CAPITOLO 14

 

 

La rilassante serata trascorsa con Stinnes al ristorante indiano portò a rapidi risultati. Il sabato mattina successivo bevevo gin e acqua tonica con Bret Rensselaer e riscuotevo le sue congratulazioni. Il fatto che Bret me le formulasse in un modo che uno spettatore disattento avrebbe potuto pensare che stesse cantando le proprie lodi, non mi guastò il piacere. Innanzitutto, perché ero abituato ai modi e alle abitudini di Bret e, in secondo luogo, perché non c'erano spettatori. «Certo, ha reso» commentò. «Ogni cosa per la quale ho dato il mio assenso, ha reso.» Era vestito casual: camicia sportiva scura e collo aperto e calzoni di lino bianco. Raramente lo avevo visto indossare qualcosa di diverso dai suoi completi Savile Row, ma d'altronde raramente ero stato onorato da un invito nella sua grande casa sul Tamigi fuori orario di lavoro. Lui aveva la sua cerchia di amici: piccola aristocrazia, personaggi del jet set internazionale, banchieri e magnati. Nessun dipendente del Dipartimento veniva invitato regolarmente qui, eccetto forse il D.G. e il suo vice, e magari i Cruyer se Bret aveva bisogno di un favore dall'ufficio tedesco. Diversamente, la lista degli invitati era limitata a qualche fanciulla particolarmente sexy dell'ufficio cui Bret chiedeva di trascorrere il fine settimana lì per vedere la sua collezione d'arte. Ero venuto in auto da Londra col tempo asciutto e un po' di sole che spuntava da uno squarcio di cielo azzurro, ma ora il cielo si faceva sempre più nuvoloso e il paesaggio perdeva i suoi colori. Da dove sedevo potevo vedere fino in fondo al lungo prato, scurito dalle violente brinate invernali e, dove il giardino finiva, il Tamigi. Qui nel Berkshire era solo un fiumiciattolo pieno di erbacce, largo appena qualche metro. Nonostante le enormi anse formate dal fiume, era difficile credere che ci trovassimo nella valle del Tamigi, a breve distanza dai docks di Londra dove i grandi mercantili potevano navigare in queste stesse acque. Bret passò dietro il divano dov'ero seduto e mi versò altro gin nel bicchiere. Era una stanza spaziosa. Tre soffici divani di pelle grigia, di design italiano moderno, disposti intorno a un tavolino dal ripiano di vetro. C'era un caminetto di legno naturale dove guizzava un fuoco che di tanto in tanto riempiva la stanza con uno sbuffo di fumo, facendomi lacrimare gli occhi. Le pareti erano semplicemente imbiancate, perché offrissero uno sfondo contro il quale i quadri della collezione di Bret potessero essere ammirati nelle migliori condizioni. Uno su ciascuna parete: un ritratto di Bratby, un pop - art di Peter Blake che raffigurava una signora barbuta, una piscina di Hockney e un astratto di Tilson, in legno, appeso sopra il camino. Era il meglio dei pittori di Gran Bretagna, e non sarebbe stato possibile nulla di diverso: Bret era il genere di anglofilo che prende tutte queste cose con estrema serietà. Al contrario dei divani, i mobili erano inglesi, antichi e costosi. C'era un cassettone Regency di mogano scuro, sul quale era posato il meccanismo di un orologio da tavolo sotto una campana di vetro, e una libreria - scrittoio con ante di vetro dietro alle quali erano in mostra alcuni pezzi di porcellana Minton. Non c'erano libri, poiché erano tutti custoditi nella biblioteca, una stanza che Bret amava riservare al proprio uso esclusivo. «L'interrogatore è compiaciuto, ovviamente. Il D.G. è compiaciuto. Dicky Cruyer è compiaciuto. Tutti sono compiaciuti, eccetto forse il personale del Centro Interrogatori di Londra, ma il D.G. si sta dando da fare per indorargli la pillola. Una lettera di congratulazioni per la loro brillante preparazione è quanto ho ritenuto più appropriato.» Era forse quello il momento giusto per cominciare a sondare velatamente Bret sul suo apparente coinvolgimento col KGB? Decisi di no e bevvi un altro po' di gin e acqua tonica.

«Bene» dissi.

