19

Nella foschia di quell’alba di agosto, c’erano sei mezzi della polizia con i lampeggianti accesi intorno alla fabbrica abbandonata di Anacostia. Nonostante l’ora, diverse persone sul marciapiede e affacciate sulle porte delle case guardavano il vecchio capannone di mattoni come se fosse maledetto.

Bree, Sampson e io eravamo intervenuti perché, quando era arrivata la segnalazione, eravamo in zona. Parlammo con i due agenti che avevano fatto la macabra scoperta.

Si erano recati sul posto a seguito di una telefonata anonima al 911.

«Ci siamo resi conto subito che ci volevano rinforzi» disse uno di loro, ancora piuttosto scosso.

«Avete fatto bene a chiederli» risposi. «Fateci vedere.»

Ci accompagnarono sul retro dello stabilimento. Si sentiva il rumore di diversi generatori all’interno. Appena girato l’angolo vidi il primo uomo riverso per terra, fra sassi ed erbacce.

Era stato strangolato con una corda di pianoforte, che gli era penetrata nel collo. Doveva avere poco più di vent’anni, era di origini sudamericane, sul metro e ottanta di statura e novanta chili di peso, in canottiera nera, jeans larghi e costose scarpe da basket Nike, coperto di bling-bling.

«Chi lo ha ammazzato dev’essere forte come un toro» osservò Bree.

«Sono d’accordo» disse Sampson.

Gli frugai nelle tasche e trovai contanti e una fiala di polverina rosa.

«Potrebbe essere metanfetamina» dissi, dopo averci infilato dentro un dito protetto da un guanto di lattice.

Notai la strana inclinazione del bacino e spostai il corpo per guardarci sotto. Per terra non c’era niente, ma sollevando la camicia vidi che il morto portava una fondina con una Ruger 9mm.

«Non gli hanno dato neanche il tempo di reagire» commentai.

«Quindi, oltre che forte come un toro, è anche silenzioso come un gatto» disse Bree.

C’erano altri tre morti fuori della fabbrica. I due afroamericani vicino alla porta avevano la colonna spezzata all’altezza delle cervicali, mentre il bianco sull’angolo in fondo era stato strangolato con una corda di pianoforte come il suo compagno. Erano tutti grandi, grossi e armati. Nessuno aveva i documenti.

«Com’è andata, secondo voi?» chiese Sampson. «Quanti erano?»

«Più di uno sicuramente, a meno che non sia stato un ninja» risposi. «Quattro, direi.»

«E hanno agito contemporaneamente?» chiese Bree.

Mi guardai intorno e non vidi lampadine in nessuno dei lampioni.

«Sì. Al buio» risposi. Poi, indicando la porta di acciaio, chiesi: «A cosa facevano la guardia?»

Sampson andò alla porta, girò la maniglia e spinse. La porta si aprì cigolando. Impugnammo torcia e pistola ed entrammo nella fabbrica abbandonata. Ero il primo e il fascio di luce della mia Maglite illuminò un vano con il pavimento di cemento. In fondo c’era una porta a vento. La spalancai.

In quello spazio enorme un tempo c’erano macchinari: lo si capiva dai segni che avevano lasciato sul pavimento sporco e polveroso e dall’odore. Si sentiva anche una lieve puzza di fumi di scarico.

Dalle finestre rotte in alto entravano e uscivano piccioni. Il sole cominciava a rischiarare il capannone, ma io tenni accesa la torcia e illuminai il soffitto, scoprendo una zona soppalcata, nella quale erano sistemati due grossi generatori a gasolio. Era da lì che veniva la puzza di fumo.

«Nessuno si muova» disse Bree.

Mi voltai e vidi che stava guardando per terra. Scostò un po’ di sporcizia con la punta della scarpa e puntò la torcia verso dove eravamo entrati.

«Qui lasciamo delle impronte» disse. «Ma all’ingresso no. Hanno pulito. Forse hanno addirittura lavato.»

Capii che cosa voleva dire e illuminai il pavimento vicino alla porta. Era pulito. Ai lati della porta c’era una specie di passaggio largo cinquanta centimetri che correva rasente il muro del capannone e conduceva, sia da una parte sia dall’altra, a una scala di metallo.

Non c’era bisogno della torcia per vedere che dalle scale si accedeva a due passerelle che conducevano ciascuna a una porta. Seguimmo il percorso sulla sinistra, illuminando con le torce mucchi di rottami, vecchi tubi, condotte, parti di metallo coperti di uno strato di lerciume.

Le due scale, invece, erano pulite. E le passerelle pure.

Una delle due porte era socchiusa. Nella stanza c’era la luce accesa.

«Alex?» disse Sampson. Si era fermato sulla passerella alle mie spalle e puntava la Maglite in basso. Sul pavimento del capannone c’era un quinto morto, a pancia ingiù.

