Capitolo undicesimo
Tania le ha detto che i ragazzi stanno in un hotel vicino agli studi di registrazione, che sono in Craven Road. L’Hotel Royal Eagle, tre stelle, un edificio bianco dotato di una certa grazia. Marianna ha prenotato una camera, e la camera l’accoglie, ma non sembra grande abbastanza per contenere il suo batticuore. Tra poco vedrà Lux, e tutto sarà chiarito. E poi passeranno tre giorni insieme, sempre insieme, ha deciso. Lei lo accompagnerà agli studi, lui l’accompagnerà a portare gli abiti a dame Marigold. Non si separeranno mai.
Una doccia, un cambio veloce, e scende nella hall. Ora non resta che scoprire il numero della sua camera…
Nessun numero, le risponde cortese la ragazza alla reception. La domanda l’ha capita, perché l’inglese di Marianna è squisito, ma la risposta è altrettanto inequivocabile.
Il signor De Marchi ha lasciato l’albergo. No, non sappiamo dove si è trasferito. Ma i suoi amici sono ancora qui, può chiedere a loro.
Un capriccio? Non gli piaceva la stanza? Ha litigato coi ragazzi? È partito per tornare da lei e si sono incrociati in volo, come in certi film francesi?
Marianna scuote la testa, perplessa, e si allaccia il piumino. Ora lei va agli studios, e lo trova lí, magari sta facendo una pausa caffè. O tè.
E infatti va agli studios e i ragazzi sono in pausa, ma sulla porta trova Olmos, che la guarda come Neve Campbell guarda lo Scream.
– Ma… rianna? Che ci fai qui?
– Ciao! Sono a Londra per lavoro e… niente, sono passata a salutare Lux.
Olmos maledice Lux fino alla settima generazione. Maledice lui e insieme a lui tutti gli uomini vigliacchi che non dicono le cose e aspettano che le fidanzate le scoprano da sole, sempre al momento sbagliato. Ma non questo però, pensa. Non deve scoprirlo adesso perché adesso il momento è troppo sbagliato. Dobbiamo finire la registrazione, e se Marianna entra lí dentro poco ma sicuro che oggi non la finiamo. Spostiamo la scena madre di qualche ora. Anche lui, come Tania, cerca una bugia veloce e plausibile.
– Ah… brava. Bello. Peccato che Lux non c’è. Stiamo lavorando noi a delle track ma senza di lui. È andato con Galletti a prendere degli strumenti.
– Dove?
– Nel Surrey. C’è un megastore musicale. Tornano stasera.
Sapete come sono quelle case di Londra, quelle lí. Quelle bianche, con qualche gradino e la porta di legno colorato. Questa è cosí. Sulla porta di legno verniciato acquamarina c’è Olmos, solo, e sotto, in fondo ai gradini, c’è Marianna, sola, bella come soltanto lei da sola può essere, e lo guarda da sotto, e forse vede nell’espressione a tradimento di lui qualcosa che la induce a esporsi.
– Olmos, che succede? Perché Lux è sparito? Non lo sento da giorni. Sta bene?
«Eeehh… altroché!» vorrebbe rispondere Olmos. Che invece scuote la testa, assumendo un’espressione guardinga.
– S… sí. Cioè. Ci sono un po’ di casini con Galletti… senti qua, Marianna, stasera quando arriva Lux viene direttamente al Maddox, c’è una festa, siamo tutti lí. Vieni. Cosí lo becchi di sicuro e ti spiega lui –. Ansioso di liberarsi di lei prima possibile, Olmos le dà un bigliettino color glicine su cui ha scarabocchiato qualcosa.
– Con questo entri. Ciao bella. A stasera.
– Ma…
Niente, Olmos ha già chiuso la porta. Una volta dentro, sta per andare a cercare Lux dove è sicuro di trovarlo, e spiegargli la situazione, poi ci ripensa. No. Vediamo come se la cava, lo Splendido. Tanto, al Maddox, se anche succede un po’ di casino, nessuno ci fa caso. O alla peggio domani siamo tutti in copertina sul «Daily Mirror», sai che figata.
