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Brooklyn era passata da casa dei suoi genitori per un saluto, e per controllare se avessero bisogno di qualcosa. Era felice di aver trovato solo la madre perché voleva dire che suo padre si sentiva abbastanza bene da raggiungere i suoi amici al bar. Mentre erano sedute davanti a una tazza di tè, la donna aveva cominciato a chiederle come andassero le cose per arrivare all'argomento che più le era caro: se avesse incontrato qualcuno di interessante.
Conoscendola, e non volendo ascoltare di nuovo il discorso sull'età e sull'orologio biologo, per zittirla le disse che stava frequentando qualcuno, ma che era ancora troppo presto per parlare di lui.
L'informazione sembrò placare le ansie della madre che non la trattenne troppo a lungo.
Essendo il suo unico giorno libero, aveva deciso di trascorrerlo a coccolarsi. Con l'auto si diresse verso il Miami Design Distric dove aveva appuntamento in una spa.
Uscì dal centro dopo tre ore sentendosi una donna nuova: depilazione completa, massaggio rilassante, unghie curate e laccate di rosso e, infine, capelli acconciati. Felice, si diresse a fare shopping.
Era appena uscita dall'ennesimo negozio quando sentì il suo nome. Si guardò attorno e rimase sorpresa nel vedere Nick Palladino che si stava avvicinando. Era impossibile non notare la sua bellezza, le donne che si giravano a guardarlo mentre con eleganti falcate la raggiungeva.
«Che meravigliosa sorpresa incontrarti qui, Brooklyn» le disse prendendole la mano per baciarla.
Brooklyn ebbe l'impressione di sentire il sospiro di qualche donna, ma non si guardò intorno. «Una coincidenza davvero fortuita, visto che non vengo qui tanto spesso. Non mi stava seguendo, vero?» accompagnò la domanda con un sorriso.
La risata di Nick smorzò il suo imbarazzo. Era bella e le sembrò sincera. Palladino era un uomo che la confondeva perché le azioni che Brooklyn gli attribuiva, anche se non aveva ancora delle prove, stridevano con l'atteggiamento che le riservava ormai da qualche giorno: sempre gentile e cortese senza mai essere inopportuno. Un vero gentiluomo con un fisico imponente e un sorriso destabilizzante. «Mi piaci, Brooklyn, ma non sono uno stalker.» Le fece l'occhiolino. «Sono venuto a ordinare dei completi da Armani, da buon italiano; la nostra alta moda non ha concorrenti. Lascia che ti aiuti con le borse» le disse allungando il braccio verso di lei.
«Non importa, grazie. Non sono pesanti.»
«Insisto. Mia madre si rivolterebbe nella tomba se sapesse che non ho offerto il mio aiuto a una bella ragazza come te.»
«Mi dispiace per tua madre» si limitò a rispondere non sapendo come interpretare il suo complimento.
«È passato molto tempo.» Alzò le spalle cercando di minimizzare. «Ma grazie. Dove stavi andando?» E riprese a camminare insieme a lei.
«A casa. Ho preso tutto quello di cui avevo bisogno.»
«Senti, giuro che non ho cattive intenzioni» disse sfoggiando il suo miglior sorriso. «Qui vicino c'è una caffetteria e avrei piacere di trascorrere un po' di tempo con te. Per conoscerci.» Alzò le mani come se fosse innocuo. «Solo come amici.»
«Ti ringrazio, ma non posso accettare perché si sta facendo tardi e devo passare dai miei genitori prima di cena. Apprezzo davvero il tuo invito e se non avessi questo impegno...»
«Allora a cena» la interruppe lui. «Voglio portarti in un ristorante italiano per farti assaggiare i piatti della mia tradizione. Hai appena detto che se non avessi avuto un altro impegno avresti accettato di trascorrere del tempo insieme, quindi, adesso, non accetto un no come risposta. Per favore...» concluse facendo uno sguardo triste che le strappò un sorriso, nonostante lo sconcerto per l'insistenza.
Prima di rifiutare, Brooklyn si ritrovò a pensare che in tutti i mesi che aveva trascorso al Confidence non aveva mai trovato niente che collegasse Palladino alla scomparsa di Cristina. Forse, se si fosse dimostrata carina con lui, avrebbe potuto estorcergli qualche confidenza. Sperò, solo, di non trovarsi costretta a spingersi troppo oltre per avere quelle risposte. «Okay» si ritrovò a dire sperando di non pentirsene.
«Perfetto. Ti passo a prendere stasera» le disse con un'espressione raggiante mentre raggiungevano l'auto di Brooklyn e l'aiutava a mettere le buste nel portabagagli. «Ci vediamo alle 18» le comunicò un attimo prima di lasciarla.
Ancora disorientata da quell'incontro, urlò: «Non ti ho dato l'indirizzo».
Camminando all'indietro, sul volto di Palladino apparve un sorriso impertinente. «Non ne ho bisogno, amica. Ti troverò, ho le mie fonti.»
Brooklyn s ritrovò a sorridere mentre saliva in auto. In fondo lavorava per lui e aveva una sua scheda personale con l'indirizzo di casa.
