partita

avrebbero avuto lo stesso effetto di un’abbondante sorsata di Felix Felicis. Preso da tutte le sue preoccupazioni, Harry non aveva dimenticato la sua altra ambizione:

scoprire cosa stava combinando Malfoy nella Stanza della Necessità. Stava ancora controllando la Mappa del Malandrino, e dalle volte che non riusciva a individuare Malfoy, ne deduceva che Malfoy passava ancora un sacco di tempo nella stanza. Sebbene Harry stesse

perdendo le speranze di poter mai entrare nella Stanza della Necessità, faceva sempre un tentativo quando era nelle vicinanze. Però, per quanto potesse riformulare la sua richiesta, la parete rimaneva fermamente priva di porta.

Pochi giorni prima della partita con Corvonero, Harry si ritrovò da solo a scendere a cena dalla sala comune, perché Ron era di nuovo corso nel bagno più vicino a vomitare, e Hermione era scappata fuori a cercare il Professor Vector a causa di un errore che pensava di aver fatto nel suo ultimo saggio di Aritmanzia. Più per abitudine che per altro, Harry fece la sua usuale deviazione lungo il corridoio del settimo piano, controllando la Mappa del Malandrino lungo il percorso. Per un momento non riuscì a individuare Malfoy da nessuna parte e immaginò che fosse nuovamente all’interno della Stanza della Necessità, ma poi vide

il puntino etichettato Malfoy nel bagno dei ragazzi al piano di sotto, insieme non a Tiger o Goyle, ma a Mirtilla Malcontenta.

Harry smise di pensare a questa strana coppia solo quando andò a sbattere contro un’armatura. Il forte rumore lo risvegliò dalle sue fantasticherie; scappando via dalla scena

prima che Gazza potesse intervenire, si precipitò già dalle scale sul ballatoio del piano inferiore. Fuori dal bagno, accostò l’orecchio alla porta. Non riuscì a sentire nulla. Aprì

molto silenziosamente la porta.

Draco Malfoy era in piedi con le spalle alla porta, con le mani serrate ai bordi del lavandino, la testa biondo-platino chinata.

"Non fare così," cantilenava la voce di Mirtilla Malcontenta da uno dei gabinetti. " Non fare così. . . Dimmi cosa c’è... Posso aiutarti. . . ."

"Nessuno può aiutarmi," disse Malfoy. Tremava tutto. "Non posso farlo... Non posso... Non funzionerà mai. . . e se non lo faccio subito... dice che mi ucciderà..." E Harry realizzò, con uno shock così forte che sembrava paralizzarlo, che Malfoy stava piangendo — piangendo veramente — con le lacrime che gli scorrevano sul pallido viso giù

nel lavandino sporco. Malfoy ansimava e singhiozzava quando, con un sobbalzo, guardò

nello specchio crepato e vide alle sue spalle Harry che lo fissava.

Malfoy si girò, estraendo la bacchetta. Istintivamente, Harry tirò fuori la sua. La maledizione di Malfoy lo mancò per pochi centimetri, mandando in pezzi la lampadina sul muro dietro di lui; Harry si spostò di lato, pensò Levicorpus! e agitò la bacchetta, ma Malfoy bloccò il sortilegio e alzò la bacchetta per un altro —

"No! No! Basta!" gridò Mirtilla Malcontenta, facendo riecheggiare la sua voce tutt’intorno alla stanza piastrellata. "Fermi! FERMI!"

Ci fu una forte esplosione, e il secchio dietro a Harry saltò in aria; Harry tentò la maledizione Blocca-Gamba, ma rimbalzò sul muro dietro l’orecchio di Malfoy e distrusse lo sciacquone dietro Mirtilla Malcontenta, che lanciò un grido; l’acqua si riversò

dappertutto e Harry scivolò mentre Malfoy, con la faccia contorta, gridava, "Cruci —"

"SECTUMSEMPRA!" ruggì Harry da terra, agitando selvaggiamente la bacchetta. Un fiotto di sangue schizzò dalla faccia e dal petto di Malfoy, come se fosse stato squarciato

da una spada invisibile. Barcollò all’indietro e crollo sul pavimento bagnato con un tonfo, mentre la bacchetta gli cadeva dalla mano destra inerte.

"No —" ansimò Harry.

Scivolando e barcollando, Harry si rialzò in piedi e si lanciò verso Malfoy, il cui viso adesso

era di un rosso scarlatto, mentre con le mani pallide si tormentava il petto intriso di sangue.

"No — Io non —"

Harry non sapeva cosa stava dicendo; cadde in ginocchio accanto a Malfoy, che tremava senza controllo in una pozza del suo stesso sangue. Mirtilla Malcontenta lanciò un grido assordante: "ASSASSINIO! ASSASSINIO NEL BAGNO! ASSASSINIO!" La porta si spalancò dietro Harry che alzò gli occhi, terrorizzato: Piton era entrato di corsa

nella stanza, con la faccia livida. Spingendo via Harry bruscamente, si chinò su Malfoy, tirò

fuori la sua bacchetta e la passò sulle profonde ferite che la maledizione di Harry aveva prodotto, bisbigliando delle parole magiche che sembravano quasi una canzone. L’emorragia sembrò fermarsi; Piton pulì il sangue dal viso di Malfoy e ripeté

l’incantesimo. Le ferite cominciarono a rimarginarsi.

Harry stava ancora guardando, colto dall’orrore per quello che aveva fatto, a malapena consapevole che anche lui era fradicio di acqua e sangue. Mirtilla Malcontenta stava ancora singhiozzando e piangendo. Piron eseguì il contro-incantesimo per la terza volta, poi sollevò in piedi Malfoy.

"Devi andare in infermeria. Potrebbero rimanere delle cicatrici, ma con un trattamento immediato di dittamo potremmo evitare anche queste... Vieni...." Aiutò Malfoy ad attraversare il bagno, girandosi sulla porta per dire a Harry, con una voce freddamente furiosa, "E tu, Potter . . . Aspettami qui." Harry non pensò neanche per un attimo di disobbedire. Si rialzò lentamente, tremando, e guardò giù sul pavimento. C’erano macchie di sangue come fiori scarlatti dappertutto. Non

riuscì neanche a trovare la forza di dire a Mirtilla Malcontenta di stare zitta, mentre lei continuava a piangere e singhiozzare, divertendosi sempre di più.

Piton tornò dieci minuti dopo. Entrò nel bagno e si chiese la porta alle spalle.

"Vai via," disse a Mirtilla, che scomparì immediatamente nel water, lasciando dietro di se un silenzio assordante.

"Non volevo farlo," disse subito Harry. La sua voce riecheggiò nello spazio freddo e umido.

"Non sapevo cosa avrebbe fatto l’incantesimo."

Ma Piton lo ignorò. "Sembra che ti abbia sottovalutato, Potter," disse sottovoce. "Chi avrebbe mai pensato che arrivassi a conoscere questa Magia Oscura? Chi le ha insegnato quell’incantesimo?"

"Io —l’ho letto da qualche parte."

"Dove?"

"Era — in un libro della biblioteca," inventò selvaggiamente Harry. "Non mi ricordo come si chiamava —"

"Bugiardo," disse Piton. La gola di Harry si seccò. Sapeva cosa avrebbe fatto Piton e non sarebbe mai stato capace di evitarlo...

Il bagno sembrò tremolare davanti ai suoi occhi; lottò per bloccare tutti i suoi pensieri ma, per quanto potesse provare, la copia di Pozioni Avanzate del Principe Mezzosangue gli si agitava confusamente di fronte alla mente.

Un attimo dopo stava fissando nuovamente Piton, dentro il bagno distrutto e allagato. Guardò Piton negli occhi, sperando nonostante tutto che Piton non avesse visto quello che temeva avesse visto, ma —

"Portami la tua borsa," disse piano Piton, "e tutti i libri di scuola. Tutti. Portameli qui. Subito!"

Discutere non sarebbe servito a niente. Harry si girò di scatto e schizzò fuori dal bagno. Arrivato nel corridoio, cominciò a correre verso la torre di Grifondoro. Molte persone venivano dalla direzione opposta; lo guardavano a bocca aperta, fradicio d’acqua e di sangue. Harry non rispose alle loro domande e corse via.

Si sentiva stordito; era come se un cucciolo amatissimo fosse diventato improvvisamente selvaggio; cosa aveva in testa il Principe quando aveva copiato quell’incantesimo nel libro? E cosa sarebbe successo quando Piton l’avrebbe visto? Avrebbe detto a Slughorn

— lo stomaco di Harry si rivoltò — in che modo Harry aveva ottenuto così buoni risultati in Pozioni per tutto l’anno? Avrebbe confiscato o distrutto quel libro che aveva insegnato a Harry tante cose . . . Il libro che era diventato per lui una guida gentile e un amico?

Harry non poteva permetterlo. . . Non poteva. . .

"Dove sei — ? Perché sei fradicio — ? E’ sangue…." Ron era in cima alle scale e sembrava confuso alla vista Harry.

"Ho bisogno del tuo libro," ansimò Harry. "Il tuo libro di Pozioni. Presto . . . dammelo . . ."

"Ma il Principe Mezzos —"

"Te lo spiego dopo!"

Ron tirò fuori dalla borsa la sua copia di Pozioni Avanzate e gliela diede; Harry corse via verso la sala comune. Li, prese la sua borsa, ignorando gli sguardi stupiti di alcune persone che avevano già finito di cenare, si lanciò attraverso il passaggio del ritratto, e si precipitò lungo il corridoio del settimo piano.

Si fermò con una scivolata davanti all’arazzo coi troll che ballavano, chiese gli occhi, e cominciò a camminare.

Ho bisogno di un posto per nascondere il mio libro. . . Ho bisogno di un posto per nascondere il mio libro. . . Ho bisogno di un posto per nascondere il mio libro. . . Era passato su e giù per tre volte di fronte al lungo muro vuoto. Quando aprì gli occhi, ecco che c’era, finalmente: la porta della Stanza della Necessità. Harry la spalancò, si getto dentro, e chiuse la porta sbattendola.

Harry trattenne il respiro. Nonostante la fretta, il panico, la paura per quello che lo aspettava nel bagno, non riusciva a non essere sopraffatto dalla meraviglia per quello che stava vedendo. Si trovava in una stanza grande come una cattedrale, le cui alte finestre mandavano raggi di luce su quella che sembrava una città fortificata, costruita con quelli che Harry sapeva dovevano essere oggetti nascosti da generazioni di abitanti di Hogwarts.

C’erano vicoli e strade fiancheggiati da instabili torri di mobili rotti o danneggiati, immagazzinati qui, forse, per nascondere le prove di qualche magia andata male, oppure nascosti da elfi domestici maniaci del castello. C’erano migliaia e migliaia di libri, senza dubbio vietati o scarabocchiati o rubati. C’erano catapulte con le ali e Frisbee Zannuti, alcuni ancora abbastanza vitali da sollevarsi di malavoglia sopra le montagne di altri oggetti proibiti; c’erano bottiglie incrinate di pozioni coagulate, cappelli, gioielli, mantelli; c’erano quelli che sembravano gusci d’uovo di drago, bottiglie tappate il cui contenuto ancora riluceva malvagiamente, alcune spade arrugginite e una pesante ascia macchiata di sangue.

Harry corse verso uno dei tanti vicoli tra tutti quei tesori nascosti. Girò a destra dopo un gigantesco troll impagliato, corse per una scorciatoia poi girò a sinistra dopo l’Armadio Svanitore rotto in cui Montague si era perso l’anno precedente, per fermarsi finalmente accanto a una credenza sulla cui superficie cerano delle bolle come se ci avessero tirato sopra dell’acido. Aprì con uno scricchiolio uno degli sportelli dell’armadio: era già stato utilizzato come nascondiglio per qualcosa in una gabbia che era morto da un pezzo; lo scheletro aveva cinque zampe. Infilò il libro del Principe Mezzosangue dietro la gabbia e chiuse lo sportello. Si fermò per un istante, il cuore che gli batteva terribilmente, mentre guardava tutta quella confusione.... Sarebbe stato capace di ritrovare quel posto in mezzo a tutta quella roba? Prese il busto scrostato di un orribile vecchio stregone da sopra una cassa li vicino, e lo mise sopra la credenza dove aveva nascosto il libro, poi mise sulla testa della statua una vecchia parrucca polverosa e una tiara consumata, per renderla più riconoscibile, quindi si allontanò di corsa più velocemente che poteva attraverso i vicoli di robaccia nascosta, fino alla porta, fino al corridoio, dove si chiuse la porta alle spalle, che si ritrasformò immediatamente in pietra.

Harry si precipitò verso il bagno del piano di sotto, infilando nella borsa la copia di Ron del libro di Pozioni Avanzate. Un minuto dopo, era nuovamente di fronte a Piton, che senza dire una parola tese la mano verso la borsa di Harry. Harry gliela diede, ansimando, con un dolore bruciante nel petto, e attese.

Uno a uno, Piton estrasse i libri di Harry e li esaminò. Alla fine, l’ultimo libro rimasto fu quello di Pozioni, che Piton guardò con molta attenzione prima di parlare.

"Questa è la tua copia di Pozioni Avanzate, vero, Potter?"

"Si," disse Harry, ancora col fiatone.

"E’ proprio sicuro, Potter?"

"Si," disse Harry, con un po’ più di sicurezza.

"Questa è la copia di Pozioni Avanzate che hai acquistato al Ghirigoro?"

"Si," disse con decisione Harry.

"E allora perché," chiese Piton, "sul frontespizio c’è scritto il nome 'Roonil Wazlib'?" Il cuore di Harry perse un colpo. "E’ il mio soprannome," disse.

"Il tuo soprannome," ripeté Piton. "Si . . . i miei amici mi chiamano così," disse Harry.

"Lo so cos’è un soprannome," disse Piton. I freddi occhi neri di Piton lo stavano ancora trapassando; cercò di non guardarli. Chiudi la mente... Chiudi la mente.... Ma non lo aveva mai imparato bene. . . .

"Lo sai cosa penso, Potter?" disse Piton, a voce molto bassa. "Penso che lei sia un bugiardo e un imbroglione e che lei meriti una punizione tutti i sabati fino alla fine del semestre. "Cosa ne pensa, Potter?"

"Io — Io non sono d’accordo, signore," disse Harry, sempre cercando di non guardarlo negli occhi.

"Allora, vedremo come si sentirà dopo la sua punizione" disse Piton. " Sabato mattina alle dieci, Potter. Nel mio ufficio."

"Ma signore . . ." disse Harry, alzando disperatamente lo sguardo. "Il Quidditch... l’ultimo incontro della sta ..."

"Alle dieci," sussurrò Piton, con un sorriso che mise in mostra i suoi denti gialli. "Peccato per Grifondoro. . . quarto posto quest’anno, temo ..."

E lasciò il bagno senza dire un’altra parola, lasciando Harry a fissare lo specchio scheggiato, sentendosi peggio, era sicuro, di quanto Ron non si fosse mai sentito in vita sua.

"Non ti dirò 'Te l’avevo detto,'" disse Hermione, un’ora più tardi nella sala comune.

"Smettila, Hermione," disse con rabbia Ron.

Harry non era andato a cena; non aveva per niente fame. Aveva appena finito di raccontare cos’era successo a Ron, Hermione e Ginny. Non che ce ne fosse bisogno; le notizie si erano

sparse molto velocemente: Mirtilla Malcontenta aveva cominciato a spuntare su da ogni bagno del castello per raccontare la storia. Malfoy era già stato visitato in infermeria da Pansy Parkinson, che non aveva perso tempo a parlare male di Harry a destra e a sinistra, e

Piton aveva raccontato al personale tutto quello che era accaduto. Harry era già stato chiamato fuori dalla stanza comune per sopportare quindici terribili minuti in compagnia della Professoressa McGranitt, che gli aveva detto che era stato fortunato per non essere stato espulso e che era completamente d’accordo sulla punizione di Piton, ogni sabato fino alla fine del semestre.

"Ti avevo detto che c’era qualcosa che non andava in questo Principe," disse Hermione, evidentemente incapace di trattenersi. "E avevo ragione, è vero o no?"

"No, non penso che avessi ragione," disse ostinatamente Harry. Stava già passando un momento abbastanza brutto anche senza che Hermione gli facesse la predica; gli sguardi dei giocatori di Grifondoro quando gli aveva detto che non avrebbe potuto giocare il prossimo sabato erano stati la punizione peggiore. Harry si accorse che Ginny lo guardava, ma non ricambiò lo sguardo; non voleva vedere la rabbia o il disappunto nei suoi occhi. Le aveva solo detto che sarebbe stata lei a giocare come Cercatore e che Dean sarebbe tornato in squadra al suo posto come Cacciatore. Forse, se avessero vinto, Ginny e Dean avrebbero potuto rimettersi insieme, nell’euforia del dopopartita. . . Il pensiero lo attraversò come un coltello gelato....

"Harry," disse Hermione, "come fai a essere ancora attaccato a quel libro quando quell’incantesimo —“

"La vuoi smettere di palare di quel libro!" scattò Harry. "Il Principe l’ha solo ricopiato! Non ha consigliato a nessuno di usarlo! Per quel che ne sappiamo, poteva anche aver annotato qualcosa che era stato usato contro di lui!"

"Non ci posso credere," disse Hermione. "Tu stai veramente difendendo —

"Non sto difendendo quello che ho fatto!" disse velocemente Harry. "Vorrei non averlo fatto, e non solo perché mi sono beccato una dozzina di punizioni con Piton. Lo sapete che non avrei mai usato un incantesimo come quello, neanche su Malfoy, ma non potete dare la colpa al Principe, non ha scritto 'è forte, provatelo!' — stava solo prendendo appunti per se stesso, non per altri..."

"Mi stai dicendo," disse Hermione, "che vorresti tornare — ?"

"A riprenderlo? Ebbene si," disse Harry con decisione. "Ascolta, senza il Principe non avrei mai vinto la Felix Felicis. Non sarei mai riuscito a salvare Ron dall’avvelenamento, non avrei mai —"

"— avuto la fama di grande talento di Pozioni che non ti meriti," disse Hermione malignamente.

"Dacci un taglio, Hermione!" disse Ginny, e Harry fu così sorpreso, così grato, che alzò lo sguardo verso di lei. "Mi sembra di capire che Malfoy stava cercando di usare una Maledizione senza Perdono, dovresti essere contenta che Harry avesse un buon asso nella manica!"

"Certo, è chiaro che sono contenta che Harry non sia stato maledetto!" disse Hermione, chiaramente irritata. "Ma non puoi chiamare ‘buono’ quel Sectumsempra, Ginny, guarda che conseguenze ha causato! E avrei pensato, visto quello che ha significato per le vostre possibilità nella partita —"

"Oh, non far finta di interessarti al Quidditch," scattò Ginny, "ti rendi solo ridicola." Harry e Ron spalancarono gli occhi: Hermione e Ginny, che erano sempre andate d’accordo, ora stavano sedute con le braccia incrociate, gli occhi fissi in direzioni opposte. Ron guardò nervosamente Harry, poi prese un libro a caso e vi si nascose dietro. Harry, invece, per quanto sapesse ne avesse poche ragioni, si sentì tutt’un tratto incredibilmente allegro, anche se nessuno di loro aprì più bocca per il resto della serata. La sua allegria ebbe vita corta. Il giorno seguente ci furono da sopportare le provocazioni di Serpeverde, per non parlare della rabbia dei compagni di Grifondoro, che erano profondamente arrabbiati per il fatto che il loro Capitano si era fatto buttar fuori dall’incontro finale della stagione. Sabato mattina, qualsiasi cosa avesse potuto dire Hermione, Harry sarebbe stato felice di scambiare tutta la Felix Felicis del mondo per entrare nel campo Quidditch con Ron, Ginny, e gli altri. Fu quasi insopportabile staccarsi dal fiume di studenti che camminavano fuori al sole, tutti con coccarde, cappelli e sciarpe e striscioni, per scendere i gradini di pietra nelle segrete e camminare finché il suono distante della folla non fu come cancellato, con la consapevolezza che non sarebbe riuscito a sentire una sola parola del commento o un applauso, o un urlo di disappunto degli spettatori.

"Ah, Potter," disse Piton, quando Harry bussò alla porta e entrò nell’ufficio fastidiosamente familiare che Piton, pur insegnando adesso ai piani superiori, non aveva lasciato. La stanza era poco illuminata, come sempre, e le stesse cose morte e infangate erano sospese in pozioni colorate sulle pareti tutto intorno. Sinistramente, c’erano molte scatole coperte da ragnatele accatastate sul tavolo dove Harry avrebbe dovuto sedersi; si portavano appresso un’aura di noioso, duro e inutile lavoro. "Il Signor Gazza cercava qualcuno per mettere a posto questi vecchi documenti," disse Piton a voce bassa. "Sono i verbali sui malfattori di Hogwarts e sulle loro punizioni. Dove l’inchiostro si è sbiadito, o le schede sono state danneggiate dai topi, vorremmo che lei ricopiasse sia i crimini che le punizioni e, assicurandosi che siano in ordine alfabetico, le rimettesse nelle scatole. Non dovrà usare la magia."

"Va bene, Professore," disse Harry, con tutto il disprezzo che riuscì a mettere nelle ultime quattro sillabe.

"Credo dovrebbe cominciare," disse Piton, con un sorriso malvagio sulle labbra, "con le scatole mille e dodici fino alla mille e cinquantasei. Ci troverà dei nomi familiari, Potter, e questo renderà più interessante il suo lavoro. Ecco, guardi. . ." Con un movimento ostentato tirò fuori una scheda da una delle scatole più in alto, e lesse,

"James Potter e Sirius Black. Scoperti mentre utilizzavano un incantesimo illegale su Bertram Aubrey. Testa di Aubrey grande il doppio del normale. Doppia punizione." Piton fece una smorfia.

"Deve essere di grande conforto che, sebbene loro non ci siano più, resti comunque un ricordo delle loro grandi imprese."

Harry sentì la familiare sensazione ribollirgli all’interno dello stomaco. Mordendosi la lingua

per non replicare, si sedette di fronte alle scatole e se ne mise davanti una. Era, come Harry si era aspettato, un lavoro inutile e noioso, segnato (come Piton aveva sicuramente pianificato) dal puntuale colpo nello stomaco che accompagnava la lettura del

nome di suo padre o di Sirius, spesso accoppiati insieme in piccoli misfatti, e accompagnati

occasionalmente da quelli di Remus Lupin e Peter Minus. Mentre ricopiava tutte le loro malefatte con le relative punizioni, si chiese cosa stava succedendo li fuori, dove la

partita

doveva essere appena cominciata. . . Ginny giocava come Cercatore contro Cho . . . Harry guardava sempre più spesso il grande orologio che ticchettava sul muro. Sembrava si

muovesse il doppio più lento di un normale orologio; forse Piton lo aveva stregato per farlo

andare così piano? Non poteva essere li solo da mezz’ora... un’ora ... un’ora e mezza. . . . Lo stomaco di Harry cominciò a ruggire quando l’orologio segnò le dodici e mezza. Piton, che

non aveva parlato affatto dopo aver messo Harry al lavoro, all’una e dieci finalmente alzò

la testa.

"Penso possa bastare," disse freddamente. "Segni il punto dove è arrivato. Continuerà il prossimo sabato alle dieci." Si, signore.

Harry infilò a caso una scheda piegata nella scatola e si precipitò fuori dalla porta prima che

Piton cambiasse idea. Corse su per le scale di pietra, allungando le orecchie per sentire qualche suono dal campo, ma tutto era silenzioso. ... Era finita, allora. . . . Fuori dalla Grande Sala affollata esitò, quindi corse su per la scalinata di marmo; sia che Grifondoro vincesse o perdesse, i giocatori di solito festeggiavano o si commiseravano nella loro sala comune.

"Quid agis?" domandò incerto alla Signora Grassa, chiedendosi cosa avrebbe trovato all’interno.

La sua espressione fu imperscrutabile quando replicò, "Vedrai." E si girò in avanti.

Un boato festoso proruppe dal buco dietro di lei. Harry rimase a bocca aperta mentre tutti, appena lo videro, cominciarono a gridare. Alcune mani lo trascinarono nella stanza.

"Abbiamo vinto!" gridò Ron, saltandogli di fronte e mostrando a Harry la Coppa. " Abbiamo vinto! Quattrocento cinquanta a centoquaranta! Abbiamo vinto!" Harry si guardò intorno, c’era Ginny che correva verso di lui; aveva un’espressione dura e aspra sul viso quando lo abbracciò. E senza pensarci, istintivamente, senza preoccuparsi del

fatto che cinquanta persone li stavano guardando, Harry la baciò.

Dopo alcuni lunghi istanti – ma poteva essere stata mezz’ora — o forse alcuni giorni assolati

— si separarono. La stanza era diventata molto silenziosa. Poi alcune persone cominciarono

ad applaudire rumorosamente e ci fu uno scoppio di risatine nervose. Harry vide da sopra la

testa di Ginny che Dean Thomas aveva in mano un bicchiere frantumato, e Romilda Vane sembrava sul punto di lanciare qualcosa. Hermione sorrideva, ma gli occhi di Harry cercarono Ron. Quando lo trovò, vide che aveva ancora in mano la Coppa, con l’espressione di uno che ha preso una bastonata sulla testa.. Per una frazione di secondo si guardarono l’uno con l’altro, poi Ron fece un leggero segno con la testa che Harry capì

significava, Va bene – se proprio dovete…

La creatura nel suo petto ruggì trionfante, sorrise a Ginny e le indicò senza parlare il passaggio del ritratto. Una lunga camminata nel parco sembrava appropriata, durante la quale – se avessero avuto il tempo – avrebbero anche potuto parlare della partita.

CAPITOLO VENTICINQUE

LA VEGGENTE SPIATA

Il fatto che Harry Potter uscisse con Ginny Weasley sembrò interessare un gran numero di persone, per la maggior parte ragazze, tuttavia Harry scoprì felicemente di avere una nuova impermeabilità al pettegolezzo nelle ultime settimane. Dopotutto era stato un bel cambiamento sentirsi parlar dietro per qualcosa che lo stava rendendo felice come non si ricordava essere stato da molto tempo, piuttosto che per essere stato coinvolto in orride scene di magia Oscura.

‘Non pensi che le persone avrebbero di meglio di cui parlare,’ disse Ginny appena si sedette sul pavimento della Sala comune, appoggiata alle gambe di Harry e leggendo La Gazzetta del Profeta. ‘Tre attacchi di Dissennatori in una settimana, e tutto quello che Romilda Vane ha da chiedermi è se è vero che hai un Ippogrifo tatuato sul petto.’

Sia Ron che Hermione esplosero in una fragorosa risata. Harry li ignorò.

‘Cosa le hai detto?’

‘Le ho detto che è un Ungaro Spinato],’ disse

Ginny girando pigramente una pagina del giornale. ‘Molto più macho.’

‘Grazie,’ disse Harry ridendo a bocca aperta. ‘E cosa le hai detto che ha Ron?’

‘Un Pygmy Puff, ma non ho detto dove.’

Ron assunse un’espressione arrabbiata come Hermione iniziò a rotolarsi dalle risate.

‘Guarda,’ disse puntando un dito minaccioso verso Herry e Ginny. ‘Solo perchè ti ho accordato il mio permesso non vuol dire che non possa ritrattarlo –‘‘”il tuo permesso”, lo derise Ginny. ‘Da quando mi dai il permesso per fare qualcosa?’

Comunque tu stesso hai detto che era meglio Harry piuttosto che Michael o Dean.’

‘Sì l’ho detto,’ disse Ron riluttante. ‘E solo finché non cominciate a sbaciucchiarvi in pubblico –‘

‘Tu sporco ipocrita! E tu e Lavanda avvinghiati come un paio di anguille a fare schifezze dappertutto?’ rivendicò Ginny.

Ma la tolleranza di Ron non doveva essere messa alla prova ancora a lungo siccome era quasi giugno, per Harry e Ginny il tempo assieme stava diventando sempre più limitato. I G.U.F.O. di Ginny si avvicinavano e lei era quindi costretta a ripassare per ore di notte. Durante una di queste serate in cui Ginny si era ritirata in Biblioteca e Harry era seduto accanto alla finestra nella sala comune, dove avrebbe dovuto finire il suo compito di Erbologia, ma in realtà rivivendo un’ora particolarmente felice che aveva trascorso giù al lago con Ginny all’ora di pranzo, Hermione si lasciò cadere sul sedile fra lui e Ron con uno spiacevole sguardo risoluto in viso.

‘Voglio parlarti, Harry.’

‘Di cosa?’ disse Harry sospettoso. Solo il giorno prima Hermione gli aveva detto di smetterla di distrarre Ginny ora che avrebbe dovuto dare il massimo per i suoi esami.

‘Del cosiddetto Principe Mezzosangue.’

‘Oh, non di nuovo,’ gemette. ‘Per favore, vuoi lasciar perdere?’

