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Cena per quattro

Avere la ragazza, una certa stabilità economica (oh, adesso Mila non puoi più rompermi le palle!), sentire che il vento ti soffia teso nelle vele, be’, ti fa anche avere una visione più positiva del mondo. Ti fa vedere più facili cose che prima sembravano difficilissime. È come indossare dei super-occhiali che ti puliscono la realtà, ecco. Tutto sembra avere di colpo luce e armonia. Persino casa nostra!

È merito (o colpa?) di questa mia euforia se decidiamo di invitare Selene e Ilaria qui da noi, sabato. Cioè oggi. Io e Jack abbiamo lavorato due giorni di seguito, ininterrottamente, per far sì che la nostra tana diventasse in qualche modo un’abitazione normale, o quasi.

«Ma scusa, non potevamo andare al pub qui sotto o in qualunque altro luogo che non fosse sta topaia?» impreca Jack mentre cerca di ordinare i suoi innumerevoli oggetti. Lui è un compratore compulsivo. Quindi immaginatevi il nostro salotto: cd, Blu-ray, videogiochi, fumetti, libri ovunque, a cataste, a colonne, a piramidi. Una nuova geografia, insomma. Pareti supplementari oltre a quelle naturali di muro e intonaco.

«Ma dai, no. È più intimo qui. E poi è carino...» Indico lo spazio intorno a noi come se fosse una delle sette meraviglie.

Carino anche no! Intimo te lo lascio passare, sempre che possa essere definita “intima” la tana puzzolente di due ragazzi pieni di ormoni...

Selene e Ilaria arrivano puntualissime. Jack si è vestito benino stasera. Ordinato. Pettinato, persino. Ha una parvenza di ragazzo normale. Quasi. Peccato che il suo stato d’ansia sia oltre i livelli di guardia. Per gestirlo, ha ingoiato un paio di pillole che gli regolano la tachicardia e la paura del vuoto: parole sue.

«Vuoto?» domando io inutilmente un attimo prima di andare ad aprire la porta alle nostre ospiti.

«Massì, cazzo, vuoto, vuoto, vuoto! Terrore di non spiccicare parola, di fare figure di merda, di rimanere immobile come una statua tutta la sera! Vuoto, Peter, vuoto!» si spinge gli occhiali sul naso in modo isterico. Meglio lasciar perdere e sperare che quelle pillole (chissà che roba è, poi?!) facciano effetto in fretta.

Apro la porta e sfodero il mio sorriso migliore. Selene è un incanto. Ma quando mai non lo è, mi dico?

Saluto Ilaria con due baci sulla guancia, le presento subito Jack, il mio amico, nonché coinquilino.

... e psicopatico sull’orlo di una crisi di nervi...

Jack ha una faccia tirata, sorride come uno scemo, saluta le ragazze con un inchino assurdo, neanche fossimo nell’Ottocento. Gli do di gomito, lo prendo da parte, sgattaiolando in cucina.

«Ehi, amico, rilassati. È solo una cena. Ricordi? Sei tu che hai insistito tanto per incontrare Ilaria!»

«Sì, ma Peter, lo sai che io sono incasinato, cazzo! C’ho mille paure, mille paranoie, non so stare tra la gente, capito? A parole sono bravo, ma nei fatti... E poi Ilaria è troppo carina per me, dai! L’hai vista?» indica oltre la cucina.

«Calmati. Prendila per quella che è: una cavolo di cena in compagnia.» Cerco di rassicurarlo, ma forse sto cercando di rassicurare me stesso.

«Okay, speriamo facciano effetto in fretta ste cavolo di pillole...» farfuglia lui bevendo un bicchierone d’acqua, con la voracità e la disperazione di chi ha appena attraversato il Sahara.

«Scusa, ma cosa sono?» alludo alle pillole.

«Oh, niente di che. Roba omeopatica.»

Annuisco. Alzo le spalle. Speriamo bene.

Torniamo in salotto. Le ragazze si sono accomodate sul divano. Incredibile come tutto sia in ordine. Non sembra nemmeno casa nostra.