«In soli due giorni Stinnes ci ha dato abbastanza informazioni da distruggere una rete che sottrae dati al laboratorio di ricerca del Ministero della Difesa a Cambridge. A quanto pare, sanno da mesi che c'è una perdita di informazioni, e questa sarà un'occasione per fare una bella pulizia.»

«In Inghilterra?» chiesi. «Cambridge in Inghilterra? Apri bene le orecchie, Bret: noi non possiamo toccare una rete del KGB che opera in Gran Bretagna. è territorio del Ministero dell'Interno. E di competenza del MI5. Diventeranno delle bestie.» Bret si avvicinò al fuoco e vi si accoccolò davanti dando qualche colpetto al ceppo con la punta delle dita. Si sparsero alcune scintille. Poi si pulì le dita con un fazzoletto di carta prima di sprofondarsi nel soffice divano davanti a me. Sorrise col suo ampio, affascinante sorriso hollywoodiano. Era un atteggiamento calcolato per rendere la spiegazione più teatrale. Ogni cosa che faceva era calcolata, ed egli amava la teatralità al punto di perdere le staffe con chiunque avesse a portata di mano nei momenti di malumore. «Noi tratteniamo legittimamente Herich Stinnes. Il Ministero dell'Interno ha risposto alla notifica del D.G. dichiarandosi d'accordo su un interrogatorio preliminare inteso ad accertare che il nostro personale sia libero da sospetti.»

«Intendi dire che lo tratteniamo finché io sono sotto inchiesta» specificai. «Certo. Sai benissimo che ci stiamo servendo di te come scusa. è fantastico. Non te la prendere con me, Bernard. è solo una formalità. Diavolo, pensi che ti lascerebbero avvicinare Stinnes se fossi davvero sospetto?»

«Non lo so, Bret. C'è gente maledettamente strana al Dipartimento.»

«Non esiste nessun sospetto su di te, - perciò non pensarci.»

«E tu hai intenzione di infiltrare qualche povero stronzo nella rete di Cambridge per farla saltare? Non hai possibilità. Non potremmo aprire un'inchiesta formale.. interrogatori e tutto il resto?»

«Richiederebbe troppo tempo. Dobbiamo muoverci alla svelta. Se apriamo un'inchiesta formale il MI5 ci subentrerà nel momento in cui Stinnes verrà trasferito, farà gli arresti e si prenderà tutto il merito. No, è urgente. Ci pensiamo noi.»

«E tu ti prenderai il merito.» Quello non si offese. Sorrise. «Prendila calma, Bernard» disse in tono mite. «Mi conosci abbastanza.» Parlava al soffitto, poiché era sprofondato nei morbidi cuscini del divano, con la testa appoggiata all'indietro e i mocassini di pelle scamosciata sul ripiano di vetro del tavolino, sicché tutto il corpo si trovava in posizione orizzontale. Fuori, il cielo era sempre più scuro e nemmeno le pareti bianche salvavano la stanza dal buio e dalla tetraggine. Rifiutai di seguirlo su questa particolare linea. Non lo conoscevo abbastanza. Non lo conoscevo affatto.

«Dovrai informare il Cinque.»

«Li ho informati ieri sera.»

«Il funzionario di servizio il venerdì sera? Troppo evidente, Bret.

Andranno fuori dai gangheri. Quand'è che mandi dentro il tuo uomo?»

«Stasera.»

«Stasera!» Il gin mi andò quasi per traverso. «Chi lo porterà sul posto?

C'è l'Operazioni di mezzo? Chi ha dato il via?»

«Non ti agitare così, Bernard. Andrà tutto bene. Il via me lo ha dato il D.G. e, no, il settore Operazioni non prende parte a questo progetto; è meglio che non ne sappiano nulla. La segretezza è di somma importanza.»

«La segretezza è di somma importanza? E tu hai lasciato un messaggio al funzionario in servizio notturno al Cinque? Ti rendi conto che quelli che mettono di servizio durante il fine settimana sono i dipendenti in prova, ragazzini appena usciti dal college? Chiunque sia, vorrà mettersi al sicuro, e a questo punto starà telefonando a tutti quelli a cui deve riferire e starà anche cercando di farsi venire in mente altri nomi.»

