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I libri che Nero Wolfe legge, io li divido in quattro categorie: A, B, C e D. Se, quando scende in ufficio dalla serra alle sei, prende il libro di turno e lo apre prima di suonare per la birra, e se la pagina è indicata con un segnalibro d’oro, omaggio di un cliente grato e commosso, il libro è categoria A. Se prende il libro e lo apre prima della birra, ma il segnalibro è di carta, siamo in B. Se prima suona per Fritz e poi apre il libro, e il segno consiste in un orecchio nella pagina, siamo in C. Se aspetta che Fritz abbia versato, prima di cercare il libro, e il segno è un orecchio, siamo irrimediabilmente in D. Non ho tenuto statistiche, ma dei duecento e più libri che il mio imprevedibile signore legge ogni anno, direi che ci sono al massimo cinque o sei A.

Alle sei di un lunedì di maggio, ero alla mia scrivania, a preparare un chilometrico conto spese per un cliente, quando il Grande Capo entrò, puntò diritto alla sua monumentale poltrona, fatta su misura, e affondò istantaneamente il naso in Gli dei ridono, di Philip Harvey. Il segnalibro era d’oro. Dopo circa una pagina, Wolfe premette il bottone del campanello per chiamare Fritz e, in quel preciso momento, il telefono squillò.

«Residenza di Nero Wolfe, parla Archie Goodwin» dissi nel ricevitore. Fino alle sei dico : ufficio di Nero Wolfe, dopo le sei dico : residenza.

Una stanca voce baritonale mi comunicò:

«Vorrei parlare con il signor Wolfe. Sono Philip Harvey.»

«Avete per caso scritto un libro intitolato Gli dei ridono?»

«Sì.»

«Restate in linea.» Coprii il ricevitore con una mano e mi rivolsi al mio signore. «Se quel libro ha qualche magagna, è la volta o mai più di sfogarvi. Il tizio che l’ha scritto vuole parlarvi.»

«E perché?»

«Probabilmente, vorrà sapere a che punto siete arrivato.»

Wolfe chiuse il volume, tenendo l’indice fra le pagine, come segnalibro, e sollevò il ricevitore del suo apparecchio.

«Sì, signor Harvey?»

«Parla Nero Wolfe?»

«Sì.»

«Forse mi avrete già sentito nominare...»

«Infatti.»

«Vorrei un appuntamento, per una consultazione. Sono il presidente del Comitato contro il Plagio che rappresenta congiuntamente l’Associazione Nazionale Scrittori e Drammaturghi e gli Editori Riuniti d’America. Vi va bene domattina?»

«La mia cultura, circa il plagio, è nulla, signor Harvey.»

«Vi erudiremo noi. Abbiamo un problema da sottoporvi. Saremo in sei o sette, tutti componenti il comitato. Vi va bene, domattina?»

«Non sono un legale, la mia attività si limita...»

«Lo so. Vi va bene alle dieci?»

Naturalmente, non andava bene. Ci voleva altro che un autore, sia pure di categoria A, per estirpare il mio tiranno dalla serra delle orchidee prima delle undici, al mattino. Finalmente si accordarono per le undici e un quarto. Quando deponemmo i ricevitori, domandai al Capo se dovevo prendere informazioni : lui accennò di sì e io chiamai Lon Cohen della ”Gazzette” dal quale seppi che la ANSED era il non plus ultra. Tutti i drammaturghi e gli scrittori di gran fama vi erano iscritti, salvo qualche isolato che non aveva ancora deciso se iscriversi o no al genere umano. Altrettanto dicasi per l’ERA, in campo editori. Comunicai la lieta novella a Wolfe e sono sicuro che non sentì una parola, perché era immerso nella lettura.

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