Quarto discorso
Semplice fortuna, immagino!
La prima domanda
Amato Maestro,
dopo il mio ritorno in Olanda, l’anno scorso, ho iniziato a parlare di te con un travolgente senso di urgenza. Avevo la sensazione che tu mi avessi trasmesso questo senso di urgenza, che però sembrava essere anche parte della mia natura.
Questa sensazione di non avere un secondo da perdere, il desiderio di vedere un numero sempre maggiore di olandesi prendere il sannyas quanto prima, mi ha allontanato moltissimo dall’essere giocoso.
La serietà mi ha portato a un profondo stato di angoscia perché mi sono trovato davanti all’indifferenza, sono stato ridicolizzato e disprezzato, soprattutto dai giornalisti.
Oggettivamente non ho fallito, anzi, ma in termini di essere, ciò che ho vissuto non era esattamente “wu-wei”. Semplicemente, non sono riuscito ad armonizzare questo senso di urgenza con la gioia e il rilassamento.
Puoi dire qualche parola su questa urgenza, anche se già mi hai dato tantissimo?
Deva Amrito, il senso del gioco di cui parlo affiora lentamente. Non puoi semplicemente saltar fuori dalla tua serietà, l’hai accumulato per vite intere... ora ha una forza propria.
Rilassarsi non è una cosa semplice: è uno dei fenomeni più complessi che esistano, poiché tutto ciò che ci viene insegnato è tensione, ansia, angoscia. La serietà è il nucleo essenziale intorno al quale è costruita la società. Il gioco è una cosa per bambini, non per adulti. E io vi insegno a essere di nuovo bambini, a tornare a giocare. È un balzo quantico, un salto... ma ci vuole tempo per capirlo.
E, dal mio punto di vista, tu hai avuto un successo pieno: da un punto di vista oggettivo, di certo, ma anche da un punto di vista soggettivo. Inaspettatamente, ce l’hai fatta: chiunque altro, al posto tuo, sarebbe finito al manicomio.
Eri eccitato, ed è naturale essere eccitati. Quando qualcuno mi comprende, mi sente, immediatamente inizia a sentire un senso di urgenza... non c’è un solo minuto da perdere! E la parola dev’essere diffusa. Una sorta di incredibile immediatezza ci travolge, è naturale! È vero che non c’è un solo minuto da perdere. E se mi ami, vorresti che tutta quella gente venga da me, perché potrebbe non riavere la stessa opportunità per secoli, per vite e vite!
Quando ami, se trovi un tesoro lo vorresti condividere. E se in più il tesoro è tale da poter scomparire a ogni istante, come puoi evitare la sensazione di incredibile urgenza? Dovrai urlare dai tetti delle case.
E la risposta che otterrai è scontata, è tassativa... più vorrai che la gente venga da me, più quelle persone scapperanno; da te, dall’idea stessa di venire da me. E il solo modo di fuggire è ridicolizzarti, è ridere di te, darti del pazzo. È il loro modo di difendersi. Se ti ascoltassero comprensivi, se ti permettessero di colmare il loro essere, di inondare il loro essere, di straripare nel loro essere, anch’essi si troverebbero presi nella stessa morsa... troverebbero difficilissimo evitarla.
Ecco perché, senza alcun indugio, partono subito ridicolizzandoti, criticandoti, controbattendo, deridendoti. Faranno di tutto per creare in te la sensazione che tu sei sbagliato. Ma con te hanno fallito: non sono riusciti a creare in te quella sensazione. Più ti hanno ridicolizzato, più ti hanno deriso, più ti hanno criticato, e più tu hai cercato di convincerli.
E, da un punto di vista oggettivo, hai avuto successo, hai convinto migliaia di persone. Da quando sei tornato in Olanda, moltissimi olandesi sono venuti qui, e ancor di più ne stanno arrivando, e molti ne arriveranno. Hai attizzato un fuoco di grandi proporzioni, hai toccato i cuori di molta gente. Ed è stata anche un’incredibile esperienza rispetto alla tua crescita interiore.
L’impatto che hai creato ancora non ti è salito alla testa; non ti ha reso più egoista. Di fatto, ti ha reso più umile. Forse non si è trattato proprio di wu-wei, ma ci sei andato molto vicino. E non era previsto che fosse assoluta wuwei, ma è stato più di quanto mi aspettassi.
Amrito, temevo un po’ che potessi impazzire. Il senso di urgenza era tale, l’estasi era tale, eri così appassionatamente in amore con me, che in cuor mio avevo paura. Ti ho mandato con mille e un’apprensione... ma sei sopravvissuto alla prova. Sei tornato indietro. Lo scompiglio che si è creato intorno a te a causa del tuo parlare di me – sui giornali, alla radio, in televisione – il modo in cui hai parlato, ha trasmesso il senso del tuo immenso amore, ha dato la sensazione netta che avessi trovato la dimora reale dell’essere.
Molti sono stati convinti. E anche molti di coloro che non sono stati convinti hanno iniziato a pensarci. E perfino coloro che ti hanno ridicolizzato e che ti hanno attaccato sono rimasti impressionati; altrimenti perché avrebbero dovuto affannarsi tanto? Perché mai dovresti attaccare qualcuno, se non ti impressiona minimamente? Perché dovresti ridicolizzare e deridere una persona, se ti rendi semplicemente conto che è pazza? Nessuno ride di un pazzo, nessuno ridicolizza un pazzo. È sufficiente sapere che è pazzo, e la cosa è chiusa!
Hai creato una reazione a catena che proseguirà. E io vorrei che molti dei miei sannyasin fossero altrettanto eccitati, sentissero la stessa sensazione di urgenza, andassero nei loro paesi e diffondessero la notizia. E dovrete urlare dai tetti delle case.
E ogni volta che sarete in amore, sembrerete pazzi... siete pazzi. L’amore è follia... ma di gran lunga superiore alla cosiddetta mediocre e quotidiana salute mentale. E l’amore è cieco, ma è una cecità in grado di vedere l’invisibile.
L’amore non è parte del mondo comune che abbiamo creato: da questo mondo abbiamo espulso l’amore. Pertanto, ogni volta che siete in amore – ed essere in amore con un Maestro, essere in amore con un buddha, è l’amore supremo – vi sentite impazzire. Quell’amore vi rende membra del trascendente... nessuno ci può credere!
Come possono credere i tuoi amici, Amrito, che sia successo a te e non a loro? È qualcosa che contrasta inesorabilmente con il loro ego: tu hai trovato e loro no, stanno ancora lottando... no, per loro è più facile negare, dire che tu non hai trovato, che sei vittima di un’illusione, che sei stato ipnotizzato, che hai delle allucinazioni, che sei stato drogato. Questo li consola, li acquieta. Se tu avessi trovato veramente, si sentirebbero assolutamente a disagio... in questo caso, le loro vite sarebbero un fallimento.