Brooklyn era seduta a un tavolo appartato del ristorante Salvatore's a Miami Beach. Lo conosceva per fama ma non c'era mai stata, mentre Nick sembrava di casa. Quando erano arrivati, il cameriere gli aveva detto che gli era stato riservato il suo solito tavolo e poi, prima che tornasse a prendere l'ordinazione, lo Chef e il proprietario del locale erano andati personalmente a salutarlo.
«Ti ho già detto quanto sei bella stasera, nuova amica?» le disse Palladino quando il cameriere ritirò i loro piatti.
«Mentre tenevi lo sportello per farmi salire in auto. Stai perdendo la memoria?» replicò Brooklyn cercando di non far trasparire quel senso di panico che continuava ad avere da quando si erano incontrati.
«E non sarà l'ultima, però mi piace che tu tenga il conto» la guardò con intensità. «Significa che presti attenzione a ciò che dico. Mi piace. Mi piace molto, in effetti» bevve un sorso di vino senza distogliere lo sguardo dagli occhi di Brooklyn.
«Perché non mi racconti qualcosa di te.» Brooklyn provò a deviare il discorso.
«Chiedimi quello che vuoi» disse Nick posando il bicchiere sulla tovaglia di lino e prestandole la massima attenzione.
Eri tu l'uomo che Cristina incontrava di nascosto?
«Dovrei temere l'ira di qualche donna per essere venuta a cena con te?» domandò alla fine.
Sul viso di Nick apparve il solito ghigno strafottente. «Be', siamo soltanto amici quindi non dovrebbe essere una tua preoccupazione. Vuoi sapere se ho una donna? La mia risposta è no. Non sono mai stato sposato e neppure fidanzato. Ho avuto delle storie, ma mai niente di serio.»
Brooklyn si mosse nervosa sulla sedia, sperando di non dare nell'occhio. Il cellulare dentro la borsetta che teneva sulle gambe, continuava a vibrare, e lei sapeva benissimo chi fosse a chiamarla. Non aveva sentito Aamir per tutto il giorno. Non lo aveva neanche informato di quell'appuntamento perché sapeva come avrebbe reagito, e lei non avrebbe rinunciato a quell'opportunità di avere delle risposte. Lo doveva a Cristina.
«Se non sono troppo indiscreta, l'ultima relazione quando è finita?» provò ancora a domandare sperando di ottenere qualche informazione che l'avrebbe condotta dall'amica.
«Tesoro, così mi illudi che ti interessi sapere se hai rivali» la prese in giro. «Ma è un gioco che mi piace fare con te, perciò: non era una relazione, era una che mi scopavo, ma parliamo di quattro o forse cinque mesi fa. Lei era una ragazza di origini italiane, si chiamava Cristina ed era una modella, se non ricordo male. All'inizio volevamo la stessa cosa: sesso. Poi lei si è innamorata e ha cominciato a comportarsi come una fidanzata. Pretendeva di sapere dove fossi, con chi fossi e mi ossessionava di telefonate. Per concludere, mi sono reso conto che neppure il sesso valeva tutta quella rottura e l'ho mollata. Ha iniziato a seguirmi di nascosto fino a che non l'ho affrontata per chiarire e mettere la parola fine a quella situazione. Lei ha capito e ha lasciato lo Stato per tornare a vivere con i suoi genitori.»
Brooklyn continuava a tenere le mani sotto al tavolo, ma non le tremavano, no, erano strette a pugno e stava impedendo a se stessa di prenderlo a schiaffi. Palladino aveva pronunciato con disprezzo il nome della sua amica e lei era accecata dalla rabbia. Forse non si trattava della stessa persona, ma le coincidenze erano troppe, tranne che per i genitori. La sua Cristina non li aveva, quindi o parlava di un'altra ragazza oppure stava mentendo sul finale della storia.
«Fai perdere la testa alle donne, eh?»
«Non a tutte, perché tu non sei caduta nella rete del mio fascino» Nick parlò con tono suadente.
«Ti posso garantire che il tuo fascino non passa inosservato, però lavoro nel tuo locale e non mi sembra molto professionale. In verità considero inopportuna anche questa cena, ma non ho saputo dire di no. Quindi, come vedi, non sono immune, ma ho ancora una parte razionale che prende il sopravvento» disse quasi scusandosi. Aveva bisogno di prendere fiato e di avvisare Aamir. Quella situazione stava peggiorando e non era più sicura di aver fatto una cosa intelligente a restare da sola con lui. Dunque decise di sorridere e con il tono più tranquillo possibile si spostò leggermente, tirando la sedia all'indietro. «Puoi scusarmi un attimo? Devo andare alla toilette.»
«Prego» disse Nick alzandosi anche lui con gesto galante.
Una volta nel bagno, Brooklyn, estrasse il cellulare e sgranò gli occhi quando vide un messaggio di Aamir di molte ore prima che le chiedeva di vedersi dopo la chiusura del Pleasure.
Digitò in fretta una risposta: Non posso, sono a cena con Palladino.
A quel punto sapeva che Aamir sarebbe andato su tutte le furie.