12. Ora sono professore

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Incontro i primi fisici veri nel 1909 al Congresso di Fisica di Salisburgo. Smetto così di essere un dilettante tra dilettanti. Nel maggio dello stesso anno l’Università di Zurigo mi conferisce l’incarico di “professore associato di fisica teorica”.

Sono certo di questo nuovo lavoro, ma per prudenza do le dimissioni dall’Ufficio Brevetti solo a giugno. Mai tagliare i ponti se non si è sicuri di essere arrivati dall’altra parte.

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Mileva dà alla luce Eduard, il nostro secondo figlio. Con due bambini da mantenere mi rendo conto che devo fare un po’ di carriera: i soldi in famiglia non bastano mai!

Così accetto un incarico all’Università tedesca di Praga. È piuttosto lontana da tutti i miei affetti, ma si tratta di un’ottima occasione. Così mi trasferisco con tutta la famiglia.

Praga è una bella città ma fa parte dell’Impero austro-ungarico.

Le varie etnie, tedeschi, cechi, ebrei, si guardano con diffidenza. La città è cupa e piuttosto sporca: in casa dobbiamo combattere con le pulci!

In compenso si mangia egregiamente. L’uniforme dell’Università tedesca di Praga mi sta a pennello e - anche se me la metto poche volte - mi fa sembrare un ammiraglio.

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C’è un laboratorio attrezzatissimo dove posso fare esperimenti e lavorare alle mie teorie. Così ne penso un’altra delle mie: se la luce - come ho detto - ha massa, vuol dire che viene attratta da masse più grandi. Chiedo un parere ai miei amici astronomi. Mi danno ragione: la luce delle stelle viene deviata dal Sole.

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I buchi neri erano stelle, come il nostro Sole. A un certo punto sono esplose e poi si sono riconcentrate intorno a un nucleo di massa enormemente grande. Un cucchiaino di atomi di un buco nero equivarrebbe alla massa di una portaerei.

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La forza di gravità che esercitano è tale che neppure la luce riesce ad allontanarsi da essi. Per questo sono detti “buchi neri”.

Non emettono né riflettono luce, l’attirano soltanto. Anzi attirano tutto, perfino il tempo, che nei loro pressi si comporterebbe in modo molto rallentato, anzi si fermerebbe.

Un orologio per quanto preciso, gettato in un buco nero, non arriverebbe mai a segnare mezzogiorno. Il tempo si fermerebbe anche per un astronauta (o un turista) che finisse per caso nei suoi pressi. Va detto che sia l’orologio sia il turista sarebbero ridotti a lunghissimi spaghetti schiacciati dall’enorme forza di gravità.

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