Capitolo diciassettesimo
Il non attaccamento
La scoperta del continuo cambiamento della realtà ha su di noi una capitale conseguenza.
Noi diventiamo consapevoli che
non c’è niente di fisso a cui possiamo attaccarci.
E quindi ecco che si sviluppa spontaneamente in noi il quarto potere della buddhità: il non attaccamento.
La realizzazione del quarto potere, il non attaccamento, è il passo più difficile da compiere, nel cammino verso la buddhità.
Ma è anche il più importante.
Perché esso costituisce un effettivo e definitivo passaggio dalla personalità infantile alla personalità adulta.
Costituisce un abbandono totale e definitivo del bisogno di protezione, di punti di riferimento, di sicurezza.
Non c’è sicurezza, infatti, nel mondo reale.
Proprio perché il mondo reale è in continuo cambiamento.
Quindi non vi sono né punti di riferimento né sicurezze.
La realtà a volte ce lo mostra con brutalità, questo fatto, come quando perdiamo una persona cara.
Noi allora siamo costretti a vedere la realtà com’è e per un attimo, sia pure nel dolore, viviamo l’illuminazione.
Ma un attimo dopo, per autodifesa, ricadiamo nell’illusione della permanenza, della staticità, della sicurezza.
È il nostro attaccamento che ci dà l’illusione di punti di riferimento, di sicurezze.
Lasciato l’attaccamento, si possono abbandonare le sicurezze.
È terribile?
A pensarci dall’esterno, dall’esterno cioè del non attaccamento, nella condizione dell’attaccamento, della dipendenza, dell’illusoria sicurezza, è sì, davvero terribile, perché ci si sente soli e abbandonati.
Non avere nella vita punti di riferimento, sicurezze, è sicuramente terribile.
Ma soltanto per colui che non può fare a meno di punti di riferimento e di sicurezze, che ha bisogno di assistenza e protezione.
Cioè per il bambino.
Per l’adulto no.
L’adulto ha raggiunto la capacità di badare a se stesso senza bisogno di assistenza e di protezione.
Non ha bisogno né di punti di riferimento né di sicurezze.
Egli ha in se stesso, il suo punto di riferimento e la sua sicurezza.
Perché è centrato su se stesso.
Per questo, egli è capace di andare oltre e diventare genitore.
È talmente sicuro di sé, è talmente capace di aiutare se stesso che diventa capace anche di aiutare gli altri.
Diventa capace di essere genitore.96
Perché il non attaccamento gli fa superare anche l’egoismo personale dell’adulto.
Egli non pretende più nulla dagli altri, non si aspetta più nulla dagli altri.
Infatti
Un buddha non ha
aspettative:
accetta e gode ciò che c’è.97
Le aspettative sono infatti la causa principale della nostra sofferenza.
Vediamo allora che la realizzazione dello stato di buddhità comporta anche la realizzazione della nostra personalità di adulto e di genitore.
L’insegnamento del Buddha interessa tutta la nostra evoluzione psicologica.
È per questo, che nel mio libro sull’evoluzione naturale da bambino ad adulto a genitore ho affermato che lo sviluppo di queste tre personalità naturali era necessario allo sviluppo della quarta personalità, quella del buddha.98
Seguendo il metodo esposto in questo manuale, che è l’insegnamento stesso del Buddha, tu diventerai, se non lo sei già, adulto e genitore, e poi infine un buddha o un’illuminata.
Il non attaccamento è un potere cruciale, per questo processo evolutivo.
Chiariamo tuttavia una cosa.
Non attaccamento non significa non amore.
Non attaccamento non significa non mi sta a cuore, non m’importa.
Il non attaccamento non è indifferenza.
Il non attaccamento è non pretesa di possesso.
Il non attaccamento è
non pretesa di possesso.
Perché l’attaccamento di cui si parla non è attaccamento all’altro ma a sé.
È attaccamento all’ego.
