2.

Passò tutto il giorno rintanato nella buca. Rilesse il capitolo del libro in cui Old Shatterhand, legato al palo del supplizio, riesce a ingannare la sorveglianza dei pellirosse e a fuggire. Questo era il suo episodio preferito. Fece arrostire delle patate sulla brace e se le mangiò. Il camino tirava male, la buca era piena di fumo, gli occhi gli bruciavano.

Ma non ebbe il coraggio di uscire. Sapeva che fuori, da solo, avrebbe avuto paura. Nella buca, invece, si sentiva al riparo dagli uomini. Il dottor Twardowski venne la sera.

«Buonasera, Old Shatterhand».

«Buonasera, papà».

«Non sei uscito?»

«No».

«Non hai mica avuto paura?»

«Io non ho mai paura».

Il dottore sorrise con tristezza. Sembrava stanco e invecchiato.

«La mamma ti manda a dire di pregare».

Janek pensò ai due fratelli uccisi. La mamma aveva tanto pregato per loro.

«A che serve pregare?»

«A niente. Però fai come dice la mamma».

«Va bene».

Il dottore rimase con lui tutta la notte. Dormirono ben poco, ma non parlarono molto. Janek domandò soltanto:

«Perché non vieni anche tu a nasconderti?»

«Ci sono troppi malati a Sucharki. Sai, il tifo. La fame favorisce l’epidemia. Bisogna che rimanga con loro, Old Shatterhand. Tu mi capisci, vero?»

«Sì».

Per tutta la notte il dottore tenne vivo il fuoco. Janek se ne stava a occhi spalancati, a guardare la legna che diventava rossa, poi nera.

«Non dormi, ragazzo?»

«No. Papà...»

«Eh?»

«Quanto tempo durerà ancora?»

«Non so. Non lo sa nessuno. Nessuno».

E subito aggiunse:

«C’è una grossa battaglia sul Volga».

«Dove?»

«Sul Volga. A Stalingrado. Migliaia di uomini si battono per noi».

«Per noi?»

«Sì. Per te, per me, per milioni di altri uomini».

La legna bruciava, crepitava, diventava cenere.

«Come si chiama questa battaglia?»

«La battaglia di Stalingrado. Dura da mesi. Nessuno sa quanto durerà ancora, né chi vincerà».

All’alba, prima di andarsene, il dottore disse:

«Se mai ci accadesse qualcosa, alla mamma e a me, che non ti salti in mente di venire a Sucharki. Hai da mangiare per parecchi mesi. Quando non avrai più nulla da mangiare, oppure quando non ne potrai più di questa solitudine, vai con i partigiani».

«E dove sono?»

«Non so. Non ne rimangono molti. Si tengono nascosti nella foresta. Cercali... ma non mostrargli mai il tuo nascondiglio. Se le cose si metteranno male, potrai sempre tornare a rifugiarti qui».

«Sì».

«Ma non temere. Non accadrà niente».

Il dottore tornò due giorni dopo. Rimase appena un momento.

«Non ho il coraggio di lasciare sola la mamma», disse.

«Perché?»

«Hanno ucciso un sottufficiale tedesco, a Sucharki. E ora prendono ostaggi».

«Come i pellirosse», disse Janek.

«Sì, come i pellirosse».

Il dottore si alzò.

«Non ti lasciare andare. Abbi cura di te. Fa’ sempre come ti ha insegnato la mamma».

«Sì».

«Risparmia i fiammiferi. Tienili vicino al caminetto, in un posto asciutto. Senza fiammiferi moriresti dal freddo».

«Ne avrò cura. Papà...»

«Dimmi, ragazzo mio».

«E quella battaglia?»

«Non ne ho notizia. È difficile sapere che cosa sta avvenendo laggiù... Be’, coraggio, Old Shatterhand. E a presto».

«Arrivederci, papà».

Il dottore se ne andò. E non tornò, il giorno dopo.

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