«Stai diventando paranoico, Bernard» commentò. Sorrise, per farmi vedere quanto lui si manteneva calmo. «Anche se fosse un inesperto ragazzino appena uscito dal college - e io so bene che i ragazzini appena usciti dal college non sono certo ai primi posti nella graduatoria delle persone che stimi - i messaggi che lascerà a donne di servizio, ragazze au pair e impiegate di alberghi di campagna non descriveranno l'operazione in termini espliciti.» Era un bastardo, con quel suo tono sarcastico. «Per l'amor di Dio, cresci, Bret. Non capisci che tutta questa attività frenetica - messaggi lasciati in luoghi non di lavoro all'urgente attenzione di alti funzionari del MI5 - sarà sufficiente a compromettere la tua operazione?»

«Non sono d'accordo» disse, ma smise di sorridere. «Ed è probabile che qualche giornalista un po' sveglio senta puzza di qualcosa. Se succede questo, l'intera operazione può scoppiarti fra le mani.»

«Fra le mie mani?»

«Be', che diranno quei messaggi? Diranno che abbiamo intenzione di andare a pasticciare in cose che non ci riguardano. Diranno che rubiamo il lavoro al Cinque. E avranno ragione.»

«Questa non è un'informazione confidenziale su un cavallo; ci metteranno un po' di buonsenso.»

«Farà il giro della città. Stai mettendo in pericolo il tuo uomo, un pericolo reale. Scordatene.»

«Quelli del MI5 non permetteranno che i giornalisti si impadroniscano di un segreto come questo.»

«Tu lo speri. Ma questo non è un loro segreto, è nostro. Che gliene frega a loro se il tuo boy scout fallisce? Ne saranno felicissimi. Sarà una lezione per noi. E perché dovrebbero preoccuparsi tanto se i giornalisti vengono a sapere la storia? Se questo farà sì che i giornali scrivano che abbiamo invaso il loro territorio, per loro andrà benone.»

«Sono stufo di ascoltare queste cretinate» fece Bret stizzito. Questo era il Bret che si preparava a ricevere il cavalierato, il leale servitore di Sua Maestà e tutto il resto. «Confido che al MI5 trattino le informazioni segrete con la stessa cura con cui le trattiamo noi.»

«Anch'io, se le informazioni sono loro. Ma queste non lo sono. è un messaggio - un messaggio da te, e non su una delle loro operazioni ma su una delle nostre. Per di più, è stato lasciato un venerdì sera, il che è un evidente stratagemma per ostacolare ogni loro tentativo di fermarci.

Come puoi pensare che faranno il nostro gioco e che ci aiuteranno a vincere?»

«Ora è troppo tardi» disse Bret. Prese due cubetti di ghiaccio da un recipiente che riproduceva un tamburo della banda delle Grenadier Guards, completo delle medaglie al valore, e li fece cadere nel bicchiere. Aveva l'arte di far durare a lungo un bicchiere. Era un giochetto che io non avevo mai imparato. Mi offrì il ghiaccio ma scossi la testa. «É tutto approvato e sottoscritto. Non ci sarà bisogno di infiltrarsi con cautela. A Cambridge c'è un ufficio dove sono custoditi gli archivi dell'intera rete. Sono schede codificate, dice Stinnes, codificate in modo da apparire comuni schede di ufficio. Ma questo non può essere un grosso problema. Questa sera ci facciamo entrare un nostro uomo. Sta venendo qui per incontrarti.»

«Meraviglioso, Bret» dissi sarcastico. «É proprio quello che mi ci vuole: che il tuo gorilla ammaestrato mi dia una bella occhiata prima che lo arrotolino in un tappeto e lo spediscano a Mosca.» Bret si permise un accenno di sorriso. «Non è quel genere di operazione, Bernard. Questo lavoro va considerato dal punto di vista opposto. Siamo in Inghilterra. E se vi sarà qualche interferenza, saremo noi a mettere le manette a quei bastardi, non il contrario.» Smisi di fare resistenza.

Sarei dovuto rimanere scettico, ma mi ammorbidii perché incominciai a pensare che forse l'operazione sarebbe risultata semplice come Bret Rensselaer sosteneva. «Okay. Che cosa vuoi che faccia?»

«Portalo a Cambridge e fagli da balia.» Era così. Avrei dovuto capire che non si viene invitati a casa di Bret per nulla. Il cuore mi scese alle budella. Mi sentii come dovevano essersi sentite alcune di quelle ragazze scoprendo che c'erano altre opere d'arte lungo tutta la scala che conduceva alla camera da letto di Bret. Lui me lo lesse in faccia.