Tanto è vero che è proprio l’amore, il risultato del non attaccamento, come vedremo, ed è proprio l’egoismo, invece, il risultato dell’attaccamento.99
Ma come fare per liberarci dell’attaccamento?
Noi abbiamo decine, centinaia, di attaccamenti.
Grandi e piccoli.
Come fare per liberarcene?
La prima cosa da fare è prenderne coscienza.
Diventa cosciente dei tuoi attaccamenti.
Essi si dividono in due grandi categorie: gli attaccamenti affettivi e gli attaccamenti materiali.
Nonostante il chiarimento sopra fatto, sarà meglio chiamare gli attaccamenti affettivi con il loro nome, possessi affettivi, altrimenti si ha difficoltà a capire quanto segue.
Dai possessi affettivi puoi liberarti considerando la loro precarietà.
O meglio, la precarietà della presenza di quella persona nella tua vita.
Questo, è il grande motore del non attaccamento, ciò che permette la conquista di questo grandissimo potere: la consapevolezza della precarietà di ogni cosa.
La consapevolezza della
precarietà di ogni cosa
ti permette la conquista del potere del
non
attaccamento.
Sulla precarietà di ogni cosa devi meditare frequentemente.
Della precarietà di ogni cosa devi essere consapevole sempre.
Sulla precarietà di ogni
cosa
devi meditare
frequentemente.
Della precarietà di ogni
cosa
devi essere consapevole
sempre.
È l’uso sistematico del potere che hai già acquisito, la consapevolezza del cambiamento, a permetterti di accedere a questo potere, il non attaccamento.
Diventa cosciente della precarietà dell’esistenza e quindi della precarietà della presenza nella tua vita delle persone oggetto del tuo possesso affettivo.
Esse non sono eterne.
Esse non possono esserci per sempre.
Esse non possono esserci neppure per tutta la tua vita.
Quindi non puoi pretendere la loro presenza.
Come abbiamo visto pretendere la presenza di qualcuno non significa amarlo.
In realtà significa volere essere amati da lui.
Dietro questo falso amore infatti c’è un bisogno e quindi una pretesa.
Ma il bisogno non è piacere, è sofferenza, in quanto a perenne rischio di non essere appagato.
La filosofia del buddha è il piacere, non la sofferenza: è proprio contro la sofferenza, che egli conduce la sua battaglia.
Per questo, egli predica l’amore.
Perché l’amore è gioia, è piacere.
Amare è godere dell’esistenza dell’altro, indipendentemente dalla sua presenza.
Non è forse così l’amore per Dio?
Non ti chiedo di abbandonare le persone che ami.
Ti chiedo soltanto di diventare libero o libera di goderti le persone che ami quando ci sono e di goderti qualcos’altro quando non ci sono.
Di diventare libero o libera da pretese nei loro confronti e capace di goderti la tua disponibilità per loro.
Perché essere disponibili, darsi, è un piacere.
Questo, è l’amore, che come vedi deriva dal non attaccamento, o meglio dal non possesso affettivo.
Degli attaccamenti materiali puoi liberarti considerando la tua capacità di farne a meno.
Incomincia individuando un tuo piccolo attaccamento.
Non cominciare con i vizietti come il fumo, il whisky e via dicendo.
Questi non sono piccoli attaccamenti: sono fra i più grandi che hai.
Perché sono tettarelle.
Le tettarelle del bambino.
E la tua personalità di bambino, non avendo una mamma a cui succhiare i capezzoli, si succhia sigarette, cioccolatini, whisky e quant’altro.
Per il momento questi lasciali stare.
Potrai liberartene soltanto quando la tua personalità adulta avrà preso il sopravvento.
Prendi un piccolo attaccamento, come ad esempio il guardare la tua trasmissione televisiva preferita.
E comincia a pensare cosa sarebbe della tua vita se questa trasmissione fosse eliminata.
Scoprirai che non accadrebbe nulla di particolarmente tragico.
Faresti a meno di vederla e basta.
Tutto qui.
Il che è esattamente quello che prima o poi dovrà effettivamente accadere.