Non aveva osato tornare alla stanza delle Necessità per riprendersi il libro e la sua resa in Pozioni ne stava di conseguenza risentendo (sebbene Slughorn, che approvava la storia con Ginny, aveva giovialmente attribuito il calo al mal d’amore di Harry). Ma Harry era sicuro che Piton non avesse ancora perso la speranza di mettere le mani sul libro del Principe ed era determinato a lasciarlo dov’era finché Piton fosse rimasto sulla difensiva.

‘Non la pianterò,’ disse Hermione fermamente, ‘finché non mi avrai ascoltato. Ora, ho provato a indagare un po’ su chi avrebbe potuto avere l’hobby di inventare incantesimi Oscuri –‘

‘Lui non ne ha fatto un hobby –‘

‘Lui, lui – chi dice fosse un lui?’

‘Lo diciamo a causa di questo,’ disse Harry di cattivo umore. ‘Principe Hermione, Principe!’

‘Esatto!’ disse Hermione, macchie rosse fiammeggiarono sulle sue guance appena tirò

fuori dalla tasca un vecchissimo pezzo di carta da giornale e lo sbatté sul tavolo davanti a Harry.

‘Guarda quello! Guarda la figura!’

Harry raccolse il fragile pezzo di carta e fissò la foto in movimento, ingiallita dall’età; anche Ron si piegò a dare un’occhiata. La figura mostrava una magra ragazza di circa quindici anni.

Non era bella; sembrava allo stesso tempo di malumore e scontrosa cupa, con sopracciglia pesanti e un viso lungo e pallido. Sotto alla foto c’era la didascalia: Eileen Principe, Capitano della squadra di Gobbiglie di Hogwarts.

‘Quindi?’ disse Harry esaminando il breve articolo a cui la foto apparteneva; era una storia piuttosto noiosa sulle competizioni scolastiche.

‘Il suo nome era Eileen Principe. Principe, Harry.’

Si guardarono l’un l’altro e Harry capì quello che Hermione stava cercando di dire. Scoppiò a ridere.

‘Neanche per idea!’

‘Cosa?’

‘Tu pensi che lei fosse il... Mezzosangue? Oh, andiamo.’

‘Beh, perché no?’ Harry, non ci sono veri principi nel mondo dei maghi! È un soprannome, un titolo fatto in casa che qualcuno si è auto assegnato, o potrebbe essere il loro vero nome, no? No, ascolta! Se, mettiamo, suo padre era un mago il cui cognome era “Principe”, e sua madre era Babbana, ecco che quello l’avrebbe resa un “Principe Mezzosangue”!’

‘Sì, molto ingegnoso, Hermione...’

‘Ma potrebbe! Magari era fiera di essere un mezzo Principe!’

‘Ascolta, Hermione, posso dire che non è una ragazza. Posso solo dirlo.’

‘La verità è che tu pensi che una ragazza non avrebbe potuto essere abbastanza intelligente,’ disse Hermione arrabbiata.

‘Come posso aver ciondolato in giro con te per cinque anni e non pensare che le ragazze siano intelligenti?’ disse Harry, infastidito. ‘È il modo in cui scrive. So solo che il Principe era un tizio, posso dirlo. Questa ragazza non ha avuto niente a che fare con lui. Dove l’hai preso, comunque?’

‘In Biblioteca,’ disse Hermione prevedibilmente. ‘C’è una collezione completa di vecchi Profeta laggiù. Bene, andrò a scovare altro su Eileen Principe, se posso.’

‘Divertiti,’ disse Harry irritato.

‘Lo farò,’ disse Hermione. ‘E il primo posto dove guarderò,’ gli disse frettolosa come raggiunse il buco del ritratto, ‘è il registro dei vecchi riconoscimenti in Pozioni!’

Harry la guardò storto per un momento, poi continuò la sua contemplazione del cielo che diventava buio.

‘Semplicemente non butta giù che tu la superi in Pozioni,’ disse Ron, ritornando alla sua copia di Mille erbe magiche e funghi.

‘Non pensi io sia pazzo a rivolere indietro quel libro, vero?’

‘Ovviamente no,’ disse Ron vigorosamente. ‘Era un genio, il Principe. Ad ogni modo... senza il suo suggerimento del bezoar...’ si passò il dito esplicitamente attraverso la sua stessa gola, ‘non sarei qui per parlarne, no? Voglio dire, non sto dicendo che l’incantesimo che hai usato su Malfoy fosse grandioso –‘

‘Neanch’io,’ disse rapidamente Harry.

‘Ma è guarito del tutto, no? Si è rimesso subito in piedi.’

‘Sì,’ disse Harry; questo era perfettamente vero, sebbene la sua coscienza ancora rimordesse un po’. ‘Grazie a Piton...’

‘Sei ancora in punizione con Piton questo sabato?’ continuò Ron.

‘Sì, e il Sabato dopo quello, e il Sabato dopo ancora,’ singhiozzò Harry. ‘E sta suggerendo che se non finisco tutte le scatole per la fine del trimestre continueremo l’anno prossimo.’

Trovava queste punizioni particolarmente seccanti perchè riducevano il tempo già

limitato che avrebbe potuto trascorrere con Ginny. Veramente si era spesso chiesto se Piton non lo sapesse, perchè stava tenendo Harry sempre di più ogni volta e sottolineava di come stesse perdendo le belle giornate e le varie opportunità che gli avrebbero offerto. Harry fu scosso da queste amare riflessioni dall’apparizione al suo lato di Jimmy Peakes che gli stava porgendo un rotolo di pergamena.

‘Grazie Jimmy... Ehi, è di Silente!’ disse Harry eccitato srotolando la pergamena e analizzandola. ‘Vuole che vada nel suo ufficio più velocemente che posso!’

Si fissarono.

‘Accidenti,’ sussurrò Ron. ‘Non pensi... non avrà trovato...?’

‘Meglio andare e vedere, no?’ disse Harry balzando in piedi.

Si affrettò fuori dalla sala comune e lungo il settimo piano più veloce che poté, non incontrando nessuno tranne Pix che scese in picchiata nella direzione opposta, lanciando pezzi di gesso a Harry in un consueto modo di fare e strepitò forte mentre schivava gli incantesimi difensivi di Harry. Appena Pix fu sparito, nei corridoi ci fu silenzio; a soli quindici minuti dal coprifuoco, molte persone erano già tornate nelle sale comuni di appartenenza.

E poi Harry sentì un urlo e un rumore. Si fermò lungo il percorso, ascoltando.

‘Come – osi – tu – aaaaargh!’

Il rumore proveniva da un corridoio vicino; Harry si affrettò in quella direzione, la bacchetta pronta, girò un altro angolo e vide la Professoressa Cooman sdraiata in modo scomposto sul pavimento, la testa coperta da uno dei suoi molti scialli, con molte bottiglie di Sherry a terra davanti a lei, una rotta.

‘Professoressa –‘

Harry corse avanti e aiutò la Professoressa Cooman a rialzarsi. Alcuni delle sue scintillanti perline si erano impigliate negli occhiali. Singhiozzava sonoramente, si aggiustò i capelli e si tirò su aiutandosi col braccio di Harry.

‘Cos’è successo, Professoressa?’

‘Puoi ben chiedere!’ disse lei con voce acuta e penetrante. ‘Stavo passeggiando e pensavo tristemente a certi oscuri presagi che mi è capitato di aver intravisto...’

Ma Harry non le stava prestando molta attenzione. Si era appena reso conto di dove si trovassero: a destra c’era l’arazzo con i troll danzanti e, a sinistra, quella solida impenetrabile distesa di muro di pietra che nascondeva –

‘Professoressa, stava cercando di entrare nella Stanza delle Necessità?’

‘...presagi che mi sono stati rivelati – cosa?’

Sembrò improvvisamente evasiva.

‘La Stanza delle Necessità,’ ripeté Harry. ‘Dove lei stava cercando di entrare.’

‘Io – beh – non sapevo che gli studenti ne fossero a conoscenza –‘

‘Non tutti lo sanno,’ disse Harry. ‘Ma cosa è successo? Ha urlato... sembrava come se fosse stata ferita...’

‘Io – beh,’ disse la Professoressa Cooman, aggiustandosi gli scialli attorno, difensiva, e fissandolo con i suoi occhi enormemente ingranditi [dalle lenti]. ‘Desideravo – ah –

depositare certi – hem – oggetti personali nella Stanza...’ E mormorò qualcosa circa

‘accuse cattive’.

‘Esatto,’ disse Harry guardando in basso verso le bottiglie di sherry. ‘Ma non è riuscita ad entrare a nasconderli?’

Lo trovò molto strano; la Stanza si era aperta per lui, dopotutto, quando lui aveva voluto nascondere il libro del Principe Mezzosangue.

‘Oh, Sono entrata almeno,’ disse la Professoressa Cooman, fissando il muro. ‘Ma c’era già

qualcunaltro dentro.’

‘Qualcunaltro dentro –? Chi?’ chiese Harry. ‘Chi c’era là dentro?’

‘Non ne ho idea,’ disse la professoressa Cooman, sembrando leggermente sorpresa della fretta nella voce di Harry. ‘Sono entrata nella Stanza e ho sentito una voce, cosa che non era mai successa prima in tutti gli anni in cui ho nascosto – voglio dire, che ho utilizzato la Stanza.’

‘Una voce? Cosa ha detto?’

‘Non so se stava dicendo qualcosa,’ disse la Professoressa Cooman. ‘Stava... esultando.’

‘Esultando?’

‘Trionfando di gioia,’ disse annuendo.

Harry la fissò.

‘Era maschile o femminile?’

‘Azzarderei la supposizione che fosse maschile,’ disse la Professoressa Cooman.

‘E suonava felice?’

‘Molto felice,’ disse la Professoressa Cooman tirando su col naso.

‘Come se stesse festeggiando?’

‘Molto chiaramente.’

‘E poi –?’

‘E poi ho chiesto, “Chi c’è là?”’

‘Non avrebbe potuto capire chi c’era senza chiedere?’ Le domandò Harry leggermente frustrato.

‘L’Occhio Interiore,’ disse dignitosamente la Professoressa Cooman, aggiustandosi gli scialli e molte file di perline luccicanti, ‘era concentrato su problemi ben lontani dai reami mondani delle voci esultanti.’

‘Giusto,’ disse Harry con premura; aveva sentito parlare dell’Occhio Interiore della Professoressa Cooman troppo spesso prima. ‘E la voce ha detto chi c’era?’

‘No, non l’ha detto,’ rispose lei. ‘Tutto è diventato buio pesto e la cosa successiva che ricordo è che sono stata buttata a capofitto fuori dalla Stanza!’

‘E non ha visto quello arrivare?’ disse Harry non riuscendo a frenarsi.

‘No, come ho detto era tutto nero –‘ Si interruppe e lo guardò con sospetto.

‘Penso farebbe meglio a parlarne al Professor Silente,’ disse Harry.

‘Dovrebbe sapere dei festeggiamenti di Malfoy – voglio dire, che qualcuno l’ha buttata fuori dalla Stanza.’

Sorprendentemente, la Professoressa Cooman a questo suggerimento si alzò, con aria di superiorità.

‘Il Preside mi ha intimato che preferirebbe meno visite da parte mia,’ disse lei freddamente.

‘Non sono tipo da imporre la mia compagnia a quelli che non la apprezzano. Se Silente sceglie di ignorare gli avvertimenti delle carte –‘

La sua mano ossuta si chiuse improvvisamente attorno al polso di Harry.

‘Tante volte, non importa come li percepisco –‘

E drammaticamente tirò fuori una carta da sotto gli scialli.

‘–la torre colpita dal fulmine,’ sussurrò, ‘Calamità. Disastro. Si avvicina sempre più...’

‘Giusto,’ disse di nuovo Harry. ‘Bene... penso sempre che dovrebbe dire a Silente di questa voce e che tutto è diventato buio e di essere stata buttata fuori dalla Stanza...’

‘Lo pensi?’ La Professoressa Cooman sembrò considerare la questione per un attimo, ma Harry avrebbe giurato che stesse accarezzando l’idea di raccontare ancora la sua piccola avventura.

‘Sto andando da lui proprio ora,’ disse Harry. ‘Dobbiamo incontrarci. Potremmo andare insieme.’

‘Oh, bene, in tal caso,’ disse la Professoressa Cooman con un sorriso. Si curvò in basso, raccattò le sue bottiglie di Sherry e le cestinò senza cerimonie in grosso vaso bianco e blu che stava in una nicchia vicina.

‘Mi spiace non averti più nella mia classe, Harry,’ disse animosamente, e si avviarono assieme. ‘Non sei mai stato molto Veggente... ma eri un meraviglioso Oggetto di...’

Herry non replicò; aveva odiato essere l’Oggetto delle continue previsioni di morte della Professoressa Cooman.

‘Temo,’ continuò, ‘che quel tormento – scusa, il centauro – non sappia nulla di cartomanzia.

Gli ho chiesto, una volta – da veggente a veggente – se non avesse anche lui avvertito la vibrazione lontana dell’imminente catastrofe. Ma sembrò trovarmi quasi comica. Sì, comica!’

La sua voce si alzò piuttosto istericamente e a Harry arrivò una potente zaffata di sherry anche se le bottiglie erano state lasciate indietro.

‘Forse il cavallo ha sentito persone dire che non ho ereditato il dono della mia bisbisnonna. Quelle chiacchiere sono state fatte circolare dagli invidiosi per anni. Sai cosa dico a quelle persone, Harry? Mi avrebbe Silente lasciato insegnare in questa grande scuola, mi avrebbe dato tanta fiducia in tutti questi anni se io non gli avessi dimostrato la mia abilità?’

Harry borbottò qualcosa di indistinto.

‘Ricordo bene il mio primo colloquio con Silente,’ continuò la Professoressa Cooman con tono rauco. ‘Egli ne fu profondamente impressionato, naturalmente, profondamente impressionato... stavo alla Testa di Porco, dove non avevo incidentalmente notato – le pulci da letto, caro ragazzo – ma i risparmi erano pochi. Silente mi fece la cortesia di chiamarmi nella mia stanza alla locanda. Mi interrogò... Devo confessare che, all’inizio, pensavo fosse maldisposto nei confronti di Divinazione... e ricordo che stavo cominciando a sentirmi un po’ strana, non avevo mangiato molto quel giorno... ma poi...’

E ora Harry stava prestando la dovuta attenzione per la prima volta, perché sapeva cos’era successo dopo: la Professoressa Cooman aveva formulato la profezia che aveva alterato il corso della sua intera vita, la profezia su lui e Voldemort.

‘... ma poi fummo brutalmente interrotti da Severus Piton!’

‘Cosa?’

‘Sì, ci fu confusione fuori dalla porta che si spalancò e là c’era il barista, piuttosto arrabbiato,

in piedi con Piton che stava dicendo di aver sbagliato strada su per le scale, sebbene temo di aver io stessa pensato che fosse stato fermato mentre origliava il mio colloquio con Silente –

vedi, anche lui a quel tempo era in cerca di un lavoro e senza dubbio cercava di raccogliere indiscrezioni! Bene, dopo questo, sai, Silente sembrò molto più disposto a darmi un lavoro e non posso non pensare Harry, che fu perché apprezzò il netto contrasto fra le mie maniere modeste e il mio talento discreto, comparati all’opprimente, sgomitante ragazzo pronto a origliare dai buchi della serratura – Harry, caro?’

Guardò indietro, oltre la sua spalla, essendosi resa conto solo allora che Harry non era più con lei; lui aveva smesso di camminare ed erano ora a tre metri l’uno dall’altra.

‘Harry?’ ripeté incerta.

Forse il suo viso era bianco, per rendere lo sguardo di lei così preoccupato e spaventato. Harry era fermo, completamente immobile come se onde di emozioni crollassero su di lui, onda dopo onda, facendo dimenticare tutto tranne l’informazione che gli era stata taciuta per così tanto tempo...

Era Piton che aveva sentito per caso la profezia. Era Piton che aveva portato la notizia della profezia a Voldemort. Piton e Peter Minus assieme avevano mandato Voldemort a caccia di Lily e James e del loro figlio...

Nient’altro importava a Harry in quel momento.

‘Harry?’ disse nuovamente la Professoressa Cooman. ‘Pensavo stessimo andando a trovare il Preside assieme.’

‘Lei stia qui,’ disse Harry attraverso le labbra intorpidite.

‘Ma caro... Gli avrei detto di come sono stata assalita nella Stanza delle –‘

‘Stia qui!’ le ripeté Harry rabbiosamente.

Lei sembrò allarmata appena la oltrepassò di corsa, girò l’angolo nel corridoio di Silente, dove stava di guardia il gargoyle solitario. Harry urlò al gargoyle la parola d’ordine e corse su per la scala a chiocciola che si muoveva, tre gradini per volta. Non bussò alla porta di Silente, la colpì violentemente e la voce calma rispose “Avanti” dopo che Harry si era già

scagliato dentro alla stanza.

Fanny la fenice si guardò attorno, i suoi neri occhi lucenti riflettevano scintille dorate del tramonto, accanto alla finestra. Silente, in piedi alla finestra, guardava fuori verso il parco, con un lungo mantello da viaggio nero in mano.

‘Bene Harry, ho promesso che saresti potuto venire con me.’

Per un attimo o due Harry non capì; la conversazione con la Cooman gli aveva tolto qualsiasi altra cosa dalla testa e il suo cervello sembrava muoversi molto lentamente.

‘Venire... con lei...?’

‘Solo se lo desideri, naturalmente.’

‘Se lo...’

E in quel momento Harry ricordò perché era impaziente di andare nell’ufficio di Silente in un primo momento.

‘Ne ha trovato uno? Lei ha trovato un Horcrux?’

‘Credo di sì.’

Rabbia e risentimento combattevano contro shock ed eccitazione: per diversi momenti Harry non riuscì a parlare.

‘È normale avere paura,’ disse Silente.

‘Non sono spaventato!’ disse Harry all’improvviso, ed era perfettamente vero; la paura era un’emozione che non stava affatto provando. ‘Quale Horcrux è? Dove si trova?’

‘Non sono sicuro di quale sia – sebbene credo che potremmo escludere il serpente – ma credo sia nascosto in una grotta sulla costa a molte miglia da qui, una caverna che cerco di localizzare da molto tempo: la grotta in cui Tom Riddle un tempo terrorizzò due bambini del suo orfanotrofio durante la gita annuale; ricordi?’

‘Sì,’ disse Harry. ‘Com’è protetto?’

‘Non lo so. Ho sospetti che potrebbero essere completamente errati.’ Silente esitò, poi disse,

‘Harry, ti ho promesso che saresti potuto venire con me, ma sarebbe un mio grave errore non avvisarti che questo sarà estremamente pericoloso.’

‘Verrò,’ disse Harry, ancora prima che Silente avesse finito di parlare. Ribollendo di rabbia per Piton, il suo desiderio di fare qualcosa di disperato e rischioso era decuplicato negli ultimi pochi minuti. Questo sembrò evidente dall’espressione di Harry per Silente che si allontanò dalla finestra e guardò Harry più da vicino, con una leggera ruga fra le sopracciglia argentate.

‘Cosa ti è successo?’

‘Niente,’ mentì prontamente Harry.

‘Cosa ti ha sconvolto?’

‘Non sono sconvolto.’

‘Harry, non sei mai stato bravo in Occlumanzia –‘

La parola fu la scintilla che fece scoppiare la furia di Harry.

‘Piton!’ disse, urlando, e Fanny emise un lieve verso dietro di loro.

‘Piton, ecco cos’è successo! Ha raccontato a Voldemort della profezia, è stato lui, lui ha ascoltato fuori dalla porta, me l’ha detto la Cooman!’

L’espressione di Silente non cambiò, ma Harry pensò che il suo viso impallidì sotto il lieve color sangue riflesso dal sole al tramonto. Per un lungo momento, Silente non disse nulla.

‘Quando l’hai saputo?’ chiese infine.

‘Proprio ora!’ disse Harry che si stava trattenendo dall’urlare con enorme difficoltà. E poi, improvvisamente, non poté più fermarsi.

‘E LEI L’HA LASCIATO INSEGNARE QUI E LUI HA DETTO A VOLDEMORT DI UCCIDERE

MIA MADRE E MIO PADRE!’

Respirando affannosamente come se stesse combattendo, Harry si allontanò girandosi da Silente, che ancora non aveva mosso un muscolo, e iniziò a camminare su e giù per lo studio, sfregandosi le nocche della mano ed aggrappandosi ad ogni briciola di controllo rimasto per evitare di prendere a pugni tutto. Voleva arrabbiarsi e tempestare contro Silente, ma voleva anche andare con lui e cercare di distruggere l‘Horcrux; voleva dirgli che era stato un vecchio pazzo a credere a Piton, ma era terrorizzato che Silente non lo portasse con sé finché non avesse imparato a controllare la sua rabbia...

‘Harry,’ disse Silente tranquillamente. ‘Ti prego di ascoltarmi.’

Fu tanto difficile fermare la sua ossessiva camminata quanto trattenersi dall’urlare. Harry fece una pausa, mordendosi le labbra e guardò il viso rugoso di Silente.

‘Il Professor Piton ha fatto un terribile –‘

‘Non mi dica che è stato un errore, signore, stava ascoltando dietro alla porta!’

‘Ti prego, lasciami finire.’ Silente aspettò finché Harry non annuì brevemente, poi proseguì. ‘Il Professor Piton ha fatto un terribile errore. Era ancora alle dipendenze di Lord Voldemort la notte che ascoltò la prima metà della profezia della Professoressa Cooman. Naturalmente si affrettò a raccontare al suo padrone cosa aveva sentito perchè

la cosa riguardava il suo capo tanto profondamente. Ma non seppe – non aveva alcun modo di saperlo – a quale ragazzo Voldemort avrebbe dato la caccia da lì in poi, o che i genitori che avrebbe distrutto nella sua mortale crociata omicida erano persone che il Professor Piton conosceva, che erano tua madre e tuo padre –‘

Harry rise forte, ironicamente.

‘Lui odiava mio padre come odiava Sirius! Non ha notato, Professore, come le persone odiate da Piton tendano a morire?’

‘Non hai idea del rimorso che il Professor Piton ha provato quando ha realizzato come Lord Voldemort avesse interpretato la profezia, Harry. Credo che sia il rammarico più

grande della sua vita e la ragione per cui è ritornato –‘

Ma lui è un ottimo Occlumante, vero signore?’ disse Harry la cui voce stava tremando nello sforzo di mantenerla controllata.

‘E Voldemort non è convinto che Piton stia dalla sua parte, perfino adesso? Professore... come può essere sicuro che Piton sia dalla nostra parte?’

Silente non parlò per un momento; sembrava come se stesse ricomponendo qualcosa nella sua mente. Alla fine disse, ‘Sono sicuro. Mi fido di Severus Piton completamente.’

Harry respirò profondamente per qualche momento nello sforzo di controllarsi. Non funzionò.

‘Bene, io no!’ disse, urlando come prima. ‘Sta organizzando qualcosa con Draco Malfoy proprio adesso, proprio sotto al suo naso, e lei ancora –‘

‘Ne abbiamo già discusso, Harry,’ disse Silente, e ora la sua voce suonava nuovamente severa. ‘Ti ho esposto la mia opinione.’

‘Sta per lasciare la scuola stanotte e ci scommetterei che non ha affatto considerato che Piton e Malfoy potrebbero decidere di –‘

‘Di cosa?’ chiese Silente, le sopracciglia alzate. ‘Cos’è che sospetti stiano facendo, precisamente?’

‘Io... stanno facendo qualcosa!’ disse Harry e le sue mani si piegarono a pugno come lo disse. ‘La Professoressa Cooman era appena entrata nella Stanza delle Necessità, cercando di nascondere le sue bottiglie di sherry e ha sentito Malfoy gridare entusiasta, festeggiare! Lui stava cercando di riparare qualcosa di pericoloso là dentro e se dovessi dire, alla fine l’ha aggiustato e lei sta proprio per uscire dalla scuola senza –‘

‘Basta’, disse Silente. Lo disse assolutamente calmo, e Harry si zittì immediatamente; sapeva di aver infine superato qualche limite invisibile. ‘Pensi che io abbia mai lasciato una volta la scuola senza protezione durante le mie assenze quest’anno? Mai. Stanotte, quando partirò, verranno adottate protezioni aggiuntive al luogo. Ti prego di non insinuare che non prendo seriamente la sicurezza dei miei studenti, Harry.’

‘Io non –‘ borbottò Harry, leggermente imbarazzato, ma Silente tagliò corto.

‘Non desidero discutere oltre la questione.’

Harry si rimangiò la sua rabbiosa risposta, temendo di essersi spinto troppo in là, di aver sciupato la sua occasione di accompagnare Silente, ma Silente continuò, ‘Vuoi venire con me stasera?’

‘Sì,’ disse Harry immediatamente.

‘Molto bene, allora: ascolta.’

Silente si erse in tutta la sua altezza.

‘Ti porto con me a una condizione: che tu obbedisca ad ogni comando io ti possa dare, immediatamente e senza domande.’

‘Naturalmente.’

‘Assicurati di aver capito, Harry. Voglio dire che devi seguire persino ordini come “corri”,

“nasconditi” o “torna indietro”. Ho la tua parola?’

‘Io – sì, naturalmente.’

‘Se ti dico di nasconderti, lo farai?’

‘Sì.’

‘Se ti dico di scappare via, obbedirai?’

‘Sì.’

‘Se ti dico di lasciarmi e di metterti in salvo, farai come ti dico?’

‘Io –‘

‘Harry?’

Si guardarono per un momento.

‘Sì, signore.’

‘Molto bene. Allora desidero che tu vada a prendere il tuo Mantello e mi raggiunga nella Sala di Ingresso in cinque minuti.’

Silente si voltò indietro a guardare fuori dalla finestra tinta fuoco; il sole era ora una vivida luce rosso rubino all’orizzonte. Harry camminò svelto dall’ufficio e giù dalla scala a chiocciola. La sua mente era, tutto a un tratto, stranamente chiara. Sapeva cosa fare. Ron e Hermione erano seduti assieme nella stanza comune quando lui tornò. ‘Cosa voleva Silente?’ Disse ad un tratto Hermione. ‘Harry, stai bene?’ aggiunse preoccupata.

‘Sto bene.’ Disse brevemente Harry, oltrepassandoli veloce. Si affrettò su per le scale e nel suo dormitorio dove spalancò il suo baule e ne cavò la Mappa del Malandrino e un paio di calzini appallottolati. Poi corse indietro giù dalle scale e nella sala comune, scivolando in frenata dove Ron e Hermione sedevano, attoniti.

‘Non ho molto tempo,’ ansimò Harry, ‘Silente pensa che stia prendendo il mio Mantello dell’Invisibilità. Ascoltate...’

Velocemente spiegò loro dove stava andando e perché. Non si fermò neppure per i sobbalzi di orrore di Hermione o per le domande incalzanti di Ron; potevano entrare nel dettaglio più tardi.

‘... così capite che significa?’ Harry concluse al galoppo. ‘Silente non sarà qui stasera, così Malfoy avrà un’ altra possibilità per quello che sta facendo. No, ascoltatemi!’ soffiò

rabbioso appena Ron e Hermione mostrarono segno di volerlo interrompere. ‘So che Malfoy stava festeggiando nella Stanza delle Necessità. Ecco –‘ spinse vigorosamente la Mappa del Malandrino nella mano di Hermione. ‘Dovrete sorvegliare lui e dovrete anche sorvegliare Piton. Usate chiunque riusciate a radunare dell’ES. Hermione, quei Galeoni comunicativi funzionano ancora, esatto? Silente dice che metterà ulteriori protezioni sulla scuola, ma se Piton è coinvolto, saprà cos’è la protezione di Silente e come evitarla –

ma non si aspetterà tutti voi in vigilanza, no?’

‘Harry –‘ cominciò Hermione, gli occhi spalancati per la paura.

‘Non ho tempo di discutere,’ disse Harry brevemente. ‘Prendete anche questo –‘ spinse i calzini in mano a Ron.

‘Grazie,’ disse Ron. ‘Ehm – perchè dovrei avere bisogno di calzini?’

‘Hai bisogno di quello che c’è avvolto dentro, è il Felix Felicis. Dividetelo fra voi e Ginny. Salutatela per me. Farei meglio ad andare, Silente sta aspettando –‘

‘No!’ disse Hermione, appena Ron sfasciò la bottiglietta di pozione dorata, con aria impressionata. ‘Non la vogliamo, prendila tu, chissà cosa dovrai affrontare.’

‘Andrà bene, sarò con Silente,’ disse Harry. ‘Voglio sapere che voi tutti state bene... non fare quella faccia Hermione, ti vedrò più tardi...’

