Sante subito

Richiamate dal crocifisso arenato giunsero un sacco di persone del quartiere. Le due principesse si sentivano circondate. Il cerchio si strinse sotto di loro, alla base delle scale.

Dalla piccola folla sbucò il Bosi, il bibliotecario che era venuto da Torino passando dal Pakistan e che doveva essere uscito per prendere una boccata d'aria, infatti dentro la Nazionale, alla lunga, si respirava male, l'acqua sporca esalava qualcosa di soffocante. Appoggiò il piede su una sedia ribaltata e cominciò a gridare:

«Sono angeli del fango! Sono angeli del fango! Loro hanno capito come fare a salvare i libri.»

A quel punto fu come quando una diga cede. Ognuno, nella piccola folla, vedendo quelle due vecchie stremate ed eroiche, trovò che aveva qualcosa da dire e che lui l'aveva sempre saputo che erano delle sante. Tutti le indicavano.

Da un groviglio di biciclette piantate nel fango sbucarono le due ragazze con le quattro coscione che avrebbero sfamato una tribù africana, quelle a cui nel bar all'aperto Camilla aveva detto «Yankee go home» anche se probabilmente erano tedesche, per non dire olandesi. Con il loro italiano improbabile si misero a spiegare che quelle due donne meravigliose lo avevano capito prima di tutti ciò che stava per succedere, infatti avevano suggerito loro di scappare, di andare a casa. Avevano le lacrime agli occhi per la commozione di fronte al miracolo e alla lungimiranza delle vecchie sante.

Poi volle parlare un vigile appoggiato a una lavatrice. Non era il tricheco peloso che aveva restituito la carta di identità a Camilla. Era quello che loro avevano visto alla base della salita mentre stavano per entrare a Villa Villabella, quando il venditore negro di poesie negre aveva intralciato la strada e l'avevano maltrattato.

«Nel momento del pericolo si sono fermate per dare dei soldi a un nero» urlò il vigile senza baffi. «Nel momento del pericolo hanno fatto l'elemosina!»

Poi prese la parola un carabiniere, in equilibrio su ima ruota enorme, doveva essere la ruota di un camion. Affermò di averle viste mentre transitavano in mezzo al ponte e Giulia con l'ombrello aveva recuperato il passeggino.

«Hanno strappato un bambino alla furia delle acque!» urlò il carabiniere.

La vicinanza della chiesa, o la speranza che ci fosse un operatore televisivo, dettava a tutti parole alate.

«Hanno strappato un neonato alla furia delle acque!» ripete il carabiniere, perché forse la parola bambino non aveva commosso a sufficienza.

«Oh!» disse la piccola folla. Nessuno si chiese dove era finito il bambino, o pensarono fosse stato restituito ai genitori.

Arrivò il fabbro, quell'uomo sporco, piccolo e ammaliato dalla loro bellezza. Disse:

«Hanno aiutato un sacco di povera gente, buttando la corda dalla finestra, ve lo dico io, le ho viste io, date retta a me.»

Le due principesse erano così stupefatte che non reagivano. Stavano lì impietrite. La gente lo prendeva per un atteggiamento ieratico, un misto di santità e di modestia.

La folla non smetteva di vedere in loro la fonte di ogni bene.

«Vedi la mentalità moderna» sussurrò Camilla.

La ragazza e il ragazzo Portatori della Parola, quelli del cesto "Gesù parla" e del cesto "Gesù ascolta", dissero, in particolare fu la ragazza a parlare (l'altro pregava):

«Hanno deposto il coltello, e questo è un chiaro messaggio di pace.»

Anche questa piacque molto all'assembramento che acclamava.

Lo spacciatore coi denti marci, il ceffo col collo storto che avevano invitato a entrare in chiesa esclamò:

«Mi hanno fatto incontrare Gesù! Sì! Mi hanno detto di entrare in chiesa e io ho incontrato Gesù che voleva parlare con me. Ed era vero!»

I Portatori della Parola sorrisero compiaciuti.

«Hai visto?» disse Camilla contenta, abbandonando per un attimo l'atteggiamento ieratico, che subito recuperò, a meno che non fosse un principio di assideramento alla mandibola.

Il direttore del personale, quella pancia a cocomero che girava con un gancio per controllare il livello del fiume, giurò che lui era stato salvato da quelle mani sante (indicava Camilla e le sue mani, per la verità un po' adunche) mentre stava per precipitare nel fiume.

