuno a parlare.

— Dunque siete stato voi… — mormorò Elinor.

Il mio principale accennò di sì.

— E non me ne vanto affatto. Ho già confessato che era un espediente di terz’ordine, ma pensavo che valeva la pena di tentarlo. Stamattina poi, prima di vestirmi, non sono riuscito a escogitare nulla di meglio di una lettera anonima, in cui si lasciava capire che vi eravate resa colpevole di un omicidio immaginario. Il signor Goodwin avrebbe dovuto portare la lettera a casa della signorina Fraser e…

— Oh, che bello scherzetto! — commentò Bill Meadows amaramente.

Ma Goodwin non l’ha portata quella lettera — dichiarò Elinor con un gelido sorriso.

Sì, l'aveva con sé, ma non l’ha usata. La morte della signorina Koppel gliel’ha impedito. Se io avessi agito con maggior energia ventiquattrore fa, dopo aver svelato il mistero, la signorina Koppel sarebbe con noi, ora. Le devo le mie scuse, ma non posso fargliele pervenire. Per lei posso fare unicamente quello che sto facendo. — Wolfe scoccò un’occhiata assassina al presidente, e non staccò più gli occhi da lui. — Ho deciso di far pressione su di voi, ora, con l’unico mezzo a mia disposizione, signor Anderson. Non perderò tempo facendo appello ai vostri migliori sentimenti nel nome della giustizia per farmi dire perché vi siete ritirato tanto improvvisamente dal Consiglio degli Organizzatori. Sarebbe inutile. Vi riferirò, invece, un fatterello: la signorina Fraser ha bevuto la Starlite solo elle prime trasmissioni, poi ha dovuto sostituirla col caffè, perché il vostro prodotto le rivoltava lo stomaco, causandole un’indigestione violenta.

— È una bugia! — esclamò Anderson.

— Se lo è avrà breve vita. Signorina Vance, molte cose che una volta erano estremamente importanti, ora non lo sono più. Voi avete sentito quel che ho detto. È vero?

— Sì.

— Signor Strong?

— Non credo che…

— Maledizione: è vero o non è vero?

— Sì.

— Signor Meadows?

— Sì.

— Mi pare che basti. Quindi, signor Anderson…

— È un trucco concertato in precedenza! — Il presidente era beffardo. — Tutto perché ho piantato in asso il loro programma.

Wolfe scosse il capo.

— Questi signori non sentono la vostra mancanza. Per sostituirvi hanno potuto scegliere fra sedici offerte.

No, signor Anderson: voi siete in un gran pasticcio. Il ricatto vi rivolta, e in questo momento siete ricattato. È vero che i giornali non tengono molto a offendere le ditte che fanno costose inserzioni pubblicitarie, ma certo qualcuno non potrà resistere alla tentazione di pubblicare una notizia così pittoresca… Pensate, il prodotto che la signorina Fraser incensava con tanta efficacia di fronte a dieci milioni di persone le dava una nausea tale che non aveva il coraggio d’ingoiarne un cucchiaio. Sì, credo che i giornali stamperanno molto volentieri un articolo in questo senso. Se riceveranno la notizia in tempo, il pezzo comparirà sulle prime edizioni del lunedì.

— Figlio d'un cane! I giornali si guarderanno bene dal pubblicare una notizia simile! Che cosa ne pensi, Fred?

Ma il direttore dell’ufficio pubblicitario era senza parole: gelato dall’orrore.

— Credo che la pubblicheranno, invece — insistette Wolfe. — Perlomeno, un quotidiano che conosco lo farà. E d’altronde un buon articolo di giornale, chiaro e aperto, è sempre meglio delle voci che potrebbero circolare. Sapete come sono i pettegolezzi, come ingrandiscono e travisano le cose. Può darsi perfino che qualche sciocco finisca col credere che non è stato necessario aggiungere sostanze estranee alla Starlite per avvelenare H signor Orchard. Proprio così: il potenziale ricattatorio di questa notizia è altissimo. E che cosa dovete fare per riacquistare la pace? Qualcosa di vergognoso, d’insopportabile? Tutt’altro. Basta che mi diciate come mai vi siete deciso così improvvisamente a piantare tutto in asso.