E andò, affrettandosi indietro attraverso il buco del ritratto, verso la Sala di Ingresso. Silente stava aspettando a lato dei portoni di ingresso in quercia. Si girò appena Harry arrivò in scivolata sul gradino di pietra più in alto, ansimando, con una forte fitta al fianco. ‘Vorrei che tu indossassi il tuo Mantello, per favore,’ disse Silente, e aspettò finché

Harry non lo ebbe indossato prima di dire, ‘Molto bene. Andiamo?’

Silente scese improvvisamente gli scalini di pietra, col mantello da viaggio appena mosso nell’immobile aria estiva. Harry si affrettò dietro di lui sotto il Mantello dell’Invisibilità, ancora ansimando e persino sudando parecchio.

‘Ma cosa penseranno le persone quando vedranno che sta partendo, Professore?’ chiese Harry, la mente fissa a Malfoy e Piton.

‘Che sono fuori a Hogsmeade per una bevuta,’ disse Silente gentilmente. ‘Qualche volta visito Rosmerta come cliente, o vado alla Testa di Porco... o do l’impressione di esserci. È

un buon modo per nascondere la propria vera destinazione.’

Scesero giù per la strada nel soffice alone di luce del tramonto. L’aria era piena degli odori di erba tiepida, acqua di lago e fumo di legna proveniente dalla capanna di Hagrid. Era difficile credere che si stavano dirigendo verso qualcosa di pericoloso o spaventoso.

‘Professore,’ disse Harry calmo, appena i cancelli in fondo alla strada furono visibili,

‘ci Materializzeremo?’

‘Sì,’ disse Silente. ‘Sai Materializzarti ora, credo.’

‘Sì,’ disse Harry, ‘ma non ho la licenza.’

Si sentiva meglio ad essere onesto; che sarebbe successo se avesse rovinato tutto facendosi ritrovare a 150 chilometri da dove era tenuto ad andare?

‘Non ti preoccupare,’ disse Silente, ‘ti posso aiutare ancora.’

Uscirono dai cancelli nel poco illuminato e deserto sentiero per Hogsmeade. L’oscurità

scendeva velocemente mentre camminavano e nel tempo che raggiunsero la High Street la notte era scesa sul serio. Le luci brillavano dalle finestre sopra ai negozi e come si avvicinarono ai Tre Manici di Scopa sentirono grida rauche.

‘–e resta fuori!’ Gridò Madam Rosmerta, cacciando vigorosamente un mago dall’aria sporca.

‘Oh, ciao Albus... sei fuori tardi...’

‘Buona sera Rosmerta, buona sera... perdonami, sto andando alla Testa di Porco... senza offesa, ma gradirei un’atmosfera più calma stasera...’

Un minuto dopo essi girarono l’angolo sul lato della strada dove l’insegna della Testa di Porco cigolava leggermente, sebbene non ci fosse vento. In contrasto con i Tre Manici di Scopa, il bar sembrava essere completamente vuoto.

‘Non sarà necessario entrare,’ mormorò Silente guardandosi attorno. ‘Finché nessuno ci vede andare... ora metti la mano sul mio braccio, Harry. Non c’è bisogno di stringere troppo, ti sto semplicemente guidando. Al tre – uno... due... tre...’

Harry iniziò a girare. Improvvisamente, ci fu quell’orribile sensazione che lo faceva sentire strizzato in uno stretto tubo di gomma; non riusciva neppure respirare, ogni parte del suo corpo fu compressa per tutta la durata e poi, proprio quando pensò che sarebbe soffocato, la fascia invisibile sembrò aprirsi all’improvviso e si ritrovò in piedi nella fredda oscurità, respirando a pieni polmoni fresca aria salmastra.

CAPITOLO VENTISEI

LA CAVERNA

Harry potè sentire l'odore del sale e lo sciabordio delle onde; una luce, la brezza fredda increspò i suoi capelli mentre guardava sul mare la luna riflessa con varie stelle. Era in piedi su un alto affioramento di roccia scura, il mare spumeggiante sbatteva sotto di lui. Gettò uno sguardo sopra la sua spalla. Una scogliera si stagliava dietro, un’insenatura più in basso, nera e senza volto. Alcuni grandi pezzi di roccia, come quella su cui erano in piedi Harry e Silente, sembravano essersi spaccati via dalla faccia della scogliera e fossero caduti più in basso molto tempo prima. Era una vista brulla e dura, il mare e la roccia uniforme senza

nessuna traccia di alberi, erba o sabbia

“Cosa ne pensi?” chiese Silente. Sembrava avesse chiesto l’opinione di Harry se quel posto fosse adatto o no per un picnic.

“Hanno portato gli orfani qui?” chiese Harry , che non poteva immaginare un posto meno appropriato per una gita

“Non precisamente qui” disse Silente. “c’è una sorta di villaggio a metà strada lungo le scogliere dietro noi. Credo che gli orfani siano stati portati là per un po’d'aria di mare e per vedere le onde del mare. No, non penso che siano venuti qui, soltanto Tom Riddle e le sue giovani vittime hanno visitato questo posto. Nessun Babbano potrebbe raggiungere questa roccia a meno che fosse insolitamente un buon scalatore e le barche non possono avvicinarsi alle scogliere, le acque qui intorno sono troppo pericolose. Immagino che Riddle si è arrampicato da lì giù; la magia lo avrà aiutato più delle corde. Ed ha portato i due piccoli bambini con lui, probabilmente per il piacere di terrorizzarli. Penso che il viaggio lo abbia fatto da solo, tu?”

Harry guardò ancora in su la scogliera e gli venne la pelle d’oca.

“Ma la sua destinazione finale… e la nostra… si trova un po’ più in alto. Andiamo.”

Silente fece un cenno ad Harry verso il bordo dello scoglio dove c’erano una serie di frastagliate e dentellate nicchie che formavano degli appigli dove mettere i piedi che conducevano giù ai massi che erano per metà in acqua e più vicino alla scogliera. Era una discesa perfida per Silente, impedito un po’ dalla sua mano senza forza, si spostava lentamente. Le rocce più in basse erano sdrucciolevoli bagnate dall’acqua di mare. Harry si sentì colpire in faccia dagli spruzzi di sale. “Lumos” disse Silente, dopo aver raggiunto il masso più vicino alla faccia della scogliera. Mille macchie di luce dorata scintillarono sulla superficie scura dell'acqua che si nascondeva alcuni piedi lì sotto; anche la parete nera della roccia al lato era stata illuminata. “Vedi?” disse tranquillamente Silente, indicando con la bacchetta un po’ più in alto. Harry vide una fenditura nella scogliera in cui l'acqua scura stava turbinando. “Non avrai problemi a farti un piccolo bagno?”

“No” disse Harry

“Allora tolgli il mantello dell’invisibilità… non ci serve adesso… e tuffiamoci” e con l'improvvisa agilità di un uomo giovane, Silente si tuffò dal masso, immergendosi nel mare e poi a nuotare, con uno stile a rana perfetto, verso la fessura scura nella faccia della roccia, con la sua bacchetta lucente tra i denti. Harry si tolse il suo mantello, lo infilò nella sua tasca e lo seguì. L'acqua era ghiacciata; Harry aveva i vestiti impregnati tutto intorno a lui ondeggiava. Prese profondi respiri e le sue narici si riempirono di odore di sale e alghe, partì di filato verso lo scintillio della luce ora più profonda nella scogliera. La fenditura si aprì presto in una galleria oscura a che Harry sembrò riempirsi di acqua con l'alta marea. Le pareti viscide erano alte a mala pena un metro e lucide come catrame bagnato alla luce della bacchetta di Silente. Una piccola via, un passaggio curvo a sinistra ed Harry vide che si estendeva molto

dentro la scogliera. Continuò a nuotare sulle tracce di Silente, le punte delle dita erano intorpidite toccando le grezze e bagnate rocce

Allora vide Silente uscire fuori dall’acqua davanti a lui, con i suoi capelli argento ed abiti scuri che brillano. Quando Harry raggiunse lo stesso posto trovò una gradinata che conduceva in un grande caverna. Si arrampicarono su di essa, dell’acqua gocciolava dai suoi vestiti

impregnati ed emerse, con un incontrollabile brivido, in una calma e gelida aria. Silente si stava alzando in piedi nel mezzo della caverna, tenendo la sua bacchetta verso l’alto mentre si guardava in torno, esaminando le pareti ed il soffitto.

“Sì, questo è il posto” disse Silente.

“Come può dirlo?” parlò con un bisbiglio Harry.

“Riconosco la magia” disse semplicemente Silente. Harry non poteva dire se i brividi che stava sperimentando fossero dovuti per il gelo che sentiva nella spina dorsale o per la consapevolezza dei malefici fatti in quel posto. Si guardò intorno mentre Silente continuava a

girare sul posto, evidentemente concentrandosi sulle cose che Harry non poteva vedere.

“Questo è soltanto l’anticamera, il corridoio di entrata” disse Silente dopo un momento o due.

“Dobbiamo entrare dentro… Ora dovremmo superare gli ostacoli messi da Lord Voldemort non più quelli fatti dalla natura…”

Silente si avvicinò alla parete della caverna e lo accarezzò con le punte delle dita annerite, sussurrò delle parole in una lingua sconosciuta che Harry non capì. Silente camminò verso destra intorno alla caverna, toccando altrettante rocce che poteva, occasionalmente faceva una pausa, facendo passare le sue dita indietro e in avanti sopra un punto particolare, finalmente si è arrestato, la sua mano era premuta pienamente contro la parete. “Qui” disse. “Passeremo da qui. L'entrata è nascosta.” Harry non chiese a Silente come lo aveva capito.

Non aveva mai visto un mago fare cose come questa, semplicemente osservando e toccando; ma Harry da lungo tempo aveva imparato che gli scoppi e fumo erano più

spesso i

contrassegni dell’inettitudine che della perizia. Silente fece un passo indietro dalla parete della caverna ed indicò con la sua bacchetta verso la roccia. Per un momento, apparve il profilo di un arcata, bianco ardente come se ci fosse una luce potente dietro la crepa.

“C’è l’avete fatta!” disse Harry con una voce gelata, ma prima che le parole avessero lasciato

le sue labbra il profilo era scomparso, lasciando la roccia nudo e e solida quanto mai. Silente si guardò intorno.

“Harry, sono spiacente, mi sono dimenticato,” disse Silente; ora indicava con la sua bacchetta verso Harry ed immediatamente, i vestiti di Harry erano caldi ed asciutti come se li fossero stati stesi davanti un fuoco ardente.

“Grazie” disse Harry riconoscente, ma Silente aveva già rivolto la sua attenzione di nuovo alla parete solida della caverna. Non provò altra magia, ma era in piedi semplicemente là

fisso ed attento, come se qualcosa estremamente interessante fosse scritta sulla roccia. Harry rimase in silenzio; non desiderava rompere la concentrazione di Silente. Allora, dopo due minuti, Silente disse tranquillamente: “Oh, senza dubbio. Molto primitivo.”

“Che cos’è, professore?”

“Penso piuttosto” disse Silente, mettendo la sua mano indenne all'interno dei suoi abiti ed estraendo fuori una lama d'argento corta che Harry aveva usato per tagliare gli ingredienti a pezzi nelle lezioni di Pozioni “Siamo tenuti ad effettuare il pagamento per passare.”

“Pagamento?” disse Harry. “Devo dare qualcosa alla porta?”

“Sì” disse Silente. “Sangue, se non mi sbaglio.”

“Sangue?”

“Ho detto che era primitivo” disse Silente, con una voce che suonava sprezzante, persino delusa, come se Voldemort fosse caduto bruscamente a più alti livelli che Silente non aveva previsto. “l'idea, sono sicuro che ha dedotto, e che bisogna indebolire il nemico prima che entri. Ancora una volta, Lord Voldemort non riesce ad afferrare che ci sono cose molto più terribili che una ferita fisica.”

“Si, ma calmiamoci, potete evitare…” disse Harry , che aveva già avuto un esperienza abbastanza dolorosa e non voleva ripeterla.

“A volte, tuttavia, è inevitabile,” disse Silente, agitando indietro la manica del suo abito ed esponendo l'avambraccio anteriore della sua mano danneggiata.

“Professore!” protestò Harry, affrettandosi in avanti come Silente alzò la sua lama. “lo farò, io sono…” Non sapeva che cosa stava per dire… più giovane, idoneo?

Ma Silente sorrise. Ci fu un flash d’argento e zampilli scarlatti; la faccia della roccia era stata macchiata con gocce scure e splendenti.

“Sei molto gentile, Harry” disse Silente, passando la punta della sua bacchetta sopra il taglio profondo che aveva fatto in suo proprio braccio, di modo che guarì

immediatamente, come fece Piton guarendo la ferita di Malfoy, “ma il tuo sangue vale più

del mio. Ah, sembra aver funzionato?” Il profilo d'argento ardente di un arco era comparsa sulla parete e questa volta non scomparve: La roccia macchiata di sangue sparì semplicemente, lasciando un'apertura

in una cosa che sembrava essere soltanto oscurità. “Dopo di me, penso” disse Silente incamminandosi attraverso l’arcata con Harry che lo seguiva, illuminanti dalla bacchetta mentre andavano frettolosamente.

Gli apparve d’avanti alla vista una cosa misteriosa: Erano in piedi sul bordo di un grande lago nero, così ampio che Harry non poteva misurarlo, in una grotta così alta che il soffitto non si vedeva. Una luce verdastra e nebulosa brillava lontano, sembrava essere al centro del lago; ed era riflesso completamente nell'acqua lì sotto. L'incandescenza verdastra e la luce delle due bacchette erano le uniche cose contrastavano l’oscurità

vellutata, benchè i loro raggi non penetrassero per quanto Harry aveva previsto. L’oscurità era in qualche modo più densa di quella normale.

“Incamminiamoci” disse tranquillamente Silente. “Fai molta attenzione a non fare un passo nell'acqua. Stammi vicino.” Si era posizionato sul bordo esterno del lago ed Harry lo seguiva molto da vicino dietro di lui. I loro passi echeggiavano, suoni di rumori secchi sulla roccia che circondava il lago. Camminarono senza sosta, ma la vista non variava: da un lato , la parete verticale della caverna, dall’altra, un’infinita distesa di oscurità, con al centro quella misteriosa incandescenza verdastra. Harry trovò il posto ed il silenzio oppressivo e snervante.

“Professore?” disse finalmente. “Pensate che un Horcrux sia qui?”

“Oh sì” disse Silente. “sì, sono sicuro che c’è. La domanda è, come possiamo prenderlo?”

“Non potremmo... noi non potremmo provare a fare un incantesimo di appello?” disse Harry, sicuro che fosse un suggerimento stupido. Ma era stato molto più acuto di quanto pensava ed era un espediente per uscire al più presto da quella situazione.

“Certamente che potremmo” disse Silente, arrestandosi così improvvisamente che Harry quasi andò ad inciampare su di lui. “Perchè non ci provi?”

“Io? Oh….ok…” Harry non aveva previsto questo, ma si schiarì la voce e gridò forte, con la bacchetta in alto: “Accio Horcrux!”

Con un rumore simile ad un esplosione, qualcosa di molto grande e pallido spunto dall'acqua scura circa a venti piedi; prima che Harry potesse vedere che fosse, era sparito ancora con una spruzzata che aveva fatto increspare tutto il lago anche in profondità. Harry saltò indietro nella scossa e colpì la parete; il suo cuore ancora stava tuonando mentre si era girato verso Silente.

“Che cos’era quello?”

“Qualcosa, penso, che è pronto a rispondere se tentiamo di afferrare l’Horcrux.” Harry guardò indietro l'acqua. La superficie del lago ancora una volta sembrava di vetro lucido e nero: le onde erano sparite in modo innaturale e veloce; Il cuore di Harry, tuttavia, batteva tranquillo.

“Avete pensato a cosa è successo, signore?”

“Ho pensato a cosa accadrebbe se prendessimo nelle nostre mani l’ Horcrux. Quella era un'idea molto buona, Harry; cosi nel modo più semplice abbiamo visto cosa stiamo per affrontare”

“Ma non conosciamo che roba fosse” disse Harry, guardando l'acqua sinistramente liscia.

“Quello che ci vuole, è provare” disse Silente. “dubito molto che ci sia anche soltanto uno di loro. Camminiamoci sopra?”

“Professore?”

“Si, Harry?”

“Pensate di dover entrare nel lago?”

“Dentro? Soltanto se siamo sfortunati.”

“Non pensate che l’Horcrux sia in fondo?”

“Oh no... Penso che l’Horcrux sia nel mezzo.” E Silente indicò verso la luce verde nebulosa nel centro del lago.

“Così stiamo andando là, come attraverseremo il lago per prenderlo?”

“Sì, penso così.” Harry non disse nulla. I suoi pensieri erano tutti rivolti verso i mostri del lago, dei serpenti giganti, dei demoni, spiriti e folletti…

“Aha” disse Silente che si è fermato ancora; questa volta, Harry inciampò su di lui; per un momento si chinò sul bordo dell'acqua scura e la mano indenne di Silente lo strinse strettamente per un braccio e lo tirò indietro. “Spiacente, Harry, dovrei avvertire. Stai indietrocontro la parete, per favore; Penso di aver trovato il posto.”

Harry non aveva idea di cosa stesse parlando Silente; questa zona del bordo era esattamente come ogni altro posto a suo parere, ma Silente sembrava rilevare qualche cosa di speciale. Questa volta stava toccando con la mano, non sopra la parete rocciosa, ma nell’aria sottile, come se stesse pensando di trovare e afferrare qualche cosa di invisibile.

“Oho” disse felicemente Silente, secondi dopo. La sua mano si era chiusa a mezz’aria su qualcosa che Harry non poteva vedere. Silente mosse più vicino all'acqua; Harry lo guardò

nervosamente mentre le punte arricciate delle scarpe di di Silente erano sull'orlo delle roccie.

Mantenendo la sua mano serrata a mezz’aria, Silente alzò la sua bacchetta e colpì

leggermente con la punta il suo pugno.

Immediatamente una spessa catena verde rame comparse nell’aria sottile, estendendosi dalle profondità dell'acqua sino la mano serrata di Silente. Silente colpì la catena leggermente, e cominciò a farla scorrere nel suo pugno come un serpente, arrotolandosi in terra con un suono metallico che echeggiava rumorosamente fuori dalle pareti rocciose, tirando qualcosa dalle profondità dell'acqua nera. Harry restò senza fiato mentre la prua di una nave fantasma molto piccola si avvicinava, emettendo una luce verde quanto la catena.

“Come sapevate che era là?” chiese Harry con stupore.

“La magia lascia sempre le tracce” disse Silente, come la barca colpi la riva con un urto delicato, “tracce a volte molto distintive. Ho insegnato a Tom Riddle. Conosco il suo stile.”

“Questa... questa è una barca sicura?”

“Oh sì, penso di si. Voldemort ha dovuto generare vari mezzi per attraversare il lago senza attrarre l’ira di quelle creature che aveva disposto all'interno, nel caso desiderasse mai visitare o rimuovere il suo Horcrux.”

“Così le cose nell'acqua non faranno nulla a noi l’attraverseremo con la barca di Voldemort?”

“Penso che dobbiamo rassegnarsi al fatto che, ad un certo punto, realizzeranno che non siamo Lord Voldemort. Finora, tuttavia, abbiamo fatto bene. Ci hanno dato il permesso di issare la barca.”

“Ma perchè ci hanno lasciato fare?” chiese Harry, scuotendosi dalla visione di tentacoli che si agitavano fuori dall’acqua.

“Voldemort è stato ragionevolmente presuntuoso sicuro che nessuno tranne un grande mago sarebbe stato capace di trovare la barca,” disse Silente. “penso che si sia preparato a rischiare questa evenienza, nella sua mente, la possibilità più improbabile che qualcun altro la trovasse, sapendo che aveva approntato altri ostacoli avanti che soltanto lui è in grado di penetrare. Vedremo se aveva ragione”

Harry guardò giù nella barca. Realmente era molto piccola. “Non penso che sia stata costruita per due persone. Ci terrà entrambi? Non saremo troppo pesanti?” Silente rise sotto i baffi.

“Voldemort non si sarà preoccupato per il peso, ma per la quantità di carburante magico che serve per l’attraversamento del lago. Piuttosto penso che un maleficio sia stato disposto su questa barca in modo che soltanto un mago alla volta possa navigare su di lei.”

“Ma allora…?”

“Non penso che tu debba preoccuparti, Harry: Sei minorenne e non qualificato. Voldemort non avrebbe mai inviato un sedicenne in questo posto: Penso che sia improbabile che il tuo potere si registrato e confrontato con il mio.” Queste parole non sollevarono per nulla il morale di Harry; forse Silente conoscendolo, aggiunse, “Errore di Voldemort, Harry, errore di Voldemort… L'età è insensata e sbadata, quando sottovaluta la gioventù… Ora, in primo luogo questa volta fai attenzione a non toccare l'acqua.”

Silente si era spostato in piedi da

parte e Harry si arrampicò con attenzione nella barca. Silente fece un passo dentro, arrotolando la catena sul pavimento. Non c’era più spazio nella barca; Harry non potè

sedersi confortevolmente, ma era rannicchiato, le sue ginocchia sporgevano sopra il bordo della barca, che incominciò a muoversi immediatamente. Non c’era suono tranne il fruscio di seta del prua della barca che fendeva l'acqua; si mosse senza loro aiuto, come se una corda invisibile stesse tirandoli in avanti verso la luce nel centro. Presto non si videro le pareti della caverna; erano in mare salvo che non c’erano onde. Harry osservando giù vide il l'oro riflesso e quello della sua bacchetta che scintillava e che brillava sull'acqua nera mentre passavano. La barca stava lasciando una profonda scia sulla superficie vetrosa, scanalature nello specchio scuro…

Ed allora Harry vide, una mano bianca, galleggiare lentamente sotto la superficie.

“Professore!” disse con un sobbalzo, la voce echeggiava fortemente sopra l'acqua silenziosa.

“Harry?”

“Penso di aver visto una mano nell'acqua… una mano umana!”

“Sì, ne sono sicuro” disse tranquillamente Silente.

Harry fissò giù nell'acqua, cercando la mano sparita e gli venne un senso di nausea in gola.

“In che modo è saltata fuori dall’acqua…?” Ma Harry ebbe la sua risposta prima che Silente dicesse altro; fece luce con la bacchetta in una zona del lago, questo volta, un cadavere giaceva a faccia in su alcuni centimetri sotto la superfice, i suoi occhi aperti annebiati come se ci fossero delle ragnatele, i suoi capelli ed i suoi abiti turbinavano intorno lui come fumo. “ci sono dei corpi dentro!” disse Harry con una voce molto più

alta del normale.

“Si” disse tranquillamente Silente “ma non devi preoccuparti di loro adesso.”

“Adesso?” ripetè Harry , distogliendo il suo sguardo fisso dall'acqua per guardare Silente.

“Non mentre stiamo andando alla deriva pacificamente sopra di loro” disse Silente. “Non c’è

nulla da temere da un corpo, Harry, e nemmeno nulla da temere nell’oscurità. Lord Voldemort, che naturalmente teme segretamente entrambi, non è d'accordo. Ma ancora una volta rivela la sua propria mancanza di saggezza. È lo sconosciuto ciò che temiamo quando

consideriamo la morte e l’oscurità, niente di più.” Harry non disse nulla; non desiderava discutere, ma trovava l'idea che ci fossero corpi che galleggiavano intorno e sotto di loro orribile e, la cosa che lo preoccupava di più era che non credeva che quei corpi non fossero pericolosi.

“Ma uno di loro ha saltato” disse, provando a calare la sua voce come quella di Silente.

“Quando ho provato a richiamare l’Horcrux, un corpo è saltato dal lago.”

“Sì” disse Silente. “sono sicuro che una volta che prenderemo l’Horcrux, li troveremo meno pacifici. Tuttavia, come molte creature che abitano nel freddo e nell’oscurità, temono la luce ed il calore, che useremo se dovessimo essere attaccati. Il fuoco, Harry “

Silente aggiunse con un sorriso, in risposta all'espressione perplessa di Harry.

“Oh…giusto…” disse rapidamente Harry. Girò la testa per guardare l'incandescenza verdastra verso cui la barca ancora stava navigando inesorabilmente. Non poteva fingere ora che non era spaventato. Il grande lago nero, brulicava di cadaveri... Sembravano che fossero

passate ore ed ore dall’incontro con la professoressa Cooman, quando aveva dato a Ron e Hermione il Felix Felicis… Desiderava improvvisamente avergli dato un miglior saluto d’addio… e non aveva affatto visto Ginny.

“Ci siamo quasi” disse allegramente Silente. Com’era prevedibile, la luce verdastra sembrava svilupparsi sempre più in grandezza nei minuti che passavanoino. La barca si fermò, urtando delicatamente su qualcosa che Harry non poteva vedere inizialmente, ma quando alzò la sua

bacchetta illuminata vide che avevano raggiunto una piccola isola di roccia liscia nel centro del lago. “Attento a non toccare l'acqua” disse ancora Silente mentre Harry scendeva dalla barca.

L'isola era non più grande dell'ufficio del Silente, una distesa piana di pietra scura su cui non c’era nulla tranne la fonte di quella luce verdastra, che osservata da più vicino era molto più luminosa. Harry la guardò di traverso; inizialmente, pensava che fosse una lampada di un certo genere, ma adesso vide che la luce proveniva da un bacile di pietra simile ad un Pensatoio, che era stato posizionato in cima ad un basamento. Silente si avvicinò al catino ed Harry lo seguì. Insieme guardarono all’interno. Il bacile era pieno di un liquido verde smeraldo che emetteva una luce fluorescente.

“Che cos’è?” chiese tranquillamente Harry.

“Non ne sono sicuro” disse Silente. “qualcosa di più preoccupante del sangue e dei corpi, tuttavia.” Silente si rimboccò una manica dell'abito dal lato della mano annerita e tese le punta delle dita verso la superficie della pozione.

“Signore, no, non tocchi…!”

“non posso toccarlo” disse Silente, sorridendo debolmente. “Vedi? Non posso affatto avvicinarmi più vicino di così. Prova.”

Fissandolo, Harry mise la sua mano nel bacile tentando di toccare la pozione. Venne a contatto con una barriera invisibile che lo allontano di pochi centimetri dalla superfice.

“Allontanati, per favore, Harry” disse Silente. Alzò la bacchetta e fece dei movimenti complicati sopra la superficie della pozione, mormorando silenziosamente. Non accadde nulla, tranne che per caso la pozione emise una debole luce. Harry rimase silenzioso mentre

Silente lavorava, ma dopo un indietreggiamento di un istante della bacchetta di Silente e Harry ritenne che poteva ricominciare a parlare.

“Pensate che l’Horcrux sia lì dentro, signore?”

“Oh sì.” Silente scrutò molto attentamente nel bacile. Harry vide la sua faccia riflessa, capovolta, nella superficie regolare della pozione verde. “Ma come raggiungerlo? Questa pozione non può essere penetrata con le mani, fatta sparire, separata, scavata, o versata via, né può essere trasfigurata, incantata, o fare il contrario per cambiare lo stato delle cose”

Quasi distrattamente, Silente alzò ancora la sua bacchetta, facendola roteare a mezz’aria ed allora apparve dal nulla un calice di cristallo che aveva evocato. “Posso concludere soltanto che questa pozione sia stata creata per essere bevuta.”

“Che cosa?” disse Harry. “No!”

“Sì, penso così: Soltanto bevendolo si può svuotare il catino e vedere che cosa si trova sul fondo.”

“Ma cosa… se la uccide?”

“Oh, dubito di che accada” disse con aria serena Silente. “Lord Voldemort non desidererebbe uccidere la persona che ha raggiunto questa isola.” Harry non poteva crederlo. Era questa una determinazione insana di Silente: vedere del buono in tutto.

“Signore” disse Harry, provando a mantenere la sua voce ragionevole, “signore, questo posto è di Voldemort …”

“Sono spiacente, Harry; Dovrei dire, lui non desidererei immediatamente uccidere la persona che ha raggiunto questa isola” Silente si corresse. “desidererebbe mantenerlo vivo abbastanza a lungo per scoprire come è riuscito a penetrare finora i attraverso le sue difese e, soprattutto, perchè erano così intenzionato a svuotare il bacile. Non dimenticare che Lord Voldemort crede che solo lui sappia dei suoi Horcrux.”

Harry cercò di parlare ancora, ma questo volta Silente sollevò la sua mano per chiedere silenzio, guardò il liquido verde smeraldo aggrottando le ciglia, evidentemente stava riflettendo. “Indubbiamente” disse, per concludere, “questo pozione deve comportarsi in maniera da evitare che chiunque la beva non prenda l’Horcrux. Potrebbe paralizzarlo, indurlo a dimenticarsi il motivo per cui sono qui, genererà così tanto il dolore che lo confonderà o lo renderà incapace in un certo altro senso. Questi sono i caso, Harry, sarà

il tuo compito assicurarsi che io continui a bere, anche se dovrai capovolgere la pozione nella mia bocca. Capisci?”