«Gli hanno sparato alla testa» disse Bree, illuminando il foro di uscita nella nuca. «Chiamo la Scientifica perché mandino una seconda squadra.»

«Buona idea» risposi. Tornai a guardare la porta socchiusa. Mi avvicinai e la aprii. Dava su un breve corridoio chiuso da un telo di plastica nera molto spesso con una cerniera verticale e due finestrelle attraverso cui arrivava una luce abbagliante. Mi avvicinai, sbirciai dentro e mi sentii mancare.

«Alex?» disse Bree alle mie spalle. «Cos’è?»

«Un airlock» risposi, scostandomi.

Bree si accorse del mio sgomento. «Cos’hai?»

«Di’ alla Scientifica che mandino tre squadre» mormorai con un tremito nella voce. «Anzi, chiama direttamente l’FBI. Chiedi a Ned Mahoney un team con i chimici più bravi di Quantico. E tutto l’equipaggiamento di massima sicurezza.»

Qualcuno ucciderà
9788830456624_cov01.html
9788830456624_fm01.html
9788830456624_tp01.html
9788830456624_cop01.xhtml
9788830456624_fm02.html
9788830456624_fm03.html
9788830456624_fm03-1.html
9788830456624_fm03-2.html
9788830456624_p01.html
9788830456624_p01-1.html
9788830456624_p01-2.html
9788830456624_p01-3.html
9788830456624_p01-4.html
9788830456624_p01-5.html
9788830456624_p01-6.html
9788830456624_p01-7.html
9788830456624_p01-8.html
9788830456624_p01-9.html
9788830456624_p01-10.html
9788830456624_p01-11.html
9788830456624_p01-12.html
9788830456624_p02.html
9788830456624_p02-1.html
9788830456624_p02-2.html
9788830456624_p02-3.html
9788830456624_p02-4.html
9788830456624_p02-5.html
9788830456624_p02-6.html
9788830456624_p02-7.html
9788830456624_p02-8.html
9788830456624_p02-9.html
9788830456624_p02-10.html
9788830456624_p02-11.html
9788830456624_p02-12.html
9788830456624_p02-13.html
9788830456624_p02-14.html
9788830456624_p02-15.html
9788830456624_p02-16.html
9788830456624_p02-17.html
9788830456624_p02-18.html
9788830456624_p02-19.html
9788830456624_p02-20.html
9788830456624_p02-21.html
9788830456624_p02-22.html
9788830456624_p02-23.html
9788830456624_p03.html
9788830456624_p03-1.html
9788830456624_p03-2.html
9788830456624_p03-3.html
9788830456624_p03-4.html
9788830456624_p03-5.html
9788830456624_p03-6.html
9788830456624_p03-7.html
9788830456624_p03-8.html
9788830456624_p03-9.html
9788830456624_p03-10.html
9788830456624_p03-11.html
9788830456624_p03-12.html
9788830456624_p03-13.html
9788830456624_p03-14.html
9788830456624_p03-15.html
9788830456624_p03-16.html
9788830456624_p03-17.html
9788830456624_p03-18.html
9788830456624_p03-19.html
9788830456624_p03-20.html
9788830456624_p03-21.html
9788830456624_p03-22.html
9788830456624_p03-23.html
9788830456624_p03-24.html
9788830456624_p03-25.html
9788830456624_p03-26.html
9788830456624_p03-27.html
9788830456624_p03-28.html
9788830456624_p03-29.html
9788830456624_p03-30.html
9788830456624_p04.html
9788830456624_p04-1.html
9788830456624_p04-2.html
9788830456624_p04-3.html
9788830456624_p04-4.html
9788830456624_p04-5.html
9788830456624_p04-6.html
9788830456624_p04-7.html
9788830456624_p04-8.html
9788830456624_p04-9.html
9788830456624_p04-10.html
9788830456624_p04-11.html
9788830456624_p04-12.html
9788830456624_p04-13.html
9788830456624_p04-14.html
9788830456624_p04-15.html
9788830456624_p04-16.html
9788830456624_p04-17.html
9788830456624_p04-18.html
9788830456624_p04-19.html
9788830456624_p04-20.html
9788830456624_p04-21.html
9788830456624_p05.html
9788830456624_p05-1.html
9788830456624_p05-2.html
9788830456624_p05-3.html
9788830456624_p05-4.html
9788830456624_p05-5.html
9788830456624_p05-6.html
9788830456624_p05-7.html
9788830456624_p05-8.html
9788830456624_p05-9.html
9788830456624_p05-10.html
9788830456624_p05-11.html
9788830456624_p05-12.html
9788830456624_p05-13.html
9788830456624_p05-14.html
9788830456624_p05-15.html
9788830456624_p05-16.html
9788830456624_p05-17.html
9788830456624_p05-18.html
9788830456624_p05-19.html
9788830456624_bm01.html
illibraio.xhtml