Anderson guardò Owen, ma Owen, con occhi vitrei, fissava Wolfe come se fosse l’incarnazione del male.

— È inutile tentare di tergiversare — affermò il mio principale. — Ci ho pensato sopra tutto ieri, e credo proprio che non accetterei un’altra bugia. Sono disposto a credere esclusivamente a quanto vi ho detto: cioè che qualcuno o qualcosa vi ha persuaso che la signorina Fraser rischiava di venire denunciata come assassina. Comunque, potete sempre tentare d’ingannarmi, se vi riesce.

— Non devo provarmi a fare niente. Ve l’ho già detto ieri. Non ho nulla da aggiungere.

— Per l'amor di Dio! — frignò Fred Owen. — Oh, Dio dei cieli!

— Maledizione! — scattò Anderson. — Ho dato la mia parola! Sono legato! Ho promesso!

— A chi? — domandò seccamente Wolfe.

— Ma sì — sospirò Owen con profonda amarezza.

— Tenete la vostra parola e perdete tutto il resto! Questa è dinamite! Questa è la rovina!

— A chi? — insistette Wolfe.

— Non posso dirvelo, e non lo voglio nemmeno. Questo faceva parte della promessa.

— Ma guarda! Allora le cose si semplificano. — Wolfe guardò il biondo Bill. — Signor Meadows, permettete una domanda ipotetica. Se foste stato voi a pretendere dal signor Anderson la promessa che gli impedisce di parlare, lo liberereste dal suo impegno.

— Non sono stato io — brontolò Bill.

— Non vi avevo chiesto questo. Voi sapete che cos'è una domanda ipotetica. Per favore, rispondete. Se foste stato voi, lo sciogliereste dalla promessa?

— Sì. Senz’altro.

— Signor Traub?

— Sì.

— Signorina Vance?

— Sì.

— Signor Strong?

Naturalmente, Tully Strong aveva avuto tempo, un minuto buono, per decidere che cosa dire. E lo disse, infatti: — "No"!

23

Undici paia d'occhi si posarono su di lui.

— Ah! — mormorò Wolfe. Poi si appoggiò all'indietro, sospirò profondamente e assunse un'aria beata.

— Magnifico — tuonò una voce. Era il professor Savarese. — È così semplice!

Se il turbolento professore sperava di attirare l’attenzione su di sé, rimase deluso perché tutti continuarono a fissare Strong.

— È stata una vera fortuna — dichiarò Wolfe. — Sono soddisfatto. Se avessi cominciato con voi, signor Strong, e avessi avuto per primo il vostro "no", gli altri avrebbero potuto rendermi le cose difficili.

— Ho risposto a una domanda ipotetica — asserì Tully. — Questo è tutto.

— Esatto — convenne Wolfe. — Dal punto di vista logico avete ragione. Ma io ho visto la vostra faccia mentre vi rendevate conto del dilemma che vi si sarebbe presentato di lì a poco, e mi è bastato. Sperate davvero di potervi riparare dietro la logica, ora?

Tully non fu all’altezza della situazione. La sua faccia era uno spettacolo.

— Ho risposto a una domanda ipotetica — fu il meglio che riuscì a tirar fuori. Wolfe sospirò ancora.

— Ebbene: suppongo di dovervi spiegare la situazione. Non vi faccio una colpa per la vostra testardaggine, signor Strong, poiché era dettata dal timore che si scoprisse una vostra grave scorrettezza. E per scorrettezza non intendo il fatto d’aver sottratto delle informazioni vitali alla polizia. Molte persone lo fanno, e spesso per ragioni assai più futili della vostra. Voglio parlare del vostro contegno nei confronti dei vostri datori di lavoro. Dal momento che siete pagato da otto sponsor, la vostra lealtà verso di loro dovrebbe essere imparziale; voi invece non li avete avvertiti tutti che la signorina Fraser stava per cadere in disgrazia consigliandoli perciò di lasciare alla svelta il suo programma… A guanto pare, voi vi siete limitato a informare il signor Anderson. Dietro un compenso ricevuto o da ricevere, immagino… Un buon impiego, forse?