Si scambiarono uno sguardo da sopra il bacile, le loro facce pallide furono illuminate da quella sconosciuta, luce verde. Harry non parlò. Era per questo che era stato portato lì…

in modo che potesse aiutare Silente a bere forzatamente una pozione che poteva causargli un enorme ed insopportabile dolore ?

“Ti ricordi” disse Silente “le condizioni che ti ho detto per venire con me?” Harry esitò, esaminando gli occhi blu che avevano adesso sfumature di verde a causa della luce riflessa del bacile.

“Ma se…?”

“Hai giurato, non puoi rifiutarti di non ubbidire ai miei ordini?”

“Sì, ma…”

“Ti ho avvertito, o no, che ci potrebbero essere dei pericoli?”

“Si” disse Harry “Ma…”

“Bene, quindi, “ disse Silente, agitando indietro le sue maniche una volta di più ed alzando il calice vuoto, “Hai i miei ordini.”

“Perchè non posso bere io la pozione?” chiese disperatamente Harry.

“Poiché sono molto più vecchio, molto più intelligente e molto meno importante” disse Silente.

“Una volta per tutte, Harry, ho la tua parola che ci metterai tutto il tuo potere per farmi bere questa pozione?”

“Non potrebbe…?”

“Me la dai?”

“Ma…”

“La tua parola, Harry.”

“Io…va bene, ma…”

Prima che Harry potesse fare una nuova protesta, Silente abbassò il calice di cristallo nella pozione. Per un secondo, Harry sperò che non potesse toccare la pozione con il calice, ma affondò nella superficie come niente fosse; quando il vetro fu pieno sino al bordo,

Silente lo portò alla bocca. “Alla tua salute, Harry.”

E vuotò il calice. Harry lo guardò, terrorizzato, la sua presa sul bacile era così forte che aveva le punta delle dita intorpidite.

“Professore?” disse ansiosamente, poichè Silente abbassò il calice vuoto. “Come vi sentite?”

Silente agitò la testa, i suoi occhi erano chiusi. Harry si domandò se stesse soffrendo. Silente immerse, senza guardare, il calice nuovamente dentro il bacile, lo riempì e bevve un’altra volta.

Nel silenzio, Silente bevve tre calici pieni della pozione. Allora, a metà del quarto calice, ha vacilò e cadde in avanti contro il bacile. I suoi occhi erano ancora chiusi, il suo respiro pesante.

“Professor Silente?” disse con una voce forzata Harry. “Potete sentirmi?”

Silente non rispose. La sua faccia si stava contraendo come se fosse profondamente addormentato, ma stava sognando un sogno orribile. La presa sul calice si stava allentando; la pozione stava per cadere dal calice. Harry si tirò in avanti ed afferrò il calice di cristallo, rimettendolo diritto. “Professore, può sentirmi?” ripetè fortemente, la sua voce echeggiava intorno la caverna.

Silente ansimò ed allora parlò con in una voce che Harry non riconobbe, dato che non aveva sentito mai Silente spaventato come adesso.

“Non voglio… Non lo faccia... “ Harry fissava la pallida faccia che conosceva cosi bene, dagli occhiali curvati a mezzaluna sul naso e non sapeva che cosa fare.

“… non mi piace… voglio che si fermi…” gemette Silente.

“Voi… non potete fermarvi, professore” disse Harry. “Mi avete detto di continuare a darvi da bere, vi ricordate? Mi avete detto che dovevate continuare a bere. Quindi…”

Odiandosi, provando repulsione per quello che stava facendo, Harry riportò il calice verso la bocca di Silente e lo capovolse, di modo che Silente bevve il resto della pozione.

“No...” gemette ancora, poichè Harry abbassò il calice nuovamente dentro il catino e lo riempì. “Non voglio... Non voglio… Lasciami andare…”

“Va tutto bene, professore” disse Harry, la sua mano tremava. “ Va tutto bene, sono qui…”

“Fermatevi, fermatevi” gemette Silente.

“Sì.. sì, mi fermo “ mentì Harry. Capovolse il contenuto del calice nella bocca aperta di Silente. Silente gridò; il rumore echeggiò per tutta la vasta caverna, attraverso la morta acqua nera.

“no, no, no, no, non posso, io non posso, non lo faccio, non avverto…”

“Va tutto bene, professore, va tutto bene!” disse urlando Harry, le sue mani serano così

agitate che riuscì a malapena a riempire il sesto calice di pozione; il bacile ora era per metà vuoto. “Non le succederà nulla, stia tranquillo, non è reale, giuro che non è reale…

prenda questo, ora, prenda questo...” Ed ubbidientemente, Silente bevve, come se fosse un antidoto offerto da Harry, ma subito dopo averlo svuotato, si accasciò sulle ginocchia, agitandosi incontrollabilmente.

“E tutta colpa mia, è colpa mia” disse piangendo. “Ti prego falli fermare, lo so ho sbagliato, oh ti prego falli fermare, non ancora…”

“Questo li fermerà, professore” disse Harry, la sua voce era rotta come capovolse il settimo calice di pozione nella bocca di Silente.

Silente cominciò a rannicchiarsi come se torturatori invisibili fossero su di lui; la sua mano flagellata quasi fece cadere il calice riempito dalle mani tremolanti di Harry mentre gemeva

“Non fategli male, non fategli male, per favore, per favore, è colpa mia, fate del male a me...”

“Qui, beva questo, beva questo, andrà tutto a posto” disse disperatamente Harry ed ancora una volta Silente obbedì, aprendo la sua bocca proprio mentre manteneva gli occhi serrati e si agitava dalla testa ai piedi. Ed ora cadde in avanti, gridando ancora, martellando i suoi pugni sulla terra, mentre Harry riempiva il nono calice.

“ per favore, per favore, per favore, no... non quello, non quello, farò tutto...”

“Questa è quella giusta, professore, è quella giusta…”

Silente bevve come un bambino che moriva di sete, ma quando fini, urlò ancora come se il suo corpo stesse prendendo fuoco. “Non ancora, per favore, non ancora....”

Harry riempì il decimo calice di pozione e senti raschiare il fondo del bacile. “Ci siamo quasi, professore. Beva questo, beva.... “

Sostenne le spalle di Silente ed ancora, bevve tutto il contenuto; ancora una volta era steso ai piedi di Harry, riempiva il calice mentre Silente cominciò a gridare più

angosciosamente che mai, “Voglio morire! Desidero morire! Fallo fermare, fallo fermare, voglio morire!”

“Beva questo, professore. Beva questo…”

Silente cominciò a bere ma non aveva ancora finito che comincio a urlare “UCCIDIMI!”

“Questo… sarà l’ultimo!” disse affannosamente Harry. “Questa è quella giusta. Sarà

l’ultima...finirà tutto!” Silente tracanno il calice, lo vuotò sino all’ultima goccia ed allora, con un rantolio, rotolo per terra sulla faccia.

“No!” gridò Harry, che si era alzato in piedi per riempire ancora il calice; invece fece cadere il calice nel bacile, si è scagliò giù al lato di Silente e lo sollevò; Gli occhiali di Silente erano storti, la sua bocca era aperta, i suoi occhi chiusi. “No.” disse Harry, agitando Silente, “no, non siete morto, avete detto che non era veleno, svegliatevi, svegliatevi… Innerva!” disse

piangendo, la sua bacchetta era puntata verso il petto di Silente; ci fu un flash di luce rossa ma niente è accadde. “Innerva!… signore … per favore…”

Le palpebre di Silente tremolavano; Il cuore di Harry fece un salto, “signore, come state…?”

“Acqua” gracchiò Silente.

“Acqua” ansimò Harry. “Sì…” saltò in piedi e prese il calice che era caduto nel bacile; vide chiaramente un medaglione d’oro che giaceva li sotto.

“Aguamenti!” gridò, puntando la sua bacchetta sul calice. Il calice si riempì d’acqua limpida;

Harry si mise in ginocchio al lato di Silente, alzò la sua testa e portò il calice sulle sue labbra… ma era vuoto. Silente gemette e cominciato ad ansimare. “Ma com’è possibile…

aspetta… Aguamenti!” disse ancora Harry, indicando con la sua bacchetta il calice. Una volta ancora, per un secondo, dell’acqua limpida brillò all'interno di esso, ma mentre si avvicinava alla bocca di Silente, l'acqua sparì ancora. “Signore, sto provando, sto provando!” Harry disse disperatamente, ma non pensava che Silente potesse sentirlo; stava disperatamente

provando a far apparire dell’acqua nel calice “Aguamenti… Aguamenti… AGUAMENTI!”

Il calice si riempì e si svuotò ancora ed ancora. Ed ora la respirazione di Silente stava sbiadendosi. Il suo cervello era in preda al panico, Harry conosceva, istintivamente, che l'unico motivo perché l’acqua svaniva era perchè Voldemort lo aveva progettato… Si scaglio sul bordo della roccia ed immerse il calice nel lago, portandolo su pieno sino al bordo di acqua ghiacciata che non spariva. “Signore… qui!” urlò Harry, balzò in avanti, capovolse il contenuto sulla faccia di Silente.

Era il meglio che poteva fare, dato che la sensibilità del braccio che aveva tenuto nell’acqua gelida lo stava abbandonando. Una mano bianca viscosa lo aveva afferrato per un polso e la creatura a cui apparteneva lo stava tirando, lentamente, indietro attraverso la roccia. La superficie del lago non era più come uno specchio liscio; stava sbattendo dappertutto ed Harry osservava, le teste e le mani bianche che stavano emergendo dall'acqua scura, uomini, donne e bambini con gli occhi vuoti e privi di vita stavano muovendosi verso la roccia: un esercito di morti che emergeva dall’acqua nera.

“Petrificus Totalus!” urlò Harry, lottando per cercare di liberarsi, tutta l’isola era bagnata allora puntò la bacchetta contro gli Inferi che si era aggrappato al braccio. Lo liberò, cadendo indietro nell'acqua con una spruzzo; stramazzo ai suoi piedi, ma molti altri Inferi già stava arrampicandosi sulla roccia, le loro mani ossute che artigliano la superficie sdrucciolevole, i loro bianchi, e geladi occhi erano puntati su di lui, strascicando i loro vestiti impregnati d’acqua, facce di persore che guardavano con occhi cupi.

“Petrificus Totalus!” Harry urlò ancora, indietreggiando mentre puntava con forza la sua bacchetta verso gli Inferi; sei o sette di loro furono colpiti e raggrinziti, ma i più stavano venendo verso di lui. “Impedimenta! Incarceramus!” Alcuni di loro inciamparono, uno o due di loro furono incatenati, ma quelli che si arrampicano sulla roccia dietro loro non facevano altro che avanzare sopra i corpi caduti. Ancora agitando la sua bacchetta in aria, Harry urlò,

“Sectumsempra! SECTUMSEMPRA!” Ma benchè i tagli comparissero nei loro panni fradicii e nella loro pelle ghiacciata, non si fermarono: Camminavano sopra, insensibili, le loro mani ristrette che si allungavano verso lui e indietreggiava, senti delle braccia prenderlo da dietro,

sottilmente. Adesso era stato preso alle caviglie mentre lo alzavano e cominciavano a trasportarlo, lentamente e certamente, di nuovo all'acqua, pensava certamente che non l’avrebbero lasciato, che sarebbe annegato e sarebbe diventato un guardiano di Voldemort...

Ma allora, attraverso le tenebre, eruttò un fuoco: cremisi ed oro, un anello di fuoco aveva circondato la roccia in modo che il Inferi che tenevano Harry così strettamente inciamparono

e vacillarono; non osarono passare attraverso le fiamme per immergersi nell’acqua. Fecero cadere Harry; colpì la terra, slittò sulla roccia e cadde, riuscì a andare a carponi, alzando la sua bacchetta e guardandosi intorno.

Silente era di nuovo in piedi, pallido come gli Inferi che li circondavano, ma più alto, con il fuoco che ballava nei suoi occhi; la sua bacchetta era alzata come una torcia e dalla punta uscivano le fiamme, come una lunga frusta, che cirdondava tutti con il suo calore. Gli Inferi si urtavano a vicenda, tentando, ciecamente, di sfuggire al fuoco in cui erano rinchiusi… Silente raccolse il medaglione dalla parte inferiore del catino di pietra e lo ripose all'interno dei suoi abiti. Senza parole, fece un gesto ad Harry per farlo venire verso di lui. Distratti dalle fiamme, gli Inferi sembravano ignari di cosa stesse accadendo nella loro grotta, e di come Harry stava conducendo Silente di nuovo sulla barca, l'anello di fuoco si spostava con loro, intorno a loro, gli Inferi erano perplessi e li accompagnavano verso il bordo delle acque, in cui si reimmersero.

Harry, che si stava agitando dappertutto, pensò per un momento che Silente non poteva arrampicarsi nella barca; vacillò al primo tentativo; tutti i suoi sforzi sembravano concentrati nell'effettuare l'anello di fuoco protettivo intorno. Harry lo strinse e lo aiutò di nuovo a salire. Una volta che riuscirono ad entrare al sicuro all'interno, la barca cominciò a spostarsi indietro attraverso l'acqua nera, via dalla roccia, ancora circondata da quell'anello di fuoco e sembrava che lo sciame di Inferi sotto loro non osasse ritornare in superfice.

“Signore” ansimò Harry, “Signore, mi sono dimenticato che… il fuoco… stavano arrivando e mi sono lasciato prendere dal panico…”

“Abbastanza comprensibile” Mormorò Silente. Harry si allarmò sentendo quanto debole era la sua voce.

Raggiunsero la riva con un piccolo urto e Harry saltò fuori, quindi si girò rapidamente per aiutare Silente. Nel momento in cui Silente raggiunse la riva lasciò cadere la sua bacchetta; l'anello di fuoco sparì, ma gli Inferi non emersero ancora dall'acqua. La piccola barca affondò nell'acqua ancora una volta; un tintinnio e un rumore metallico, provenienti dalla catena che slittava nuovamente dentro il lago. Silente diede un grande sospiro e si è appoggiò contro la parete della caverna.

“Sono debole...” disse.

“Non si preoccupi, signore” disse Harry immediatamente, ansioso per l’estremo pallore di Silente e dalla sua aria esausta. “Non si preoccupi, la porterò indietro… Si appoggi su di me, signore…”

E mettendo il braccio indenne di Silente intorno alle sue spalle, Harry guidò il suo preside indietro intorno al lago, sopportando la maggior parte del suo peso.

“La protezione era… dopo tutto... ben progettata” disse Silente debolmente. “Uno solo non potrebbe farlo... bene, molto bene, Harry.... “

“Non parli adesso” disse Harry, sentendo la voce di Silente affievolirsi, quanto i suoi piedi cominciarono a trascinarsi. “Risparmi le energie, signore… Presto saremo fuori da qui…”

“La porta ad arco sarà di nuovo sigillata…il mio coltello... “

“Non c’è bisogno, mi sono tagliato sulle rocce” disse fermamente Harry. “Mi dica dove…”

“qui…”

Harry appoggiò il suo avambraccio anteriore sulla pietra: Avendo ricevuto il suo tributo di sangue, la porta ad arco si riaprì immediatamente. Attraversarono la caverna esterna ed Harry aiutò Silente nuovamente dentro l'acqua di mare ghiacciata che aveva riempito la fessura nella scogliera.

“Sta andando tutto bene, signore” Harry disse ripetutamente, più preoccupato dal silenzio di Silente che dalla sua voce indebolita. “Ci siamo quasi... torneremo a casa insieme… Non si preoccupi…”

“Non sono preoccupato, Harry,” disse Silente, la sua voce era leggermente più forte malgrado l'acqua gelida. “Sono con te.”

CAPITOLO VENTISETTE

LA TORRE COLPITA DAL FULMINE

Una volta tornati sotto il cielo stellato, Harry sollevò a fatica Silente in cima allo scoglio più vicino e poi lo alzò in piedi. Fradicio e tremante, con il peso di Silente ancora su di lui, Harry si concentrò come mai aveva fatto prima sulla sua destinazione: Hogsmeade. Gli occhi chiusi, il braccio di Silente afferrato più saldamente che poteva, avanzò in quella sensazione di orribile compressione.

Sapeva che aveva funzionato ancor prima di riaprire gli occhi: l’odore di sale, la brezza marina erano scomparsi. Lui e Silente erano tremanti e gocciolanti in mezzo della buia High Street a Hogsmeade. Per un terribile istante l’immaginazione di Harry gli mostrò

altri Inferi avanzare lentamente verso di lui dai lati dei negozi, ma chiuse e riaprì gli occhi velocemente e vide che niente si stava muovendo; tutto era immobile, completamente buio tranne pochi lampioni e qualche luce accesa nelle finestre dei piani superiori.

‘Ce l’abbiamo fatta, Professore!’ Bisbigliò Harry a fatica; aveva improvvisamente realizzato di avere un intenso dolore al torace. ‘Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo l’Horcrux!’

Silente barcollò contro di lui. Per un attimo, Harry pensò che la sua Smaterializzazione inesperta potesse aver sbilanciato Silente; poi vide, alla luce distante di un lampione, il suo viso estremamente pallido e sofferente.

‘Signore, tutto bene?’

‘Sono stato meglio,’ disse debolmente Silente, con gli angoli della bocca contratti. ‘Quella pozione... non era una bevanda salutare...’

E con orrore di Harry, Silente precipitò a terra.

‘Signore – va tutto bene, Signore, starà meglio, non si preoccupi –‘

Si guardò disperatamente attorno in cerca d’aiuto, ma non c’era nessuno in vista e tutto quello che riusciva a pensare era che doveva in qualche modo portare al più presto Silente nell’ infermeria.

‘Dobbiamo arrivare su alla scuola, signore... Madama Chips...’

‘No,’ disse Silente, ‘È del... Professor Piton che ho bisogno... Ma non penso... Di riuscire a camminare abbastanza per...’

‘Giusto – signore, ascolti – andrò a bussare a una porta, a cercare un posto dove lei possa stare – poi correrò a prendere Madama –‘

‘Severus,’ disse Silente chiaramente. ‘Ho bisogno di Severus...’

‘D’accordo allora, Piton – ma dovrò lasciarla per un momento così potrò –‘

Prima che Harry potesse muoversi, comunque, sentì dei passi di corsa. Il suo cuore sobbalzò: qualcuno aveva sentito, qualcuno sapeva che avevano bisogno di aiuto – e guardandosi attorno vide Madama Rosmerta precipitarsi giù per la strada buia verso di loro su un paio di vaporose ciabatte a tacco alto, con addosso una lunga vestaglia di seta con dragoni ricamati.

‘Vi ho visti Materializzare mentre stavo tirando le tende del mio letto! Grazie al Cielo, grazie al Cielo, non sapevo cosa pensare – ma cos’ha che non va Albus?’

Si interruppe, ansimando, e guardò in basso, con gli occhi spalancati, verso Silente.

‘È ferito,’ disse Harry. ‘Madame Rosmerta, può farlo entrare ai Tre Manici di Scopa mentre vado su alla scuola a cercare aiuto?’

‘Non puoi andare su da solo! Non ti sei accorto – non hai visto –?’

‘Se mi aiuta a sorreggerlo,’ disse Harry senza ascoltarla, ‘penso che potremmo portarlo dentro –‘

‘Cos’è successo Rosmerta?’ chiese Silente. ‘Rosmerta, ‘cosa c’è che non va?’

‘Il – il Marchio Nero, Albus.’

E puntò al cielo, in direzione di Hogwarts.

Il terrore invase Harry al suono di quelle parole... si girò e guardò. Era là, sospeso nel cielo sopra alla scuola: il fiammeggiante teschio verde con la lingua di serpente, il marchio che i Mangiamorte lasciavano davanti a un edificio ogni volta che ci erano entrati... ogni volta che avevano ucciso...

‘Quando è apparso?’ chiese Silente, la sua mano dolorosamente serrata sulla spalla di Harry nello sforzo di rimettersi in piedi.

‘Deve esserci da pochi minuti, non c’era quando ho messo fuori il gatto, ma quando sono salita al piano di sopra –‘

‘Dobbiamo tornare al castello immediatamente,’ disse Silente.

‘Rosmerta,’ e sebbene barcollasse leggermente, sembrò padroneggiare completamente la situazione, ‘abbiamo bisogno di un mezzo di trasporto – scope –‘

‘Ne ho un paio nel retro del bar,’ disse lei, molto spaventata. ‘Corro a prenderle –?’

‘No, può farlo Harry.’

Harry alzò immediatamente la sua bacchetta.

‘Accio scope di Rosmerta.’

Un secondo dopo sentirono un forte colpo come se la porta davanti del bar si fosse violentemente spalancata; due scope erano schizzate fuori in strada e stavano gareggiando in direzione di Harry, dove si fermarono di colpo, fremendo leggermente, ad altezza del fianco.

‘Rosmerta, per favore, manda un messaggio al Ministero,’ disse Silente appena montò

sulla scopa a lui più vicina. ‘È probabile che nessuno ad Hogwarts si sia ancora accorto che qualcosa non va... Harry, mettiti il Mantello dell’Invisibilità.’

Harry tirò fuori il Mantello dalla tasca e se lo gettò addosso prima di salire sulla scopa; Madame Rosmerta stava già barcollando indietro verso il pub quando Harry e Silente lasciarono il suolo e si alzarono in aria. Appena si affrettarono verso il castello, Harry lanciò un’occhiata di fianco a Silente, pronto ad afferrarlo se fosse caduto, ma la vista del Marchio Nero sembrava aver agito su Silente come uno stimolante: stava curvato giù

sulla sua scopa, gli occhi fissi al Marchio, i lunghi capelli argentati e la barba che svolazzavano all’indietro nell’aria della notte. E anche Harry guardava avanti verso il teschio, con la paura che si gonfiava dentro di lui come una bolla, comprimendogli i polmoni, portando altre preoccupazioni nella sua mente.

Quanto tempo erano stati via? Si era già esaurita la Fortuna di Ron, Hermione e Ginny]?

Era per uno di loro che il Marchio era stato esposto sulla scuola, o per Neville, Luna o qualche altro membro dell’ES? E se era ... era lui quello che aveva chiesto loro di controllare i corridoi, di lasciare la sicurezza dei loro letti... sarebbe stato nuovamente responsabile per la morte di un amico?

Quando volarono sopra al sentiero tortuoso dove erano passati prima a piedi, sopra al sibilo dell’aria notturna nelle sue orecchie, Harry sentì Silente parlottare ancora in una strana lingua.

Egli pensò di aver capito il perchè, appena sentì la sua scopa vibrare un attimo quando volarono sopra al muro di confine del giardino: Silente stava sciogliendo l’incantesimo che lui stesso aveva apposto attorno al castello, così che poterono entrare in velocità. Il Marchio Nero stava scintillando direttamente sopra alla Torre di Astronomia, la più alta del castello.

Significava che là era stato commesso l’assassinio?

Silente aveva già attraversato i bastioni smerlati e stava smontando; Harry atterrò al suo fianco un secondo dopo e guardò attorno.

I bastioni erano deserti. La porta della scala a chiocciola che conduceva dentro al castello era chiusa. Non c’erano segni di lotta, di una battaglia mortale, di un corpo.

‘Cosa significa?’ Chiese Harry a Silente, guardando in su verso il verde teschio con la lingua a serpente che luccicava malignamente sopra di loro. ‘È il vero Marchio?

Qualcuno è stato indubbiamente – Professore?’

Nella debole luce verde emanata dal Marchio Harry vide Silente frizionarsi il torace con la mano annerita.

‘Vai e sveglia Severus,’ disse Silente debolmente ma in maniera chiara.

‘Digli cos’è successo e portalo da me. Non fare nient’alro, non parlare a nessun altro e non ti levare il Mantello. Io aspetterò qui.’

‘Ma –‘

‘Hai giurato di obbedirmi, Harry – vai!’

Harry si affrettò alla porta che conduceva alla scala a chiocciola, ma la sua mano si era appena chiusa sull’anello di ferro della porta quando sentì dei passi di corsa dall’altro lato. Si girò a guardare Silente che gli fece cenno di ritirarsi. Subito Harry indietreggiò

sfoderando la sua bacchetta.

La porta si spalancò violentemente e qualcuno ne irruppe gridando ‘Expelliarmus!’

Il corpo di Harry diventò all’istante rigido e immobile e si sentì cadere all’indietro contro il muro della Torre, appoggiato come una statua instabile, incapace di muoversi o parlare. Non riusciva a capire cosa fosse successo – Expelliarmus non era un Incantesimo Congelante –

Poi, alla luce del Marchio, vide la bacchetta di Silente volare in un arco sopra il bordo dei bastioni e capì... Silente aveva silenziosamente immobilizzato Harry e il secondo che aveva speso per formulare l’incantesimo gli era costato l’opportunità di difendere sè

stesso. In piedi contro i bastioni, bianchissimo in viso, Silente ancora non mostrava segni di panico o pena. Egli semplicemente guardò verso il suo disarmatore e disse, ‘Buonasera Draco.’

Malfoy avanzò guardandosi velocemente attorno per controllare che lui e Silente fossero soli.

I suoi occhi caddero sulla seconda scopa.

‘Chi altro è qui?’

‘Una domanda che potei porre a te. O stai agendo da solo?’

Harry vide gli occhi pallidi di Malfoy spostarsi su Silente alla vivida luce verdastra del Marchio.

‘No,’ disse. ‘Ho delle riserve. Ci sono dei Mangiamorte stanotte qui, nella sua scuola.’

‘Bene, bene,’ disse Silente, come se Malfoy gli stesse illustrando un suo ambizioso progetto scolastico. ‘Molto, molto bene. Hai trovato un modo per farli entrare, vero?’

‘Sì,’ disse Malfoy ansimando. ‘Proprio sotto il vostro naso e non ve ne siete mai accorto!’

‘Ingegnoso,’ disse Silente. ‘Già... perdonami... dove sono ora? Sembri senza aiuto.’

‘Hanno incontrato qualcuna delle vostre guardie. Stanno combattendo al piano di sotto. Non tarderanno a lungo... Sono venuto avanti. Io – io ho un lavoro da fare.’

‘Bene, allora, dovresti andare avanti e farlo, mio caro ragazzo,’ disse Silente dolcemente. Ci fu silenzio. Harry era in piedi imprigionato nel suo stesso corpo invisibile, paralizzato, con gli occhi fissi ai due, con le orecchie tese ad ascoltare i suoni lontani della lotta dei Mangiamorte e, di fronte a lui, Draco Malfoy che non faceva altro che fissare Silente che, incredibilmente, sorrideva.

‘Draco, Draco, tu non sei un assassino.’

‘Come fa a saperlo?’ disse Malfoy ad un tratto.

Sembrò capire quanto erano suonate infantili quelle parole; Harry lo vide arrossire nella luce verde del Marchio.

‘Non sa di cosa sono capace’ disse Malfoy con più vigore, ‘non sa cosa ho fatto!’

‘Oh sì, lo so,’ disse Silente dolcemente. ‘Hai quasi ucciso Katie Bell e Ronald Weasley. Hai cercato, con crescente disperazione, di uccidermi durante tutto l’anno. Perdonami Draco, ma sono stati tentativi deboli... così deboli che mi chiedo se ci hai messo veramente il cuore...’

‘Certo!’ disse Malfoy con veemenza. ‘Ci ho lavorato tutto l’anno e stasera –‘

Da qualche parte nelle profondità sottostanti al castello Harry udì un urlo soffocato. Malfoy si irrigidì e diede una rapida occhiata oltre la sua spalla.

‘Qualcuno sta intraprendendo un buon combattimento,’ disse Silente confidenzialmente.

‘Ma stavi dicendo... sì, hai organizzato di far entrare i Mangiamorte nella mia scuola che, ammetto, pensavo fosse impossibile... come hai fatto?’

Ma Malfoy non disse nulla; stava ancora ascoltando cosa stava succedendo di sotto e sembrava altrettanto paralizzato di Harry.

‘Forse dovresti portare avanti il tuo compito da solo.’ Suggerì Silente. ‘Cosa succederebbe se i tuoi rinforzi fossero stati neutralizzati dalle mie guardie? Come avrai forse intuito, ci sono anche membri dell’Ordine della Fenice qui stanotte. E dopotutto, tu non hai veramente bisogno di aiuto... non ho bacchetta al momento... non posso difendermi.’

Malfoy lo fissava solamente.

‘Vedo,’ disse Silente gentilmente, mentre Malfoy nè si muoveva, nè parlava. ‘Hai paura di agire prima che ti raggiungano.’

‘Non ho paura!’ ringhiò Malfoy, sebbene non avesse ancora fatto niente per aggredire Silente. ‘È lei che dovrebbe avere paura!’

‘Ma perchè? Non credo che mi ucciderai, Draco. Uccidere non è così facile come può

pensare l’ innocente... quindi dimmi, mentre aspettiamo i tuoi amici... come li hai introdotti qui? Sembra che abbia occupato molto del tuo tempo escogitare il modo.’