È stata una bellissima esperienza. So che non hai potuto essere granché giocoso... è stato difficile. La prossima volta che ti rimanderò, giocherai di più. Ma non ti spaventare! So che non vuoi tornare indietro ora. Quando è troppo è troppo... ma una volta ancora... la prossima volta lo scopo sarà solo e unicamente questo: giocare! In quel caso, la gente riderà di più e penserà che sei impazzito ancor di più. Ma ridi... danza, canta. Questa volta hai discusso, la prossima volta non discutere: canta, danza, abbraccia le persone.
Ma sono molto felice. Qualsiasi cosa sia accaduta è stata ottima da un punto di vista oggettivo, è stata ottima per gli altri, ed è stata ottima per te. Si tratta di un espediente: mandarti nel mondo con uno scopo particolare è uno stratagemma utile per la tua crescita interiore. E tu hai avuto un successo completo.
C’erano tutti i presupposti perché fallissi.
Mi viene in mente:
Una volta, George Gurdjieff chiese a P.D. Ouspensky, il suo primo discepolo dell’epoca, di andare da Londra in una regione remota del Caucaso. Era un viaggio estremamente difficile. Da un punto di vista finanziario, Ouspensky era in bancarotta. Non aveva soldi, non aveva casa, nessuno che lo aiutasse. Era un viaggio lunghissimo! E i tempi erano difficili: in quelle regioni era pericoloso muoversi, perché era scoppiata la Rivoluzione bolscevica. La gente veniva massacrata, uccisa, assassinata. Non c’era pace alcuna. Perfino Gurdjieff aveva dovuto lasciare la Russia e si nascondeva tra le montagne del Caucaso.
Non era l’epoca migliore per viaggiare da quelle parti, i pericoli erano infiniti, il viaggio estremamente disagevole: i treni venivano fatti saltare, le strade erano bloccate, i ponti distrutti. Era il caos! Ma quando il Maestro chiama, il discepolo deve ubbidire.
Ouspensky vendette tutti i suoi averi. Si fece prestare altro denaro da alcune persone, e viaggiò per migliaia di chilometri. Gli ci vollero circa trenta giorni per arrivare da Gurdjieff. Stanco, lacero, colpito ripetutamente dal pensiero: “Cosa sto facendo? La gente fugge dalla Russia, e io ci sto andando!”. Inoltre, il suo nome era sulla lista nera dei comunisti, perché era un personaggio pubblico – il maggior discepolo di George Gurdjieff, un matematico famoso, conosciuto in tutto il mondo, un grande autore, uno dei più grandi mai esistiti. I suoi libri erano tradotti in quasi tutte le lingue del mondo... tornare in Russia era veramente pericoloso: avrebbe potuto essere catturato, imprigionato, ucciso. Era un anticomunista! – nessuna persona che abbia sensibilità può essere un comunista, perché l’idea è un puro nonsenso. Ma viaggiò... e quando raggiunse Gurdjieff, questi lo guardò e la prima cosa che disse fu: “Torna a Londra e riprendi a lavorare!”.
Era veramente troppo! Ouspensky fallì. Non riuscì ad avere fiducia in quest’uomo. Che scherzo era mai quello? Giocare così con la vita di qualcun altro... e la prima cosa che gli disse, vedendolo, fu: “Torna indietro immediatamente! Non ho altro da dirti!”.
Ouspensky tornò indietro, si ribellò a Gurdjieff, divenne suo nemico. Quello fu un grande espediente di un grande Maestro. Se avesse avuto fiducia, si sarebbe illuminato. Mancò l’occasione, e morì non illuminato.
Quando le cose vanno via lisce come l’olio, è facile aver fiducia, ma non ha alcun valore. Quando le cose diventano difficili, ardue, impossibili, e tu riesci comunque ad avere fiducia, quando diventa assolutamente illogico aver fiducia, eppure continui a fidarti, solo in quel caso, solo una fiducia così incrollabile diventa una forza trasformante.
Amrito, ti rimanderò indietro ancora una volta. E ricorda, non sono un uomo coerente: potrebbero essere due, tre... dipende. Ma per il momento, ti rimanderò indietro ancora una volta, questo è certo!
E questa volta il piano prevede che tu giochi.
La seconda domanda
Amato Maestro,
perché esistono tante religioni nel mondo, e perché queste religioni continuano a discutere tra loro?
Geetam, è naturale che ci siano tante religioni. In verità, ne occorrono molte di più. Dal mio punto di vista, ogni individuo dovrebbe avere la propria religione; dovrebbero esistere tante religioni quante sono le persone. Il numero non è eccessivo: ci sono solo trecento religioni... ma quante sono le persone che esistono sulla Terra?
Ogni individuo dovrebbe avere la propria religione, perché ogni individuo è assolutamente unico, dissimile da tutti gli altri... come possono due persone avere la stessa religione? È impossibile; ma noi abbiamo preteso l’impossibile. Ogni individuo deve raggiungere Dio a modo suo, e la sua strada non verrà mai ripercorsa da nessun altro.
Ecco perché i buddha possono solo indicare, possono solo dare spunti. Non possono darvi mappe precise e definite: solo spunti, alcuni accenni. E quegli spunti non devono essere presi molto seriamente, bensì con estremo senso del gioco. Non dovete diventare fanatici; se lo diventate non siete più religiosi.
Una persona religiosa è umile, disponibile a cogliere ogni sorta di spunto; è un ricercatore, indaga, è un esploratore, e imparerà da ogni possibile fonte. Imparerà dal Vangelo e dai Veda e dal Dhammapada; imparerà da Buddha, da Gesù e da Zarathustra. Imparerà da ogni possibile fonte, restando tuttavia se stesso. Non diventerà un imitatore, non diventerà una copia. Conserverà la propria autenticità. Sarà umile, sincero, autentico; non diventerà una finzione; non sarà un seguace, sarà un amante.
Amerà Buddha, ma non lo seguirà; non lo seguirà nei dettagli: come potreste seguire un buddha nei dettagli? Egli è una persona di tipo totalmente diverso. Tu non sei mai esistito in precedenza, nessuno come te è mai esistito, e nessuno che ti assomigli tornerà mai a esistere. Ecco perché la tua religione deve essere tua, la tua verità deve essere tua!
Ed è quella la bellezza della verità: si presenta sempre in forma così unica, che puoi dire: “Questo è un dono speciale che Dio ha fatto a me”, ed è per questo che esistono tante religioni. È un fenomeno bellissimo! Dovrebbero esisterne molte di più. Molta gente si è sforzata di dar vita a una sola religione, è un segno di assoluta stupidità: non potrete mai creare un’unica religione. Potrete imporre con la forza un’unica religione alla gente, ma così distruggerete il loro spirito, la loro libertà; così storpierete il loro essere e paralizzerete la loro crescita.