I ragazzi che manifestavano contro l'iniquità degli straripamenti raccontarono che le due sante avevano detto che il popolo doveva levare la testa.

Il Bosi intervenne di nuovo e - contagiato dal clima generale che lui stesso aveva suscitato - alzò il tiro rispetto al discorso di prima: affermò che erano le uniche salvatrici della Biblioteca nazionale. Voleva in qualche modo battere gli altri.

I volontari del gruppo di pronto intervento, quelli che portavano le scatole, confermarono.

I ragazzi col basco, quelli spagnoli che erano passati sotto la finestra di casa poco prima dell'onda di piena, parlarono. Venne fuori che erano di Teramo. Dissero che Camilla li aveva esortati a scappare. Una veggente, garantirono.

La suora che era passata sull'automobile bianca, trascinata dalla corrente, raccontò che le avevano buttato una corda per aiutarla. «Una corda venuta dal cielo» disse.

L'omone del gommone, quello col megafono, riferì che le due principesse avevano rifiutato di mettersi in salvo per lasciare spazio ad altri bisognosi, e che anche solo sentire la loro voce gli aveva infuso un coraggio soprannaturale.

Al margine della piccola folla era arrivata anche Lucrezia, accompagnata dagli infermieri sfiniti. Evidentemente erano pagati parecchio bene. O forse Villa Villa-bella le apparteneva. Anche lei confermò l'alta statura morale di Camilla e Giulia: lei lo sapeva da sempre. Neri, lì accanto, faceva elegantemente cenno di sì.

Dalla chiesa sbucò il prete, quello che considerava la situazione storica. A mani giunte disse che lui dal campanile aveva visto un angelo uscire dalla finestra della casa delle due principesse e allontanarsi nella luce.

«Questi preti sanno tutto di tutti, sanno anche dove abiti. Evidentemente vuole recuperarci come parrocchiane» mormorò Camilla. «Ho sentito dire che la gente non va più in chiesa.»

Alcuni cominciarono a urlare:

«Il fiorino d'oro, il fiorino d'oro.» Proponevano per le sante la massima onorificenza cittadina.

«Penso sia ora di tagliare la corda» sussurrò Camilla a Giulia, che se ne stava lì beata.

In effetti la situazione, se da una parte era molto gratificante, dall'altra era talmente assurda da essere instabile. Quello era un attimo di commozione generale, dovuto anche all'alluvione. L'evento catastrofico le aveva in qualche modo aiutate, non solo a pulire il cortile, ma anche suscitando nelle persone scioccate il bisogno di qualche presenza eroica, e il caso aveva scelto loro. Ma non poteva durare a lungo. Era rischioso. Metti che a qualcuno venisse in mente di chiedere dove era finito il bambino che avevano salvato e altri dettagli del genere.

Bisognava uscirne.

Anche perché ora tutti tacevano.

«Il lago del silenzio» mormorò Giulia che poi senza perdere la sua espressione beata indicò il crocifisso arenato e alzò la voce:

«E ora tiriamolo fuori dal fango e portiamolo in chiesa.»

La piccola folla, sentito l'ordine della santa, puntò sul crocifisso arenato.

«Dio aiuti quel crocifisso» disse Camilla. «Comunque brava, ora che non badano più a noi andiamo via.»

«Come?» chiese Giulia.

«A questa maniera» rispose Camilla e semplicemente prese a scendere le scale.

Puntarono verso casa, mentre Dante le guardava più arcigno del solito. Ma a Camilla parve di cogliere un cenno di compiacimento nei suoi occhi di marmo. Per di più la statua, coprendole, impedì alla folla di notare che se ne stavano andando.

Il cielo era pieno di corvi. I cani ululavano alla luna che era sempre più grande sul lago di fango.

 

C'era una sola persona che non si era diretta verso il crocifisso e le guardava con un gran sorriso. Riconobbero Francesca. Era seduta su un piccolo autobus ribaltato. Sotto l'autobus c'era un capriolo, trascinato da chissà dove. Francesca era radiosa e accennò un applauso verso le zie. Anche un lieve inchino. Si spostò perfino il ciuffo dall'occhio, e videro che non c'era un'orbita vuota ma un bellissimo occhio normale.

«È davvero un angelo» disse Giulia.

«E non del fango.»

«Per carità.»