«Carino qui!» dice Ilaria. Cerca con gli occhi Jack, che invece abbassa lo sguardo e va a frugare nella pila dei cd. Ficca nello stereo Notti Brave di Carl Brave. Tiene il volume a livelli discreti.

Mentre la musica riempie la stanza, ordiniamo le pizze. Io tiro fuori dal frigo le birre. Cominciamo a parlare, tra un bicchiere e l’altro. A un certo punto, mentre Ilaria sta domandando a Selene se Carl Brave è quello che ha duettato con Elisa nella canzone Vivere tutte le vite, io sfilo una Camel dal mio pacchetto sgualcito e faccio per accendermela.

Oh, non l’avessi mai fatto! Jack me la strappa di mano e mi indica la finestra, poi la porta.

«Niente fumo in casa, remember?» ha gli occhi fuori dalle orbite. Meglio dargli ragione, va! Prima che perda completamente la bussola.

Si prospetta una bella seratina!

Io sposto tutta la mia attenzione su Selene, che stasera è davvero di una bellezza imbarazzante. E non è solo una questione estetica.

Ogni volta che mi guarda, vado in pezzi, letteralmente.

Mi siedo vicino a lei, sul divano. Intreccio la mia mano nella sua. Ci baciamo. E mi sento collegato alla vita, al mondo, all’universo, come se non mi fosse mai davvero capitato finora.

«Parlami di te» le dico in un sussurro, mentre le mie labbra si staccano dalle sue. «Raccontami una cosa del tuo passato.» E in effetti, adesso, avrei voglia di sapere tutto di lei. Di quando era bambina. Di quando era adolescente. I suoi sogni. I suoi desideri. Le sue amiche. I suoi genitori. La sua casa. Tutto.

Con la coda dell’occhio scorgo Jack che scambia qualche parola imbarazzata con Ilaria. Ma forse mi sbaglio.

«Allora...» fa Selene mordicchiandosi il labbro inferiore e guardando all’insù, in un modo adorabile. Io la osservo ammirato e trattengo il fiato.

Il suo sorriso è così bello che lo mangerei!

«La casa al mare!» esclama lei annuendo.

«Hai una casa al mare?» le chiedo e mi accomodo meglio per ascoltare.

«Sì! Mio padre la comprò quando io avevo sette anni. Non ti dico la gioia! È una casa stupenda, immersa nella pineta della riviera ligure, proprio sulla scogliera. Hai presente Varazze?» mi chiede, con quegli occhi che adesso le brillano ancora di più.

«Di nome, ma non ci sono mai stato.» In effetti io, di mare e vacanze, so ben poco. I miei, figuriamoci se avevano i soldi per mandarmi in villeggiatura! Giusto qualche giorno in montagna, ma proprio dietro Torino.

«Magari un giorno ti ci porto! Gli scogli della passeggiata a mare sono bianchissimi e l’acqua è super trasparente!» con le mani cerca di mimare tutto questo.

«Magari!» esclamo.

«Per me è un po’ la casa del cuore. Quella dove ho passato i momenti più belli. Quella dove non sono mai stata infelice. Come se là la vita fosse solo fatta di luce, gioia, bellezza. Hai presente?» Selene mi stringe forte la mano.

Annuisco. Anche se no. Non ho presente. Io ho sempre avuto solo una casa. E nemmeno tanto bella, a dir la verità. Soprattutto, piena di infelicità, problemi, casini, rabbie, rancori. Ma vabbè. Adesso c’è lei a dare un senso a tutto. A illuminare anche il mio passato.

La pizza arriva e, mentre ci accomodiamo al tavolo perfettamente apparecchiato, Selene chiede se per caso non possiamo cambiare cd.

«Non avete qualcosa, tipo, di Ermal Meta o di Motta? Anche di Brunori, al limite. Oh, l’ultima canzone mi ha spaccato in due il cuore!» dice la mia ragazza guardando all’insù e sbattendo le ciglia.