Tully Strong respirava affannosamente. Wolfe si strinse nelle spalle e continuò: — Quindi voi non avete una sola ragione di riluttanza: ne avete parecchie. E ciononostante non ve la caverete. Il signor Cramer ritiene ampiamente dimostrato il fatto che voi nascondete delle informazioni relative ai delitti sui quali si sta investigando; e sia voi, sia i vostri amici avete già messo a troppo dura prova la sua pazienza. Perciò penso che fra poco vi prenderà in consegna e non vi lascerà andare tanto facilmente. Poi c’è il signor Anderson. La promessa che gli avete estorto se n’è già andata per metà, e, data la minaccia che tengo sospesa sul suo capo, non potete aspettarvi che mantenga l’altra metà. — Wolfe fece un gesto vago con la mano. — Mi occorre soltanto un particolare. Infatti sono convinto di sapere per filo e per segno quel che avete detto al signor Anderson. Che cos’è accaduto ieri, poco prima che il vostro amico si allarmasse, e si desse tutto quel da fare? I giornali del mattino riportavano l’affare delle lettere anonime… e descrivevano con ampi particolari l'organizzazione di ricatti del signor Orchard e della signorina Poole. È chiaro che questa storia ha fornito a qualcuno l’anello mancante a una catena di supposizioni. Come? E a chi? Supponiamo che si trattasse del signor Anderson. Immaginiamo che quel signore abbia ricevuto, qualche settimana fa, una o più lettere anonime che diffamavano la signorina Fraser. Lui le mostra alla signorina, discutono la cosa, poi le lettere cessano e Anderson non viene a sapere altro. Poco dopo, il signor Orchard, un ospite del programma della signorina Fraser, muore avvelenato. Ma non c’è ragione perché il signor Anderson colleghi questo avvenimento con le lettere anonime. Questa è appunto la funzione compiuta dall’articolo di ieri. Cioè ha operato un collegamento. Ora tutto è chiarissimo: le lettere anonime, l’abbonamento della signorina Fraser a "La fortuna a cavallo”, il metodo con cui erano ottenuti questi abbonamenti, e la morte del signor Orchard per un veleno sciolto in un caffè ostensibilmente preparato per la signorina Fraser. Questo non provava la colpevolezza di Madeline Fraser ma rendeva perlomeno sconsigliabile continuare il ruolo di sponsor della sua trasmissione. Quindi il signor Anderson se le data a gambe.

— Non ho ricevuto lettere anonime — brontolò il presidente.

— Vi credo. — Wolfe continuava a fissare Tully Strong. — Ho respinto l’ipotesi che il signor Anderson avesse ricevuto personalmente lettere anonime per varie ragioni, e principalmente perché mi sembrava poco consono al suo carattere mostrare una lettera anonima all’interessato. Sarebbe stato molto più verosimile che il signor Anderson facesse eseguire delle indagini sui fatti citati dalla lettera, e io avevo buone ragioni per credere che questo non fosse stato fatto. Quindi ho supposto che le lettere le avesse ricevute qualcun altro. Era ammissibile supporre che questa persona fosse uno dei presenti, perciò ho tentato di far credere che la signorina Vance fosse fortemente indiziata dalla polizia, nella speranza di sciogliere la bocca a qualcuno. Ma sono stato troppo cauto e ho fallito in maniera lagrimevole. Così la signorina Koppel ci ha rimesso la vita. — Wolfe si rivolgeva sempre solo a Strong. — Naturalmente, poiché non ho prove, non sono sicuro al cento per cento che voi abbiate dato al signor Anderson delle informazioni riguardanti le lettere anonime. È sempre possibile che i vostri sospetti sulla signorina Fraser si posassero su qualcos’altro. Ma a me piace la mia teoria perché è chiara e spiega molte cose, e l’abbandonerò solo se vi sarò costretto. In fondo spiega tutto e nulla la contraddice. Spiegherà anche perché il signor Orchard e la signorina Poole sono stati uccisi. Come saprete, quei signori chiedevano solo una piccola parte della rendita delle loro vittime, per il breve periodo di un anno, e in secondo luogo le loro lettere non rivelavano o minacciavano di rivelare dei ‘‘veri” segreti. Anche se avessero conosciuto qualche spiacevole verità, Orchard e la signorina Poole non ne avrebbero fatto uso. Ma presto o tardi… È su questo che il signor Savarese potrebbe parlare con l’autorità di un esperto, non ora, naturalmente, ma in un altro momento… Presto o tardi, per la legge delle probabilità, senza saperlo, Orchard e Beula Poole dovevano finire con l’usare per sbaglio un vero segreto. Presto o tardi una delle loro storielle agli occhi della vittima non sarebbe stata una volgare calunnia, ma un’ossessionante realtà. — Wolfe sorrise impercettibilmente. — Sì. Ed è avvenuto proprio così. Un amico, voi signor Strong… mostrò alla vittima una lettera ed ella si trovò nella necessità non solo di pagare un tributo relativamente modesto, ma di affrontare l’atroce pericolo di una rivelazione che l’avrebbe rovinata completamente e senza rimedio. La vittima infatti non poteva sapere che il contenuto della lettera era stato inventato e che la sua corrispondenza con la realtà era un mero caso. Perciò si trovò costretta ad agire. E uccise il signor Orchard. Poi, un giorno, al telefono apprese da una voce sconosciuta che il signor Orchard non era la sola persona al corrente di quel segreto: fu di nuovo costretta ad agire e uccise la signorina Poole.

