Prologo

Aamir si trovava di fronte a una grande vetrata e stava osservando i due neonati, stretti in un'unica culla in plexiglass mentre dormivano sereni con i volti vicini. Erano un maschietto e una femminuccia, come indicavano i colori dei minuscoli cappellini in cotone, ed erano la cosa più bella che Aamir avesse mai visto: erano i suoi nipoti.

Aveva fatto in tempo a salire sull'aereo e arrivare a Miami per assistere alla nascita dei bambini. Già vederli per la prima volta aveva fatto straripare il suo cuore di amore, ma quando Shad gli aveva comunicato i loro nomi, per poco non gli era preso un colpo. Non era riuscito a trattenere le lacrime mentre il figlio gli passava un fagottino rosa dal nome Hannah Blein e cullava Clayton Blein.

Aamir non riusciva a staccare gli occhi di dosso da quel piccolo volto arrossato e dalle guanciotte piene, aveva una bocca che sembrava disegnata da tanto era perfetta. Dopo anni di tormenti, riprovava l'emozione di stringere a sé Hannah.

Madison, sua nuora, aveva partorito da poco ed era ancora stremata dopo un travaglio di quasi diciotto ore. Per quel motivo aveva lasciato Shad in camera con la moglie e si era diretto alla nursery. Non voleva perdersi le prime ore di vita di quel doppio miracolo.

«Ciao nonno.»

La voce alle sue spalle gli fece nascere un immediato sorriso ma allo stesso tempo lo pietrificò. Avrebbe riconosciuto quella voce anche in una stanza piena di rumore perché era di colei che tormentava i suoi ricordi e che gli faceva desiderare che le cose fossero andate diversamente. Il suo corpo iniziò a tremare quando vide l'ombra affiancarlo. Non si voltò. Aveva paura di scoprire che fosse tutto un sogno e che sarebbe svanito una volta che si fosse voltato verso di lei.

«Non sono la cosa più bella del mondo?» continuò lei.

Aamir tentò di pronunciare qualcosa, ma la sua gola era così stretta che non riusciva quasi a passare l'aria, figuriamoci a far uscire le parole. Annuì, aspettando che lei continuasse a parlare. La sua presenza sembrava così reale che avrebbe voluto mettersi a piangere proprio come i due bambini che stava osservando dal vetro.

«Oh sì, lo sono. Tesoro, guardo Clayton e mi sembra di essere tornata indietro nel tempo: assomiglia talmente a Shad appena nato. E la piccola Hannah assomiglia tutta a sua m...»

«Nonna» la interruppe Aamir con la voce incrinata per l'emozione.

«Dici, tesoro? Mi spiacerebbe per Madison perché è una ragazza meravigliosa e adatta per stare al fianco di nostro figlio, ma se davvero assomiglierà a me, beh, ne sarei orgogliosa.»

«Mi sei mancata così tanto» disse Aamir allungando una mano verso il vetro e appoggiandovi il palmo, mentre due grosse lacrime gli rigavano il volto.

La donna al suo fianco allungò una mano e la posò sopra la sua. Quel contatto rubò l'aria dai polmoni di Aamir che rimase a fissare le due mani sovrapposte.

«Lo so, Aamir, e so anche che tu mi hai amato incondizionatamente dal primo istante in cui ci siamo incontrati in quel teatro di Seattle. Mi hai donato un figlio, il mio bene più prezioso, e ho sempre sognato e pregato che un giorno ti permettesse di entrare nella sua vita. Oggi vi osservo insieme e sono orgogliosa di voi. Sono orgogliosa di te, perché conosco il carattere testardo di mio figlio e so che se oggi avete raggiunto questo equilibrio è per la tua determinazione. Quindi grazie, amore mio.» Gli strinse la mano.

Aamir fu sopraffatto dal calore di quell'unione e trovò la forza e il coraggio di voltare il viso e guardarla. Era bellissima, forse con qualche anno in più, ma bella da togliere il fiato. «Sei reale, sei davvero tornata da me?» disse con un filo di voce.

«Amore, dentro di te sai già la risposta.» Hannah lo vide scuotere la testa. «Ascolta, Aamir. Sono qui perché anch'io ti ho amato, e ti amo, in ogni forma possibile e non voglio vederti così. Avrò sempre un posto nel tuo grande cuore, ma voglio che tu vada avanti con la tua vita. Lo so che ti sei dedicato a Rafiq per aiutarlo ad affrontare la sua maturazione come sultano del vostro popolo e che hai lottato per riavere tuo figlio, ma ora che tutti sono cresciuti e possono camminare con le loro gambe, tu devi vivere per te stesso. Odio e soffro al pensiero di sapere che invecchierai da solo e so che tu non vorresti vedermi triste. Vivi, Aamir. Oggi sei un uomo libero, perciò vivi come tale. Ti sei perso gli anni migliori di Shad, ma puoi recuperare con queste splendide creature. Ho solo un favore da chiederti.» E questa volta fu la sua voce a tremare. «Parlagli della nonna. Costruisci dei ricordi di me.»

«Lo farò» rispose Aamir e poi la vide perdere consistenza. «Non te ne andare, Hannah. Ti prego, resta con me...» Allungò una mano per afferrarle il braccio ma incontrò solo aria. «Non andare, Hannah...»

«Hannah.» Aamir si ritrovò seduto sul letto. Le lenzuola erano un groviglio intorno al suo corpo sudato. Il cuore batteva così forte che pensò che di lì a poco gli sarebbe venuto un infarto.

Stravolto, si lasciò cadere di nuovo sul materasso. Stremato. Privo di forze. Era stato un sogno. Solo un maledetto sogno. Hannah non era lì con lui, eppure sentiva di non essere da solo.