Trentadue

«Accidenti, piove… Andiamo lo stesso?»

«Certo, che cosa facciamo? Dai, vestiti…»

«Tu come sei messa?»

«Leggings alla grande. Tu ce li hai?»

«Con il mio sedere? No, vado in jeans e maglia… Stivali?»

«Io ho quelli che sai… sono tosti».

«Sono che?»

«Ehi, ma fatti un ripasso, accidenti. Non ti ricordi più niente. Tosti! Significa, aspetta, in inglese… Avanti, spicciati».

«Quando passi?»

«Tra un’ora, vengo con la sua macchina».

«Che feste ti ha fatto?» Risata.

«Feste… Ha detto che non può partire, non sa che cosa è successo al suo passaporto».

«Ma non gliel’hanno ridato?»

«Sì, lui è fuori da tutto, ma dice che per ora non può muoversi. Insomma, mio padre sbraita…» Carmen ripeté la parola in portoghese. «Ma io che cosa ci posso fare? Ringraziare che sono qui… ciao, sbrigati. Truccati, hai capito?»

«Ciaoooo».

Io in questi jeans non ci sto più dentro. E gli stivali… E questa che parla sempre in portoghese, che non si parla più nemmeno in Portogallo… Le sembra di fare la fine…

Inglese, quello lo so bene, meglio di lei. Oggi la obbligo a parlare in inglese, io il suo portoghese di merda non me lo ricordo più, che palle…

Questa maglia… sì, va bene. E chi guarda me, co’ quella vicino?

Bocca… ora gli occhi, sì. Questo ombretto è una bomba… Le ciglia finte: la faccio morire, la faccio.

E non ha ancora visto le unghie a stelline americane. Ce l’avete in Brasile delle unghie così? Sottosviluppati!!!

Sì, arrivo, arrivo: che cosa strombazzi, vuoi farlo sapere a tutta la strada che sei arrivata?

Questa crede di essere al suo paese!

«Sono qui, piantala».

«Lascio la macchina nel tuo garage, là non si sa dove metterla. E se gliela rigano mi strozza… Molla quell’ombrello, sembri Mary Poppins».

«Sotto l’acqua?»

«Dai, mettiti questo».

«Oh, questo…»

Dante Costa spedì a Giacomo Cataldo le foto da cellulare. ‘Loro sono a un concerto, io sto fuori. Tutto tranquillo. La rosa (nome in codice per indicare Carmen) è arrivata con la macchina di LG e l’ha lasciata nel garage della violetta. Sono andate a piedi. Queste sono loro due. Io sto fuori. Devo stare qui? Il concerto dura tre ore’.

‘Bene, vai in studio. Torna a fine concerto. Bene tutto. D.’