— Perdiana! — sbottò Anderson. — Fate un gioco deciso, così, senza carte in mano.

— Infatti — convenne Wolfe. — Ed è ora che qualcuno me ne dia. Credo di essermi meritato almeno una carta. Potete fornirmela voi o il signor Strong. Che cosa volete ancora, per l’amor del cielo? Che tiri fuori un coniglio da un cappello?

Anderson si alzò, fece qualche passo e si piantò davanti a Strong.

— Non fate lo stupido, Tully — l’esortò in tono autoritario. — Quest’uomo sa tutto, l’avete sentito. Avanti, parlate!

— Per me va tutto bene — sospirò Tully.

— Sarebbe andato tutto bene anche per la signorina Koppel, se aveste parlato venti ore fa — dichiarò Wolfe seccamente. — Quante lettere avete ricevuto?

— Due.

— Quando?

— In febbraio. Verso la metà del mese.

— A chi le avete mostrate, oltre che alla signorina Fraser?

— Le ho mostrate solo a lei, ma era presente anche la signorina Koppel.

— Dove sono, ora?

— Non lo so. Le ho date alla signorina Fraser.

— Che cosa dicevano?

Tully aprì la bocca, poi la richiuse di scatto.

— Avanti, non fate lo sciocco — ordinò Wolfe. — Il signor Anderson è qui. Che cosa dicevano?

— Dicevano che era stata una gran fortuna per la signorina Fraser che, dopo la morte di suo marito, nessuno fosse stato abbastanza sospettoso da far esaminare la lettera d’addio da un grafologo.

— E poi?

— Questo è tutto. La seconda lettera diceva circa la stessa cosa, ma con altre parole.

Wolfe si rivolse a Anderson.

— Lo confermate, signor Anderson?

Il presidente che era tornato a sedersi annuì.

— Sì, questo è tutto. Non vi basta?

— Per me è più che sufficiente. — Wolfe si voltò e fissò negli occhi la donna al mio fianco. — Signorina Fraser, a quanto mi consta, esiste solo una lettera d’addio di vostro marito: quella che aveva scritto a un suo amico, un avvocato di Fleetville. Ce n’erano altre? Una diretta a voi, forse?

— Non credo che sarebbe molto saggio da parte mia tentare d’aiutarvi dichiarò la diva della radio con la morbida voce di sempre. Wolfe non l’aveva sopravvalutata quando l’aveva definita una donna estremamente pericolosa. — Tanto più che voi accettate queste sciocche bugie — concluse Madeline. — Se è pur vero che il signor Strong ha ricevuto delle lettere anonime, a me non le ha mai mostrate… e nemmeno alla signorina Koppel. Ne sono sicura.

