Nota
Questo monologo drammatico, in cui abbondano citazioni implicite ed esplicite, è segnato in particolare dal De rerum natura di Lucrezio, le Foglie d’erba di Whitman, lo Zarathustra di Nietzsche, il Libro d’ore di Rilke, i Cantos di Pound (è lui «la tigre folle» del terzo canto), i Quattro quartetti di Eliot e le Aurore d’autunno di Stevens.
Nell’ottavo canto, molti ed evidenti i richiami ai testi di Stefano Mancuso, il neurobiologo vegetale che qui compare nelle vesti dello «scienziato ardimentoso». Nel dodicesimo canto, vengono riprese alcune suggestioni e immagini dei Misteri del sottosuolo (Bollati Boringhieri, 2019), scritto dal viaggiatore ctonio Will Hunt.
La «Marina simbolista» che appare nel terzo canto, infine, è Marina Cvetaeva, che con mia sorpresa accenna proprio alla «quinta stagione» in una dedica a Pasternak, per la quale rimando all’edizione dei Sette poemi, curata da Paola Ferretti (Einaudi, 2019).
Resta comunque che le citazioni a me piú care sono quelle volutamente lasciate sotto traccia.