«Pensavi che avrei cercato di farlo io?»

«No.»

«Se tu pensi davvero che potrei, Bernard, io ci provo.» Mi pareva un'anima in pena. Si alzò e mi versò altro gin. Solo allora mi resi conto di aver buttato giù ciò che restava nel bicchiere senza nemmeno accorgermene. «Ma credo che il nostro uomo meriti il migliore aiuto che possiamo trovargli. E tu sei il migliore.» Tornò indietro e si sedette.

Io non risposi. Per un po' rimanemmo seduti in quella bella stanza, ognuno coi propri pensieri. Non so che cosa avesse in mente Bret, ma io ero tornato a domandarmi quale relazione avesse avuto con mia moglie. In passato ero stato certo che Fiona e Bret fossero amanti. Lo guardai. Lei era proprio il suo tipo: bella donna di famiglia ricca. Era sofisticata come solo i ricchi possono essere. Aveva la sicurezza, la stabilità e l'intelletto che la natura assegna al primo figlio. Il sospetto e la gelosia di quel periodo, non molto lontano, non si erano mai dissipati, e le mie sensazioni influivano su qualsiasi cosa dovessi fare con Bret.

C'erano poche possibilità di sapere com'erano veramente andate le cose, e non ero del tutto sicuro di volerlo sapere. Eppure non riuscivo a smettere di pensarci. Erano stati insieme in questa stanza? «Non ti capirò mai, Bernard» venne fuori lui all'improvviso. «Sei pieno di rabbia.» Mi venne una gran voglia di gridargli che era meglio che essere pieno di merda, ma in realtà non pensavo questo di Bret Rensselaer. Nel corso degli ultimi mesi avevo passato un sacco di tempo riflettendo su di lui. Prima perché sospettavo che andasse a letto con Fiona, ora perché l'indice di Giuda era puntato su di lui. Tutto acquistava un senso. Mettendo tutto assieme aveva senso. Se Bret e Fiona erano stati amanti, perché non anche cospiratori? Non avevo mai dovuto affrontare un'inchiesta ufficiale, ma Bret aveva cercato di farmi ammettere che ero stato in combutta con mia moglie per tradire il Dipartimento. Qualche traccia del fango che lui aveva lanciato mi era rimasta attaccata addosso. Sarebbe stato un espediente maledettamente abile per coprire le proprie tracce. Nessuno aveva mai accusato Bret di aver cospirato con Fiona. Nessuno aveva mai nemmeno sospettato che fossero amanti. Nessuno, eccetto me. Io mi ero sempre reso conto di quanto lei lo trovasse attraente. Lui era dello stesso genere degli uomini coi quali avevo dovuto competere quando l'avevo conosciuta; uomini maturi e nel pieno del successo, non giovincelli appena laureati in cerca di un piccolo impiego in banca, ma uomini molto più vecchi di Fiona, uomini che avevano domestici ed enormi auto scintillanti e che pagavano ogni cosa con una semplice firma sul conto. Ora era molto buio nella stanza, e udii il brontolìo di un tuono. Poi altri tuoni. Vedevo il pendolo di ottone dell'orologio da parete che riluceva andando su e giù. La voce di Bret venne dal buio. «O è tristezza? Rabbia o tristezza, che cos'è che ti tormenta, Samson?»

Non avevo voglia di giocare a questo stupido gioco infantile, o a questo sofisticato gioco del bel mondo, comunque lo si voglia definire. «Quando arriva quel povero bastardo?»

«Nessun'ora fissa. Sarà qui per il tè.»

«Grandioso» commentai. Il tè! Early Grey, senza dubbio, e immaginavo che la governante lo avrebbe servito in una teiera d'argento, accompagnato da focaccine e da quei sottilissimi sandwich senza crosta, col cetriolo in mezzo. «Hai parlato con Lange» disse. «E lui ha sparlato di me come fa sempre? É così? Che cos'ha detto questa volta?»

«Ha parlato di quando andasti a Berlino e gli facesti smantellare le sue reti.»

«Che disgraziato. Ce l'ha ancora con me dopo tutti questi anni?»