— Ma è incredibile — gridò Tully Strong, eccitatissimo, e gli occhiali gli caddero dal naso mentre si voltava a guardare Madeline, col viso stravolto.

Era una meravigliosa ed esauriente dimostrazione di come Madeline Fraser sapeva ipnotizzare la gente. Tully era stato disposto a credere, con la massima tranquillità, che la sua amica avesse ucciso quattro persone; ma, quando la sentì con le proprie orecchie dire una bugia, rimase fulminato dallo sbalordimento.

Wolfe accennò di sì.

— Immagino che sarebbe inutile aspettare una mossa sbagliata da voi — ammise. — Sapete benissimo che non abbiamo prove, eccetto la parola del signor Strong contro la vostra. Ovviamente la nostra carta migliore è la lettera di vostro marito al suo amico, visto che una minaccia di indagine in quella direzione ha scatenato la vostra ferocia. — Il mio principale si rivolse all'ispettore Cramer: — Per caso, sapete se quella lettera esiste ancora, signor Cramer?

L’ispettore gli rispose con l’azione. In un balzo fu sulla mia scrivania e si mise a formare freneticamente un numero telefonico. Un momento dopo era in linea:

— C’è Dixon? Fallo parlare con me. Dixon? Sono nell'ufficio di Wolfe. Si, c’è arrivato, ma per la cima dei capelli. Ho bisogno di due cose alla svelta. Rintraccia Darst e fagli telefonare a Fleetville, nel Michigan. Lui c’è già stato e conosce tutti. Prima di morire Lawrence Koppel aveva scritto una lettera a un certo avvocato e noi vogliamo sapere se quella lettera esiste ancora e se quello che l’ha ce la può dare. Ma, per carità, non terrorizzate l’amico e non inducetelo a bruciare la lettera o a mangiarsela. Di’ a Darst che è importante, che da quella lettera dipende l’intero "caso”. Poi procurati un mandato e preparati a una perquisizione in grande stile nell’appartamento della Fraser. Cerchiamo cianuro di potassio. Può essere dappertutto… nel tacco di una scarpa, per esempio. Sai che uomini scegliere… ma solo i migliori. Wolfe ce l’ha fatta per il rotto della cuffia e ora dobbiamo aggrapparci a lui. Che cosa? Ma sì, accidenti; è lei, naturalmente! Spicciati!

L’ispettore depose il ricevitore, mi accennò di scostarmi e si sedette vicino a Madeline Fraser. Poi borbotto con una voce che pareva un tuono lontano: Potreste parlare ancora un po’, Wolfe?

— Potrei parlare tutta la notte — dichiarò il mio signore — Ne vale la pena per la signorina Fraser. Ha avuto molta fortuna, ma questo non toglie che sia stata abilissima. Deve aver preparato e condotto a termine il finto suicidio di suo marito con un’eccezionale maestria: e non dico questo perché ha gabbato la polizia (cosa che in determinate circostanze non è una grande impresa), ma perché è riuscita a ingannare completamente e totalmente la sorella stessa di suo marito. Tutta l’operazione col signor Orchard è stata compiuta ed eseguita con meravigliosa sottigliezza, anche nei particolari più insignificanti… come, per esempio l’abbonamento a "Là fortuna a cavallo”, sottoscritto a nome della signorina Koppel. Le è bastato telefonare al signor Orchard che il denaro veniva dalla signorina Fraser. Ma la trovata migliore è stata quella di mettere il veleno nel "suo” caffè e di far porgere da un altro la bottiglia alla vittima. In parte è stato un colpo di fortuna, perché il signor Traub, che non sapeva niente della bottiglietta contrassegnata, l’ha messa spontaneamente davanti al signor Orchard, ma in ogni caso la signorina Fraser se la sarebbe cavata benissimo, anche senza quell’aiuto involontario. Erano seduti a un tavolo strettissimo, il signor Orchard stava proprio di fronte a lei e la trasmissione era in onda: in queste condizioni la signorina Fraser avrebbe potuto senza difficoltà far arrivare a destinazione la bottiglia avvelenata senza che nessuno si rendesse conto di quel che combinava. Si può essere certi che, in ogni caso, non avrebbe destato il più lieve sospetto, né prima, né dopo.