Così come vi sono molte lingue, ci sono molte religioni. La varietà è bella, ti permette di scegliere in base al tipo di uomo che tu sei. La religione non è decisa per nascita, e non può esserlo, e coloro che decidono la loro religione in base alla loro nascita sono sciocchi patentati. Non puoi essere hindu per nascita, né tanto meno cristiano; la nascita non ha nulla a che vedere con la tua religione. La religione è una ricerca. Puoi essere nato da genitori hindu – questo è un altro fatto – ma se i tuoi genitori ti amano veramente, non ti convertiranno all’induismo. Certo, ti diranno tutto ciò che hanno conosciuto e sperimentato, ma ti lasceranno libero. E ti diranno: “Diventa più attento, più consapevole, più maturo, e quando sarai cresciuto abbastanza e vorrai decidere, scegli la tua religione”.
Vai alla moschea, vai in chiesa, vai al tempio, vai al gurudwara. Ascolta ogni sorta di cose, vedi ogni tipo di fiore; il giardino di Dio è così pieno di varietà, è così ricco grazie alla varietà; ci sono rose e fiori di loto e mille altri fiori diversi. Vai e scegli il tuo profumo, la tua fragranza, perché se non scegli da solo, in prima persona, non ti sentirai affatto impegnato, non ti abbandonerai mai a quel flusso.
Il mondo non è religioso, perché la religione ci è imposta. I genitori hanno fretta di imporre; la chiesa, lo stato, la nazione, tutti hanno fretta di imporre una specifica religione sul bambino... Che stupidaggine! Che sciocchezza! La religione richiede maturità, profonda comprensione, prima che la si possa scegliere.
Nessuno nasce hindu, o musulmano, o parsi. Tutti nascono limpidi, innocenti, una tabula rasa e poi tutti devono cercare e indagare. Questa è la bellezza della vita, perché la vita è una ricerca. E non aver fretta di sistemarti... non è necessario. È possibile che nessuna delle religioni esistenti ti appaghi. Ma questo è proprio l’ideale: vuol dire che in te è nata una nuova religione. Il mondo diventa più ricco: una religione in più, un altro fiore, un nuovo albero, un fenomeno nuovo.
Buddha ha portato nel mondo una nuova religione; prima di Buddha il mondo era più povero, perché non possedeva il buddhismo, mancava. Buddha avrebbe potuto seguire la religione dei suoi genitori; in quel caso il mondo sarebbe stato ancora in miseria: gli sarebbe mancato qualcosa di immenso valore, una nuova soglia a Dio. Buddha ha aperto una nuova porta, una nuova visione, una nuova intuizione. Non fu convinto dalla religione dei suoi genitori; altrimenti sarebbe rimasto un hindu. Si ribellò. Tutte le persone religiose sono ribelli.
Si avviò lungo un percorso di ricerca individuale; tutte le persone religiose sono esploratori, amano l’avventura. Sarebbe stato facile e comodo e conveniente credere nella religione in cui avevano creduto i suoi genitori e i loro antenati, e per secoli. Sarebbe stato più vantaggioso perché non avrebbe richiesto alcuna indagine, non avrebbe dovuto vivere sino in fondo tutta la fatica di ricercare il vero. Qualche veggente in passato l’aveva trovato... ora lui poteva limitarsi a prenderlo in prestito. Ma una verità presa in prestito non è affatto una verità. Una verità mediata da qualcuno è una menzogna.
Buddha si mise alla ricerca; quell’indagine fu annosa, dura, estenuante. Rischiò ogni cosa: il suo regno, la sua vita. Ma quando rischi tanto, la vita ti inonda di nuovi tesori: nacque una nuova religione, una nuova intuizione, una nuova visione.
Maometto avrebbe potuto seguire la religione dei padri. Gesù avrebbe potuto seguire l’ebraismo... diventa un Gesù, diventa un Buddha, diventa un Maometto! Non essere un musulmano, non essere un buddhista, non essere un cristiano – esplora! Non sprecare la tua vita imitando, perché in questo caso rimarresti una finzione. E una persona falsa non può essere religiosa. È necessaria una profonda autenticità, un’immensa onestà d’animo.
Pertanto, Geetam, è un bene che ci siano trecento religioni: ce ne dovrebbero essere di più! Io sono sempre a favore della varietà. Voglio che il mondo sia ricco, in tutti i modi possibili. Vorresti che al mondo esistesse solo un fiore? Solo rose, o solo fiori di loto? Il mondo non ne sarebbe sminuito, impoverito? Vorresti che il mondo avesse solo un linguaggio? In questo caso, le varie sfumature delle diverse lingue scomparirebbero.
Ci sono cose che possono essere dette solo in arabo e non possono essere espresse in nessun’altra lingua; e ci sono cose che possono essere dette solo in ebraico e non possono essere espresse in nessun’altra lingua. Ci sono cose che possono essere dette solo in cinese e non possono essere espresse in nessun’altra lingua... se il mondo avesse solo una lingua, un’infinità di cose meravigliose rimarrebbero inespresse.
Lao Tzu può parlare solo in cinese. Forse non ci hai mai pensato: prova a pensare a Lao Tzu che scrive il suo Tao Teh Ching in inglese... il libro sarebbe del tutto diverso. Gli mancherebbe qualcosa di immenso valore; avrebbe qualcosa di diverso, sfumature del tutto diverse, mancherebbe del sapore che ha in cinese.
Il cinese non ha un alfabeto; è scritto in simboli. Poiché non esiste un alfabeto, i simboli possono essere interpretati in mille e un modo; i simboli sono molto fluidi, meno fissi, più poetici, meno prosaici. Un simbolo può significare molte cose. Non è qualcosa di scientifico; è difficilissimo scrivere un trattato scientifico in cinese. Per quello scopo, l’inglese è una lingua molto più adatta.
Tuttavia, ciò che Lao Tzu ha dato al mondo non sarebbe potuto esistere senza il cinese. Ogni simbolo ha molti significati, una molteplicità di significati. Puoi scegliere il tuo, in base allo stato della tua mente. Ogni simbolo ha molti strati di significati; man mano che la tua comprensione cresce, il significato dei simboli cambia.
Per questo, in Oriente, esiste un modo di leggere del tutto diverso e totalmente inesistente in Occidente. A te non piacerebbe leggere e rileggere in continuazione lo stesso libro di Bernard Shaw, oppure sì? Se non sei matto, non ti piacerebbe leggerlo e rileggerlo, che senso avrebbe? Una volta letto, chiuso! Per questo sono nati i libri tascabili: leggili e gettali!
Ma in Oriente esiste un diverso tipo di lettura: lo stesso libro è letto e riletto per tutta la vita.