«Sì! Fantastica! Ce l’ho in loop da giorni!» conferma Ilaria. Anche lei è molto carina. Mi ricorda vagamente Natalie Portman in Léon con quel caschetto di capelli neri, lucidi, gli occhi grandi, scurissimi, il sorriso largo. Ovviamente più grande della Mathilda del film. E con un paio di occhiali da vista molto glamour a enfatizzare viso e sguardo.

«Mmmsee... fantastica proprio...» bofonchia Jack visibilmente irritato, sarcastico. No. Lui non ama il cantautorato indie.

«No, mi spiace» rispondo io. In effetti piace poco anche a me. Zero cd di quella roba in casa nostra. Forse c’è qualcosa di Calcutta, ma chissà, meglio non tirarlo in ballo.

Fortuna che il discorso si sposta su altri temi, tra un trancio di pizza e l’altro. Man mano che il tenore alcolico aumenta, aumentano anche i toni delle nostre voci. Si allenta la tensione. Le parole e le risate vengono più semplici, senza inibizioni.

Onore a te, Dea Ambrata Del Doppio Malto!

Ogni tanto io e Selene ci schiocchiamo qualche bacio. Impossibile resisterle. Stare vicino a lei è come stare accanto a una calamita. Siamo due fottuti magneti, io e lei! Destinati a stare attaccati, appiccicati.

Anche Ilaria e Jack stanno familiarizzando. Il mio amico è un po’ più sciolto, rilassato, anche se il colore delle guance farebbe pensare il contrario. Rosse infiammate. Scambiano parole, più lei che lui, in realtà. Lui ascolta, ma sembra sulle spine. Butta giù birra come fosse acqua. Tra l’altro, non è che sia un gran bevitore. L’alcol lo regge a stento.

Ci spostiamo tutti sul divano.

Prendo la mia Eko, suono qualche pezzo. Selene mi guarda ammirata. Cantiamo insieme. Ci metto dentro qualche brano che vada bene anche alle ragazze. Jack ribalta gli occhi nelle orbite e mi fa cenno di smetterla, mimando un cappio intorno al collo. Roba da suicidio, insomma. E io che pensavo di fargli un favore! Basta.

Tra una bevuta, una sigaretta sul pianerottolo, chiacchiere leggere, il tempo passa in fretta.

Poi Ilaria si mette a rovistare tra i cofanetti Blu-ray di Jack e se ne esce con questa affermazione pericolosa: «Mica guarderete sta roba?» indicando il cubo blu di Game of Thrones. «Ne ho vista una puntata e, giuro, quasi più pallosa di Breaking Bad

«Come, scusa?» non capisco se il tono di Jack è accomodante, finto-calmo-per-poi-schizzare-come-un-matto, gentile, serio, ironico o cosa. Butta giù altra birra, si avvicina a Ilaria con fare minaccioso. Io e Selene siamo abbracciati sul divano. Io sono preoccupato. Già. Perché voi non lo sapete, Jack è la persona più buona del mondo, ma:

– non toccategli mai i suoi cofanetti (con le mani, intendo, soprattutto se unte di pizza);

– non parlate male delle serie tv che gli hanno cambiato la vita (sì, avete capito bene: quelle che Ila ritiene pallose sono le preferite di Giacomo);

– non insistete nel fargli ascoltare musica per anziani (il cantautorato indie rientra appieno in questa categoria);

– non parlate di videogiochi se la vostra unica cultura sul tema è Tetris o Pacman (lì non ci siamo ancora arrivati, evviva!).

Insomma, la serata degenera in una discussione infinita su film e serie tv, soprattutto tra Jack e Ilaria. Io e Selene ci teniamo alla larga. Fortuna che i toni rimangono sempre nel confine dell’accettabile.

Certo che Jack è proprio fuori di testa! Io non lo capisco. Prima fa il diavolo a quattro per conoscere una tipa nuova, poi fa il diavolo a quattro per togliersela di torno il più in fretta possibile.

L’ho sempre detto io che i nerd sono destinati alla Solitudine Suprema!