«Ritiene che tu abbia inferto un colpo mortale a un buon sistema.»

«Il 'Sistema di Berlino", il famoso "Sistema di Berlino" che Lange considerava una sua creazione personale. Fu lui a rovinarlo coprendolo di discredito in modo tale che la Centrale di Londra mi inviò a Berlino a salvare il salvabile.»

«Perché mandare te?» domandai. «Eri molto giovane.»

«Il mondo era molto giovane. Gran Bretagna e Stati Uniti avevano vinto la guerra. Ci saremmo dati la mano anche per vincere la pace.»

«Perché eri americano?»

«Esatto. Un americano poteva osservare che cosa succedeva a Berlino mantenendosi imparziale. Io dovevo essere quello che andava a unificare i Limey e gli Yankee riportandoli alla cooperazione. Questa sarebbe stata l'idea; il fatto è che la sola unificazione venne dal modo in cui tutti mi odiavano e mi disprezzavano. La comunità spionistica berlinese si unì al solo scopo di confondermi e ingannarmi. Mi fecero ballare alla loro musica, Bernard; fecero in modo che non riuscissi a contattare la gente di cui avevo bisogno, né a ottenere i documenti di cui avevo bisogno, né a essere aiutato da personale competente. Non avevo nemmeno un ufficio vero e proprio, lo sapevi questo? Lange ti ha raccontato di essersi dato da fare perché nessun tedesco lavorasse per me?»

«Ciò che ho sentito dire, è che ti diedero un grande appartamento e due persone di servizio.»

«É così che la mette Lange? Probabilmente a questo punto ci crede anche. E riguardo alla principessa russa?»

«Me ne ha accennato.»

«La verità è che quei bastardi si diedero da fare perché l'unico spazio di cui disponevo in ufficio dovessi dividerlo con un impiegato che ogni giorno spiava fra le mie carte e riferiva loro cosa stavo facendo.

Quando cercai di trovare un'altra sistemazione, bloccarono ogni mia iniziativa. Alla fine contattai un'amica di mia madre. Non era giovane, non era una principessa, e non era mai stata in Russia, anche se sua madre era lontanamente imparentata con l'aristocrazia della Russia Bianca. Aveva un grande appartamento in Heerstrasse, e, offrendone a me la metà, riuscì a impedire che venisse requisito per essere usato da qualche altra organizzazione militare degli Alleati. Usai quell'appartamento come ufficio e la sua vicina di casa batteva a macchina per me.»

«Lange ha detto che la tua amica era una nazista.»

«Era vissuta a Berlino per tutta la guerra e i suoi erano stati uccisi dai bolscevichi, quindi penso che non andasse in giro sventolando bandiere rosse. Ma aveva amici intimi fra i cospiratori del venti di luglio. Quando Hitler subì l'attentato nel 1944, lei venne presa e interrogata dalle SD. Passò tre notti in una cella di Prinz - Albrecht Strasse. Fu lì lì per essere mandata a un campo, ma c'erano così tanti sospettati da trattenere che mancavano le celle, e allora la lasciarono libera.»

«C'era stata una lite riguardo al cognato di Lange» dissi. «E che lite, dannazione. Se Lange avesse imparato a tenere la testa china e la bocca chiusa, forse non sarebbe stata così violenta. Ma lui dev'essere per forza il primo della classe. E ce l'aveva particolarmente con me perché ero anch'io americano. Voleva tutto per sé il titolo dello Yankee mansueto, anche perché quel ruolo gli aveva reso un sacco. L'ufficio gli permetteva di cavarsela con infiniti espedienti, perché pensavano che lui non fosse che uno dei tanti esempi di buon vecchio Yankee scaltro che sapeva sbrogliare le cose col tipico anticonformismo degli americani.»

«E così diede le dimissioni?»

«Fu dura per lui, ma gli avevano rimproverato più volte di aver sposato quella donna. Non potevo ignorare che un SS veniva ospitato nel salotto dei Lange, mentre io calavo la mannaia su gente che non aveva mai fatto nulla di più grave che iscriversi al partito per salvare il proprio lavoro di insegnante.» Non risposi. Cercavo di conciliare la versione di questi fatti secondo Bret con l'odio violento di Lange. «Non erano tempi facili» osservai. «Hai mai sentito parlare del cRowcAss?» domandò Bret.