Il Tao Teh Ching non è un libro che si può stampare in edizione tascabile, anche se ora viene fatto. Non dovrebbe esserlo; è impossibile perché si tratta di un libro totalmente fuori dalla norma. Possiede strati e strati di significati.
Quando lo leggi per la prima volta, è un libro di un certo tipo, perché tu conosci un solo significato, quello superficiale. Dopo averci meditato per qualche mese, torni a leggerlo... ed ecco che ti si rivela un altro significato; dopo aver meditato per qualche mese ancora, torni a leggerlo, un terzo significato. Deve andare avanti... deve diventare lo studio di una vita.
E continuerai a trovare significati... sono inesauribili. Aes dhammo sanantano: l’assoluto è eterno e inesauribile. Non è un romanzo, non puoi leggerlo e chiuderlo. Una lettura non ti servirà minimamente; ti introdurrà semplicemente al testo, non te ne darà l’essenza. Per giungere all’essenza di quel libro occorre tutta una vita.
Certo, abbiamo bisogno di ogni sorta di linguaggio. L’inglese è necessario per la sua precisione, per la sua accuratezza. Ogni parola ha un significato: senza un linguaggio come questo, la scienza non può svilupparsi.
La scienza non è potuta nascere in India, a causa del linguaggio: il sanscrito è un linguaggio poetico. Lo puoi cantare – possiede quella qualità –, lo puoi salmodiare, ma non puoi creare troppi sillogismi. Certo, mille canti, ma non una sola discussione: è espressivo ma del tutto privo di logica.
L’arabo ha una profonda qualità seduttiva, riecheggia quasi con ossessione. Se lo canti, creerà un riverbero nel tuo cuore. Smetti di cantare, e il canto continuerà nel cuore. L’arabo ha in sé quella qualità, perché è una lingua del deserto: tutte le lingue del deserto hanno questa qualità. Quando chiami qualcuno in un deserto, a distanza remota, devi chiamarlo in un certo modo... e nel deserto puoi chiamare le persone da molto lontano; se le chiami con un suono ritmico, giungerà fino a loro.
Da qui la bellezza del Corano. Non è un libro da leggere – coloro che leggono il Corano ne mancano il significato –, è un libro da cantare. Non è un libro da studiare: è un libro da danzare, solo in questo caso ne toccherete lo spirito interiore.
È stupendo che ci siano tante lingue, perché ci sono infinite cose da dire, da esprimere, da comunicare. E man mano che il mondo cresce, aumenterà il bisogno di altri e nuovi linguaggi; perché con la crescita del mondo, la gente sentirà molte cose nuove, sperimenterà e toccherà potenzialità ancora ignote.
La religione non è altro che un linguaggio per esprimere l’Assoluto. Geetam, non c’è nulla di male nel fatto che esistano molte religioni. Certo, c’è qualcosa di male nel loro continuare a discutere. Ciò dimostra che le cosiddette religioni hanno perso la loro qualità religiosa, sono diventate fatti politici; quelle cosiddette religioni non ospitano più Maestri vivi, ma solo preti morti, tonti e mediocri.
Continuano a discutere, insistono nel cercare di convertire, perché il numero crea potere. Se il numero dei cristiani aumenta, il cristianesimo ha più potere e il papa in Vaticano diventa sempre più potente. Se gli hindu aumentano di numero, ovviamente avranno più potere.
I numeri danno potere. Per questo, il cristianesimo vuole che tutti siano cristiani, i musulmani vogliono che tutti seguano Maometto. Forse cambiano i metodi e le strategie, ma lo sforzo e il desiderio sono gli stessi, ed è un desiderio profondamente politico: si tratta di potere politico. In questo caso, naturalmente, sorgeranno discussioni. I politici litigano in continuazione, questo non ha niente a che vedere con la religione!
Le religioni dovrebbero essere quante più possibili. E non si pone affatto il problema di un conflitto: si tratta solo di vedere ciò che piace o non piace a ciascuno. Se a me piace una rosa, non cercherai di convincermi che dovrebbero piacermi le margherite; semplicemente accetti ciò che a me piace. E se a te piacciono le margherite, è più che giusto; non è il caso di discutere e di litigare. Non dobbiamo litigare, vuoi fisicamente, vuoi intellettualmente. Posso lasciarti libero nella tua scelta, e non mi sento offeso dal fatto che a te piacciono le margherite e a me no.
Le preferenze sono questioni individuali. A qualcuno può piacere la Bhagavadgita, a qualcun altro il Corano, a qualcun altro il Dhammapada, va benissimo, è più che giusto. Dovremmo condividere ciò che ci piace con gli altri, ma non dovremmo cercare di convertire gli altri, di spingerli a forza nel nostro gregge.
Certo, condividi usando tutti i mezzi possibili, perché la condivisione rivela il tuo amore. Se hai trovato una fonte, condividila! Ma quella condivisione dovrebbe essere frutto dell’amore, non motivata da potere politico. Non si tratta di convincere l’altro e di trascinarlo a forza nel tuo gregge... le religioni hanno fatto cose orribili: la gente è stata convertita con la punta delle spade; la gente è stata pagata, corrotta, la loro conversione è stata comprata... tutti i mezzi sono stati usati, giusti o sbagliati che fossero. Diventa un cristiano! Diventa un musulmano! Diventa un hindu! Afferra un numero sempre più grande di persone in modo da diventare più potente, e non permettere a nessuno di lasciare il tuo gregge...
Il figlio di Mulla Nasruddin chiese: “Papà, quando un cristiano diventa musulmano, come lo definisci?”.
Nasruddin sorrise e disse: “Direi che finalmente è rinsavito, è un uomo di comprensione, di saggezza. Ha capito che cos’è falso e cos’è vero”.
Il ragazzo tornò a chiedere: “E dimmi, papà, se un musulmano diventa cristiano, come lo definisci?”.
Nasruddin andò in collera e urlò: “Un traditore! Ha tradito... è un idiota!”.
Capisci? Se un cristiano diventa musulmano, è intelligente, è saggio; se un musulmano diventa cristiano è un traditore, è un idiota. E la stessa cosa è vera dal punto di vista cristiano.
Un hindu divenne cristiano. Ovviamente, tutti gli hindu gli furono contro, li aveva traditi! Ma i cristiani ne fecero un santo, si chiamava Sadhu Sunder Singh; lo adorarono quasi fosse l’incarnazione di Gesù, perché dimostrò la verità del cristianesimo. E gli hindu? Erano così in collera che volevano ucciderlo. Ed è probabile che lo fecero, perché un giorno l’uomo scomparve e il suo corpo da allora non è più stato ritrovato; è ancora un mistero ciò che accadde a Sadhu Sunder Singh.