— Benissimo — concesse Cramer. — Questo punto non mi preoccupa. Anche la faccenda della Poole è semplice. Ma com’è andata con la Koppel?

Wolfe tentennò il capo.

— Quello è stato un capolavoro. A favore della signorina Fraser c’erano anni e anni d’amicizia e di vita in comune, durante i quali aveva conquistato l’affetto, la lealtà e la fiducia della cognata. Le due donne erano rimaste unite anche quando la signorina Koppel aveva visto le lettere anonime giunte al signor Strong; anzi è possibile che lei stessa ne avesse ricevute di simili. Non sappiamo e non sapremo mai che cosa ha messo la prima pulce nell’orecchio a Deborah Koppel. Non è stata la rivelazione dei giornali circa le lettere anonime e i ricatti, perché l'articolo è comparso venerdì e la signorina Koppel aveva già tentato di prendere l’aeroplano per il Michigan, il mercoledì. Però possiamo supporre che qualcosa l’avesse insospettita al punto di farle desiderare di esaminare con maggiore attenzione la lettera d’addio di suo fratello; appena la signorina Fraser ha saputo quel che aveva tentato di fare la sua più cara e intima amica, ha capito di dover agire un’altra volta.

— Questo è abbastanza chiaro — interruppe Cramer con impazienza. — io voglio dire…

— Lo so. Voi volete dire quel che stavo per dire io quando ho dichiarato che l’ultimo delitto era un capolavoro. Ci sono volute una grande inventiva, una decisione e una prontezza non comuni per servirsi dell’occasione offerta dall’astuccio di cioccolatini portato dal signor Traub; e solo un sadismo che confina con la pazzia poteva indurre la signorina Fraser a lasciare la scatola di dolci avvelenati sul pianoforte, dove chiunque avrebbe potuto prenderli e mangiarli. Probabilmente un'indagine più approfondita ci rivelerebbe che quel gesto non era rischioso come crediamo, perché tutti sapevano che i dolci erano lì per essere assaggiati dalla signorina Fraser e non li avrebbero mai toccati. Ma l'intero svolgimento dell’azione, così come me l’ha descritto il signor Goodwin è stato impeccabile. In fondo, i presenti non erano in pericolo perché se qualcuno, che non era la signorina Koppel, avesse tentato di mangiare un dolce, la signorina Fraser sarebbe riuscita facilmente a impedirglielo. E se la scatola fosse stata offerta a lei per prima la signorina Fraser avrebbe potuto senza difficoltà ritardare il momento di assaggiare i dolci o prenderne uno dal secondo strato. Quante probabilità c’erano che la signorina Koppel mangiasse spontaneamente un cremino? Una su cinque, o una su mille? In ogni caso, Madeline Fraser giocava su quella probabilità e una volta ancora ha avuto fortuna, però non si è trattato esclusivamente di fortuna e dobbiamo riconoscere che la signorina ha condotto la sua rappresentazione in maniera superba.

— È incredibile! — interruppe Madeline Fraser con ironia. — Sapevo di avere molto sangue freddo, ma non credevo di essere capace di simili atrocità. — Emise un profondo sospiro. — E pensare che solo poche ore fa Debby, la mia amica più. cara, è morta tra le mie braccia di una morte orribile, e invece di starle vicina, in queste ultime ore, io sono qui, costretta a subire tutto questo… questo orrore…

— Taglia una ripetizione — consigliò Bill Meadows con voce rauca: — "orrore e orribile". Ti guasta il copione, tagliane una.

Gli occhi verde-grigi si posarono su di lui.

— Dunque mi pianti in asso, Bill?

— Sì, ti pianto in asso. Ho visto Debby morire e penso che Wolfe abbia ragione e abbia colpito nel segno. Sono convinto che sei stata tu a ucciderla.

— Bill! — Era Elinor Vance che perdeva le staffe. — Bill, non ce la faccio più! — Balzò in piedi tremando tutta. — Non Ce la faccio più!

