20

Come aveva immaginato Aamir, Brooklyn fu portata in ospedale, ma le sue condizioni erano buone; quindi, dopo diversi accertamenti, le avevano dato il permesso di tornare a casa restando a riposo per qualche giorno. Quando erano entrati in macchina la donna si era rannicchiata sul sedile e aveva fissato lo sguardo verso il finestrino. Aamir non la forzò a parlare, sapendo che stava metabolizzando tutto quello che era successo e ciò che aveva appreso in quelle ultime ore.

Quando entrarono nel vialetto dell'abitazione dei genitori di Brooklyn, lei si appoggiò al sedile e si voltò a guardarlo. «Sei pronto?»

Aamir le accarezzò una guancia. «E tu?»

Brooklyn sospirò e aprì la portiera. Aspettò che lui la raggiungesse e bussò alla porta dei genitori. Quando la madre aprì la porta e la vide, inorridì. «Brooklyn, che cosa ti è successo?» Le tremava la voce.

«Possiamo entrare?»

La madre spostò lo sguardo verso Aamir, come se si fosse accorta della sua presenza in quel momento e corrugò le sopracciglia prima di spostarsi e farli passare. Quando richiuse la porta si voltò per fare altre domande, ma Brooklyn la interruppe: «Dov'è papà? Devo raccontarvi una cosa».

La madre sospirò e si voltò verso Aamir, allungando la mano per presentarsi. «Piacere, io sono Katie.»

L'uomo le strinse la mano e sfoderò tutto il suo fascino. «Lieto di conoscerla Mrs. Jones, io sono Aamir El Alì.»

Katie sorrise e, dopo aver lasciato la sua mano, si avviò verso il soggiorno dove il padre di Brooklyn era seduto sul divano a guardare una partita di football alla televisione.

Quando vide il volto della figlia, l'uomo si alzò di scatto e si avvicinò stringendole il viso tra le mani. «Cosa è successo, piccola?»

Brooklyn guardò suo padre e le lacrime riempirono i suoi occhi. L'uomo l'avvolse in un abbraccio e la fece sfogare prima di accompagnarla sul divano e farla sedere. Solo in quel momento si accorse di Aamir e si avvicinò a lui ringhiando: «E tu chi sei? Cosa è successo alla faccia di mia figlia?».

Aamir si sentì in imbarazzo sotto lo sguardo esaminatore dell'uomo. «Sono Aamir, il fidanzato di sua figlia, signore. E penso che sia dovere di Brooklyn raccontarle cosa è successo in questi giorni.»

Brooklyn alzò di scatto la testa sbigottita, perché non avevano concordato come giustificare la sua presenza. Tuttavia, dato quello che stava per raccontare, era meglio smettere di dire bugie e limitarsi alla verità.

Il padre di Aamir si voltò verso la moglie. «Tu ne sapevi qualcosa?»

Katie sorrise. «Sapevo che si stava frequentando con qualcuno.»

Aamir alzò il labbro in un mezzo sorriso perché, come un adolescente, era contento che la sua donna avesse parlato di lui alla madre.

«Posso parlare?» chiese spazientita Brooklyn.

I genitori si accomodarono e dopo aver raccontato loro cosa fosse successo l'atmosfera cambiò. La madre di Brooklyn piangeva la perdita di Cristina e il padre si era chiuso in un silenzio impenetrabile.

«Mi spiace avervi nascosto la verità fino a oggi» singhiozzò Brooklyn. Aamir le strinse una mano facendo intrecciare le loro dita.

«Dobbiamo organizzare la veglia funebre per Cristina» intervenne il padre di Brooklyn, guardando nel vuoto. La madre annuì continuando a piangere.

«Papà» mormorò Brooklyn.

L'uomo spostò gli occhi in quelli della figlia. «La cosa che mi fa più male, piccola, è che non ti sei fidata di noi. Ti sei messa in una situazione talmente rischiosa che per poco non perdevamo anche te. Se non fosse stato per quest'uomo, i funerali oggi sarebbero due. Non mi interessa se hai fatto la ballerina o se hai lasciato il lavoro per cui hai studiato tanto. TU-POTEVI-MORIRE.»

Le lacrime di Brooklyn continuavano a scendere silenziose e Aamir si sentì in dovere di intervenire. «Signore, Brooklyn è sempre stata controllata a vista da me, non ha mai corso dei pericoli.»

Il padre di Brooklyn rise amaramente. «Fino a quando non è entrata in quel maledetto ufficio da sola e impreparata.»

Aamir abbassò la testa sentendosi in colpa. «Già.»

«Non è colpa di Aamir, papà» lo riprese Brooklyn.

«Infatti, la colpa è solo tua. Devo ringraziare quest'uomo se sei ancora qui, viva e vegeta. Sei sempre la mia bambina, lo capisci?»

«Basta così, Edward» lo ammonì Katie. «Ne riparleremo, ma ora Brooklyn deve riposare e noi dobbiamo piangere la nostra Cristina. Non è il momento di paternali.»

Edward sospirò prima di voltarsi verso Aamir. «Non farle del male altrimenti dovrai vedertela con me.»

Aamir fece fatica a trattenere un sorriso: quell'uomo così protettivo iniziava a piacergli. «Non ci penso neanche, signore. Lei è...» Guardò Brooklyn. «Il mio raggio di sole.»

Brooklyn gli sorrise e si alzò prima di rivolgersi ai suoi genitori. «Passiamo domani per darvi una mano a organizzare il funerale di Cristina.»

Edward Jones si alzò e abbracciò la figlia. «Non ti azzardare mai più a fare una cosa così spericolata.»

«Te lo prometto» disse lei solennemente.

Il padre la lasciò andare e li accompagnò lentamente alla porta. Prima che uscissero si rivolse ad Aamir: «Prenditi cura di lei».

«Ho tutte le intenzioni di farlo» rispose lui prima di stringergli la mano e andare.