Conosco un uomo che era hindu e divenne giainista. Gli hindu gli furono tutti contro, è ovvio. Fecero di tutto per annientarlo, ma egli divenne il più famoso dei santi giainisti; si chiamava Ganesh Varni. Vinse su tutti gli altri santi giainisti, raggiunse la fama più eccelsa... e qual era la sua vera qualità? Come mai divenne tanto famoso? Fondamentalmente solo per questo motivo: era un hindu e divenne giainista. “Ha dimostrato che il giainismo è di gran lunga superiore all’induismo. Altrimenti, perché quest’uomo, tanto saggio, si è unito al nostro gregge?”
Geetam, queste religioni litigano perché non sono religiose; sono diventate sempre più fenomeni politici. E quando litighi, tutto va bene: in amore e in guerra tutto è permesso!
Un cattolico sta cercando di convertire un ebreo, dicendogli che se si converte le sue preghiere saranno di certo esaudite... il prete le trasmetterà al vescovo, che le trasmetterà al cardinale, che le trasmetterà al papa, che le porterà in paradiso... attraverso un pertugio situato nella cupola del Vaticano, che coincide con un buco nel pavimento del paradiso... e qui san Pietro le porterà alla Vergine Maria, che intercederà presso il figlio Gesù, che dirà una buona parola a Dio.
L’ebreo riepiloga quell’incredibile itinerario con sguardo stupito e conclude: “Vedi, devo essere sincero, mi ero sempre chiesto dove fosse situato il gabinetto, in paradiso... di certo devono cagare in quel pertugio che dà in Vaticano, e il papa deve di certo passare quella merda ai cardinali, che la passano ai vescovi, che la danno ai preti, che la danno a te... e ora tu cerchi di passarla a me?”.
Le religioni sono ottime cose – ne occorrono molte di più – ma religioni che litigano non sono affatto religiose. L’attitudine stessa a discutere ne fa fenomeni politici. E i preti e i politici hanno intimamente tramato nel corso dei secoli; perché l’uomo politico può dominare la gente grazie al prete, con estrema facilità. Il prete possiede le anime della gente, e il politico ne possiede il corpo. Entrambi sono oppressori, sfruttatori. Entrambi sono in affari, partner nello stesso business. Entrambi si aiutano a vicenda: il politico può aiutare il prete, perché possiede il potere temporale; e il prete può aiutare il politico, perché la gente lo ascolta, lo adora, reputa divine le sue parole.
Lo sapevate? Il buddhismo divenne una grande religione non a causa di Buddha, il merito va all’imperatore Ashoka. Non fu per Buddha che milioni di persone si convertirono al buddhismo, niente affatto. Mentre Buddha era vivo, solo pochi, un gruppo di eletti, ebbero il coraggio di camminare con lui, di lasciarsi illuminare dalla sua luce, di entrare in comunione con lui. E quella gente era coraggiosa... perché dovette soffrire, dovette patire moltissimo ogni sorta di critica, venne ridicolizzata, in quanto l’establishment hindu era contro questo Buddha.
Il buddhismo divenne una religione mondiale non grazie a Buddha ma all’imperatore Ashoka. Quando i preti buddhisti si unirono all’imperatore Ashoka, la religione divenne mondiale e l’intera Asia si convertì. In quell’ambito i preti aiutarono Ashoka a rafforzare il proprio potere, e Ashoka aiutò i preti a diventare sempre più potenti.
Il cristianesimo divenne una religione mondiale non a causa di Gesù. Gesù era molto solo... soltanto alcuni discepoli, una dozzina, e poche centinaia di simpatizzanti, nient’altro. E perfino quei discepoli si volatilizzarono quando Gesù fu crocefisso, e i simpatizzanti si dimenticarono semplicemente di lui; smisero di parlarne, perché era pericoloso anche solo mostrare una simpatia.
Si dice che i suoi simpatizzanti andarono a sputargli in faccia, mentre stava morendo, per mostrare alla folla che loro erano contro e non a favore. Volevano dimostrare... quell’uomo stava morendo, adesso potevano essere loro ad avere problemi e, dovendo vivere, dovevano dare una prova che dimostrasse il loro non essere affatto affiliati.
Rinnegarono Gesù mentre stava morendo. Gettarono fango e pietre e sputi sul suo volto, solo per mostrare alla folla: “Lo vedete, non è una prova sufficiente a confutare i pettegolezzi che avete sentito su di noi? Sono falsi, infondati! Non siamo simpatizzanti, siamo contro di lui tanto quanto lo siete voi; di fatto, lo siamo molto di più”.
Non furono i nemici a sputargli addosso, bensì gli amici. E Gesù non divenne una forza mondiale per proprio merito, ma solo quando gli imperatori romani e i preti cristiani si allearono. Ebbene, questa è una vera ironia della sorte: Gesù fu crocefisso da un imperatore romano... vedete come gira la ruota della storia? Ponzio Pilato era solo un rappresentante del potere romano, dell’imperatore di Roma; si limitava a eseguire gli ordini di Roma. E chi avrebbe mai pensato che Roma sarebbe diventata la sede centrale della cristianità? Chi avrebbe mai pensato, mentre Gesù veniva crocefisso, che Roma sarebbe diventata la residenza del papa? Ma è così che vanno le cose. Quando i preti si allearono all’imperatore Costantino e ad altri imperatori romani, la cristianità divenne una forza mondiale.
Cristianesimo, buddhismo, induismo, giainismo, sono dipesi tutti dalla politica. Non sono più religioni vere, bensì giochi politici giocati in nome della religione.
Io vorrei che il mondo avesse molte più religioni, così tante da permettere a ogni individuo di avere la propria; allora il prete non sarà più necessario. Quello è l’unico modo per far scomparire i preti: se ognuno di voi ha una religione propria, nessun prete è necessario; tu sei il prete e tu sei il seguace e tu sei ogni cosa!
Dovete ascoltare la vostra voce interiore. Buddha dice: “Segui la tua natura”; non è necessario che qualcuno interceda per te!
Tuttavia, io non sono favorevole alla creazione di una religione: basta con queste assurdità! In passato abbiamo cercato di farlo: creare un’unica religione per far smettere ogni litigio; purtroppo non è possibile. Se anche imponi con la forza un’unica religione, se anche il mondo intero diventasse cristiano, di nuovo sorgerebbero i protestanti e i cattolici e mille e una setta. E lo stesso gioco ricomincerebbe: la gente inizierebbe a discutere, a litigare, poiché ha bisogni diversi, comprensioni diverse.
Ho sentito raccontare:
Una giovane donna torna a casa da Londra, dove è andata ad abitare. Figlia di una rigida famiglia cattolica, la ragazza torna al villaggio dopo quattro anni di assenza, ricchissima. La madre non crede ai propri occhi e le chiede: “Come hai fatto? Come hai fatto a diventare così ricca... abiti di lusso, diamanti, auto da corsa!”.