Quando Eleonora arriva in albergo, Marianna è appena uscita e la receptionist non sa dirle dov’è andata. Sa dirle, però, che era vestita fighissima. Il cellulare di Marianna risponde con una tiritera in inglese, da cui si desume che non è abilitato a funzionare in quell’angolino di mondo. O forse ha finito il credito. O forse adesso Marianna ha un’altra scheda inglese, di cui però lei non ha il numero. O forse è il miserabile cellulare di Eleonora che non è all’altezza del cambio di stato. Uno smartphone antico, con la batteria che dura un paio d’ore e poi si eclissa.
E cosí eccola qui, a Londra, che a causa di un telefono disabile non riesce a rintracciare una sorella che si trova sull’orlo della catastrofe o forse già parecchio oltre l’orlo e come faccio e dove la trovo adesso e se vaga in lacrime per Shoreditch? Esisterà ancora Shoreditch? O altri quartieri sinistri della Londra vittoriana?
La receptionist per fortuna è spagnola, non inglese, quindi ha una minima propensione a occuparsi dei fatti altrui. Vedendo tutti i lineamenti di Eleonora curvarsi all’ingiú come gelati al sole, le viene da partecipare.
– Aspetta, – le dice. – Chiedo al portiere se ha sentito cos’ha detto al taxi.
Il portiere, benedetto uomo del Pakistan, ha sentito. La signorina bellissima andava al Maddox, il famoso locale dei vip.
Eleonora non è vip e non ha un vestito adatto, ma è una maestra elementare, e le emergenze fanno per lei. Si fa chiamare un altro taxi e si fa portare al Maddox. Non sa come, ma non ha dubbi: entrerà in quel locale.
Marianna intanto ci è già entrata, grazie al cartoncino di Olmos è passata senza problemi attraverso un drappello di buttafuori nubiani, ma probabilmente sarebbe passata anche senza, perché qual è il buttafuori che butta fuori una ragazza con quell’aspetto?
È entrata, ma adesso, mentre aspettiamo Eleonora, non la vediamo da nessuna parte. Anche intrufolandosi fra i tavoli, le piante acquatiche, le statue di plexiglas, i muretti a secco, le finte badanti rumene di cartapesta (opere dell’artista norvegese Rein Usmus), anche scrutando sotto e sopra gli arredi, e tra un cappotto e una pelliccia e l’altro e l’altra nel guardaroba, di Marianna non c’è traccia.
C’è traccia di Lux, invece, eccolo lí, che stringe mani e sorride, e beve, e fa battute in italiano, perché l’inglese lo parla male, ma chi se ne frega, non è con la conoscenza delle lingue che ha fatto pazzamente innamorare Gemma. E infatti vediamo anche lei, Gemma Bounty, abbarbicata a lui, Gemma in tutto il suo metro e sessanta scarso di faticosa bellezza costruita a tavolino, Gemma che sfoggia uno sguardo adorante, oltre a un bicchiere di Deadly Mix, l’ultimo cocktail creato personalmente per lei da un team di creatori di cocktail professionisti. E siccome è al quarto Deadly Mix, è al culmine del buon umore e della felicità, stati d’animo che al quinto DM si trasformeranno implacabili in rissosità aggressiva, ma questo Lux ancora non lo sa. Per il momento, Gemma è socievole, estroversa e molto entusiasta di aver trovato finalmente l’uomo della sua vita almeno per i prossimi sei mesi. Lux di Torino, la città dove si deve compiere il suo destino. Gliel’aveva detto, la guru Benadir Draupadi Pandu, che dalla città dei tre fiumi sarebbe giunto il suo destino, ed eccolo qua, il suo destino, un metro e ottantacinque, occhi verdi, capelli neri ricci, belle camicie. In piú pure canta, e suonicchia la chitarra.