Sembrava che Malfoy stesse lottando con il bisogno di urlare o vomitare. Deglutì e fece diversi profondi respiri fissando Silente, puntandogli la bacchetta direttamente al cuore. Poi, come se potesse essere d’aiuto a se stesso, disse ‘Ho dovuto riparare quell’Armadio Svanitore rotto che nessuno ha usato per anni. Quello in cui si era perso Montague lo scorso anno.’

‘Aaaah.’

Il sospiro di Silente fu quasi un gemito. Chiuse gli occhi per un momento.

‘È stato intelligente... sono una coppia, vero?’

‘L’altro è da Magie Sinister,’ disse Malfoy, ‘creano una specie di passaggio fra di loro. Montague mi ha detto che quando fu spinto in quello di Hogwarts, restò intrappolato in un limbo ma qualche volta poteva sentire cosa stava succedendo a scuola, e qualche volta cosa succedeva nel negozio, come se l’Armadio stesse viaggiando fra i due posti, ma non poteva farsi sentire da nessuno... alla fine è riuscito ad Materializzarsi fuori, sebbene non fosse mai riuscito a passare il test. Quasi morì nel farlo. Tutti pensarono che fosse veramente una buona storia, ma io sono stato l’unico a capire cosa significasse –

neanche Sinister lo sapeva – sono l’unico che ha dedotto che poteva esserci un passaggio per Hogwarts attraverso gli armadi se avessi aggiustato quello rotto.’

‘Molto bene,’ mormorò Silente. ‘Così i Mangiamorte sono riusciti a passare da Magie Sinistre all’interno della scuola per aiutarti... un piano ingegnoso... e, come hai detto, proprio sotto al

mio naso...’

‘Sì,’ disse Malfoy che, stranamente, sembrava trarre coraggio e conforto dall’elogio di Silente.

‘Sì, lo è stato!’

‘Ma ci sono state volte,’ Silente continuò, ‘vero, quando non eri sicuro che saresti riuscito a riparare l’Armadio? E sei ricorso a misure grossolane e mal giudicate come mandarmi una collana maledetta che è arrivata nelle mani sbagliate... avvelenando l’ idromele del quale c’era solo un’esile possibilità che io potessi bere...’

‘Sì, bene, non ha ancora capito chi c’era dietro a quella bevanda, vero?’ sogghignò Malfoy, mentre Silente scivolava un po’ più in giù contro i bastioni, la forza delle gambe affievolita, e Harry faceva inutilmente violenti sforzi muti, per ribellarsi all’incantesimo che lo tratteneva.

‘In verità, sì,’ disse silente. ‘Ero sicuro che fossi tu.’

‘Perchè non mi ha fermato, allora?’ chiese con impertinenza Malfoy.

‘Ho provato, Draco. Il Professor Piton ti ha tenuto d’occhio su mia richiesta –‘

‘Non stava eseguendo i suoi ordini, ha promesso a mia madre –‘

‘Naturalmente è quello che ha dovuto dirti, Draco, ma –‘

‘Fa il doppio gioco, tu vecchio stupido, non stava lavorando per te, te l’ha solo fatto credere!’

‘Abbiamo opinioni differenti, Draco. Si dà il caso che io creda al Professor Piton –‘

‘Bene, sta perdendo il controllo della situazione, allora! ringhiò Malfoy. ‘Mi ha offerto tutto il suo aiuto – volendo tutta la gloria per sè – volendo una piccola parte di azione –

“Cosa stai facendo? Hai usato la collana, è stato stupido, avrebbe potuto far scoprire tutto –“ Ma non gli ho detto cosa stavo facendo nella

Stanza delle Necessità, si sveglierà domattina e sarà tutto fatto e lui non sarà mai più il favorito dell’Oscuro Signore, non sarà niente paragonato a me, niente!’

‘Molto gratificante,’ disse Silente gentilmente. ‘Amiamo tutti essere apprezzati per il nostro duro lavoro, naturalmente... ma dovresti avere avuto un complice, tuttavia ... qualcuno a Hogsmeade, qualcuno capace di rifilare a Katie la – la – aaaah...’

Silente chiuse nuovamente gli occhi e scosse la testa, come se stesse per addormentarsi.

‘... naturalmente... Rosmerta. Per quanto è stata sotto l’Incantesimo Imperius?’

‘Ci sei arrivato alla fine, vero?’ schernì Malfoy.

Ci fu un altro urlo da sotto, persino più forte dell’ultimo. Malfoy guardò di nuovo nervosamente al di sopra della sua spalla e poi ancora Silente, che continuò, ‘Così la povera Rosmerta fu costretta a restare nascosta nel suo bagno e a passare la collana al primo studente di Hogwarts che fosse entrato da solo nella stanza? E l’idromele avvelenato... bene, naturalmente Rosmerta riuscì ad avvelenarlo per te prima di mandare la bottiglia a Slughorn, credendo che sarebbe stato il regalo di Natale per me... sì, molto abile... molto abile... il povero signor Gazza non avrebbe ovviamente mai pensato di controllare una bottiglia di Rosmerta... dimmi, come sei rimasto in contatto con Rosmerta? Pensavo che tutti i mezzi di comunicazione da e per la scuola fossero sotto controllo.’

‘Monete incantate,’ disse Malfoy come se fosse costretto a continuare a parlare, sebbene la sua bacchetta stesse tremando malamente. ‘Io ne avevo una e lei l’altre e potevo mandarle messaggi –‘

‘Non è quello il metodo di comunicazione segreto che il gruppo chiamato “Esercito di Silente” ha adottato lo scorso anno?’ chiese Silente. La sua voce era lieve e informale, ma Harry lo vide scivolare un paio di centimetri più in basso lungo il muro mentre lo diceva.

‘Sì, ho preso l’idea da loro,’ disse Malfoy con un sorriso distorto. ‘ho preso anche l’idea di avvelenare l’idromele dalla mezzosangue Granger, quando l’ho sentita dire in biblioteca che Gazza non distingue le pozioni...’

‘Ti prego di non usare quella parola offensiva davanti a me,’ disse Silente. Malfoy ruppe in una crudele risata.

‘ti preoccupi di sentirmi dire “Mezzosangue” quando sto per ucciderti?’

‘Sì, certo,’ disse Silente, e Harry vide i suoi piedi scivolare leggermente sul pavimento mentre lottava per restare dritto. ‘Ma per essere in procinto di uccidermi, Draco, hai avuto parecchi minuti. Siamo completamente soli. Io sono più indifeso di quanto mai avessi sognato di trovarmi, e ancora non hai agito...’

La bocca di Malfoy si contrasse involontariamente, come se avesse assaggiato qualcosa di molto amaro.

‘Ora, a proposito di stanotte,’ Continuò Silente, ‘Sono un po’ confuso su cosa sia accaduto... sapevi che avrei lasciato la scuola? Ma naturalmente,’ rispose alla sua stessa domanda, ‘Rosmerta mi ha visto partire, ti ha informato usando le tue ingegnose monete, sono sicuro...’

‘Corretto,’ disse Malfoy. ‘Ma ha detto che eravate uscito solo per una bevuta, che sareste tornato...’

‘Beh, effettivamente ho fatto una bella bevuta... e sono ritornato... fino a un certo punto, ma senza soddisfazione,’ mormorò Silente. ‘Così hai deciso di improvvisarmi una trappola?’

‘Abbiamo deciso di mettere il Marchio Nero sopra la Torre e costringervi a precipitarvi qui per vedere chi era stato ucciso,’ disse Malfoy. ‘E ha funzionato!’

‘Beh... sì e no...’ disse Silente. ‘Ma posso dire che nessuno è stato ucciso?’

‘Qualcuno è morto,’ disse Malfoy e la sua voce sembrò salire di un’ottava appena lo disse.

‘Uno dei vostri... non so chi, era buio... ho scavalcato il corpo... ero tenuto ad aspettare il vostro rientro quassù, ma il vostro gruppo della Fenice è accorso...’

‘Sì, lo hanno fatto,’ disse Silente.

Ci fu un colpo e grida da sotto, più forti che mai; risuonò come se persone stessero combattendo nella stessa scala a chiocciola che portava dove Silente, Malfoy ed Harry si trovavano, e il cuore di Harry tuonò silenzioso nel suo invisibile petto... qualcuno era morto... Malfoy aveva scavalcato il corpo... ma chi era?

‘C’è poco tempo, una strada o l’altra,’ disse Silente. Discutiamo le tue possibilità, Draco.’

‘Le mie possibilità!’ disse Malfoy ad alta voce. ‘Sto qui con una bacchetta – sto per ucciderti –

‘‘Mio caro ragazzo, non abbiamo più false intenzioni di questa. Se avessi voluto uccidermi, l’avresti fatto subito dopo avermi Disarmato, non ti saresti fermato per questa piacevole conversazione sui modi e i mezzi.’

‘Non ho scelta!’ disse Malfoy, e divenne improvvisamente pallido come Silente. ‘Devo farlo! Mi ucciderà! Ucciderà la mia intera famiglia !’

‘Comprendo la difficoltà della tua posizione,’ disse Silente. ‘Perchè altrimenti credi che non ti abbia affrontato finora? Perchè sapevo che saresti stato ucciso se Lord Voldemort avesse capito che sospettavo di te.’

Malfoy trasalì al suono di quel nome.

Non ho osato parlarti della missione di cui sapevo ti aveva incaricato, in caso usasse la Legilimanzia contro di te,’ continuò Silente. ‘Ma ora almeno possiamo parlarci francamente... nessun danno è stato fatto, tu non hai ferito nessuno, sebbene sei stato molto fortunato che le tue involontarie vittime sono sopravvissute... io posso aiutarti, Draco.’

‘No, non può,’ disse Malfoy, con la mano che reggeva la bacchetta sempre più tremante.

‘Nessuno può aiutarmi. Mi ha detto di farlo o mi ucciderà. Non ho scelta.’

‘Passa dal lato giusto, Draco, e possiamo nasconderti come neanche puoi immaginare. Inoltre, posso mandare membri dell’Ordine da tua madre stanotte e nasconderla allo stesso modo. Tuo padre al momento è al sicuro ad Azkaban... quando verrà il tempo potremo proteggere anche lui... passa dal lato giusto, Draco... non sei un assassino...’

Malfoy fissò Silente.

‘Ma sono arrivato lontano, no?’ disse lentamente. ‘Loro pensavano che sarei morto nei tentativi, ma sono qui... e tu sei in mio potere... io sono quello con la bacchetta... dipendi dalla mia pietà...’

‘No Draco,’ disse Silente calmo. ‘È la mia pietà, e non la tua, che importa ora.’

Malfoy non parlava. La sua bocca era aperta, la mano della bacchetta ancora tremante. Harry pensò che l’avrebbe lasciata cadere in una frazione –

Ma improvvisamente si udirono passi tuonare su per le scale e un attimo dopo Malfoy fu sballottato di lato appena quattro persone vestite di nero irruppero violentemente dalla porta sui bastioni. Ancora paralizzato, con gli occhi fissi e spalancati, Harry guardò con terrore i quattro stranieri: a quanto pareva i Mangiamorte avevano vinto la battaglia al piano di sotto. Un uomo bitorzoluto con uno strano e asimmetrico sguardo maligno fece una stupida risata asmatica.

‘Silente all’angolo!’ disse, e si girò verso una piccola donna tarchiata che poteva essere sua sorella e che stava sorridendo impaziente. ‘Silente disarmato, Silente da solo! Ben fatto, Draco, ben fatto!’

‘Buona sera, Amycus,’ disse Silente tranquillo, come se stesse dando il benvenuto all’uomo per un tè. ‘E hai portato anche Alecto... affascinante...’

La donna diede una piccola risata rabbiosa.

‘Pensi che le tue battutine ti aiuteranno sul letto di morte, dunque?’ schernì lei.

‘Battute? No, no, questa è buona educazione,’ rispose Silente.

‘Fallo,’ disse lo straniero in piedi più vicino ad Harry, un uomo grande, alto e magro, con capelli grigi ingarbugliati e baffi i cui vestiti neri da Mangiamorte sembravano scomodamente stretti. Aveva una voce come mai Harry aveva sentito: sembrava uno stridulo latrato. Emanava un un forte odore che Harry sentì come un miscuglio di sporco, sudore e, inequivocabilmente, di sangue. Le sue mani sporche avevano lunghe unghie giallastre.

‘Sei tu, Fenrir?’ chiese Silente.

‘Esatto,’ stridette l’altro. ‘Sei lieto di vedermi, Silente?’

‘No, non posso dire di essere...’

Fenrir Greyback rise spalancando la bocca e mostrando i denti aguzzi. Del sangue gli gocciolò sul mento e si leccò le labbra lentamente, oscenamente.

‘Ma sai quanto mi piacciono i bambini, Silente.’

‘Devo dedurre che stai attaccando anche senza la luna piena, ora? Questo è veramente inusuale... hai sviluppato un gusto per la carne umana che non può saziarti solo una volta al mese?’

‘Esatto,’ disse Greyback. ‘Ti sciocca questo, Silente? Ti spaventa?’

‘Beh, non posso pretendere di non esserne un po’ disgustato,’ disse Silente. ‘E sì, sono un po’ scioccato che Draco qui, abbia invitato voi, di tutte le persone, nella scuola dove vivono i suoi amici...’

‘Non l’ho fatto,’ disse Malfoy con un filo di voce. Non stava guardando Greyback; sembrava non volergli dare neanche un’occhiata. ‘Non sapevo che sarebbe venuto –‘

‘Non volevo perdermi una gita a Hogwarts, Silente,’ stridette Greyback. ‘Non quando ci sono gole da squarciare... deliziose, deliziose...’

E sollevò l’unghia giallastra di un dito e si picchiettò i denti davanti, guardando maliziosamente Silente.

‘Potrei farmi te per dessert, Silente...’

‘No,’ disse il quarto Mangiamorte aspramente. Aveva un viso pesante, brutale. ‘Abbiamo ricevuto ordini precisi. Deve farlo Draco. Ora Draco, veloce.’

Malfoy stava mostrando meno risolutezza che mai. Sembrava terrorizzato e fissava il volto di Silente che era pallidissimo e persino più basso del solito, perchè era scivolato più giù lungo il muro del bastione.

‘Non ne ha per molto su questo mondo comunque, per me!’ disse l’uomo asimmetrico con l’accompagnamento dei risolini asmatici di sua sorella. ‘Guardalo – cosa ti è successo, Silly?’

‘Oh, minor resistenza, riflessi più lenti, Amycus,’ disse Silente. ‘L’età, in breve... un giorno, forse, succederà anche a te... se sei fortunato...’

‘Cosa vuoi dire, eh, cosa vuoi dire?’ sbraitò il Mangiamorte, improvvisamente violento.

‘Sei sempre lo stesso, Silly, parli parli e non fai niente, niente, non so neanche perchè

l’Oscuro Signore si preoccupi di ucciderti! Andiamo Draco, fallo!’

Ma in quel momento arrivarono altri suoni di lotta dal basso e una voce gridò, ‘Hanno bloccato le scale – Reducto! REDUCTO!’

Il cuore di Harry ebbe un tuffo: allora quei quattro non avevano eliminato tutta la resistenza, ma semplicemente ripiegato verso la cima della Torre e, da quel che si sentiva, creato una barriera dietro di loro –

‘Ora, Draco, rapido!’ disse rabbiosamente l’uomo con la faccia brutale. Ma la mano di Malfoy stava tremando così malamente che poteva appena mirare.

‘Lo farò io,’ ringhiò Grayback muovendosi verso Silente, con le mani tese, i denti scoperti.

‘Ho detto di no!’ gridò l’uomo con la faccia brutale; ci fu un bagliore di luce e il lupo mannaro fu scagliato lontano; colpì i bastioni e barcollò, con aria furiosa. Il cuore di Harry stava battendo così forte che gli sembrava impossibile che nessuno potesse avvertire che lui era lì, imprigionato dall’incantesimo di Silente – se solo si fosse potuto muovere, avrebbe potuto lanciare un incantesimo da sotto il Mantello –

‘Draco, fallo o fatti da parte così che uno di noi –‘ stridette la donna, ma in quel preciso momento la porta dei bastioni si spalancò ancora una volta e mostrò Piton, la bacchetta stretta in mano; i suoi occhi neri esaminarono la scena, da Silente caduto contro al muro, ai quattro Mangiamorte, incluso il rabbioso lupo mannaro, a Malfoy.

‘Abbiamo un problema, Piton,’ disse il bitorzoluto Amycus, i cui occhi e la bacchetta erano ugualmente fissi su Silente, ‘il ragazzo sembra non essere in grado –‘

Ma qualcun’altro aveva pronunciato il nome di Piton, del tutto dolcemente.

‘Severus...’

Il suono spaventò Harry al di sopra di tutto quello che aveva vissuto quella sera. Per la prima volta, Silente stava implorando.

Piton non disse nulla, ma avanzò e spinse Malfoy rudemente da parte. I tre Mangiamorte si ritrassero senza una parola. Persino il lupo mannaro sembrò intimidito. Piton guardò per un attimo Silente e ci furono ripugnanza e odio incisi nei lineamenti duri del suo volto.

‘Severus... per favore...’

Piton alzò la bacchetta e la puntò direttamente a Silente.

‘Avada Kedavra!’

Un fascio di luce verde scaturì dalla punta della bacchetta di Piton e colpì Silente dritto al petto. L’urlo di orrore di Harry non lo lasciò mai; silenzioso e immobile, fu costretto a vedere come Silente fu lanciato in aria: per una frazione di secondo sembrò sospeso al di sotto del teschio scintillante, poi cadde lentamente all’indietro, come una grossa bambola di pezza, oltre i bastioni e fuori dalla vista.

CAPITOLO VENTOTTO

FUGA DEL PRINCIPE

Harry sentiva di potersi muovere ed uscire allo scoperto; ma non accadde… non poteva succedere...

"Via di qui, veloci" disse Piton.

Afferrò Malfoy da dierto il colletto e trascinò attraverso la porta prima degli altri; Greyback ed i traccagnotti fratello e sorella lo seguirono, ansimando dall’eccitazione. Mentre sparivano attraverso la porta, Harry realizzò che poteva muoversi di nuovo. La cosa che lo stava tenento paralizzato contro la parete era non magico, ma orrore e lo shock. Gettò il mantello dell’invisibilità da parte come se volesse fronteggiare un Mangiamorte, ultimo stava lasciando la porte superiore della torre, stava sparendo attraverso la porta.

"Petrificus Totalus!"

Il Mangiamorte si inarcò come se colpito nella parte posteriore con qualche cosa di solido e cadde a terra, rigido come una statua di cera, ma aveva colpito a mala pena il pavimento quando Harry gli passò sopra le corse giù per le buie scale. Il terrore si squarciò via dal cuore di Harry... Doveva recuperare Silente e doveva catturare Piton.... Le due cose erano collegate in qualche modo... Poteva invertirle, l’importante era averle entrambe... Silente non poteva morire...

Saltò gli ultimi dieci gradini della scala a spirale e si arrestò per poi indietreggiare dove era atterrato, con la sua bacchetta alzata. Una debole luce illuminava il corridoio polveroso; la metà del soffitto sembrava essere crollata; e una battaglia stava infuriando davanti a lui, ma proprio mentre tentava di capire chi stavano combattendo con chi, sentì il grido odiato di una voce, "finito, è ora di andare!" era Piton che si muoveva in avanti e spariva dietro un angolo all'estremità lontana del corridoio; lui e Malfoy sembravano usciti dal combattimento illesi. Harry si gettò dietro di loro, uno dei combattenti si staccò dalle macerie e si voltò verso di lui: era il lupo mannaro, Fenrir. Era sopra Harry prima che Harry potesse alzare la sua bacchetta: Harry cadde indietro, con i sudici capelli che gli coprivano il volto, il puzzo di sudore e di sangue che riempiva il suo naso e bocca, e l’alito bramoso e caldo sulla sua gola…

"Petrificus Totalus!"

Harry senti crollare Fenrir contro di lui; con uno sforzo portentoso spinse il lupomannaro lontano da lui sul pavimento mentre un getto di luce verde era in volo verso lui; si tuffò e corse, a testa bassa, nella lotta. I suoi piedi vennero a contatto con qualche cosa di molle e sdrucciolevole sul pavimento ed inciampò: C’erano due corpi distesi, capovolti in una pozza di sangue, ma non c’era tempo per stare a guardare. Harry ora vide svolazzare dei capelli rossi oltre le fiamme li davanti: Ginny aveva ingaggiato un combattimento con un Mangiamorte, Amycus, che stava gettando incantesimi dopo incantesimi su di lei mentre schivava: Amycus stava ridendo scioccamente, sembrava divertirsi: "Crucio… Crucio…

non potrete ballare per sempre, carina…"

"Impedimenta!" urlò Harry.

Il suo incantesimo colpì Amycus al torace: diede uno squittio piagnucolante di dolore, è

fu scaraventato dalla parte opposta, e scivolò in basso e cadde a terra dietro Ron, la professoressa McGranitt e Lupin, ciascuno di loro stava combattendo con un Mangiamorte. Oltre loro, Harry vide Tonks combattere un mago biondo enorme che stava lanciando

malefici in tutte le direzioni, in modo che rimbalzassero sulle pareti, sgretolando le pietre, frantumando la finestra più vicina…

"Harry, da dove arrivi?" strillo Ginny, ma non c’era tempo per risponderle. Abbassò la testa e corse in avanti, con difficoltà evitando gli scoppi che eruttavano sopra di lui, coprendosi di detriti. Piton non doveva fuggire, lui doveva catturare Piton…

"Prenda quello!" gridò la professoressa McGranitt, e Harry intravide una Mangiamorte, Alecto, correre giù per il corridoio le braccia sopra la testa, dietro sulla sua destra il fratello. Si lanciò verso di loro ma il suo piede fu imprigionato, in un momento si trovava disteso. Si guardò intorno, vide Neville pallido, con la faccia contro il pavimento. "Neville, sei tu…?"

"Certo…" mormorò Neville, che si stava tenendo fortemente lo stomaco, "Harry…Piton e Malfoy… sono passati correndo”

"Lo so, sono sulle loro tracce!" disse Harry, lanciando un incantesimo dal pavimento al Mangiamorte enorme biondo che stava causando la maggior parte del caos. L'uomo diede un urlo di dolore mentre veniva colpito in faccia: Girò intorno, vacillò ed allora si diresse nella stessa direzione del fratello e sorella. Harry si alzò di scatto dal pavimento e cominciò a correre lungo il corridoio, ignorando gli scoppi e le urla che provenivano da dietro, e della figure a terra di cui non conosceva ancora il destino…

Girò intorno l’angolo, Piton aveva in immenso

vantaggio. Era possibile che fosse già entrato nella cabina dell’armadio nella Stanza delle Necessità, o aveva avuto l'ordine di assicurarsi, di evitare ai Mangiamorte di ritirarsi da quella parte? Non sentiva nulla se non soltanto il battere di peso dei suoi piedi, il proprio cuore martellante mentre correva lungo il seguente corridoio vuoto, ma allora localizzò

un'orma sanguinante che mostrava che almeno uno dei Mangiamorte era fuggito verso le porte anteriori… forse la Stanza delle Necessita effettivamente era stato ostruita… girò

intorno ad un altro angolo e un maleficio volò oltre di lui; si tuffò dietro un’armatura che esplose. Vide il fratello e la sorella che correvano giù per la scala di marmo li avanti e lanciò una fattura contro di loro, ma colpì soltanto la parrucca di un ritratto sul pianerottolo, che fece stridere i dipinti vicini. Poichè saltò i rottami dell'armatura, Harry sentì più grida e gridi; la gente all'interno del castello sembrava svegliarsi…

Svoltò verso una scorciatoia, sperando di sorpassare il fratello e la sorella e circondare Piton e Malfoy, che dovevano aver raggiunto certamente il parco ormai. Ricordandosi di saltare il gradino che spariva che era a metà strada giù per la scala celata, ricomparve attraverso una tappezzeria nella parte inferiore e fuori in un corridoio in cui un certo numero di Tassorosso confusi ed in pigiama era in piedi.

"Harry! Abbiamo sentito un rumore e qualcuno ha detto qualcosa sul Marchio Nero… " cominciò Ernie Macmillan.

"Andate via!" urlò Harry, sbattendo due ragazzi da parte e correndo via per il resto della scala di marmo. Le porte di quercia anteriori erano state aperto, fatte saltare, c’erano sbavature di sangue sulle pietre del lastrico e parecchi allievi terrorizzati si erano alzati in piedi e rannicciati contro le pareti, uno o due cercavano di calmarsi stando rannicchiati con le loro braccia sopra le loro facce. La clessidra gigante dei Grifondoro era stata colpita da un maleficio ed i rubini che erano dentro stavano cadendo, con un forte crepitio, sul lastricato lì sotto. Harry volò attraverso il corridoio dell’entrata e fuori nell’oscurità: Era appena fuori e vide tre figure correre attraverso il prato, dirigersi verso i cancelli oltre avrebbero potuto Smaterializzarsi… guardò verso di loro, l’enorme Mangiamorte biondo, e più avanti, Piton e Malfoy… L'aria fredda della notte lacerava i polmoni di Harry come avrebbe fatto lui con loro; vide un flash di luce arrivare dove era un istante prima. Non sapeva cosa fosse ma continuò a correre, non era ancora abbastanza vicino per scagliare una maledizione… Altri flash, urla, vendicatori getti di luce che Harry non capiva: Hagrid era emerso dalla sua baracca e stava provando a fermare i Mangiamorte che cercavano di uscire e benchè ogni respiro sembrava tagliuzzare i suoi polmoni ed infiammare il torace, Harry accelerò come insofferente alla voce nella sua testa che diceva: non Hagrid… non anche Hagrid…

Qualcosa afferrò duramente una piccola parte posteriore di Harry che cadde in avanti, la sua faccia sbattè per terra, il sangue usciva da entrambe le narici: Lo sapeva, si capovolse, con la sua bacchetta pronta, erano il fratello e la sorella, che aveva sorpassato usando la sua scorciatoia, adesso erano dietro di lui…

"Impedimenta!" urlò mentre faceva una capriola, rannicchiandosi li vicino sulla terra scura ed il suo incantesimo li colpì miracolosamente, infatti inciamparono e caddero, uno sopra l’altro; Harry saltò in piedi e rincorse Piton. Ed ora vide il profilo ampio di Hagrid, schiarito dalla luce

della mezzaluna che era sbucata improvvisamente da dietro le nubi; il Mangiamorte biondo stava lanciando malefici su malefici sul guardiacaccia; ma la resistenza immensa di Hagrid data dalla pelle indurita che aveva ereditato dalla sua gigantesca madre sembrava proteggerlo. Piton e Malfoy, tuttavia, stavano ancora correndo; presto sarebbero stati oltre i cancelli, in grado di Smaterializzarsi…

Harry passò oltre Hagrid ed il suo avversario, mirò contro la schiena di Piton ed urlò,

"Stupeficium!"

Lo mancò; un getto di luce rossa passò oltre la testa di Piton; Piton gridò, "Corri, Draco!"e si girò. C’erano quasi venti metri tra lui ed Harry si guardarono prima di alzare le bacchette simultaneamente. "Cruc…"

Ma Piton schivò la maledizione, buttandolo indietro prima che Harry potesse completarlo; Harry si girò e fu di nuovo per terra mentre il Mangiamorte enorme dietro lui urlava,

"Incendio!"

Harry sentì uno scoppio esplosivo e una luce arancione brillare sopra tutti: La casa di Hagrid era in fiamme.

"Thor è dentro là, sei un diavolo…!" rombò Hagrid.

"Cruc…” urlò Harry per la seconda volta, mirando la figura avanti illuminata dalle fiamme, ma

Piton bloccò di nuovo la formula magica. Harry potè vederlo ridere.

"Nessun Maledizione Senza Perdono da te, Potter!" gridò da oltre le fiamme, delle urla di Hagrid e del guaire selvaggio Thor. "Non hai avuto i nervi o l’abilità… "

"Incarc-" ruggì Harry, ma Piton deviò la formula magica con un colpetto quasi pigro del suo braccio.

"Combatti!" gridò Harry. "Combatti codardo…"

"Codardo, come mi hai chiamato, Potter?" gridò Piton. "Tuo padre non mi avrebbe mai attaccato se non fossero stati almeno in quattro contro uno, come lo chiameresti, vorrei saperlo?" "Stupe…"

"Bloccherò ancora e ancora e ancora fino a che non imparerai a mantenere la tua bocca e la tua mente chiusa, Potter!" disse ghignando Piton, deviando il maleficio ancora una volta. "Adesso andiamo!" gridò al Mangiamorte enorme dietro Harry. "E’ ora di andare, prima che il Ministero se ne accorga…"

"Impedi…"

Ma prima che potesse finire questo incantesimo, un atroce dolore colpì Harry; si rotolò

nell'erba. Qualcuno stava gridando, fu sicuro di morire con questa agonia, Piton lo stava torturando fino alla morte o alla pazzia…

"No!" ruggì Piton ed il dolore si arresto improvvisamente come aveva cominciato; Harry era rannicchiato sull'erba scura, stringendo la sua bacchetta ed ansimante; in qualche luogo Piton stava gridando, "Avete dimenticato i nostri ordini? Potter appartiene al Signore Oscuro… dobbiamo lasciarlo! Andiamo! Andiamo!"