E la ragazza: “Mamma, sono diventata una prostituta”.
La madre ha un collasso e sviene. Quando riprende i sensi, con un filo di voce, chiede: “Cos’hai detto?”.
E la ragazza: “Mamma, ho detto che sono diventata una prostituta!”.
Al che la madre si mette a ridere e commenta: “Scusa, ti avevo fraintesa... pensavo che avessi detto protestante!”.
Essere una prostituta va bene, ma diventare protestante...?
Ricomincerebbero le stesse discussioni. Perfino religioni piccolissime... ad esempio il giainismo, una delle religioni più piccole che esistano, hanno un’infinità di sette e di sottosette. Di fatto, non siamo ancora diventati consapevoli della grande necessità che ogni individuo ha di avere la propria versione di Dio; ancora non siamo consapevoli che ogni individuo ha il proprio approccio a Dio.
Un uomo segue una prostituta a casa sua, e resta allibito nel vedere lauree e diplomi a iosa che tappezzano tutte le pareti della stanza.
“Sei laureata?” chiede.
“Certo,” replica l’altra serafica, “ho una laurea in lettere alla Columbia, e un’altra in arti drammatiche a Oxford, ma non solo...”
L’uomo è incredulo: “Ma come è possibile che una ragazza come te faccia una professione come questa?”.
“Non lo so,” replica la donna, “semplice fortuna, immagino!”
La gente ha comprensioni diverse, modi diversi di guardare le cose, interpretazioni diverse. E questa libertà dev’essere loro concessa...
La terza domanda
Amato Maestro,
i miei genitori sono stati missionari cristiani in India, per venticinque anni. Mio fratello è un drogato, mia sorella soffre di una sindrome che la spinge a mentire sempre e comunque. Per ciò che mi riguarda, sono così serio che, quando rido, mi fa male la bocca. Come sono finito qui?
Prem Parijat, semplice fortuna, immagino! Vivrai in estasi e morirai in estasi...
Hai sentito la storia di quel novantenne che sposò una diciottenne?
È morto di una nuova malattia, battezzata “estasi”: ci sono voluti tre giorni per cancellare quel sorriso di beatitudine dalla sua faccia!
Ora la stessa cosa accadrà anche a te: vivere la tua vita sarà una risata; quando morirai, la gente avrà grosse difficoltà a cancellarti il sorriso dalla faccia.
Forse sei capitato qui solo perché i tuoi genitori erano missionari cristiani: nascere in una famiglia di missionari, non importa di che tipo – cristiani, hindu o musulmani – significa essere stufi marci di tutte quelle assurdità. Nascere da un prete significa sapere una cosa per certa: i preti non credono in Dio. È solo un affare... fingono!
Nascere nella casa di un prete è un’occasione rarissima: i bambini sono estremamente intuitivi e possono scrutare a fondo e vedere che tutte le assurdità predicate dal padre non sono altro che parole vuote, egli non intende affatto ciò che predica, perché non lo mette mai in pratica. I bambini dei preti diventeranno inevitabilmente consapevoli dell’ipocrisia delle cosiddette persone religiose.
Forse la causa è semplicemente questa, perché è praticamente impossibile vivere in casa di un prete e non sapere che egli è la persona più irreligiosa che esista al mondo.
I preti sfruttano la religione. Sfruttano la fiducia delle persone. Sono i più grandi bari che esistano, perché sfruttare la fiducia della gente è il più grande crimine che esista: distruggi la fiducia delle persone... ma essi vivono su quel tipo di inganno; il segreto dei loro affari è tutto lì.
Il vescovo era molto orgoglioso dell’elegante villa che aveva costruito per farne la sua residenza ufficiale. Un giorno, il vescovo e un amico si trovarono coinvolti in una pressante discussione, nella quale il prelato sosteneva una catena di pensieri, apparentemente di sapore ateo...
È la forma di pensiero che prevale nelle cerchie cattoliche: una religione senza religione, un cristianesimo senza Dio... sono queste le cose di cui si discute, di cui si parla con accanimento. Dopo Friedrich Nietzsche, che ha dichiarato la morte di Dio, il cristianesimo ha vissuto nello scompiglio... che fare, ora? Si è cercato in tutti i modi di dare vita a un cristianesimo che non avesse più bisogno di Dio, in modo che la professione sacerdotale potesse riprendere a espandersi.
Ora Dio è diventato un impedimento; nel momento in cui usi la parola “Dio”, la gente perde interesse. Pertanto, i teologi cristiani stanno discutendo, pensando, meditando, dibattono su come creare una cristianità che non abbia affatto bisogno di Dio. Ed è possibile! Infatti, il buddhismo esiste senza bisogno di un Dio, e così pure il giainismo, perché non potrebbe esistere anche un cristianesimo senza Dio?
...il prelato stava sostenendo una catena di pensieri, apparentemente di sapore ateo, quando l’amico lo arrestò: “Padre, ma lei crede in Dio oppure no? Lo dica con chiarezza, e senza tanti giri di parole. Dica sì o no... crede in Dio?”.
Dopo una lunga esitazione, il vescovo replicò: “Certo che ci credo! Chi pensi abbia pagato questa casa?”.
La casa che si era costruito, quella bellissima villa, poteva esistere solo perché la gente crede ancora in Dio; e poiché crede in Dio, crede nel vescovo... questi non può dichiarare pubblicamente che non esiste alcun Dio. Se lasci cadere Dio, Gesù non è più il figlio di Dio, il papa non è più il rappresentante di Gesù, e via di questo passo. E l’intero business va in malora! È necessaria una gerarchia: Dio al vertice, e il prete alla base, e l’intera scala intermedia.
Il prete sa per certo che non esiste alcun Dio. Se fosse consapevole che Dio esiste, come prima cosa non si sarebbe fatto prete: sarebbe stato un Gesù, sarebbe stato un Buddha, ma non un prete. Sarebbe stato un profeta, non un prete. Avrebbe immesso qualcosa dell’ignoto nella vita delle persone, ma non sarebbe appartenuto a uno status quo, non si sarebbe integrato nell’establishment ecclesiastico. Nessun uomo di comprensione, nessun uomo con una minima consapevolezza religiosa e con esperienze del sacro, potrebbe mai far parte di una chiesa istituzionalizzata. Non è mai successo. Buddha dovette lasciare il suo gregge, Gesù dovette lasciare il suo gregge, Maometto dovette lasciare il suo gregge. È sempre stato così: ogni volta che nasce un uomo religioso, deve lasciare il suo gregge, perché quel gregge è già nelle mani dei politici e dei preti, il cui unico interesse è sfruttare la gente.