«Vagamente. Che cos'è?»

«Appena finito il conflitto, lo SHAEF incominciò a schedare i sospetti criminali di guerra. Il CROWCASS era il Registro centrale dei criminali di guerra e degli elementi sospetti per la sicurezza. Forse era solo un gran pasticcio, come tutti dissero in seguito, ma a quel tempo il CROWCASS era vangelo, e il cognato di Lange era nella lista.»

«Lange lo sapeva?»

«Ma certo.»

«Quando lo scoprì?»

«Non lo so, ma sapeva che, prima che lui sposasse quella donna, suo cognato aveva servito nelle Waffen - SS. Io ne sono a conoscenza perché trovai nel suo dossier la copia di una lettera che Lange gli aveva mandato per avvisarlo di non andare avanti. E tutti gli ex membri delle SS e delle Waffen - SS venivano automaticamente arrestati, a meno che non fossero già stati sottoposti a inchiesta e scagionati. Ma a Lange tutto questo non importava. Giocò di nuovo la carta americana, lasciando credere agli inglesi che aveva avuto una dispensa speciale dagli americani e viceversa. E un tipo infido e penso che tu lo sappia.»

«E tu no?»

«Lo so adesso e lo sapevo allora. Ma tutti continuavano a decantarmi la meravigliosa rete che lui mandava avanti. Non mi avrebbero permesso di vedere cosa ne veniva fuori, ovviamente, la sicurezza non lo consentiva.

Quindi, non avevo che la loro parola.»

«Ci ha portato elementi capaci. Era a Berlino già da prima della guerra.

Conosceva tutti. Come ora.»

«Così, cosa avrei dovuto fare?» disse Bret sulla difensiva. «Quel fetente del cognato se ne andava in giro con una Kennkarte dalla quale risultava essere un impiegato di una impresa edile. E aveva il timbro della denazificazione. Gli piaceva andare a raccontare a tutti di aver servito in Marina come assistente sanitario. Lo arrestarono in un bar di Wedding, in seguito a una rissa. Quando lo portarono in città per sbatterlo nella cella degli ubriachi, puzzava ancora di alcool e si dibatteva. Ora, gli ubriachi li fanno sbollire sotto la doccia fredda, e un poliziotto che si era preso un pugno sul naso cominciò a domandarsi come mai questo assistente sanitario della Marina avesse il gruppo sanguigno tatuato alla maniera delle SS, sotto il braccio.» Fuori, il fiume e, oltre a esso, i campi erano completamente nascosti dalla bruma grigia e dalla pioggia che batteva forte contro i vetri. Bret era perduto nell'ombra e la sua voce era impersonale, come quella di un registratore che elenca i dati elaborati da un computer. «Non potevo ignorarlo» continuò. «Era un rapporto della polizia. Venne recapitato in ufficio, ma nessuno voleva sul suo tavolo una patata bollente come quella. Lo spedirono direttamente a me. Fu forse l'unico documento che mi avessero mai inoltrato nel modo giusto.» Non dissi nulla. Bret si rese conto che la sua spiegazione era convincente e andò avanti. «Lange si riteneva indispensabile. Si ha la tentazione di pensarlo sempre, ma per uno a capo di diverse reti - reti efficienti, a detta di tutti - la tentazione è maggiore. Il Sistema di Berlino riuscì a fare a meno di Lange. Tuo padre rimise insieme i pezzi.»

«Lange ritiene che mio padre lo avrebbe aiutato, ma che fu deliberatamente allontanato da Berlino in modo che potessi arrivare tu e sbarazzarti di lui.»

«Sono balle e Lange lo sa. tuo padre aveva fatto un ottimo lavoro a Berlino. Silas Gaunt era il suo capo e, quando fu promosso e tornò a Londra, si portò tuo padre con sé. Non c'è mai stato nulla di scritto, ma era inteso che tuo padre avrebbe fatto carriera insieme a Silas.

Aveva ottime prospettive alla Centrale di Londra.»

«E allora cosa accadde?»

«Quando Lange si irritò, cercò di vendere tutte le sue reti all'esercito americano. Loro non lo avrebbero toccato, di certo.»

«Aveva delle buone reti» osservai.

«Molto buone, ma anche se fossero valse il doppio, dubito che avrebbe potuto far sì che i Counter Intelligence Corps se le prendessero.»