Harry con la faccia a terra vide il fratello e la sorella ed il Mangiamorte enorme obbedire, correndo verso i cancelli. Harry lanciò un urlo inarticolato pieno di collera: In quanto istante, non si preoccupava se fosse ancora vivo o morto. Si tirò in piedi ancora, vacillò

ciecamente verso Piton, l'uomo che ora odiava tanto come odiava Voldemort "Sectum…" Piton diede un colpo secco con la bacchetta ed il maleficio venne respinto ancora una volta; ma Harry ora era perfettamente in piedi e poteva vedere chiaramente la faccia di Piton alla fine: Non era più beffardo o denigratorio; le fiamme ardenti mostravano una faccia piena di collera. Radunando tutto il suo potere di concentrazione, Harry pensò, Lev…

"No, Potter!" urlò Piton. Ci fu uno Scoppio forte e Harry fu scaraventato in aria, colpendo duramente a terra ancora, questa volta la sua bacchetta gli scivolò dalla mano. Poteva sentire Hagrid che urlava e Thor che ululava chiuso dentro e Piton osservava la sua situazione, senza bacchetta e senza difese come lo era stato Silente. La faccia pallida di Piton, illuminata dalla baracca ardente, si inondò di odio come lo era stata prima che maledicesse Silente.

"Come osi usare i miei malefici contro di me, Potter? Sono io che li ho inventati… Io, il Principe Mezzosangue! E tu usi le mie invenzioni contro di me, ripugnante come tuo padre? Non penso… no"

Harry si era tuffato per prendere la sua bacchetta; Piton lanciò un incantesimo su di essa e la allontanò lontano nelle tenebre.

"Allora uccidimi" ansimò Harry, che non aveva nessun timore, ma soltanto collera e disprezzo. "Uccidimi, fallo tu, vigliacco…"

"NON…" gridò Piton e la sua faccia era improvvisamente degenerata, inumana, come se fosse stesse per gridare dal dolore, ululando come il cane attaccato nella casa in fiamme dietro loro… "NON CHIAMARMI CODARDO!"

E diede un forte colpo in aria: Harry sentì qualcosa di incandescente, flagellarlo in faccia e fù sbattuto indietro in terra. Puntini incandescenti di luce apparvero davanti i suoi occhi e per un momento tutto il suo respiro sembrava fosse uscito dal suo corpo, allora sentì lo sbattere di ali sopra lui , qualche cosa di enormie che oscurava le stelle. Fierobecco planò su Piton, che vacillò indietro come gli artigli taglienti come rasoi furono su di lui. Harry era riuscito a mettersi seduto, con la sua testa piena di vertigini a causa dell’ultimo contatto con la terra, Vide correre duramente Piton, con una bestia enorme che si agitava dietro lui stridendo, Harry non lo aveva sentito mai stridere…

Harry lottò per rimettersi in piedi, osservando intorno, barcollante, cercando la sua bacchetta, sperando di dare ancora alll'inseguimento, ma proprio mentre le sue dita cercavano nell'erba,

scartando i ramoscelli, capì che sarebbe stato troppo tardi, una volta ritrovata la sua bacchetta, si girò per vedere soltanto l’ippogrifo circondare i cancelli. Piton era stao attento nello Smaterializzarsi appena oltre i confini della scuola. "Hagrid," mormorò

Harry, ancora barcollando, osservandosi intorno. "HAGRID?" Inciampò nel tragitto verso la casa in fiamme mentre una figura enorme emerse dalle fiamme trasportando Thor sulle spalle. Con lacrime piene di gratitudine, Harry si affondo sulle ginocchia; stava agitando in ogni parte del corpo, gli faceva male dappertutto ed il suo respiro

era diventato come delle pugnalate dolorose.

"Ehi tutto bene, Harry? Ehi tutto bene? Rispondimi, Harry…”

Hagrid con la sua enorme faccia pelosa stava sopra Harry, oscurando le stelle. Harry potè sentire l'odore dei peli bruciati del cane e di legno; mise una mano su Thor e sentì

felicemente che era caldo, vivo e tremante.

"Sto bene" ansimò Harry. "Sei tu?" "Certo sono io… ci vuole altro per finirmi" Hagrid mise le sue mani sotto le braccia di Harry e lo ha alzò con tale forza che i piedi di Harry momentaneamente lasciarono terra prima che Hagrid lo mettesse diritto. Poteva vedere il sangue che gocciola giù dalla guancia di Hagrid da un taglio profondo sotto un occhio, che si stava gonfiando velocemente.

"Dovremmo spegnere la tua casa" disse Harry, "L’incantesimo 'Aguamenti '..."

"Sapevo che era quello" borbottò Hagrid e sollevò l'ombrello a fiori bruciacchiato e disse

"Aguamenti!"

Un getto di acqua comparve dalla punta dell'ombrello. Harry alzò il suo braccio con la bacchetta, che sembrava avere volontà e mormorò "Aguamenti" : Insieme, lui e Hagrid versarono l'acqua sulla casa fino ad estinguere l'ultima fiamma.

"Non è andata malissimo " disse Hagrid poco dopo, guardando il naufragio fumante.

"Nulla che Silente non possa mettere a posto…”

Harry sentì un bruciore nello stomaco al suono di quel nome. Nel silenzio e nella tranquillità, l'orrore aumentava all'interno di lui.

"Hagrid ..."

"Stavo legando una coppia di Archistriscianti quando ho sentito era tutto cominciato" disse Hagrid tristemente, fissando la capanna in fumo. "Hanno bruciato tutto capisci, tutte le cose..”

"Hagrid…”

"Ma che cosa è accaduto, Harry? Ho appena visto correre giù dal castelle dei Mangiamorte,

ma che cosa diavolo ci faceva Piton con loro? Dov’è andato… era con loro?"

"lui…” Harry schiarì la voce; aveva la gola secca dal panico e dal fumo. "Hagrid, lui ha ucciso…”

"Ucciso?" disse Hagrid fortemente, guardando giù Harry. "Piton ha ucciso? Ehi di cosa stai parlando, Harry?"

"Silente" disse Harry. "Piton ha ucciso… Silente." Hagrid lo guardò semplicemente, quel po’ della sua faccia che si riusciva a vedere era completamente bianca ed inespressiva.

"Cosa Silente, Harry?"

"E’ morto. Piton lo ha ucciso...."

"Non dire questo" disse approssimativamente Hagrid. "Piton che uccide Silente… non essere stupido, Harry. Come fai a dirlo?"

"lo l’ho visto."

"No non puoi"

"lo ho visto, Hagrid."

Hagrid agitò la testa; la sua espressione era quella di un uomo che non voleva credere ma era comprensivo, e Harry sapeva che Hagrid pensasse che avesse ricevuto un colpo in testa, che era confuso, forse per l’effetto di un incantesimo…

"Qualche cosa deve essere successo, Silente ha detto a Piton di andare con i Mangiamorte"

Hagrid disse con fiducia. "Suppongo che è convinto a mantenere la sua copertura. Guarda, tornerà a scuola. Andiamo, Harry.... "

Harry non tentò di discutere o spiegare. Ancora si stava agitando incontrollabilmente. Hagrid avrebbe scoperto abbastanza presto, troppo presto... Si diressero indietro verso il castello, Harry vide che molte delle finestre ora erano illuminate. Poteva immaginare, chiaramente, le scene delle persone che si muovevano da stanza a stanza, dicendosi che i Mangiamorte fossero entrati, che il Marchio stava luccicando sopra Hogwarts, che qualcuno doveva essere morto…

Le porte di quercia anteriori si aprono davanti loro, ci fù un inondazione di luce sulla strada e sul prato. Lentamente, ed in modo esitante, della persone vestite con delle toghe si stava trascinando lentamente giù dai gradini, osservando nervosamente intorno per cercare tracce di Mangiamorte che erano fuggiti nella notte. Gli occhi di Harry, tuttavia, erano fissi a terra ai piedi della torre più alta. Immaginava che potesse vedere una nera, massa accalcata sull’erba, benchè fosse realmente troppo lontano per vedere qualche cosa. Proprio mentre fissava senza parole quel posto in cui pensava trovarsi il corpo di Silente, vide tuttavia che le persone iniziavano a muoversi verso esso.

"Cosa guardano?" disse Hagrid, come lui e Harry si avvicinarono alla parte anteriore del castello, con Thor che li seguiva da vicino quasi a toccargli le caviglie. "Cosa guardano nell’erba?" aggiunse accuratamente Hagrid, dirigendosi ora verso la base della torre di astronomia, in cui una piccola folla si era radunata. "Vedi, Harry? Giusto ai piedi della torre? Sotto dove il Marchio…. . . accidenti… pensi che qualcuno si è gettato?" Hagrid cadde in silenzio, il pensiero apparentemente era troppo orribile per esprimerlo ad alta voce. Harry camminava accanto lui, combattendo contro i dolori che sentiva in faccia e sulle gambe in cui i vari malefici dell’ultima mezz’ora lo avevano colpito, comunque in un senso stranamente separato, come se qualcuno vicino lui stesse soffrendoli. La cosa reale ed inevitabile era la sensazione di pressione terribile nel suo torace…

Lui e Hagrid si mossero, come in un sogno, attraverso la folla mormorante verso la parte anteriore, dove gli allievi e gli insegnanti stupiti avevano lasciato un varco. Harry sentì Hagrid gemere dal dolore e dallo shock, ma non si era fermato; camminò

lentamente in avanti fino a che non raggiungessero il posto in cui Silente era disteso e rannicchiato da un lato. Sapeva che non ci fosse speranza ma non era ancora pronto per vederlo qui: il mago più grande che Harry ha avuto mai, mai incontrato. Gli occhi di Silente erano chiusi; ma per la stana posizione delle sue braccia e delle gambe, sembrava che dormisse. Harry lo raggiunse, raddrizzo gli occhiali a mezzaluna sul naso curvo e pulì una goccia di sangue dalla bocca con la sua manica. Allora guardò

giù verso la vecchia faccia saggia e provò ad assorbire l’enorme ed incomprensibile verità: Silente non gli

avrebbe più parlato, ne lo avrebbe più aiutato. la folla mormorava dietro Harry. Dopo un lasso di tempo che gli sembrò molto lungo, diventò cosciente che era inginocchiato su qualcosa di duro e guardò giù. Il medaglione che erano riusciti a rubare tante ore prima era caduto dalla tasca di Silente. Si era aperto, forse dovuto alla forza con cui ha colpito terra. Ed anche se non potesse ritenere di sentire più shock o orrore o tristezza che aveva già, Harry seppe, dopo che lo prese, che c’era qualcosa di sbagliato…

Fece girare il medaglione nelle sue mani. Non era grande come il medaglione che si ricordava di aver visto nel Pensatoio, non c’era traccia di simboli o marchi, nessuna S

l’ornava come marchio che supponeva l’appartenenza a Serpeverde. Inoltre, c’era una parte interna dov’era nascosto un pezzo di pergamena come nei portaritratti. Automaticamente, senza realmente pensare a che cosa stava facendo, Harry estrasse il frammento di pergamena, lo apri su di esso e lesse alla luce delle molte bacchette che ora erano stavano illuminando dietro lui:

Al Signore Oscuro

So che sarò morto molto prima che Voi leggiate queste parole, ma voglio che sappiate che sono stato io a scoprire il vostro segreto. Ho rubato il vero Horcrux e intendo distruggerlo prima possibile. Affronto la morte nella speranza che quando Voi incontrerete il vostro degno avversario, Sarete nuovamente mortale.

R.A.B.

Harry non conosceva nè si preoccupò di che cosa il messaggio dicesse. Soltanto una cosa aveva importanza: Questo non era un Horcrux. Silente si era indebolito bevendo quella pozione terribile per niente. Harry sgualcì la pergamena nella mano, i suoi occhi bruciavano come se fossero lacerati. Cominciò a ululare come Thor dietro di lui.

CAPITOLO VENTINOVE

IL LAMENTO DELLA FENICE

“Andiamo, Harry…”

“No.”

“Non puoi mica stare qui, Harry...Vieni adesso, su...”

“No.”

Non voleva lasciare solo Silente, non voleva andare da nessuna parte. La mano di Hagrid tremava sulla sua spalla. Poi sentì un'altra “Dai, Harry”.

Una mano molto più piccola e calda si era infilata nella sua, e lo stava tirando via. Obbedì a quella stretta senza neanche pensarci. Solo mentre camminava alla cieca attraverso la folla sentì un odore vagamente floreale e si rese conto che era Ginny che lo stava portando di nuovo al castello. Voci incomprensibili lo raggiunsero,singhiozzi, urla e lamenti squarciavano la notte,ma Harry e Ginny continuarono a camminare, ritornando all'entrata del castello. Molti volti si pararono davanti ad Harry, le persone lo guardavano, mormorando tra loro,e i rubini di Grifondoro scintillavano come fossero gocce di sangue,mentre si facevano strada verso le scale di marmo.

“Stiamo andando in infermeria” disse Ginny

“Non sono ferito!” disse Harry

“Ordini della McGranitt” replicò Ginny “Sono tutti lì: Ron ed Hermione e Lupin e tutti gli altri”

Un moto di paura pervase nuovamente il petto di Harry. Aveva scordato le figure inerti che si era lasciato alle spalle.

“Ginny, chi altro è morto?”

“Non preoccuparti, nessuno di noi...”

“Ma il Marchio Nero. Malfoy ha detto di aver inciampato sopra un corpo…”

“Era Bill, ma non preoccuparti, è vivo!”

Ma qualcosa nel tono di quella voce, non lasciò presagire ad Harry niente di buono.

“Sei sicura?”

“Certo che sono sicura, lui è... siamo solo un po’ apprensivi, tutto qui. Greyback l'ha aggredito. Madama Chips dice che... dice che il suo aspetto non sarà più lo stesso.”

La voce di Ginny tremò leggermente.

“Non sappiamo ancora quali saranno gli altri effetti… beh sai, Greyback è un lupo mannaro, ma non era trasformato…”

“Ma gli altri… c'erano altri corpi sul pavimento...”

“Neville è in infermeria, ma madama Chips pensa che si riprenderà completamente e il professor Vitious è stato atterrato ma sta bene, è solo un po’ traballante. Insisteva per andare a controllare la situazione dei Corvonero. Ed è morto un Mangiamorte, colpito da una Maledizione Senza Perdono che un tipo biondo enorme lanciava ovunque… Harry, se non avessimo avuto la tua pozione Felix Felicis, credo che saremmo tutti morti, invece sembrava che gli incantesimi semplicemente ci mancassero.”

Arrivarono all'infermeria, e spingendo le porte, Harry vide Neville: era disteso su un letto vicino alla porta, apparentemente addormentato. Ron, Hermione, Luna, Tonks e Lupin erano tutti intorno ad un altro letto in fondo alla stanza. All'aprirsi della porta tutti guardarono verso di lui. Hermione corse verso Harry e lo abbracciò .Anche Lupin si mosse verso di lui, con uno sguardo ansioso.

“Stai bene Harry?”

“Io sto bene... Come sta Bill?”

Nessuno rispose. Harry guardò al di sopra della spalla di Hermione, e vide l'irriconoscibile faccia di Bill distesa sul cuscino, così mal ridotta e così ferita da sembrare grottesca. Madama Chips stava curando le ferite con un unguento verde dall’odore aspro. Harry si ricordò di come Piton avesse curato facilmente con la bacchetta le ferite di Malfoy provocate dal Sectumsempra.

“Non può sistemarle con un incantesimo?” chiese all’ infermiera.

“Nessun incantesimo funzionerà con queste.” Disse Madama Chips. “Ho provato con tutto quello che conosco, ma non c'è cura per i morsi di un lupo mannaro”.

“Ma non è stato morso durante la luna piena” disse Ron, fissando il fratello come se potesse essere curato solo guardandolo. “Greyback non era trasformato,quindi sicuramente Bill non sarà un vero..”?

Guardò incerto verso Lupin.

“No, non credo che Bill sarà un vero lupo mannaro.” Disse Lupin. “Ma non vuol dire che non ci potranno essere contaminazioni. Quelle sono ferite maledette. Non guariscono mai completamente, e Bill… Bill potrebbe avere qualche caratteristica dei lupi d'ora in poi.”

“Silente potrebbe conoscere qualcosa che funzioni, comunque.” disse Ron “Dov'è? Bill ha combattuto quei pazzi su suo ordine. Silente lo sa, non può lasciarlo in questo stato.”

“Ron... Silente è morto.” disse Ginny.

“No!” gridò Lupin spostando il suo sguardo da Ginny ad Harry, sperando che lui potesse contraddirla, ma quando Harry non lo fece, Lupin si lascio cadere su una sedia vicino al letto di Bill, le mani sulla faccia. Harry non aveva mai visto Lupin perdere il controllo; si sentiva come se stesse guardando qualcosa di privato, o di indecoroso. Voltandosi incrociò gli occhi di Ron, uno sguardo silenzioso fra i due confermò quello che Ginny aveva detto.

“Come è morto?” chiese Tonks “Come è successo?”

“Piton l'ha ucciso.” Disse Harry “Ero lì, l'ho visto. Siamo tornati alla Torre di Astronomia perchè era lì il Marchio Nero… Silente stava male, era debole, ma credo che avesse capito che era una trappola nel momento in cui abbiamo sentito dei passi salire le scale. Mi ha immobilizzato. Non ho potuto fare nulla, ero sotto il mantello dell'Invisibilità… poi Malfoy è arrivato e l'ha disarmato.”

Hermione portò le mani alla bocca, mentre Ron gemette. La bocca di Luna tremò.

“...altri Mangiamorte stavano arrivando,e poi Piton, Piton l'ha fatto. L'Avada Kedavra.”

Harry non potè andare avanti.

Madama Chips scoppiò in lacrime. Nessuno le prestò attenzione, tranne Ginny che bisbigliò

“Shh.. Ascolti!”

Singhiozzando, Madama Chips premette le mani sulla sua bocca, con gli occhi spalancati. Da qualche parte fuori nell'oscurità, una fenice stava cantando in un modo che Harry non aveva mai sentito prima: un lamento strozzato di una bellezza spaventosa. Ed Harry avvertì, come aveva già sentito in precedenza durante il canto della fenice, che la musica non era all’esterno, ma dentro di lui: era il suo stesso dolore, magicamente trasformato in musica, che echeggiava nei cortili e attraverso le finestre del castello. Da quanto tempo fossero lì, in piedi ad ascoltare, non avrebbe saputo dirlo; né sapeva perchè la sofferenza sembrava calmarsi ascoltando il suono del loro dolore, ma sembrò

che fosse passato molto tempo quando le porte si aprirono e la professoressa McGranitt entrò nella stanza. Come tutti gli altri, portava i segni della battaglia. C'erano graffi sulla sua faccia, e i suoi vestiti erano strappati.

“Molly e Artur stanno arrivando” disse, e l’ incanto della musica si ruppe: ognuno di loro si risvegliò come da un trance, qualcuno si voltò nuovamente verso Bill, qualcun altro si asciugò le lacrime scuotendo la testa.

“Harry, cos'è successo? Secondo quello che dice Hagrid tu eri con Silente quando lui…

quando è successo. Hagrid dice che il Professor Piton è coinvolto in qualche...”

“Piton ha ucciso Silente” disse Harry.

Lei lo guardò per qualche istante poi oscillò pericolosamente; Madama Chips, che sembrava essersi ripresa, corse in avanti, creò una sedia dal nulla e poi la spinse sotto la McGranitt.

“Piton.” ripetè la McGranitt, cadendo debolmente sulla sedia “Noi ci siamo sempre chiesti... ma lui si è sempre fidato... Piton… Non posso crederci”

“Piton era un Occlumante esperto,” disse Lupin, la sua voce stranamente dura “lo sapevamo tutti...”

“Ma Silente ci giurò che stava dalla nostra parte!” bisbigliò Tonks, disperata “Ho sempre creduto che sapesse qualcosa di Piton che noi non sapevamo”

“Ci ha sempre fatto capire che aveva un’ottima ragione per fidarsi di Piton.” borbottò la professoressa Mcgranitt, asciugandosi gli occhi con un fazzoletto “...voglio dire, con il passato di Piton, le persone erano restie a crederci… ma Silente mi ha detto esplicitamente che il cambiamento di Piton era genuino... Non voleva sentire nulla contro di lui..!”

”Mi piacerebbe sapere cosa può avergli detto Piton per convincerlo.” Disse Tonks.

“Io lo so” disse Harry, e tutti si voltarono a guardarlo.

“Piton ha passato a Voldemort le informazioni che gli hanno permesso di scovare mia madre e mio padre. Dopo averlo fatto, Piton ha detto a Silente che solo allora si rendeva conto di

cosa aveva fatto e che era davvero dispiaciuto. Dispiaciuto che fossero morti”.

“E Silente gli ha creduto?” chiese Lupin incredulo. “Silente ha creduto che Piton fosse dispiaciuto per la morte di James? Ma Piton odiava James…”

“E per giunta pensava che mia madre non valesse niente” disse Harry “perché era figlia di babbani.. ‘sangue sporco’ la chiamava…”

Nessuno chiese a Harry come sapesse tutto questo. Tutti sembravano troppo scioccati, tentando di capire che ciò che stava accadendo era reale.”

“E’ tutta colpa mia.” disse all’improvviso la professoressa McGranitt. Sembrava disorientata, stava torcendo il fazzoletto bagnato che teneva in mano. “E’ colpa mia. Io ho mandato Filius a chiamare Piton stanotte, io gli ho chiesto andare a dirgli che doveva venire perché

avevamo bisogno di aiuto. Se non avessi avvertito Piton di cosa stava accadendo non avrebbe potuto unire le sue forze a quelle dei Mangiamorte. Non penso sapesse che erano qui prima che Filius glielo dicesse, non penso sapesse che stavano arrivando.”

“Non è colpa tua Minerva” disse fermamente Lupin. “Noi tutti desideravamo aiuto ed eravamo felici di pensare che Piton stesse per fare qualcosa”.

“Quindi quando Piton è arrivato al combattimento si è schierato dalla parte dei Mangiamorte?” chiese Harry, che voleva ogni dettaglio sulla doppiezza e sull’infamia di Piton per poter collezionare il maggior numero di motivi possibile per odiarlo, e che giurava solennemente vendetta.

“Non so esattamente cosa è avvenuto” disse distrattamente la professoressa McGranitt

“E’ tutto così confuso… Silente ci aveva detto che doveva lasciare la scuola per qualche ora e che dovevamo pattugliare i corridoi, per scrupolo, nel caso… Remus, Bill e Ninfadora ci hanno raggiunto… e così noi stavamo facendo la ronda. Tutto sembrava tranquillo. Ogni passaggio segreto fuori dalla scuola era coperto. Sapevamo che nessuno poteva arrivare in volo. Potenti incantesimi erano stati fatti ad ogni ingresso del castello. Ancora non so rendermi conto di come abbiano potuto entrare i Mangiamorte…”

“Lo so io” disse Harry, e raccontò brevemente la storia dei due armadi svanitori e del passaggio magico che formano.

“Quindi sono entrati dalla Stanza delle Necessità”.

Sebbene contro la propria volontà, dette un’occhiata in direzione di Ron ed Hermione che sembravano entrambi distrutti.

“Ho mandato tutto a monte, Harry” disse Ron desolato. “Abbiamo fatto come ci avevi detto: abbiamo controllato sulla Mappa del Malandrino e non abbiamo trovato Malfoy; abbiamo quindi pensato che fosse nella Stanza delle Necessità, e io Ginny e Neville siamo andati a dare un’occhiata… ma Malfoy ci è sfuggito.”

“E’ uscito dalla stanza circa un’ora dopo che avevamo iniziato a tenerlo d’occhio” disse Ginny “Era da solo e stava stringendo quel disgustoso braccio raggrinzito”

“La sua Mano della Gloria” disse Ron. “fa luce solo al suo possessore, ti ricordi?”

“In ogni caso” continuò Ginny, “ deve aver controllato se i corridoi erano liberi per permettere ai Mangiamorte di uscire perché nel momento in cui ci ha visti ha gettato qualcosa per aria e tutto è diventato nero”

“La Polvere Peruviana dell’Oscurità Istantanea” Disse Ron amaramente. “L’hanno inventata Fred e Gorge. Credo che dovrò scambiare quattro chiacchiere con loro sulle persone a cui vendono i loro prodotti.”

“Le abbiamo provate tutte – Lumus, Incendio”, disse Ginny. Niente riusciva a penetrare l’oscurità; tutto quello che potevamo fare era andare a tastoni fuori dal corridoio, e nel frattempo sentivamo delle persone correre dietro di noi. Ovviamente Malfoy ci vedeva per via di quella cosa, di quella mano e stava guidando gli altri, ma noi non potevamo lanciare nessun incantesimo o altro per paura di colpirci l’un l’altro, e non appena abbiamo raggiunto un corridoio illuminato, erano già andati.”

“Per fortuna,” disse Lupin con voce fioca, “Ron, Ginny e Neville sono corsi immediatamente da noi e ci hanno detto quel che stava succedendo. Abbiamo trovato i Mangiamorte pochi minuti dopo, si stavano dirigendo verso la Torre di Astronomia. Malfoy ovviamente non si aspettava di incontrare altre persone; in ogni caso pare avesse finito la sua scorta di Polvere dell’Oscurità. Lo scontro scoppiò, loro si sparpagliavano e noi gli davamo la caccia. Uno di loro, Gibbon, scappò in direzione delle scale della Torre.”

“Per creare il Marchio Nero?” chiese Harry.

“Deve averlo fatto, sì, devono averlo concordato prima di lasciare la Stanza delle Necessità” disse Lupin. “Ma non penso che a Gibbon piacesse l’idea di aspettare da solo il ritorno di Silente perché tornò indietro di corsa per ributtarsi nella mischia quando venne colpito da una maledizione mortale che mi aveva appena mancato.”

“Allora, se Ron stava tenendo d’occhio la stanza delle necessità con Ginny e Neville,”

disse Harry, voltandosi verso Hermione, “tu eri -?”

“Fuori dall’ufficio di Piton, sì” sussurrò Hermione, i suoi occhi erano bagnati di lacrime,

“con Luna. Abbiamo girato là attorno per anni e non è successo niente… non sapevamo cosa stesse succedendo al piano di sopra, Ron aveva preso la Mappa del Malandrino…

era circa mezzanotte quando il professor Vitious scese nel sottosuolo alla massima velocità. Stava gridando qualcosa sui Mangiamorte nel castello, non penso che abbia prestato attenzione al fatto che io e Luna eravamo là, stava correndo a più non posso verso l’ufficio di Piton e l’abbiamo sentito dire che Piton doveva tornare subito indietro con lui per dare una mano e poi abbiamo sentito un rumore sordo e Piton è uscito di corsa dal suo ufficio e ci ha visto e… -”

“E cosa?” la incalzò Harry

“Sono stata così stupida, Harry!” Disse Hermione in un acuto sussurro. “Ci aveva detto che il professor Vitious era crollato e che noi dovevamo entrare e prenderci cura di lui mentre lui – mentre lui sarebbe andato a dare una mano per combattere i Mangiamorte”

Si coprì il volto con le mani per la vergogna e continuò a parlare, la sua voce era smorzata dalle mani. “Entrammo nel suo ufficio per vedere se potevamo aiutare il professor Vitious e lo trovammo privo di coscienza riverso sul pavimento… e.. oh! E’ così

ovvio adesso. Piton deve aver stordito il professor Vitious, ma noi non l’abbiamo capito e lo abbiamo lasciato scappare!”

“Non è colpa vostra” disse fermamente Lupin “Se non aveste fatto quello che Piton vi aveva detto e non vi foste tolte di mezzo, Piton avrebbe probabilmente ucciso sia te che Luna”.

“E quindi ha salito le scale”, disse Harry che nella sua mente vedeva Piton salire le scale di marmo con il mantello nero che, come sempre, svolazzava dietro di lui, mentre teneva la bacchetta pronta sotto il mantello “e ha trovato il posto dove si svolgeva lo scontro”

“Eravamo nei guai, stavamo perdendo” disse Tonks a bassa voce “Gibbon era caduto, ma gli altri Mangiamorte erano pronti a combattere fino all’ultimo sangue. Neville era stato ferito. Bill era stato attaccato da Greyback… c’era buio dappertutto… gli incantesimi volavano da ogni parte, Malfoy era sparito, credo fosse sgattaiolato sulla Torre di Astronomia, molti di loro lo seguirono, ma uno di loro aveva bloccato l’ingresso della torre con un incantesimo. Neville che aveva provato ad entrare di corsa, venne sbalzato in aria.