Anand Moksha mi ha scritto:
Durante uno dei più grossi terremoti avvenuti in Guatemala nel 1976, il vescovo cattolico di stanza al Lago Atitlan mi prese in simpatia e mi permise di stare per un po’ di tempo nel suo giardino.
Alcuni mesi dopo, lo shock prodotto dalle scosse era ancora vivo nella mente delle persone. In quel periodo scoprii una bellissima casa su una collina il cui affitto era bassissimo; il motivo era semplice: un grosso masso incombeva minaccioso sulla casa, facendo presagire nulla di buono e la gente aveva paura. Io sentii le vibrazioni del luogo e mi sembrarono ottime, per cui affittai il posto.
Quando lo dissi al vescovo, la sua reazione fu un nervoso e disarmante discorso, accompagnato da grandi gesti con le mani: “Non ti preoccupa quella pietra? Non pensi che possa schiacciare la casa?”.
Replicai: “Se il Signore vuole prendermi, sia fatta la sua volontà!”.
Il vescovo scrollò le spalle e commentò: “Non ci crederai veramente...?”.
Forse, Parijat, ti è stato possibile finire qui semplicemente perché sei nato in una famiglia di missionari cristiani... missionari cristiani, e vissuti per venticinque anni in India...! È veramente troppo. In primo luogo, missionari cristiani, e in secondo luogo, venticinque anni in India è veramente troppo, più che sufficiente a convincere un bambino che i suoi genitori sono falsi, parlano per interesse, ma non credono affatto a ciò che dicono.
Non è affatto una questione di fede.
Ho sentito questa storiella:
In una scuola, una scuola missionaria cristiana, l’insegnante chiede ai bambini: “Chi è l’uomo più grande mai esistito?”.
Un americano risponde: “Abraham Lincoln”.
Un musulmano risponde: “Hazrat Maometto”.
E così via... finché tocca a un piccolo ebreo che si alza e dichiara: “Gesù Cristo”.
L’insegnante non crede alle sue orecchie... un ebreo che afferma Gesù Cristo? Ed esclama: “Lo intendi veramente?”.
E il ragazzino: “Quello non c’entra: nell’intimo del mio cuore so che è Mosè, ma gli affari sono affari”.
Stare con dei missionari cristiani per venticinque anni, e per di più in India, e vedere ciò che fa quella gente, crea un disincanto sufficiente.
Tutto il merito va ai tuoi genitori e ai venticinque anni passati in India... essi ti hanno condotto qui: sii loro riconoscente!
La quarta domanda
Amato Maestro,
sento di essere una persona molto speciale. Sono così speciale che voglio essere semplicemente un uomo comune, ordinario.
Per favore, puoi dire qualcosa in merito?
Anand Sangito, qui tutti pensano esattamente la stessa cosa. E non solo qui, ma da qualsiasi altra parte. Tutti, nelle profondità dei propri cuori, sanno di essere speciali. È uno scherzo che Dio ha fatto a tutti. Quando crea un nuovo uomo, lo spinge verso la Terra, e gli sussurra nell’orecchio: “Sei speciale. Sei incomparabile... semplicemente unico!”.
Ma è una cosa che Dio continua a fare con tutti, e tutti continuano a portare in sé quell’informazione, profondamente racchiusa nell’intimo del proprio cuore, anche se la gente non urla forte come stai facendo tu, perché teme che gli altri possano sentirsi offesi.
Inoltre, nessuno si convincerà mai, che senso ha dirlo? Se dici a qualcuno: “Io sono speciale”, non lo puoi convincere, perché l’altro sa di essere lui quello speciale. Come potrai mai convincere qualcuno? Certo, forse a volte qualcuno potrà convincersi, o quanto meno fingere di esserne convinto. Se deve fare affari con te, potrà comprarti dicendo: “Certo, tu sei speciale, sei veramente grande”. Ma in profondità sa che gli affari sono affari.
Uno spaccone sta raccontando all’amico delle sue tre auto da corsa, ostentando ricchezze e agi a profusione. A un certo punto arriva a dire che a New York mantiene due amanti, ma che ha dei problemi con la segretaria privata, con la quale fa all’amore appassionatamente ogni giorno, perché è incinta, pertanto ha dovuto optare per la prosperosa bionda che gli fa da stenografa, perché lo accompagni nel suo giro d’affari a Rio de Janeiro, promettendole di farle vedere il carnevale... D’un tratto l’amico esplode in ansimi atroci, quasi gli mancasse l’aria, o fosse in preda a un attacco cardiaco.
Lo spaccone smette di raccontare, prende dell’acqua, gli dà delle pacche sulle spalle, fino a quando l’altro sembra riprendersi.
“Cos’è successo?” chiede lo spaccone preoccupato.
“Non posso farci niente,” ansima l’altro, “sono allergico alle stronzate.”
È meglio tenere quelle stronzate profondamente nascoste dentro di sé, perché la gente è allergica. Ma, in un certo senso, è bene che tu abbia messo in luce la tua mente.
Se pensi di essere speciale, inevitabilmente ti creerai miserie senza fine. Se pensi di essere superiore agli altri, più saggio degli altri, cristallizzerai un ego molto solido. E l’ego è veleno, puro veleno. E più egoista diventi, più la cosa ti fa male, perché è una ferita. Più egoista diventi, più ti sconnetti dalla vita. Perdi contatto, ti separi dal flusso vitale; non sei più all’interno del flusso dell’esistenza, diventi una roccia nel fiume. Diventi di ghiaccio, perdi ogni calore, ogni amore. Una persona speciale non può amare... dove troveresti mai un’altra persona altrettanto speciale?
Ho sentito di un uomo che non si sposò mai, e mentre stava morendo, a novant’anni, qualcuno gli chiese: “Non ti sei mai sposato, ma non hai mai spiegato perché. Almeno ora che stai morendo, sciogli questa curiosità. Era un segreto, ma ora puoi dircelo, visto che stai morendo... tra poco non ci sarai più. Se anche il tuo segreto è svelato, non te ne verrà nessun male”.
L’uomo disse: “Sì, un segreto c’è. Non è che io sia contro il matrimonio, ma stavo cercando una donna perfetta. Ho cercato e cercato, e tutta la mia vita è scivolata via...”.
Chi lo aveva interrogato, chiese ancora: “Ma su questa Terra, con tanti milioni di persone, di cui la metà donne, non sei riuscito a trovare una donna perfetta?”.
Sul viso del morente scivolarono lacrime calde: “Sì, una l’ho trovata”.
L’amico era sconvolto ed esclamò: “Allora cos’è successo? Perché non vi siete sposati?”.
E il vecchio disse: “Quella donna era alla ricerca di un marito perfetto!”.
