– IV –
“Buongiorno Architetto Gerwing: si accomodi.”
La sala non era grande e il tavolo riunioni ne occupava quasi tutto lo spazio. Un pungente odore di sigari riempiva l’aria. Sui muri vi erano appese numerose riproduzioni dei disegni romani di Piranesi: il Colosseo, il Pantheon, il tempio di Antonino e Faustina e altri. Una parete era occupata in gran parte da una gigantografia della pianta di Roma disegnata da Giovanni Battista Nolli. Mia si guardava attorno con occhi attenti, contraccambiò i saluti e si sedette di fronte al suo interlocutore.
Al tavolo vi erano quattro signori, tutti piuttosto robusti e una giovane donna che impugnava una penna, e nel contempo aggiustava dei fogli che aveva davanti: doveva essere la segretaria. Il signore che l’aveva invitata ad accomodarsi fece le presentazioni e riprese la parola.
“Come saprà il suo nome ci è stato indicato dal nostro illustre membro, il signor Burkarter.” L’interlocutore di Mia, che era il presidente del Consiglio di Fondazione, pareva pesasse le parole, come se volesse assaporare il frutto della sua comunicazione. “Abbiamo apprezzato il suo dossier professionale e anche artistico su Vindonissa. In particolare i disegni all’acquerello, così artistici e precisi. Tuttavia vi sono diversi candidati per questo lavoro e riteniamo, insomma...”
“Vieni al dunque! Mi avete dato il lavoro oppure no? Accidenti a lui: acquerelli artistici e precisi, ma cosa sta dicendo?”
Il presidente si guardava attorno compiaciuto e scrutando i presenti che annuivano disse solennemente: “Dopo attenta valutazione il Consiglio di Fondazione ha deciso di affidarle il mandato per il rilievo tipologico della Domus Rhenus.”
Mia trattenne un urlo.
“Siamo certi però che vorrà farci un piccolo sconto sull’onorario proposto e che ci consegnerà il lavoro anticipando di un mese i tempi prospettati sull’offerta.”
A Mia parve di toccare il cielo con un dito, e a stento mimetizzava il suo sentimento. Cercò di mantenere la calma e a fatica assunse un atteggiamento professionale che poco le si addiceva.
“Vi ringrazio molto, e vi assicuro già sin d’ora un buon lavoro, nei tempi da voi desiderati.”
La discussione continuò ancora per una ventina di minuti, vertendo soprattutto sugli aspetti finanziari.
“Accidenti! Mi hanno presa per il collo. Altro che piccolo sconto. Hanno ridotto la mia offerta del venticinque percento. Sapevano che era il mio primo lavoro da indipendente, che ci tenevo, e così hanno fatto il loro gioco. Non importa, mi organizzo bene e riuscirò lo stesso a farcela, rispettando pure i tempi anticipati.” Aveva dovuto fare un grosso sconto, ma non pareva preoccupata più di quel tanto. Il lavoro era suo e non vedeva l’ora d’incominciarlo.
La Domus Rhenus, la più antica villa romana a nord delle Alpi, era nelle sue mani. Aveva l’incarico di rappresentarla al meglio, e i suoi disegni sarebbero stati pubblicati su una guida, sui prospetti, sulle brochure, su Internet, e avrebbero fatto il giro del mondo. Tutto ciò attenuava sia lo sconto sull’onorario sia il lavoro immane che l’attendeva.
Da quando aveva deciso di partire da Atlanta per concludere gli studi in Svizzera, l’incarico odierno la rassicurava e le confermava la bontà delle sue scelte. Dopo il master, concluso egregiamente, ecco un altro tassello di valore per il suo curriculum e per la sua futura carriera di architetto. Non vedeva l’ora di comunicarlo ai suoi.
“Ciao mamma. Ho una notizia che vi farà piacere e che ci ripaga di molti sacrifici. Ho ricevuto il mio primo incarico da architetto. Devo disegnare un importante ritrovamento di un’architettura romana: una domus. Un lavoro per la Confederazione Svizzera.”