“Nessuno di noi era in grado di accedere alla Torre, e tutti quei Mangiamorte stavano tirando incantesimi ovunque, gli incantesimi rimbalzavano sul muro e ci mancavano per un pelo. “E quindi Piton era là” disse Tonks “e quindi lui non era…”

“L’ho visto che correva verso di noi, ma quell’enorme Mangiamorte mi ha mancato con un incantesimo per un soffio e dopo che l’ho schivato ne ho perso ogni traccia.”

“Ho visto che correva dritto attraverso la barriera di incantesimi come se la barriera non ci fosse.” Disse Lupin. “Ho provato a seguirlo ma sono stato sbalzato in aria come Neville…”

“Doveva conoscere un incantesimo che noi non conoscevamo” mormorò la professoressa McGranitt. “Dopotutto lui era l’insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure… Ho dato per scontato che avesse fretta di inseguire il Mangiamorte che era scappato sulla Torre”

“Aveva fretta di seguirli… ma per aiutarli non per fermarli” disse furente Harry “E

probabilmente avresti dovuto avere il Marchio Nero per poter passare quella barriera. Poi? Cosa è successo quando è sceso?”

“Beh… quell’enorme Mangiamorte aveva appena lanciato un incantesimo che aveva causato il crollo di mezzo soffitto, e che aveva anche rotto l’incantesimo che impediva il passaggio verso le scale” disse Lupin “Siamo tutti corsi avanti –o quantomeno tutti quelli fra noi che si reggevano in piedi-quando abbiamo visto Piton arrivare col ragazzo. Ovviamente nessuno di noi li ha attaccati”

“Li abbiamo semplicemtne fatti passare” disse Tonks con voce cupa. “pensavamo fossero inseguiti dai Mangiamorte – e, oltretutto, gli altri Mangiamorte e Grayback erano tornati e stavano di nuovo attaccandoci. Penso di aver sentito Piton gridare qualcosa, ma non saprei dire cosa”

“E’ finita” disse Harry “Ha gridato ‘è finita’. Aveva fatto quello che doveva fare”

Tutti fecero silenzio. Il lamento di Fanny stava ancora risuonando là fuori nell’oscurità. Come la musica che riecheggiava nell’aria, una musica non richiesta e non gradita così

come i pensieri che si fecero spazio nella mente di Harry… avevano già raccolto il corpo di Silente dai piedi della Torre? Cosa gli sarebbe successo? Dove l’avrebbero sepolto?

Chiuse rabbiosamente i pugni nelle sue tasche. Poteva sentire la piccola massa informe del falso Horcrux contro le nocche della sua mano destra.

La porta dell’infermeria venne aperta, facendoli saltare tutti: il signore e la signora Weasley stavano percorrendo di gran carriera la sala, Fleur era appena dietro di loro, il suo splendido volto terrorizzato.

“Molly, Artur” Disse la professoressa McGranitt, alzandosi e correndo loro incontro.

“Sono così dispiaciuta…”

“Bill” sussurrò la signora Weasley, superando velocemente la professoressa McGranitt non appena intravide il volto straziato di Bill. “Oh, Bill!”

Lupin e Tonks si alzarono in fretta si spostarono in modo che il signore e la signora Weasley potessero avvicinarsi al letto. La signora Weasley si chinò sopra suo figlio e poggiò le labbra sulla sua fronte insanguinata.

“Hai detto che Greyback lo ha attaccato?” chiese il signor Weasley alla professoressa McGranitt. “Ma non si era trasformato? Cosa può significare questo? Cosa accadrò a Bill?”

“Non lo sappiamo ancora” rispose la professoressa McGranitt guardando Lupin in cerca di aiuto.

“Ci saranno probabilmente alcune ripercussioni su di lui, Artur” disse Lupin. “E’ un caso raro, forse unico… non sappiamo in cosa il suo aspetto potrebbe cambiare quando si sveglierà…”

La signora Weasley prese in mano l’unguento maleodorante da Madama Chips e cominciò a medicare essa stessa le ferite di Bill.

“E Silente…” chiese il signor Weasley “Minerva, è vero? Davvero lui è…”

Come la professoressa McGranitt annuì, Harry sentì Ginny muoversi accanto a lui e la guardò. I suoi occhi leggermente chiusi stavano seguendo Fleur, che fissava Bill con un’espressione attonita dipinta sulla sua faccia.

“Silente se n’è andato” mormorò il signor Weasley, ma la signora Weasley aveva occhi solo per il suo figlio maggiore; iniziò a singhiozzare mentre le lacrime le scendevano sul volto mutilato di Bill.

“Certamente non è importante il suo aspetto… non è real.. non è realmente importante, ma era un così bel r.. un così bel ragazzo… è sempre stato bello, lui… e stava per sposarsi!”

“Cosa intonde dire con questo?” la interruppe Fleur, quasi urlando “Cosa intonde con

‘stava per sposarsi’?”

La signora Weasley alzò il viso bagnato di lacrime e la guardò allarmata.

“Beh.. solo che…”

“Lei pensa che Bill non vollia sposarmi più?”

“No, non è questo che int..”

“Perché lo farà!” Disse Fleur, raddrizzandosi e scostandosi dal volto i suoi lunghi e argentei capelli. “Sci vuole ben altro che un lupo mannaro perché Bill smatta di amarmi!”

“Beh.. sì, sono sicura” disse la signora Weasley, “ma pensavo che forse, dato che.. dato che lui…”

“Lei pensa che io non vollia più sposarlo? O forse lo spera?” disse Fleur tirando su col naso.

“Cosa mi importa del suo aspotto? Sono abbastanza bella per tutti e due, penso! Queste scicatrici dimostrano che il mio marito è coraggioso! E io lo sposerò!” Aggiunse fieramente facendo spostare la signora Weasley e medicando Bill al posto suo.”

La signora Weasley indietreggiò sbattendo contro suo marito e guardò stupita Fleur che ripuliva le ferite di Bill. Nessuno disse niente; Harry non si mosse. Come tutti gli altri, stava aspettando che esplodesse.

“La nostra prozia Muriel” disse la signora Weasley dopo una lunga pausa, “ha un diadema molto bello –fatto dai goblin-e sono sicura di riuscire a convincerla a prestartelo per le nozze. Lei è innamorata di Bill, sai?, e sarà veramente delizioso fra i tuoi capelli!”

“Grazie” rispose Fleur ancora un po’ rigida, “sono sicura che sarà splendido!”

Dopodichè – Harry non non saprebbe dire come avvenne-le due donne stavano piangendo l’una nelle braccia dell’altra. Completamente disorientato, si voltò attorno chiedendosi se il

mondo intero stesse impazzendo.:. Ron sembrava stordito come Harry e Ginny ed Hermione guardavano l’un l’altra allarmate.

“Vedi?” Disse una voce tesa. Tonks stava guardando in cagnesco Lupin. “Lei vuole ancora sposarlo, anche se è stato morso! A lei non importa!”

“E’ diverso” disse Lupin, muovendo appena le labbra e diventando improvvisamente nervoso.

“Bill non sarà mai un vero e proprio lupo mannaro. I due casi sono completamente..”

“Ma nemmeno a me importa! Non mi importa!” disse Tonks afferrando e tirando il vestito di Lupin “Te l’ho detto un milione di volte…”

Il significato del patronus di Tonks, ed i suoi capelli color topo, ed il motivo per cui era andata di corsa a cercare Silente come aveva sentito la voce che qualcuno era stato attaccato da Greyback, tutto diventò immediatamente chiaro ad Harry; non era Sirus la persona di cui Tonks era innamorata dopotutto…

“E io ti ho detto un milione di volte” disse Lupin guardando il pavimento per non incrociare il suo sguardo “che io sono troppo vecchio per te, troppo povero e… troppo pericoloso”

“Rischi di diventare ridicolo Remus con queste scuse” disse la signora Weasley con un sorriso appena accennato da sopra le spalle di Fleur mentre le dava piccole pacche sulla schiena.

“Non sono ridicolo” ribattè Lupin con fermezza. “Tonks merita qualcuno sano e giovane”

“Ma lei vuole te” disse il signor Weasley, sorridendo “E, dopo tutto Remus, gli uomini sani e giovani non necessariamente rimangono tali” Disse indicando suo figlio, che giaceva in mezzo a loro.

“Non è questo il momento di discuterne” disse Lupin, evitando di guardare chiunque negli occhi “Silente è morto…”

“Silente sarebbe stato più felice di chiunque altro se avesse pensato che c’è un po’ più di amore al mondo” tagliò corto la professoressa McGranitt, quando la porta dell’infermeria si aprì nuovamente ed entrò Hagrid.

La piccola porzione della sua faccia non coperta da capelli o barba era gonfia e bagnata; stava piangendo a dirotto con un grosso fazzoletto in mano.

“Io… l’ho fatto Professoressa” disse con voce strozzata “Ce l’ho spostato. La Professoressa Sprite ha riportato i ragazzi a letto. Il professor Vitious non si è ancora ripreso tutto, ma dice che starà bene fra breve e il professor Slughorn dice che il Ministro è stato informato”.

“Grazie Hagrid” disse la professoressa McGranitt alzandosi di scatto e continuando a guardare il gruppetto attorno al letto di Bill.

“Dovrò vedere il Ministro appena arriverà qui. Hagrid, per favore, comunica ai capi delle case, Slughorn può rappresentare i Serpeverde, che desidero vederli immediatamente nel mio ufficio.

E mi piacerebbe che anche tu ti unissi a noi”.

Come Hagrid annuì, si voltò e uscì nuovamente dalla stanza, lei si rivolse ad Harry:

“Prima che arrivi il Ministro ho bisogno di scambiare quattro chiacchiere con te. Se vuoi seguirmi...”

Harry si alzò, mormorò a Ron, Ginny ed Hermione “Ci vediamo fra poco” e seguì la Professoressa McGranitt fuori dalla stanza. I corridoi erano deserti e silenziosi; l’unico suono che si percepiva era il lontano canto della fenice. Ad Harry servirono diversi minuti per realizzare che non si stavano dirigendo verso l’ufficio della professoressa McGranitt ma verso l’ufficio di Silente, e qualche altro secondo per realizzare che, ovviamente, lei era stata la vice Preside… e quindi che adesso era la nuova Preside… e quindi che la stanza dietro i gargoyle era adesso il suo ufficio.

In silenzio salirono le scale ed entrarono nell’ufficio circolare. Non sapeva cosa aspettarsi: che la stanza fosse drappeggiata di nero, forse; o che il corpo di Silente fosse stato adagiato là. In realtà l’ufficio sembrava esattamente come lo avevano lasciato lui e Silente qualche ora prima: gli strumenti d’argento ronzavano e sbuffavano sui loro tavoli dalle gambe affusolate, la spada di Griffondoro stava scintillando alla luce della luna nella sua custodia di vetro, il cappello parlante era su un panchetto dietro il tavolo. Ma il trespolo sul quale stava appollaiata Fanny era vuoto. Si sentiva ancora il suo pianto arrivare da lontano. Ed un nuovo ritratto si era aggiunto alla sfilza di ritratti dei presidi di Hogwarts…

Silente stava sonnecchiando in un quadro dorato sopra il tavolo, coi suoi occhiali a mezzaluna posati sul suo vecchio naso. Sembrava calmo e sereno.

Dopo un rapido sguardo al ritratto, la professoressa McGranitt fece un brusco movimento, come se si fosse intirizzita tutto insieme e girando intorno al tavolo guardò

Harry con il volto teso e segnato.

“Harry, vorrei sapere cosa stavate facendo tu ed il professor Silente questo pomeriggio quando avete lasciato la scuola”

“Non posso dirglielo Professoressa”. Disse Harry. Si era aspettato la domanda ed aveva preparato la risposta. Erano proprio in quella stanza quando Silente gli disse di non rivelare a nessuno, ad eccezione di Ron ed Hermione, i contenuti delle loro lezioni private.

“Harry, potrebbe essere importante” Disse la professoressa McGranitt.

“Lo è, e molto.” Disse Harry. “ Ma lui non voleva che ne parlassi con nessuno.”

La professoressa McGranitt lo fulminò con lo sguardo

“Potter” (Harry notò che lo aveva chiamato per cognome) “Alla luce della morte del professor Silente, penso tu debba capire che la situazione è cambiata in qualche modo…”

“Non penso” disse Harry facendo spallucce. “Il professor Silente non mi ha detto di smettere di eseguire i suoi ordini nel caso in cui fosse morto”.

“Ma…”

“C’è una cosa che dovrebbe sapere prima che il Ministro arrivi penso. Madama Rosmerta è sotto la maledizione Imperius, stava aiutando Malfoy e i Mangiamorte. Questo spiega la collana e l’idromele avvelenato.”

“Rosmerta?” disse incredula la professoressa McGranitt, ma prima che potesse continuare, bussarono alla porta dietro di loro; la professoressa Sprite, il professor Vitious ed il professor Slughorn entrarono nella stanza, seguiti da Hagrid, che stava ancora piangendo copiosamente e tremando tutto per il dolore.

“Piton!” esclamò Slughorn, che fra tutti era il più scosso, il più bianco ed il più sudato.

“Piton! Gli ho insegnato io! Pensavo di conoscerlo!”

Ma prima che chiunque altro potesse rispondergli, una voce tagliente si levò dall’alto di muro: un mago dal volto pallido e dalla frangetta corta e nera era appena rientrato nel suo quadro vuoto.

“Minerva, il Ministro sarà qui fra pochi secondi, si è appena Smaterializzato dal Ministero”

“Grazie, Everard”, disse la professoressa McGranitt, e si voltò rapidamente verso gli altri insegnanti.

“Voglio parlare di ciò che succederà ad Hogwarts prima che arrivi qua”, disse velocemente.

“Personalmente, non ritengo che la scuola debba riaprire l’anno prossimo. La morte del nostro Preside per mano di un nostro collega è un’onta terribile per la scuola di Hogwarts. E’ orribile”

“Io sono sicura che Silente avrebbe voluto che la scuola rimanesse aperta” disse la Professoressa Sprite. “Secondo me, se anche un solo studente volesse tornare, allora la scuola dovrebbe rimanere aperta per quello studente.”

“Ma avremmo anche un solo studente dopo quanto è successo?” disse Slughorn asciugandosi il sudore dalla fronte con un fazzoletto di seta.

“I genitori vorranno tenere i loro figli a casa e non posso biasimarli. Personalmente non credo che il pericolo ad Hogwarts sia maggiore che da qualunque altra parte, ma non potete aspettarvi che una madre la pensi allo stesso modo. Vorranno tenere le loro famiglie unite, è naturale”.

“Sono d’accordo” disse la professoressa McGranitt. “Ed in ogni caso non è corretto dire che Silente non abbia mai considerato l’idea di chiudere Hogwarts. Quando la Camera dei Segreti venne riaperta prese in seria considerazione l’ idea della chiusura della scuola

– e devo dire che l’omicidio del professor Silente mi disturba molto di più che pensare che il mostro dei Serpeverde viva indisturbato nelle viscere del castello…”

“Dobbiamo consultare i nostri amministratori” disse il professor Vitious con la sua vocina acuta; aveva un grosso livido sulla fronte ma sembrava si fosse ripreso dal collasso che aveva avuto nell’ufficio di Piton. “Dobbiamo seguire le procedure stabilite. Non è una decisione da prendere così, su due piedi”.

“Hagrid, tu non hai niente da dire?” chiese la professoressa McGranitt “Qual è il tuo punto di vista? Deve rimanere aperta Hogwarts secondo te?”

Hagrid, che per tutta la conversazione aveva pianto silenziosamente nel suo grosso fazzoletto macchiato, alzò solo allora gli occhi rossi e gonfi e farfugliò: “Non ce lo so Professoressa… questa qui è una decisione per i Capi delle Case e per la Direttrice, non per…”

“Il Professor Silente ha sempre tenuto conto del tuo punto di vista,” disse gentilmente la professoressa McGranitt “e così farò io.”

“Beh… allora… io ci rimango”, disse Hagrid mentre due grosse lacrime gli rigavano il volto e scendevano giù fino alla barba arruffata. “E’ la mia casa. Ci è sempre la mia casa da quando ci avevo 13 anni. E se c’è qualche studente che vuol che io gli insegni, allora io lo farò. Anche se non ce lo so… Hogwarts senza Silente…”

Singhiozzò, sprofondò di nuovo nel suo fazzoletto, e ci fu di nuovo silenzio.

“Molto bene,” disse la professoressa McGranitt, dando un’occhiata dalla finestra per vedere se il Ministro stava già arrivando, “io devo convenire con il professor Vitious che la cosa giusta da fare è consultare i nostri amministratori, che prenderanno la decisione finale”.

“Adesso, come riportare gli studenti a casa… è un argomento di cui faremmo bene a parlare il prima possibile. Potremmo richiedere che l’Espresso di Hogwarts arrivi domani mattina se si dovesse rendere necessario -”

“E cosa mi dice del funerale di Silente?” chiese Harry tutto d’un fiato.

“Beh…” la professoressa McGranitt rispose con voce scossa “Io… Io so che Silente aveva come desiderio quello di rimanere qua ad Hogwarts, di essere sepolto qua.”

“Ed è questo quello che avverrà?” chiese Harry deciso.

“Se il Ministro lo ritiene opportuno” disse la professoressa McGranitt. “Nessun altro Presideè mai stato…”

“Nessun altro Preside ha mai dato di più a questa scuola” grugnì Hagrid.

“Hogwarts dovrebbe essere il posto dove riposerà in pace” disse il Professor Vitious.

“Assolutamente” disse la professoressa Sprite.

“Ed in questo caso” continuò Harry, “non dovreste permettere che gli studenti vengano rimandati a casa prima che sia stato celebrato il funerale. Loro vorranno dirgli…”

L’ultima parola rimase strozzata nella gola di Harry ma la professoressa Sprite continuò

“Addio.”

“Ben detto” squittì il professor Vitious “Proprio ben detto! I nostri studenti devono potergli rendere omaggio, è giusto! Possiamo organizzare il loro ritorno a casa subito dopo”. “Mozione aprrovata!” urlò la professoressa Sprite

“Suppongo… sì…” disse Slughorn con voce abbastanza agitata, mentre Hagrid si lasciò

scappare uno strozzato singhiozzo di assenso.

“Sta arrivando” disse la Professoressa McGranitt improvvisamente, guardando fuori dalla finestra. “Il Ministro… e a prima vista pare abbia con se una delegazione…”

“Posso andare, Professoressa?” chiese imediatamente Harry.

Non aveva alcuna intenzione di vedere o di essere interrogato da Rufus Scrimgeur quella notte.

“Dovresti,” rispose la professoressa McGranitt “e alla svelta” ed a grandi passi andò ad aprirgli la porta. Harry inforcò le scale a spirale di corsa fino al corridoio rimasto deserto; aveva lasciato il suo mantello dell’invisibilità sulla cima della Torre di Astronomia, ma non era importante, non c’era nessuno che poteva vederlo passare, né Gazza, né Mrs Purr, né Pix.

Non incontrò anima viva finché non raggiunse il passaggio per la sala comune dei Griffondoro.

“E’ vero?” bisbigliò la Signora Grassa come lo vide arrivare. “E’ vero sul serio? Silente…

morto?”

“Sì” rispose HArry.

Lei si lasciò sfuggire un lamento, e senza neppure aspettare la parola d’ordine, si spostò

per lasciarlo passare.

Come Harry si era immaginato, la sala comune era invasa dai bagagli. Appena entrò, nella sala calò il silenzio. Vide Dean e Seamus in un gruppetto seduti vicino: questo significava che il dormitorio doveva essere vuoto o quasi. Senza parlare con nessuno senza neppure guardare nessuno, Harry cammino attraverso la stanza verso il dormitorio dei ragazzi. Come aveva sperato, Ron lo stava aspettando, ancora completamente vestito, seduto sul suo letto. Harry si sedette sul suo letto a baldacchino e, per un momento, si guardarono l’un l’altro in silenzio.

“Stanno parlando di chiudere la scuola” disse Harry

“Lupin ci aveva detto che ne avrebbero parlato” rispose Ron.

Di nuovo ci fu una pausa.

“E allora?” chiese Ron con voce così bassa che pareva pensasse che anche i mobili potessero sentire. “Ne avete trovato uno? L’avete preso? Un … un Horcrux?”

Harry scosse la testa in segno di diniego.

Tutto quello che era accaduto attorno a quel lago nero sembrava ormai solamente un vecchio incubo; era davvero accaduto? Era successo davvero solo poche ore prima?

“Non l’avete preso?” chiese abbattuto Ron. “Non era là?”

“No,” rispose Harry. “Qualcuno l’aveva già preso e aveva lasciato un falso al suo posto”.

“Già preso?”

Senza parole, Harry prese il falso medaglione dalla sua tasca, lo aprì e lo passò a Ron. L’intera storia poteva aspettare… non aveva importanza quella notte, niente aveva più

importanza eccetto la fine, la fine della loro inutile avventura, la fine della vita di Silente..

“R.A.B.,” mormorò Ron, “ma chi era questo?”

“Non so,” rispose Harry, lasciandosi andare sul letto ancora completamente vestito con lo sguardo perso sul soffitto. Non si sentiva minimamente curioso di sapere chi fosse questo R.A.B: dubitava che avrebbe potuto provare curiosità per qualcosa da allora in poi. Come si sdraiò si rese conto che c’era silenzio fuori. Fanny aveva smesso di cantare. Sapeva, senza saper spiegare il motivo della sua convinzione, che la Fenice se ne era andata, che aveva lasciato Hogwarts per sempre, proprio come Silente aveva lasciato la scuola, aveva lasciato il mondo… e aveva lasciato Harry.

CAPITOLO TRENTA

LA TOMBA BIANCA

Le lezioni furono sospese, tutti gli esami rimandati. Alcuni studenti furono portati via in fretta da Hogwarts dai loro genitori entro un paio di gioni - le gemelle Patil se andarono via prima di colazione la mattina seguente la morte di Silente, e Zacharias Smith fu portato fuori dal castello dal suo altezzoso padre. Seamus Finnigan, invece, si rifiutò

risolutamente di tornare a casa con la madre; ci fu uno scambio di grida nella Sala d'Entrata che fu risolto quando la mamma gli concesse di rimanere per il funerale. La mamma ebbe difficoltà a trovare un letto a Hogsmeade, disse Seamus a Harry e Ron, perché centinaia di maghi e streghe si stavano riversando al villaggio, preparandosi a dare l’ultimo saluto a Silente. Ci fu una certa emozione tra gli studenti più giovani, che non l’avevano mai vista prima, quando una carrozza blu notte tirata da una dozzina di cavalli alati, grande come una casa, arrivò in volo dal cielo nel tardo pomeriggio prima del funerale e si posò al margine della foresta. Harry vide da una finestra che una donna gigantesca, di bello d'aspetto, con la carnagione olivastra e i capelli neri, era scesa dalla carrozza e si era gettata tra le braccia di Hagrid. Intanto una delegazione di funzionari del Ministero, tra cui il Ministro della Magia in persona, veniva sistemata all'interno del castello. Harry evitò accuratamente ogni contatto con loro; era sicuro che, presto o tardi, qualcuno gli avrebbe chiesto di rendere conto dell’ultima uscita da Hogwarts di Silente. Harry, Ron, Hermione e Ginny erano sempre insieme. Le belle giornate sembravano irriderli; Harry si immaginava come sarebbe stato se Silente non fosse morto, e avessero avuto questa occasione alla fine dell’anno, gli esami di Ginny terminati, senza la pressione dei compiti da fare… e ora dopo ora rimandava le cose che sapeva dover dire, le cose che sapeva era giusto fare, perché era troppo difficile per lui rinunciare alla sua più grande fonte di conforto. Andavano in infermeria due volte al giorno; Neville era stato dimesso, ma Bill rimaneva in cura con Madama Chips. Le sue cicatrici non miglioravano; in effetti, adesso somigliava decisamente a Malocchio Moody, anche se, per fortuna, con entrambi gli occhi e entrambe le gambe; ma la sua personalità sembrava non essere cambiata. Quello che sembrava fosse cambiato era che adesso preferiva le bistecche molto al sangue. ‘… è fortunato che sposerà me,’ disse Fleur gioiosamente, mentre sprimacciava il cuscino di Bill, ‘perché gli inglesi la carne la fanno cuocere troppo, l’ho sempre detto’.

‘Immagino che dovrò rassegnarmi del fatto che la sposerà veramente,’ sospirò

Ginny più tardi quella sera, mentre lei, Harry, Ron e Hermione sedevano vicino alla finestra aperta della sala comune di Grifondoro, guardando i campi illuminati dalla luce del crepuscolo.

‘Non è così male,' disse Harry. 'Bruttina, però,' aggiunse velocemente mentre Ginny sollevava le sopracciglia, strappandole una risatina.

'Insomma, immagino che se la può sopportare Mamma, la potrò sopportare anch’io….'

‘E’ morto qualcun altro che conosciamo?' chiese Ron a Hermione, che stava sfogliando il Profeta della Sera. Hermione fece una smorfia, di fronte al suo forzato cinismo.

'No,' disse con disapprovazione, piegando il giornale. 'Stanno ancora cercando Piton, ma non c’è traccia...'

'Per forza,' disse Harry, che si infuriava ogni volta che saltava fuori questa questione. Non troveranno Piton fin quando non troveranno Voldemort, e visto che non sono riusciti a trovarlo per tutto questo tempo...'

’Vado a letto,' sbadigliò Ginny. 'Non riesco più a dormire bene da quando… insomma…

Un po’ di sonno mi farà bene.

'Baciò Harry (Ron guardò ostentatamente da un’altra parte), salutò gli altri due e si avviò

verso le stanze delle ragazze. Appena la porta si chiuse dietro di lei, Hermione si piegò

verso Harry con un’espressione decisamente Hermionesca.

'Harry, ho trovato qualcosa stamattina, in biblioteca..,'

'R.A.B.?' disse Harry, raddrizzandosi sulla sedia.

Non si sentiva più come si era spesso sentito prima, eccitato, curioso, ansioso di arrivare a fondo del mistero. Sapeva semplicemente che l’impresa di svelare il mistero sul vero Horcrux doveva essere completata, prima di poter andare avanti lungo il sentiero oscuro e tortuoso che lo aspettava; quel percorso che lui e Silente si erano scelti, e che adesso sapeva avrebbe dovuto attraversare da solo. Ci potevano essere anche quattro Horcrux da qualche parte e ognuno di essi doveva essere trovato ed eliminato, prima che si creasse anche solo la possibilità di uccidere Voldemort.

Harry prese a ripetersi i nomi, come se enumerarli glieli potesse rendere più vicini: ‘ il medaglione…., la coppa…, il serpente…., qualcosa di Grifondoro o Corvonero… il medaglione…., la coppa…, il serpente…., qualcosa di Grifondoro o Corvonero…”. Questo mantra sembrava pulsargli nella mente la notte quando si addormentava, e i suoi sogni erano pieni di coppe, medaglioni e oggetti misteriosi che non riusciva a raggiungere, con Silente che per aiutarlo gli offriva una scala di corda che si trasformava in serpenti nel momento in cui cominciava a salire….

Aveva mostrato a Hermione il biglietto dentro il medaglione la mattina dopo la morte di Silente, e per quanto lei non avesse associato le iniziali a nessun oscuro mago del quale avesse mai letto, fin da quel momento tendeva a correre in biblioteca un po’ più spesso di quanto fosse necessario per qualcuno che non aveva nessun compito da fare.

‘No,’ disse tristemente, ‘ho provato, Harry, ma non ho trovato niente.. ci sono un paio di maghi abbastanza famosi con quelle iniziali - Rosalind Antigone Bungs ... Rupert

"Axebanger" Brookstanton ... – ma non credo che c’entrino qualcosa. A giudicare dal biglietto, la persona che ha rubato l’Horcrux conosceva Voldemort, e non c’è il minimo indizio che Bungs o Axebanger abbiano mai avuto qualcosa a che fare con lui… però, veramente, c’è qualcosa che riguarda…. insomma, Piton’.

Sembrava nervosa anche solo a pronunciare di nuovo quel nome.

‘Che c’entra Piton?’, chiese Harry lentamente, sprofondando di nuovo nella sedia.

‘Insomma, è solo che forse avevo ragione su quella faccenda del Principe Mezzosangue’

esitò Hermione.

‘C’è bisogno di rivoltare il coltello nella piaga, Hermione? Come pensi che mi sento, adesso?’

’No – no – Harry, non intendevo questo!’, disse rapidamente, guardandosi intorno per essere sicura di non essere spiata. ‘E’ solo che avevo ragione sul fatto che il libro apparteneva originariamente a Eileen Principe. Vedi… era la madre di Piton!’

