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Poche settimane prima che Aaron Peters venisse ucciso da un motociclista in Rock Creek Parkway, la trentanovenne Liza Crawford, brillante agente immobiliare di Gettysburg, Pennsylvania, era stata trovata morta a bordo della sua Corvette nuova fiammante su una strada di campagna.

Secondo gli inquirenti, l’auto era finita contro un muro di pietra mentre procedeva ad alta velocità e si era ribaltata, e Liza Crawford era rimasta schiacciata fra le lamiere.

A causa dei numerosi traumi riportati, i fori di ingresso e di uscita del proiettile calibro quarantacinque erano stati riscontrati solo in un secondo tempo, in fase di autopsia, quando era stato accertato che Liza Crawford era già morta al momento dello schianto. Il proiettile che le aveva trapassato la testa si era conficcato nella portiera del passeggero e in quel momento si trovava ai laboratori forensi di Stato della Pennsylvania.

Due mesi prima Samuel Tate, ventitré anni, era stato estratto privo di vita dalle lamiere della sua Ford Mustang truccata dopo essersi schiantato contro una quercia lungo una strada di campagna a ovest di Fredericksburg, Virginia.

Tate, meccanico, era noto per essere un guidatore provetto che non beveva né faceva uso di sostanze. Non c’erano segni di frenata sull’asfalto, benché avesse perso il controllo della vettura mentre procedeva a una velocità superiore ai centosessanta chilometri orari. Il medico legale aveva scoperto un foro di proiettile calibro quarantacinque sul lato sinistro della testa. Anche quel reperto era in mano ai tecnici di laboratorio.

«Guarda qua» disse Sampson indicando lo schermo del suo computer, sul quale erano visualizzati i referti sui proiettili che avevano ucciso Tate e Aaron Peters. «Sono identici.»

«Scommetto che anche quello di Liza Crawford è uguale» dissi studiando la mappa. «Lei e Tate erano più o meno alla stessa distanza da Washington, lei a nord e lui a sud. Nel raggio di novanta, novantacinque minuti dal centro.»

«Che cosa significa?»

«Che è un serial killer, si sposta in moto e questo è il suo terreno di caccia.»

«E quali sono le sue prede?»

«Maserati, Corvette, Mustang.»

«Auto di grossa cilindrata» chiosò Sampson.

«E quelli che le guidano.»

«A gran velocità.»

Mi toccai un labbro, riflettendo.

«Per quale motivo?» chiese Sampson. «Per gioco?»

«Forse» risposi. «Dalle riprese della GoPro di Peters sembra che giocassero a rincorrersi come il gatto con il topo. E il motociclista era il gatto.»

Sampson scosse la testa. «I media ci sguazzeranno. Vi ricordate il cecchino della Beltway?»

«E come dimenticarlo?»

Ero ancora nell’FBI la mattina del 3 ottobre 2002, quando nel Maryland erano state colpite a morte quattro persone, apparentemente senza motivo. La sera era stata la volta di un falegname di settantadue anni che passeggiava lungo Georgia Avenue.

I giornalisti avevano parlato di un cecchino della Beltway, ma l’FBI aveva scoperto che in realtà le uccisioni erano cominciate otto mesi prima sulla West Coast, a Tacoma, nello Stato di Washington, e fra morti e feriti c’erano già state dodici vittime in un’area che da Arizona e Texas arrivava fino ad Atlanta e Baton Rouge, Louisiana.

Alla fine erano stati catturati due squilibrati con una carabina Bushmaster AR-15, ma nel frattempo i morti erano saliti a diciassette ed erano state ferite dieci persone.

«Malvo e Muhammad uccidevano per sport» disse Sampson. «Potrebbe essere così anche in questo caso.»

«Potrebbe» ammisi. «Una gara, con il motociclista che insegue la macchina veloce, la raggiunge e spara al conducente.»

«Per poi scappare, indenne.»

Annuii pensando che si sarebbe scatenato il pandemonio. Il Paese aveva vissuto momenti di grande paura nel periodo in cui avevano imperversato i cecchini della Beltway. Erano stati i ventitré giorni peggiori della mia vita.

«Intendi avvertire Bree? Mi sembra abbia già abbastanza grattacapi.»

Non ebbi neppure il tempo di rispondere, perché mia moglie apparve sulla porta dell’ufficio, affannata.

«Hanno sparato a O’Donnell, Lincoln e due agenti di pattuglia» disse. «Cinque minuti fa, nel Northeast. Con armi automatiche. Lincoln e un agente sono rimasti feriti. Secondo O’Donnell, uno degli aggressori era Thao Le.»

Qualcuno ucciderà
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