Se vivi con simili idee, la tua vita diventerà molto difficile. Certo, l’ego è così infingardo, così astuto che, Sangito, può darti questo nuovo programma: “Sei così speciale che puoi diventare semplicemente un uomo comune, ordinario. Ma nella tua ordinarietà saprai di essere l’uomo ordinario più straordinario che ci sia. Nessuno è più ordinario di te! Sarà lo stesso gioco, camuffato”.
È ciò che continuano a fare le cosiddette persone umili. Dicono: “Sono l’uomo più umile che ci sia. Sono polvere sotto i tuoi piedi”. Ma non lo intendono affatto! Non dire loro: “So che non lo sei”, altrimenti non te lo perdoneranno mai. Si aspettano che tu dica: “Sì, sei l’uomo più umile che io abbia mai visto, sei l’uomo più pio che io abbia mai incontrato”, solo così saranno soddisfatte, si sentiranno appagate. È ego che si nasconde dietro all’umiltà... non è così che potrai lasciar cadere l’ego.
Mi chiedi: “Sento di essere una persona molto speciale. Così speciale che voglio essere semplicemente un uomo comune, ordinario.
Per favore, puoi dire qualcosa in merito?”.
Nessuno è speciale, oppure: tutti sono speciali. Nessuno è un uomo qualunque, oppure: tutti sono semplici esseri umani. Qualsiasi cosa pensi di te stesso, per favore pensa quella stessa cosa di chiunque altro, e il problema sarà risolto. Puoi scegliere. Se vuoi usare la parola “speciale”, puoi pensare di essere speciale... ma in quel caso tutti sono speciali. Non solo le persone, anche gli alberi, gli uccelli, gli animali, le rocce; l’intera esistenza è speciale, perché tu scaturisci da questa esistenza e ti dissolverai in questa esistenza.
Se invece ami la parola “ordinario” – una parola bellissima, molto più rilassante – allora sappi che tutti sono ordinari. In questo caso l’intera esistenza è ordinaria.
Ricorda questo: qualsiasi cosa pensi di te stesso, pensala di chiunque altro, e l’ego scomparirà. L’ego è l’illusione creata dal pensare a se stessi in un modo e dal pensare agli altri in un altro; si tratta di un doppio pensare: se lasci cadere il doppio pensare, l’ego muore d’acchito.
L’ultima domanda
Amato Maestro,
quando sono arrivato, ho sentito Dio vicinissimo – in qualsiasi istante sarebbe stato con me – ma col passar del tempo aumenta in me la sensazione che ciò non sia possibile. Egli non è affatto qui intorno, è difficile vederlo! Perché è così? Per favore, dimmi qualcosa in proposito.
Vedant Bharti, di certo porti nella tua mente un’immagine ben precisa di Dio; per questo ti sfugge. E continuerà a sfuggirti, se non lasci cadere quell’immagine. Dio non ha alcun obbligo di adempiere l’idea che tu hai di lui. Di certo porti in te un’idea ben precisa: “Dio è così, si comporta cosà...”, ecco perché diventa impossibile: tu lo rendi impossibile!
Dio può essere conosciuto solo da coloro che riescono a lasciar cadere qualsiasi idea su Dio. Qualsiasi idea tu abbia accumulato in cuor tuo, frutto della tua ignoranza, è un ostacolo. Lascia cadere qualsiasi idea su Dio e rimarrai sorpreso, rimarrai sconvolto, non crederai ai tuoi occhi... perché solo Dio è! A quel punto, non chiederai mai più: “Dov’è Dio?”. Chiederai: “Esiste un qualsiasi luogo in cui Dio non esiste?”.
In quel caso, vedrai qualcosa di incredibilmente straordinario nella semplice ordinarietà delle cose. In quel caso, i semplici sassi colorati si trasformano in diamanti. In quel caso, la comune umanità non è più ordinaria... qualcosa di luminoso risplende nel cuore di ogni essere umano.
Allora l’uomo si avvicina al divino, e il divino si avvicina all’uomo; l’umano e il divino scompaiono l’uno nell’altro; il mondo e Dio scompaiono l’uno nell’altro. Allora non cerchi più un Dio che è separato nelle remote vastità del cielo, che vive nel settimo paradiso; in quel caso egli vive nel circondario in cui tu vivi, ha il volto del tuo vicino. In quel caso egli è umano, è un animale, è un vegetale, è un minerale... è tutto.
E quando riesci a vedere che ti circonda, non come persona ma in quanto presenza, solo allora la tua ricerca viene appagata, si adempie. Dio non si nasconde alla tua vista, sei tu a tenere gli occhi chiusi a causa di tanti pregiudizi. Qualcuno ha un’idea hindu di Dio, e qualcuno ha un’idea cristiana di Dio, e qualcuno ha un’idea musulmana di Dio. Ebbene, Dio non è musulmano, né cristiano, né hindu, pertanto tutte queste persone che portano in loro tali idee, inevitabilmente brancoleranno nel buio, e quell’oscurità si ispessirà ancor di più. Il loro viaggio si svilupperà dall’oscurità a un’oscurità ancor maggiore, esse si sposteranno dalla morte alla morte... non conosceranno mai cosa sia la luce.
Un hindu non potrà mai conoscere Dio, né potrà conoscerlo un musulmano. Come prima cosa dovrete ripulire completamente la vostra mente da qualsiasi induismo, da ogni islamismo, da ogni buddhismo. Quando sarete assolutamente privi di pensiero, semplice presenza attenta, consapevolezza, totale testimonianza, allora Dio esploderà. Ed egli esplode ovunque.
Vedant Bharti, tu dici: “Quando sono arrivato, ho sentito Dio vicinissimo”. Era una tua immaginazione.
“...in qualsiasi istante sarebbe stato con me.” Quello era un tuo desiderio.
“...ma col passar del tempo, aumenta in me la sensazione che ciò non sia possibile.” Perché nessuna immaginazione potrà mai diventare reale. Nessun sogno tu abbia potrà mai essere appagato. La realtà deve essere scoperta, non immaginata.
E ora concludi: “Egli non è affatto qui intorno, è difficile vederlo!”.
Solo lui è qui intorno! È difficile vederlo perché i tuoi occhi sono troppo appesantiti dai tuoi stessi pregiudizi, dai concetti, dai sistemi di pensiero. Sii un po’ più simile a un bambino, sii un po’ più innocente. Dio viene solo quando il cuore è innocente. Dio viene solo quando sei del tutto vuoto da ogni idea. Egli è sempre pronto a venire, egli è fermo, ritto sulla porta, ma tu non lo puoi sentire perché la tua mente è così colma di agitazione, è così piena di pensieri... milioni di pensieri che furoreggiano stordendoti. La tua mente è così rumorosa che non puoi sentire il battito silente alla porta.
Sii silente, sii innocente.
Dio è. Solo Dio è.
Per oggi basta.