‘Io lo dicevo che era uno scorfano’, disse Ron. Hermione lo ignorò.

‘Ho consultato i vecchi numeri della Gazzetta. C’era un piccolo annuncio su Eileen Principe che aveva sposato uno chiamato Tobias Piton, e più tardi un annuncio che aveva partorito un…’

‘…un assassino,’ sbottò Harry.

‘Si.. un assassino,’ disse Hermione. Allora.. in qualche modo avevo ragione. Vedi, Piton doveva essere orgoglioso di essere ‘un mezzo Principe’. Tobias Piton era un Babbano, secondo la Gazzetta.’

‘Si, torna tutto,’ disse Harry. ‘Piton faceva leva sul suo lato Purosangue con Lucius Malfoy e quelli come lui… proprio come Voldemort. Madre Purosangue, padre Babbano…. Si vergognava delle sue origini, e per questo si faceva temere usando le Arti Oscure, dandosi un nome altisonante – Lord Voldemort – Il Principe Mezzosangue – come ha fatto Silente a non accorgersene - ?’

Si interruppe bruscamente, guardando fuori dalla finestra. Non poteva smettere di pensare all’imperdonabile fiducia che Silente aveva accordato a Piton… ma, come Hermione gli aveva appena inavvertitamente ricordato, lui stesso, Harry, era stato ingannato allo stesso modo…. Nonostante la crescente malvagità di quegli incantesimi scarabocchiati sul libro, si era rifiutato di pensare male di quel ragazzo che era stato così

brillante, che lo aveva aiutato così tanto…

L’aveva aiutato… Adesso, era un pensiero quasi insopportabile…

‘Ancora non capisco perché non ti abbia denunciato per aver usato quel libro,’ disse Ron.

‘Avrebbe dovuto saperlo che stavi prendendo tutto da li’.

’Lo sapeva,’ disse Harry amaramente. ‘L’ha saputo quando ho usato il Sectumsempra. Non aveva bisogno di usare la Legilimanzia… magari lo sapeva anche da prima, con Slughorn che continuava a ripetere come ero bravo a Pozioni… potrebbe aver anche lasciato lui stesso il suo vecchio libro in fondo all’armadio, che dite?’

’Ma allora perché non ti ha denunciato?’

“Non penso che volesse essere associato a quel libro” , disse Hermione. “Non credo che a Silente sarebbe piaciuto molto se lo avesse saputo. E anche se Piton avesse affermato che non fosse suo, Slughorn avrebbe certamente riconosciuto la sua scrittura. Comunque sia, il libro è rimasto nella vecchia aula di Piton, e sono sicura, inoltre, che Silente sapesse che sua madre si chiamava Principe.”

“Avrei dovuto mostrare il libro a Silente,” disse Harry. “Tutte quelle cose che mi ha mostrato per farmi capire quanto Voldemort fosse stato malvagio anche quando era a scuola, e io avevo la prova che Piton era –”

“Malvagio è una parola forte,” disse quietamente Hermione.

“Non eri tu l’unica che continuava a dirmi che il libro era pericoloso”

“Sto cercando di dirti, Harry, che ti stai dando troppe colpe. Pensavo che il Principe avesse un ripugnante senso dell’umorismo, ma non avrei mai immaginato che fosse un potenziale assassino…”

“Nessuno di noi poteva immaginare che Piton volesse…lo sai,” disse Ron. Cadde il silenzio, ognuno di loro era perso nei propri pensieri, ma Harry era sicuro che loro, come lui, stavano pensando alla mattina seguente, quando avrebbero salutato il corpo di Silente per l’ultima volta.

Harry non aveva mai assistito ad un funerale prima d’allora; non c’era stato nessun corpo da seppellire quando era morto Sirius. Non sapeva cosa aspettarsi ed era un po’

preoccupato per ciò che avrebbe potuto vedere, e cosa avrebbe provato. Si chiese se la morte di Silente gli sarebbe parsa più reale una volta che il funerale fosse finito. Sebbene ci fossero stati dei momenti in cui il ricordo di quel fatto orribile minacciasse di sopraffarlo, c’erano anche dei momenti di stordimento, in cui , malgrado il fatto che in tutto il castello non si parlasse d’altro, trovava ancora difficile credere che Silente se ne fosse andato realmente. Questa volta però, al contrario di come aveva fatto con Sirius, non si è messo alla disperata ricerca di un qualche tipo di scappatoia, qualcosa per cui Silente potesse tornare…Sentì in tasca la fredda catena del falso Horcrux, che portava con lui ovunque, non come un talismano, ma come promemoria di ciò che gli era costato, e di tutto ciò che doveva ancora fare.

Il giorno dopo Harry si alzò presto per preparare i bagagli; l’Espresso di Hogwarts sarebbe

partito un’ora dopo il funerale. Nella Sala Grande trovò un umore triste e silenzioso. Tutti indossavano le loro toghe, e nessuno sembrava aver fame. La professoressa McGranitt aveva lasciato libero il posto al centro della tavola dei professori, solitamente occupato da Silente. Anche la sedia di Hagrid era vuota: Harry pensò che forse non si era sentito pronto ad affrontare la colazione; ma il posto di Piton era stato occupato, senza tante cerimonie da Rufus Scrimgeour. Harry evitò i suoi occhi giallastri, che scrutavano la sala; Harry ebbe la strana sensazione che stesse cercando lui. Vicino a Scrimgeour, Harry individuò i capelli rossi e gli occhiali con la montatura di corno di Percy Weasley. Ron non diede alcun segno di aver notato Percy; stava fissando con un insolito odio dei pezzetti di aringa affumicata. Più in la, alla tavola dei Serpeverde, Tiger e Goyle parlavano a bassa voce tra loro. I due ragazzi sembravano stranamente solitari senza la figura alta e pallida di Malfoy in mezzo a loro, a comandarli. Harry non era interessato a battersi con Malfoy. Il suo odio era rivolto solo a Piton, ma non aveva dimenticato la paura che Malfoy aveva nella voce, in cima alla torre, né il fatto che avesse abbassato la sua bacchetta prima che arrivassero gli altri Mangiamorte.

Harry pensò che Malfoy non sarebbe mai riuscito ad uccidere Silente. Dov’era, si chiese Harry, ora Malfoy, e cosa l’avrebbe costretto a fare Voldemort sotto la minaccia di uccidere lui e i suoi genitori?

I pensieri di Harry vennero interrotti da una gomitata nelle costole di Ginny. La professoressa McGranitt si era alzata in piedi e il doloroso mormorio nella sala si interruppe immediatamente.

“È quasi ora,” disse. “Per favore, seguite i vostri Capicasa fuori nel parco. Grifondoro, dopo di me.”

Uscirono in fila dai loro banchi quasi in silenzio. Harry vide che Slughorn guidava la colonna di Serpeverde, vestito con un lungo abito verde smeraldo ricamato d’argento. Non aveva mai visto la Professoressa Sprite, Capo di Tassorosso, così in ordine; non aveva neanche una toppa sul cappello, e quando raggiunsero la Sala d’Entrata, trovarono Madama Pince in piedi vicino a Gazza, lei con un leggero velo nero che le arrivava alle ginocchia, lui con un antico vestito nero e una cravatta che puzzavano di naftalina. Erano diretti, come vide Harry quando scese gli scalini di pietra delle porte di fronte, verso il lago. Il tepore del sole li accarezzava sul viso mentre seguivano in silenzio la Professoressa McGranitt verso il posto dove centinaia di sedie erano state disposte in fila. Un corridoio la attraversava al centro: c’era un tavolo di marmo di fronte, e tutte le sedie erano rivolte verso di esso. Era una bellissima gionata d’estate. Uno straordinario assortimento di persone si era già seduto su metà delle sedie: cenciosi e eleganti, vecchi e giovani. Molti di loro, Harry non li riconobbe, ma c’era qualcuno che conosceva, come alcuni membri dell’Ordine della Fenice: Kingsley Shacklebolt, Malocchio Moody, Tonks, con i capelli che le erano tornati miracolosamente color rosa vivo, Remus Lupin, col quale sembrava si tenessero per mano, il Signor e la Signora Weasley, Bill sorretto da Fleur seguito da Fred e George, che indossavano delle giacche di pelle di drago nera. C’era Madame Maxime, che occupava da sola due sedie e mezza, Tom, il padrone del Paiolo Magico, Arabella Figg, la vicina Magonò di Harry, il bassista capellone delle Sorelle Stravagarie, Ernie Frang, l’autista del Nottetempo, Madama McClan, del negozio di abiti di Diagon Alley, e alcune persone che Harry conosceva solo d vista, come il barista del Testa di Porco e la strega che portava il carrello bar sull’Espresso per Hogwarts. C’erano anche i fantasmi del castello, appena visibili alla vivida luce del sole, che si potevano

vedere solo quando si muovevano, quando rilucevano eterei nell’aria luminosa. Harry, Ron, Hermione e Ginny presero in fondo a una fila vicino al lago. Le persone si parlavano a bassa voce; c’era un suono come di una leggera brezza nell’erba, ma il cinguettio degli uccelli era più molto più forte. La folla continuava a gonfiarsi; con un forte senso di affetto per entrambi, vide che Luna aiutava Neville a sedersi. Solo loro dell’ES avevano risposto alla richiesta d’aiuto di Hermione, la notte in cui era morto Silente, e Harry sapeva perché. Erano quelli che più sentivano la mancanza dell’ES –

probabilmente quelli che controllavano regolarmente le loro monete nella speranza che ci fosse un altro incontro...

Cornelius Caramell passò di fronte a loro mentre si avviava verso le prime file che, a disagio, si rigirava tra le mani il cappello a bombetta verde; Harry poi riconobbe Rita Skeeter, che, vide indignato, teneva un taccuino nella mano guantata di rosso; e poi, con un attacco di furia ancora peggiore, Dolores Umbridge, con un’espressione poco convincente di dolore sulla sua faccia da rospo, con un fiocco di velluto nero sui suoi riccioli color ferro. Alla vista del centauro Fiorenzo, che stava come una sentinella vicino al bordo dell’acqua, si alzò e si spostò rapidamente in una sedia più distante. Il personale fu fatto sedere per ultimo. Harry vide Scrimgeour, apparentemente solenne e dignitoso, in prima fila con la Professoressa McGranitt. Si chiese se Scrimgeour o qualcuno di questi importanti personaggi fosse veramente triste per la morte di Silente. Si sentì levare un suono, e Harry dimenticò la sua avversione per il Ministro mentre si guardava intorno per scoprirne la fonte. Non era da solo: molte teste si erano voltate, cercando, un po’ allarmate.

'E’ li,' sussurrò Ginny alle orecchie di Harry.

E li vide nella verde acqua chiara illuminata dal sole, pochi centimetri sotto la superficie, terribilmente simili agli Inferi nei suoi ricordi; un coro del popolo delle sirene che cantava in uno strano linguaggio che non riusciva a comprendere, con le facce pallide che emergevano dalla superficie dell’acqua, i loro capelli color porpora che fluttuavano tutto intorno a loro. La musica fece rizzare i peli sulla pelle di Harry, eppure non era fastidiosa. Parlava chiaramente di perdita e disperazione. Guardando i volti tristi dei cantanti ebbe la sensazione che, almeno loro, fossero tristi per la morte di Silente. Poi Ginny di nuovo lo toccò leggermente col gomito, e Harry si guardò intorno. Hagrid stava camminando lentamente fra le file di sedie. Stava piangendo, quasi in silenzio, il volto bagnato dalle lacrime, e portava in braccio, avvolto in un tessuto di velluto viola ornato di stelle dorate, quello che Harry sapeva essere il corpo di Silente. Harry sentì un nodo in gola a quella vista: gli sembrò per un momento che la strana musica e l’avere così vicine le spoglie di Silente avessero tolto a quella giornata tutto il suo calore. Ron era pallido e sconvolto. Copiose lacrime rigavano i volti di Ginny e di Hermione, scendendo rapide fino alle labbra. Non potevano vedere chiaramente cosa stava accadendo più avanti.

Hagrid doveva aver poggiato con cura le spoglie sul tavolo ed ora stava tornando indietro, soffiandosi il naso con rumorose strombazzate che attirarono su di lui gli sguardi scandalizzati di diverse persone, fra cui, come Harry poté notare, quelli di Dolores Umbridge… ma Harry sapeva che Silente non se ne sarebbe curato. Provò a richiamare amichevolmente l’attenzione di Hagrid mentre passava, ma i suoi occhi erano così gonfi che era già un miracolo potesse vedere dove stava andando.

Harry si voltò a guardare la fila verso la quale Hagrid si stava dirigendo e vide verso chi stava andando: vestito con giacca e pantaloni così grandi da ricordare le dimensioni di un piccolo tendone, c’era il gigante Grop, la cui testa spaventosa ed enorme come un macigno era piegata di lato, docile, quasi umana.

Hagid si sedette vicino al fratellastro e Grop gli dette un buffetto così forte sulla testa che le gambe della sedia cedettero e Hagrid rovinò per terra. Harry avvertì un impellente bisogno di ridere. Ma la musica si spense e guardò nuovamente davanti a sé. Un piccolo uomo, coi capelli arruffati e vestito completamente di nero si era alzato e stava in piedi di fronte al corpo di Silente. Harry non riusciva a sentire cosa stava dicendo. Strane parole sembravano fluttuare nell’aria sopra le centinaia di teste. “Nobiltà

di spirito”… “contributo intellettuale”… “un cuore grande”… non volevano dire molto. Avevano poco a che vedere con il Silente che Harry aveva conosciuto. Si ricordò

all’improvviso di quale fosse l’ idea che Silente aveva di “qualche parola”: “pigna, pizzicotto, manicotto e tigre”, e di nuovo dovette trattenere una smorfia per non ridere…

che gli stava succedendo? Un lieve sciabordio si fece sentire alla sua sinistra e vide che anche il popolo delle sirene era affiorato in superficie per ascoltare. Si ricordò di Silente accovacciato sul bordo dell’acqua, due anni prima, molto vicino a dove Harry sedeva in quel momento, che conversava con il capo delle sirene nella loro lingua. Harry si domandò dove l’avesse imparata. C’erano ancora così tante cose che non gli aveva mai chiesto e così tante che gli avrebbe dovuto dire… Solo allora, senza alcun preavviso, piombò su di lui la terribile realtà, più chiara ed innegabile di quanto non l’avesse percepita fino ad allora. Silente era morto, andato… strinse nel suo pugno il freddo medaglione con così tanta fino a farsi male, e non poté arrestare le calde lacrime che gli uscirono dagli occhi: distolse lo sguardo da Ginny e dagli altri e fissò un punto oltre il lago, in direzione della Foresta, mentre il piccolo uomo in nero parlava monotonamente… intravide un movimento fra gli alberi. Anche i centauri stavano arrivando a porgere i loro omaggi. Non si spinsero all’aperto, ma Harry li vide fermi, abbastanza calmi, semi-nascosti dall’ombra, guardare i maghi, con i loro archi poggiati per terra al loro fianco. E Harry ricordò il suo primo viaggio da incubo nella Foresta, la prima volta che incontrò quella cosa che poi scoprì essere Voldemort, e come lo avesse fronteggiato, e come lui e Silente avessero discusso poco dopo su come combattere quella che tutti credevano essere una battaglia persa.

E’ importante, disse allora Silente, combattere, e combattere ancora e continuare a combattere, solo così il male può essere relegato nel sua tana, sebbene non possa essere estirpato del tutto. E Harry stando là seduto sotto il sole vide molto chiaramente come le persone che tenevano a lui fossero cadute ad una ad una: sua madre, suo padre, il suo padrino ed infine Silente, tutti determinati a proteggerlo. Ma questo adesso sarebbe finito. Non avrebbe permesso a nessun altro di frapporsi tra lui e Voldemort; era giunto il momento di abbandonare per sempre l’illusione che avrebbe già dovuto abbandonare quando aveva un anno: che l’abbraccio protettivo dei suoi genitori avrebbe impedito a chiunque di fargli del male. Non c’era risveglio per questo incubo, nessuna parola di conforto nell’oscurità che gli dicesse che era al sicuro, che era tutto frutto della sua immaginazione; l’ultimo ed il più grande dei suoi protettori era morto e lui era più solo di quanto non fosse mai stato prima. Il piccolo uomo in nero aveva finito di parlare e si era seduto nuovamente. Harry aspettò pensando che qualcun altro si sarebbe alzato, si aspettava qualche altro discorso, magari dal Ministro, ma nessuno si mosse. Poi alcune persone gridarono. Alte e bianche fiamme avvolsero il corpo di Silente e il tavolo su cui giaceva: si alzavano sempre più in alto oscurandone il corpo. Un fumo bianco salì a spirale nell’aria disegnando strane forme: Harry pensò, ed il suo cuore si fermò un momento, di aver visto una fenice volare gioiosa nel blu, ma il secondo successivo il fuoco era svanito. Al suo posto c’era una bianca tomba di marmo, che custodiva il corpo di Silente ed il tavolo su cui riposava.

Ci furono alcune altre grida di stupore e paura qunado una pioggia di frecce si alzò alta in aria, ma cadde a breve distanza dalla folla. Era, Harry lo sapeva, l’omaggio dei centauri: li vide girarsi e sparire dietro i folti alberi. Allo stesso modo il popolo delle sirene si immerse di nuovo lentamente nell’acqua verde e sparì dalla vista. Harry guardò Ginny, Ron e Hermione: la faccia di Ron era girata all’insù anche se la luce del sole lo stava accecando. Il viso di Hermione era lucido per le lacrime, ma Ginny non stava più piangendo. Incontrò gli occhi di Harry con lo stesso sguardo deciso e ardente che lui le aveva visto quando lo aveva abbracciato dopo aver vinto la Coppa di Quidditch senza di lui e lui seppe in quel momento che si sarebbero capiti perfettamente, e che se lui le avesse detto cosa avrebbe fatto ora, lei non gli avrebbe detto ‘Stai attento’ o ‘Non farlo’, ma avrebbe accettato la sua decisione, perché non si sarebbe aspettata niente di meno da lui. E così si preparò mentalmente ad affrontare la difficoltà di dire quello che sapeva avrebbe dovuto dire sin da quando Silente era morto.

‘Ginny, ascolta...’ disse molto piano, appena la confusione della conversazione aumentò

attorno a loro e le persone cominciarono ad alzarsi in piedi. ‘Non posso più avere a che fare con te. Dobbiamo smettere di vederci. Non possiamo stare assieme.’

Lei disse, con un sorriso stranamente distorto, ‘È per qualche stupida, nobile ragione, vero?’ ‘Sono state come... come qualcosa tratto dalla vita di qualcun altro, queste poche ultime settimane con te,’ disse Harry. ‘Ma non posso... non possiamo... ho cose da fare da solo, ora.’

Lei non pianse, semplicemente lo guardò.

‘Voldemort usa le persone a cui i suoi nemici sono vicini. Ti ha già usata come esca una volta, e solo perchè eri la sorella del mio migliore amico. Pensa quanto saresti in pericolo se continuassimo a stare insieme. Lo saprebbe, lo scoprirebbe. Proverebbe ad arrivere a me attraverso te.’

‘E se a me non importasse?’ disse Ginny fiera.

‘A me importa,’ disse Harry. ‘Come pensi mi sentirei se questo fosse il tuo funerale... e fosse per colpa mia..’

Lei guardò lontano, oltre il lago.

‘Io non ho mai veramente rinunciato a te,’ disse lei. ‘Mai veramente. Ho sempre sperato... Hermione mi diceva di continuare con la mia vita, magari di uscire con altre persone, di essere meno ansiosa quando c’eri tu, perchè non riuscivo mai a parlare se eri nella stanza, ricordi? E pensava che mi avresti notato di più se io fossi stata un po’ più – me stessa.’

‘Ragazza intelligente, quella Hermione,’ disse Harry, cercando di sorridere. ‘Desidererei solo

avertelo chiesto prima. Avremmo potuto avere molto più tempo... mesi... forse anni...’

‘Ma sei stato troppo indaffarato a salvare il mondo dei maghi,’ disse Ginny quasi ridendo.

‘Beh... non posso dire di essere sorpresa. Sapevo che sarebbe successo, alla fine. Sapevo che non saresti stato tranquillo finché non avessi dato la caccia a Voldemort. Forse è per questo che mi piaci così tanto.’

Harry non riusciva a sopportare di sentirle dire quelle cose e non pensava di riuscire a mantenere la sua risolutezza se fosse rimasto seduto davanti a lei.

Vide che Ron stava abbracciando Hermione e le accarezzava i capelli mentre lei singhiozzava sulla sua spalla, e le lacrime gli gocciolavano dalla punta del lungo naso. Con un gesto triste, Harry si alzò, voltò le spalle a Ginny e alla tomba di Silente e s’incamminò lontano, costeggiando il lago. Muoversi gli sembrava molto più sopportabile che restare fermo: proprio come se iniziare al più presto a rintracciare gli Horcrux e uccidere Voldemort gli sembrava molto meglio che aspettare a farlo...

‘Harry!’ Si voltò. Rufus Scrimgeour stava zoppicando rapidamente verso di lui lungo la riva del lago, appoggiandosi al bastone da passeggio.

‘Speravo di poter scambiare due parole... ti dispiace se faccio un pezzo di strada con te?’

‘No,’ disse Harry con indifferenza, e riprese a camminare.

‘Harry, questa è stata una terribile tragedia,’ disse Scrimgeour calmo, ‘Non ti so dire come sono inorridito quando l’ho saputo. Silente era un grandissimo mago. Avevamo le nostre divergenze di opinione, come sai, ma nessuno sa meglio di me –‘

“Cosa vuole?” chiese Harry in tono deciso.

Scrimgeour sembrò infastidito ma, come prima, cambiò in fretta la sua espressione in una di addolorata comprensione.

“Ora chiaramente ti senti a pezzi,” disse. “So che eri molto legato a Silente. Penso che tu sia stato il suo alunno preferito. L’unione tra voi due–”

“Cosa vuole?” ripetè Harry, fermandosi.

Anche Scrimgeour si fermò, appoggiato al suo bastone, e fissò Harry, questa volta con un espressione pungente.

“Si dice che tu fossi con lui quando lasciò la scuola, la notte in cui è morto.”

“Chi lo dice?” disse Harry.

“Qualcuno ha catturato un Mangiamorte in cima alla torre, dopo la morte di Silente. E

c’erano due manici di scopa là su. Il Ministero sa fare due più due, sai Harry?”

“Felice di saperlo,” disse Harry. “Comunque, dove sono andato con Silente e quello che abbiamo fatto sono affari miei. Lui non voleva che nessun altro lo sapesse.”

“La tua lealtà è ammirevole, certamente,” disse Scrimgeour, che sembrava trattenere a stento la sua irritazione, “Ma Silente se n’é andato, Harry. Se n’è andato per sempre.”

“Se ne sarà andato dalla scuola solo quando qui nessuno sarà più leale nei suoi confronti,” disse Harry, sorridendo tra se.

“Mio caro ragazzo…neanche Silente può ritornare dal –”

“Non sto dicendo che può. Lei non può capire. Comunque non ho nient’altro da dirle.”

Scrimgeour esitò per un momento, poi disse, in quello che supponeva fosse un tono delicato,

“il Ministero può offrirti qualunque tipo di protezione, lo sai, Harry. Sarei molto lieto di mettere una coppia dei miei Auror al tuo servizio –”

Harry rise.

“Voldemort in persona mi vuole uccidere, e gli Auror non lo fermeranno. Quindi grazie dell’offerta, ma non posso accettare.”

“Quindi,” chiese Scrimgeour, la sua voce era fredda ora, “la richiesta che ti ho fatto a Natale –”

“Quale richiesta? Ah, già … quella in cui mi chiedeva di dire al mondo che lei sta facendo un ottimo lavoro, per –”

“ – per alzare il morale di tutti!” scattò Scrimgeour.

Harry riflettè per qualche secondo.

“Avete rilasciato Stean Picchetto?”

Scrimgeour divenne di un ripugnante color porpora, che ricordava incredibilmente lo zio Vernon. “Vedo che sei –”

“ – un uomo di Silente in tutto e per tutto,” disse Harry. “Lo so.”

Scrimgeour lo fissò per un momento, quindi si girò e se ne andò zoppicando, senza aggiungere un’altra parola. Harry riuscì a vedere Percy e il resto della delegazione del Ministero che lo stava aspettando, lanciando sguardi nervosi verso Hagrid e Grop che stavano singhiozzando nei loro sedili. Ron e Hermione si avvicinarono in fretta a Harry, passando a fianco di Scrimgeour; Harry si girò e si incamminò lentamente verso di loro, aspettando che arrivassero, ed infine si misero all’ombra di un faggio, dove si erano seduti in tempi più felici.

“Che cosa voleva Scrimgeour?” sussurrò Hermione.

“La stessa cosa che voleva a Natale,” disse Harry scrollando le spalle. “voleva che gli dessi delle informazioni su Silente, e voleva anche che diventassi il nuovo testimonial del Ministero.”

Per un attimo sembrò che Ron stesse lottando con se stesso, poi disse piano ad Hermione,

“Fammi tornare indietro a picchiare Percy!”

“No,” disse lei fermamente, afferrandolo per un braccio.

“Mi farà sentire meglio!”

Harry rise. Anche Hermione sorrise leggermente, ma il suo sorriso si spense non appena guardò il castello.

“Non riesco ancora ad accettare l’idea che potremmo non tornarci mai più.” Disse dolcemente. “Come può chiudere, Hogwarts?”

‘Forse non chiuderà’, disse Ron. ‘Non siamo più in pericolo qui di quanto non lo saremmo a casa, non è vero? E’ lo stesso dappertutto adesso. Oserei dire che Hogwarts è anche più

sicura, ci sono più maghi all’ interno a difenderla, Che ne pensi, Harry?'

'Io non tornerò neanche se dovesse riaprire,' disse Harry.

Ron lo guardò a bocca aperta, ma Hermione disse tristemente, 'Sapevo che l’avresti detto. Ma allora dove andrai?

'Tornerò per l’ultima volta dai Dursley, perché Silente voleva che lo facessi.' disse Harry.

'Ma sarò una visita breve, e poi me ne andrò.'

'Ma dove andrai, se non tornerai alla scuola?'

'Pensavo che potrei tornare a Godric's Hollow,' borbottò Harry. Stava rimuginando quell’idea nella testa fin dalla notte in cui era morto Silente. 'Per me, tutto è cominciato li. Ho un presentimento che devo andare li. E poi potrei visitare le tombe dei miei genitori; mi piacerebbe farlo.'

‘E dopo che farai?’ chiese Ron.

‘Dopo dovrò trovare gli altri Horcrux, non è così? Disse Harry, gli occhi fissi sulla tomba bianca di Silente, che si rifletteva nell’acqua sull’altra sponda del lago. Questo è quanto voleva che facessi, per questo mia ha rivelato tutto su di essi. Se Silente aveva ragione – e sono sicuro di si – ce ne sono in giro ancora quattro.

Devo trovarli e distruggerli, poi potrò andare alla caccia della settima parte dell’anima di Voldemort, la parte che è ancora nel suo corpo, e io sarò quello che lo ucciderà. E se nel frattempo dovessi incontrare Severus Piton, aggiunse, meglio per me e peggio per lui’. Ci fu un lungo silenzio. La folla adesso si era quasi dispersa, i ritardatari si tenevano ben alla larga dalla figura monumentale di Grop che teneva tra le braccia Hagrid, le cui grida di dolore ancora echeggiavano attraverso l’acqua. ‘Noi verremo li, Harry’, disse Ron.

‘Cosa?’

‘A casa dei tuoi zii,’ disse Ron. ‘E poi verremo con te, dovunque tu vada.’

‘No -‘ disse rapidamente Harry; non voleva questo, voleva che capissero che avrebbe affrontato da solo il suo viaggio più pericoloso.

’Ce lo hai detto già una volta,' disse Hermione a bassa voce, 'che c’è stato un tempo per tornare indietro, se lo avessimo voluto. Quel tempo è passato, Harry.’ ‘Saremo con te qualsiasi cosa accada,' disse Ron. 'ma, amico, dovrai fare un salto a casa dei miei prima di ogni altra cosa, anche prima di andare a Godric's Hollow.'

'Perché?'

'Il matrimonio di Bill e Fleur, te lo sei scordato?'

Harry lo guardò stupito; l’idea che una cosa così normale come un matrimonio potesse ancora esistere, sembrava incredibile, e meravigliosa.

‘Si, non possiamo perdercelo,’ disse alla fine.

La mano di Harry si chiuse istintivamente attorno al falso Horcrux, ma nonostante tutto, nonostante il cammino oscuro e tortuoso che vedeva di fronte a lui, nonostante lo scontro finale con Voldemort che sapeva inevitabile, tra un mese, un anno, dieci anni... Harry sentiva il suo cuore scaldarsi al pensiero che era rimasto ancora un prezioso giorno da trascorrere con Ron e Hermione.

FINE

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