– Canticchi suonicchi, – gli ha detto mezz’ora prima mordendogli un orecchio, ed è stato proprio mentre gli mordicchiava l’orecchio che è entrata Marianna, e li ha visti. Ha visto il suo Lux avvinto a Gemma Bounty che gli succhiotta un orecchio, gesto che lui contraccambia palpandole il culo. Anche Lux, mentre palpa il culo di Gemma, vede la sua Marianna entrare, e mai gli è sembrata piú bella. A entrambi si ferma il cuore per un istante, per lo choc, lo stesso choc, ma vissuto da due prospettive diverse.
Lei potrebbe anche svenire, perché effettivamente esistono sensazioni che provocano in una donna innamorata e sconvolta una sospensione delle funzioni vitali, ma ciò non avviene perché Trip e Bimbo, gli altri due Superbuddha, sono schizzati verso di lei appena l’hanno vista, e adesso la reggono saldamente per i gomiti.
Va detto subito che nessuno dei Superbuddha ha mai avuto eccessiva simpatia per Marianna. Bella ma, come dire, non il loro genere. Era il tipo che, se non la bloccavi, ti citava Shakespeare ogni minuto. E non ti offriva mai niente, né canne né coca né paste. Al massimo, in borsa aveva dei TicTac. Però, un conto è non trovarla simpatica, un conto è vedersela svenire davanti agli occhi perché quel coglione perso di Lux non l’ha avvertita che si sta facendo una storia con Gemma Bounty. Anzi, che lui e Gemma Bounty si sono fidanzati ufficialmente fissando pure la data delle nozze, perché le giovani rockstar inglesi dell’ultima generazione sanno che la vita può finire a ogni istante, e che volendosi sposare, meglio farlo. Adesso.
Trip la fa sedere su un divanetto di plastica silver e Bimbo va a prenderle un bicchierino di roba distillata marroncina.
– Bevi questo.
Marianna beve questo. – Mi ha vista.
– Sí, beh…
– Digli se può venire qui per piacere. Gli parlo due minuti e me ne vado.
Lux sta già arrivando, perché Gemma, ignara al massimo, è andata in bagno con la sua migliore amica, Zoe. Dopo tutto, ha pur sempre diciannove anni.
Vedendolo arrivare, Trip e Bimbo si dileguano, ed ecco lei e lui uno di fronte all’altra.
Marianna è la rappresentazione vivente del cerbiatto ferito. Avete presente Bambi quando vede la mamma morta? Nemmeno Bambi quando vede la mamma morta è cerbiatto quanto Marianna, vi dico solo questo. Marianna è la cerbiattitudine personificata, l’innocenza ferita De Luxe Edizione Limitata, il Cuore Spezzato versione Director’s Cut. Anche se in questo momento saperlo non le sarebbe di nessun conforto, lo sguardo che adesso rivolge a Lux lo farà sentire una merda per anni e anni, ogni volta che se lo ricorderà. Anche nel 2025, per dire, impegnato in una conferenza sull’ambiente (non possiamo stare qui a dar conto del futuro di Lux, ma vi sorprenderebbe) a un certo punto qualcosa in una delegata lituana gli rammenterà lo sguardo di Marianna al Maddox il 14 febbraio 2015, e si sentirà una merda merdosa.
– Lux? – il tono è interrogativo, come a dire «Vero che adesso mi spieghi, e va tutto a posto?»
– Ciao Marianna. Che ci fai qui?
– Sono venuta da te. Tu sei sparito, e ho pensato… ho pensato che ci fosse qualche problema.
– No… beh… niente. Sto bene. E tu?
La strada scelta da Ludovico De Marchi è la piú vile, nonché la preferita dal maschio medio. Minimizzare. Fingere che la sciocca femmina abbia equivocato di brutto. – Io? Io non ho mai detto che… tu sapevi che io… non ho mai cercato di nasconderti che… pensavo che tu avessi capito che io…
Con Marianna, però, non funziona.
– Amore mio. Guardami. Sono io.
