23

Incompiuta

“Ciao Amore mio.

Scusami tanto per oggi.

Le mie amiche sono un po’ ‘particolari’.

Io e te, invece, siamo speciali.

Loro non potrebbero capire.

Grazie per il disegno: è stupendo. E io ti amo! Lo sai, vero?

Domani sera vieni a casa mia...? :)”

Il messaggio di Selene lo rileggo, tipo, un milione di volte. E ogni volta che lo rileggo è come se qualcuno mi accoltellasse alla schiena.

Perché fa male, anziché farmi gioire?

Perché mi viene da piangere?

Perché non riesco a risponderle?

Semplice, Peter: perché non le credi più.

Mila ha ragione. Non le credo. Già. Come posso avere fiducia in una persona che mi scrive ti amo e poi, davanti alle sue amiche, quasi finge di non conoscermi?

Provo a suonare per distrarmi, ma non mi esce niente di buono. La canzone che ho quasi finito di scrivere per Selene è incompiuta. Manca una strofa. Mi ero ripromesso di scriverla in questi giorni per poi regalargliela. Altra sorpresa per lei.

Ecco. Questa faccenda delle sorprese non ti ha portato molto bene, mi sembra. Anche no, quindi.

Anche no, Mila. Hai ragione. Butto la chitarra sul letto. Ho le mani che mi frizzano dalla rabbia. Non riesco a concentrarmi su nient’altro che non siano gli occhi freddi di Selene. Quegli occhi che mi sembravano i più buoni del mondo fino a ieri. I più sinceri e comprensivi.

Rileggo il suo messaggio su whatsapp. Comincio a scrivere una risposta, ma poi cancello tutto. E poi mi sta sulle palle che lei mi possa vedere online. Butto lo smart sul letto, vicino alla mia Eko. È sera. Di là Jack sta preparando qualcosa per cena, mi sembra. Lo raggiungo in cucina, anche se non avrei voglia di vedere nessuno in questo momento.

Magari invece ti farebbe bene parlare con lui...

Eh già, Mila! Sicuro come l’oro che il sarcasmo di Giacomo mi tirerebbe su.

«Ehi, vecchio! Mangiamo insieme?» Jack intercetta la mia presenza, anche se è di spalle. Sta scolando ora gli spaghetti che condirà, come al solito, con la sua supersalsa. Una ricetta tutta sua che mescola senza logica ingredienti di cui è meglio non sapere. L’ho assaggiata solo una volta e sulla lingua ho percepito sapori di acciuga, salsiccia, peperoni, cipolla, pomodoro e poi altre sfumature incognite al mio palato. Boh?

Ma stasera sono talmente giù di corda che accetto gli spaghetti alla supersalsa. Jack me ne serve un piatto abnorme, fumante. Ci sediamo al tavolo e mangiamo in silenzio. Dopo aver bevuto un paio di birre e masticato quegli strani spaghetti che non si sa se siano conditi con carne o con pesce, butto lì il tema.

«Stamattina sono andato a trovare Selene in Cattolica. Era con delle amiche. Praticamente ha fatto finta di non conoscermi.» Ingoio un’altra forchettata di pasta. Ho la bocca che mi brucia. Ma quanto cavolo di peperoncino ci ha messo?

«Cosa cosa?!» Jack strabuzza gli occhi. Sputacchia pezzi di spaghetto. «Vuoi dire che ti ha cagato zero? Tipo come se fossi uno sconosciuto?».

La sua brutalità mi destabilizza. Eppure mi conforta anche un po’.

Annuisco.

«Tipo» confermo. Butto giù un bicchiere di birra e, a poco a poco, comincio a sentire la testa più leggera.

«Tipico» Jack abbassa lo sguardo, arrotola una forchettata di spaghetti rossi di sugo e se la caccia in bocca. Mastica con gusto.

«Che vuoi dire?»

«Voglio dire che ragazze come Selene si mostrano in un modo, poi nel loro vero ambiente le vedi per ciò che sono in realtà: delle fighette. Piene di codici del cazzo. Studentessa di economia alla Cattolica, peraltro. Tutta facciata insomma. Oh, mica per parlar male della tua tipa, eh?» Giacomo alza le mani in segno di pace.

«Quindi pensi che abbia sempre finto con me?» mi verso altra birra. Trangugio tutto in un colpo.

Jack alza le spalle. Parla con la bocca piena: «Boh? Le femmine sono un mistero, vecchio! Te l’avevo detto di non perderci la testa».

«Eh, troppo tardi...» mormoro.

«Comunque è stronza forte!» esclama Giacomo pulendosi la bocca col tovagliolo. «Ignorarti di fronte alle amiche! Con te che le dai pure il disegnino figo! Minchia. Bastardissima, proprio.»

Non dico niente, ma ha ragione il mio amico. Parole sacrosante, le sue.

Gli dico del messaggio. Jack rimugina un po’. Ci pensa su. Beve un po’ di birra.

Sfilo una sigaretta dal pacchetto e gli chiedo se posso accendermene una.

«Fuma, va’. Te lo concedo. Giusto perché sei messo male.» Jack mi allunga un posacenere. «Comunque io non accetterei le sue condizioni. Comoda, la signorina. A casa sua, di sera, tanto per cambiare. Solo lei e te. E ciao. Siete al punto di partenza.»

«Cosa dovrei fare secondo te?» gli chiedo. Fumo aspirando avide boccate.

«Detta tu le condizioni dell’incontro. Fossi in te, per vedere se lei è in buona fede, la inviterei a un’uscita di giorno.»

«Dici?»

«Dico.» Jack si alza da tavola, comincia a sparecchiare. Lo lascio solo, torno in camera. Rileggo il messaggio di Selene. Sono mezzo ubriaco, quindi trovo il coraggio di rispondere velocemente, seguendo l’istinto e il consiglio di Jack.

“Preferisco se ci vediamo per un gelato. Di giorno.”

Lei è online. Sta già rispondendo, vedo. Non stacco gli occhi dallo smart. Ci mette una cifra, noto. Ho il cuore che mi batte forte nelle tempie.

“Ok. Come preferisci.”

Tutto sto tempo per tre parole. Ovvio che lei preferirebbe di no.

Ci diamo appuntamento per le tre di domani. Lei mi saluta con un “ti amo”. Io no. Non ci riesco. Forse dovrei riconsiderare la sua posizione. Ma poi mi dico che no. Non c’è nessuna attenuante per il suo comportamento.

Mi butto sul letto, accanto alla mia chitarra. Penso con tristezza che la canzone per Selene rimarrà incompiuta. Così come rimarrà incompiuta la nostra storia, forse. Io stesso, adesso, mi sento incompiuto. È come se qualcuno avesse spinto un pulsante, annullando di colpo i miei superpoteri. Cancellando futuro, progetti, sogni, aspettative. Mettendo improvvisamente e inaspettatamente a tacere la musica che faceva da sottofondo alla mia vita.

Adesso c’è solo un grande silenzio. Pieno di domande. Come un mare sconosciuto e denso che mi avvolge e mi impedisce nei movimenti.

Il punto è, raga, che non riesco più a capire come sarà domani.

Un secondo fa c’avevo le idee strachiare sul mio futuro.

Adesso è tutto confuso.

Nero e ignoto da far paura.