Bill l'abbracciò, stringendola forte.

— Coraggio, piccolina. Spero proprio che non gliela perdonino. Anche tu eri là. E se avessi mangiato uno di quei cioccolatini…

Il telefono trillò e io presi la comunicazione. Era per Cramer. Purley sostituì il suo ispettore al fianco di Madeline Fraser e l’ispettore andò al telefono. Quando riappese, annunciò: — L'amico di Koppel ha ancora quella lettera e Ce la regala ben volentieri.

— Benissimo — commentò il mio signore, in tono d’approvazione. — E ora volete avere la cortesia di portar via questa donna? È un’ora che desidero un bicchiere di birra, ma non sono tanto pazzo da bere o mangiare qualcosa in sua presenza.

I grafologi furono entusiasti della pseudo lettera di Lawrence Koppel al suo amico. Dissero che era una delle più belle falsificazioni che avessero mai visto. Ma quel che soddisfece di più Wolfe e l’ispettore fu il ritrovamento del cianuro. Era effettivamente nascosto nel tacco scavato di una pantofolina rossa.

II diciotto di maggio Madeline Fraser, dopo un serrato processo, venne condannata per omicidio di primo grado. Il giorno seguente, poco prima di mezzogiorno, io e il principale eravamo in ufficio e stavamo studiando alcuni cataloghi di orchidee, quando il telefono trillò. Presi il ricevitore.

— Ufficio di Nero Wolfe. Parla Archie Goodwin.

— Volete passarmi il signor Wolfe, per favore?

— Chi è?

— Ditegli che si tratta di una questione personale.

Coprii il microfono con una mano.

— Questione personale — annunciai. — Un uomo del quale ho dimenticato il nome.

— Oh, diavolo! Domandateglielo.

— Un uomo — ripetei scandendo le parole — del-quale-ho-dimenticato-il-nome.

— Oh! — Wolfe si accigliò. Terminò di segnare un paragrafo del catalogo poi afferrò il ricevitore; io rimasi in linea.

— Parla Nero Wolfe.

— Riconoscerei la vostra voce in qualsiasi situazione. Come state?

— Bene, grazie. Vi conosco?

— Sì. Vi telefono per esprimervi il mio gradimento Per come avete condotto il "caso" Fraser. Sono veramente soddisfatto e mi è parso giusto farvelo sapere. Sono stato e sono tuttora un poco annoiato da varie cose, ma so che la responsabilità non risale a voi. Ho delle buone fonti d’informazione. Mi congratulo perché avete saputo mantenere le indagini entro i limiti che vi avevo prescritti. Questo ha accresciuto di molto la mia ammirazione per voi.

— Mi piace essere ammirato — dichiarò Wolfe laconico. — Ma quando intraprendo un’indagine permetto che i limiti vengano stabiliti solo dalle esigenze del mio compito. Se le mie ricerche mi avessero portato ad attraversarvi la strada, state sicuro che non mi sarei tirato indietro…

— Allora ho avuto fortuna… o l’avete avuta voi.

La comunicazione fu interrotta. Rivolsi un leggero sorriso al mio principale.

— Un mascalzone molto impulsivo.

Wolfe emise uno dei suoi suoni indistinti. Io ritornai al mio posto e ripresi la matita.

— Mi è venuta un’idea — dissi. — Perché non diamo un colpo di telefono al dottor Michaels per sapere se qualcuno gli ha telefonato di versare altrove le sue rate? Ah, già, lui non può servirci perché ha l’abbonamento anticipato. Devo cercare Marie Leconne?

— No. Io mi metto nei guai quando sono pagato per farlo. E per farmi scendere in campo aperto contro un uomo simile, ci vorrebbe una posta ben alta.

— Benissimo — controllai un paragrafo del catalogo. — Se doveste rifugiarvi in una caverna nelle montagne la fareste scoppiare entrandovi, temo, ma può darsi che venga il giorno…

— Può darsi, infatti. Però spero di no. Avete qualche Zygopetalum su quella pagina?

— Santo cielo, no, no! Ha la stessa iniziale di quel signore!

FINE