Eh, lo so, che sei tu. Sono io che non sono piú io, perché mi è capitata l’occasione della vita, e che faccio, la butto? Gemma Bounty si è presa una cotta, si è voluta fidanzare, mi fa suonare nel suo disco, facciamo un duetto, divento superfamoso, una star assoluta, guadagnerò milioni. Posso io buttare tutto questo per te? Sapendo che non esiste per me altro modo di conquistare la fama, dato che sono un musicista men che mediocre e un uomo debole come pasta di pane? No, è evidente, e lo devi capire anche tu. Ma come te lo spiego?
– Cosa c’è, Marianna? Sono contento di vederti, ma… adesso è un casino e…
– Sei contento di vedermi? Cosa vuol dire? – giustamente lei si ribella a quel frasario da party in ufficio. Cioè, stiamo parlando di noi, cos’è quell’aria impacciata?
Lui sospira, rifugiandosi nel «non facciamo scene». – Senti, spero che tu non sia venuta fino a Londra per farmi una scena, perché non è proprio il caso, okay? Stai allegra, divertiti, e ci vediamo quando torno a Torino, ok?
– Sei impazzito? Non sei tu che parli, vero? Tu, il vero tu, mi ami.
Oddio. Con la coda dell’occhio, Lux intravede Gemma che è tornata dal bagno e lo sta guardando. Se almeno Marianna non fosse bella in modo tanto spettacolare. Gemma penserebbe che è una tizia qualsiasi che lui conosce e non ci farebbe caso. Ma nessuna donna degna di questo nome può vedere il suo uomo parlare con una ragazza cosí senza mettersi in allarme. E Gemma, nonostante i suoi pochi anni, o forse proprio grazie ai suoi pochi anni, è una donna degna di questo nome.
Perciò marcia dritta verso di loro. Lux deve chiudere quella conversazione e anche molto in fretta.
– Io non amo nessuno, non so cosa voglia dire, non sono piú un ragazzino delle elementari. Sono stato benissimo con te, poi sono andato avanti, e devi andare avanti anche tu.
Lei è frezzata, incapace di reagire. Il dolore fisico lo potrebbero capire solo quei tipi del Medioevo che per malasorte sono finiti dentro la Vergine di Norimberga. A lui un po’ dispiace vederla cosí, ma non può farci niente, anche perché Gemma è arrivata, e gli mette una mano sul braccio.
– Ehi darling… mi presenti la tua amica?
– Si chiama Marianna, è un’amica di Torino.
– Ah… Torino! Allora ci vedremo là, quando veniamo a fare le nozze!
Marianna guarda lei, guarda lui, annuisce, e con un sorriso che vale una medaglia d’oro alle Olimpiadi si allontana per andare a suicidarsi in bagno.
Ecco perché quando Eleonora entra al Maddox dopo aver staffilato a parole i nubiani ed essere riuscita a farsi ammettere nonostante l’abbigliamento e l’anonimato, non trova traccia di sua sorella. Trova però traccia di Lux, che sta chiacchierando con alcuni rappresentanti minori del governo, tenendosi Gemma sulle ginocchia e sbaciucchiandola fra un sorso di Dragon Breath e l’altro. Un maelstrom di intenzioni inizia a turbinare in testa a Eleonora, ma prima che possa decidere da che parte dirigere la bufera, Trip e Bimbo le compaiono accanto, uno a destra, uno a sinistra.
– Tua sorella è andata in bagno.
– Chi siete?
– Superbuddha.
– Sapete chi sono?
– Le assomigli.
– Un po’, – aggiunge per onestà Trip.
Eleonora è già nei bagni, dove trova Marianna che piange seduta fra due lavandini. Mentre piange, fruga nella borsa, in cerca delle forbicine da unghie con cui ha intenzione di tagliarsi le vene. Nel beauty non ci sono, si vede che sono scivolate fuori, e la sua borsa è enorme, e pienissima, e non le trova… non le trova… Intorno, modelle e attrici che neanche la considerano. Piange? Peggio per lei.
– Vieni che andiamo a casa, – le dice una voce che è come una boa arancione. Marianna alza la testa, e il sollievo di quella presenza è tale che finalmente fa quello che avrebbe dovuto fare già da un pezzo. Sviene.