Prima o poi dovranno pure smettere di farla.100
Non devi naturalmente smettere di guardarla.
Un buddha non è un masochista.
Devi semplicemente diventare capace di farne a meno.
Devi diventare capace di vederla o non vederla secondo la tua volontà.
Cioè diventare libero di vederla o non vederla.
Questo, è l’eliminazione degli attaccamenti materiali.
Fai l’esercizio di non guardarla, qualche volta, facendo qualche altra cosa di interessante.101
Poi passa a un altro piccolo attaccamento e così via via fai la scalata di tutti i tuoi attaccamenti fino ad aggredire e sgretolare anche quelli grossi, quelli di cui si diceva sopra, le sigarette, i cioccolatini e quant’altro.
Quando ti sarai liberato o liberata dei tuoi attaccamenti, soprattutto del tuo attaccamento alla pretesa che tutto rimanga sempre uguale a se stesso e come lo vuoi tu, scoprirai una cosa meravigliosa.
Che la consapevolezza della precarietà della vita e di tutte le cose ti fa apprezzare mille volte più di prima la loro unicità, la loro bellezza.
Ogni attimo diventerà infatti per te unico e irripetibile e tu ne diventerai consapevole.
E allora assaporerai con incredibile piacere ogni cosa, ogni persona, ogni situazione, per quanto fastidiose, per quanto disgustose siano.
Anzi, ed è qui la grandezza della buddhità, non vedrai neppure più il fastidioso, il disgustoso, il brutto, il cattivo.
Perché ogni cosa, vista nella sua precarietà e nella sua unicità, è meravigliosa, per il solo fatto di esistere.
Per non dire delle persone.
Ogni persona infatti, per quanto meschina, insignificante, persino fastidiosa, antipatica, cattiva, e soprattutto stupida, è unica, meravigliosa in quanto esistente, viva, reale.102
E tu, se ti sarai liberato o liberata degli attaccamenti, saprai apprezzarla, amarla.
Saprai goderla quando c’è.
Senza pretendere che ci sia quando non c’è.
E senza pretendere che sia diversa da come è.
Cioè senza attaccamento.
Perché l’attaccamento è sempre
attaccamento a ciò che non c’è, in quanto è
desiderio di ciò che non c’è.
L’attaccamento è desiderio
di ciò che non c’è.
Il non attaccamento invece è sostanzialmente non desiderio: il non pretendere ciò che non c’è ma apprezzare, godere ciò che c’è.
Il non attaccamento
è non pretendere ciò che non c’è
ma apprezzare e godere ciò che c’è.
Prova a fare questo salto e la tua vita cambierà.
Fai il grande salto e rinuncia a ogni sicurezza e diventa consapevole in ogni momento della tua vita dell’assoluta precarietà ma insieme dell’unicità, dell’irripetibilità, della meravigliosità, della miracolosità di ogni suo attimo, di ogni cosa con cui tu entri in contatto, di ogni persona, di ogni situazione.
Realizza il quarto potere, il non attaccamento, e la tua buddhità sarà veramente a portata di mano.
La pratica a cui devi applicarti per realizzare il non attaccamento è la seguente:
ESERCIZIO 4
1 calmo il respiro, rilasso il corpo, osservo con distacco i pensieri;
2 osservo l’ambiente che mi circonda;
3 sono consapevole della precarietà di ogni cosa;
4 faccio crescere dentro di me il non attaccamento.
Ti applicherai a questo esercizio per una settimana.
Non avrai bisogno né di condizioni né di ambienti particolari.
Esso può essere praticato dovunque.
In questa quarta settimana il tuo obiettivo principale sarà questo:
liberarti dagli attaccamenti
Se vuoi, in questa settimana puoi usare un mantra di rinforzo, da recitare mentalmente, nei tempi che decidi tu:
Per le signore:
io non ho |
inspirazione |
attaccamenti |
espirazione |
io sono |
inspirazione |
un’illuminata |
espirazione |