«perché?»

«Perché i Counter Intelligence Corps non erano interessati a ciò che accadeva nella Zona Russa. Il loro compito era la sicurezza. Stanavano i nazisti, i gruppi neonazisti e i sovversivi comunisti che operavano all'Ovest.»

«E allora perché non trasferire Lange a qualche altro Dipartimento?»

«A quel tempo gli Stati Uniti non avevano un'organizzazione che spiasse i russi. Il Congresso voleva che l'America facesse la parte del Paese Gentiluomo. C'era stato qualche tentativo di riorganizzazione da parte del vecchio OSS, che stava lavorando per qualcosa che si autodefiniva War Department Detachment, che a sua volta faceva parte di qualcosa chiamato Central Intelligence Group. Ma era roba da dilettanti; i russi ci si facevano due risate. Lange provò dappertutto, ma nessuno voleva le sue reti.»

«Sembra di sentir parlare del mercato della carne.»

«Ed è così che lo videro gli agenti operativi quando queste notizie cominciarono a filtrare. Erano demoralizzati, e Lange non era molto popolare.»

«E allora mio padre tornò a Berlino per cercare di rimettere le cose a posto?»

«Sì, tuo padre si offrì di tornare a Berlino pur sapendo che avrebbe perso la sua posizione preminente a Londra. Nel frattempo Lange venne mandato ad Amburgo a farsi sbollire la rabbia.»

«Ma non gli sbollì?»

«Si imbestialì sempre più. E quando tuo padre rifiutò di riprenderlo se non si fosse completamente separato da quel suo cognato delle Waffen - SS, Lange diede le dimissioni.»

«Stai dicendo che mio padre licenziò Lange?»

«Da' un'occhiata agli archivi. Non è un segreto.»

«Lange sostiene che la colpa è tua.»

«Lo dice quando parla con te.»

«Dice che la colpa è di mio padre?»

«Nel corso degli anni, Lange ha dato la colpa a tutti, dagli archivisti al presidente Truman. L'unico a cui non dà mai colpe è se stesso.»

«Era una decisione difficile» dissi. «SS o no, ammiro il modo in cui Lange lo sostenne. Forse fece la cosa giusta. Cacciare in strada il cognato avrebbe significato far naufragare un matrimonio che funziona ancora adesso.»

«Il motivo per il quale non lo cacciò via era che quel cognato faceva somme sempre superiori ai mille dollari la settimana col mercato nero.»

«Stai scherzando?»

«Quella notte fatale in cui i poliziotti lo beccarono a Wedding, aveva in tasca quasi mille dollari degli Stati Uniti e altri mille in moneta di occupazione. Fu quello che suscitò tanto interesse nei poliziotti. Ed è il motivo per cui dovetti prendere provvedimenti. E tutto nel rapporto della polizia. Da' un'occhiata.»

«Tu sai che non posso dare nessuna occhiata. Non mettono mai nel computer un dossier così vecchio, e nessuno riuscirebbe a trovare nulla di quell'epoca al Registro.»

«Be', domanda a chiunque fosse là. Certo, Lange faceva soldi col cognato. Qualcuno diceva che gli combinava parte degli affari.»

«Come?» domandai, ma la risposta era ovvia. «Non lo so, ma posso immaginarlo. Lange viene a sapere di un affare al mercato nero attraverso uno dei suoi agenti. Invece di mandare all'aria l'affare, ci mette dentro il cognato.»

«Non sarebbe mai sopravvissuto se avesse fatto giochetti di questo genere.»

«Non fare l'innocentino, Samson, non ti riesce bene. Sai com'era la città in quel periodo. Sai come funzionava. Lange aveva solo da dire che il mercato nero doveva continuare perché uno dei trafficanti era un importante agente sovietico. Suo cognato avrebbe sostenuto la parte di quello che aveva adescato Lange. Avrebbero fatto soldi senza rischio di essere arrestati. E un sistema a prova d'idiota. Nessuno avrebbe potuto fargli nulla.» Suonarono alla porta principale. Udii la governante che passava nel corridoio. «Questo dev'essere il nostro uomo che stanotte si introdurrà negli uffici» disse Bret. «Per te sarà come ai vecchi tempi, Bernard.» E dalla porta entrò Ted Riley.