Dall’altra parte del telefono non si udivano rumori. Silenzio.
“Hello! Mamma, ci sei? Mamma!”
Un incontenibile singhiozzo si udì di colpo all’altro capo del telefono. La mamma di Mia stava piangendo dalla gioia. La sua piccolina, decisa e determinata, era riuscita a studiare in un’altra nazione, in un’altra lingua, e a trovare un lavoro così lontana da casa: era davvero encomiabile.
“Mia! Sono orgogliosa di te. Vorrei abbracciarti, stringerti, festeggiare coinvolgendo parenti e amici...” fece la mamma fra le lacrime.
“Mi pagheranno abbastanza bene, e potrò restituire qualche prestito.
“Che piacere mi hai dato. Ti mando un grosso bacio, un abbraccio...”
“C’è un piccolo problema, però. Devo iniziare subito e non potrò rientrare a novembre. Non ci sarò per il giorno del Ringraziamento.”
“Vedremo. Non ci pensare. Non vedo l’ora di dirlo a tuo padre e a Kim” fece la mamma, che nel frattempo si era ripresa.
La conversazione durò ancora qualche minuto e poi si salutarono.
Dopo la chiacchierata con la mamma, accese il computer, era soddisfatta dell’incarico e voleva iniziare da subito a programmare il lavoro. Mia conosceva Augusta Raurica, c’era stata una volta nel periodo in cui si occupava di Vindonissa, il nuovo incarico le fece venir voglia di rinfrescarsi la mente in maniera sbrigativa: andò su Wikipedia.
Augusta Raurica è un grande sito archeologico romano in Svizzera, nel semicantone di Basilea Campagna. Situato a circa 20 km a est di Basilea, corrisponde alla moderna Augst. È la più antica colonia romana sul Reno di cui si abbia notizia.
Storia
Augusta Raurica venne fondata attorno al 44 a.C. dal luogotenente di Giulio Cesare, Lucio Munazio Planco, in un’area occupata da una locale tribù gallica, i Raurici. Durante i primi due secoli dopo Cristo fu un luogo prosperoso e, nei suoi giorni di maggior gloria, era capitale della locale provincia romana. Potrebbe aver raggiunto una popolazione di ventimila abitanti. Gli Alemanni (o un terremoto) distrussero la città attorno al 260. Durante il tardo impero, essa perse la sua importanza a favore della vicina Basilea, e gli abitanti superstiti si posero sotto la protezione del vicino Castrum Rauracense, un grande castello romano sito nella vicina Kaiseraugst e posto a difesa del Limes tardoimperiale.
Durante il medioevo, molte delle pietre del sito vennero riciclate in nuove costruzioni. Gli scavi archeologici hanno dissotterrato templi, taverne, edifici pubblici, un foro, un complesso di bagni e il più grande teatro romano a nord delle Alpi con diecimila posti, recentemente restaurato.
Il sito è una popolare destinazione turistica e comprende un piccolo museo. Esso ospita i principali reperti provenienti da Augusta Raurica, che raccontano la storia della città. Nelle sue vicinanze si trovano altre sale espositive e oltre venti punti di osservazione a cielo aperto. Il più importante pezzo in esposizione è il tesoro di argenteria di Kaiseraugst, così chiamato dal vicino villaggio argoviese dove fu ritrovato.
Non le bastava. L’incarico richiedeva altro. Sul web trovò diverse immagini e alcuni disegni ipotetici di come potesse essere l’intero impianto urbano, ma erano poco chiari.
Andò su un sito online e ordinò un paio di libri.
In serata preparò i suoi strumenti di lavoro: portatile con i vari accessori, macchina fotografica, due doppi metri, il disto, la bindella metrica, fogli, matite, righe, eccetera. Per le quote altimetriche non aveva il teodolite, non poteva di certo comprarlo: troppo costoso per le sue finanze. Lo avrebbe chiesto in prestito al Politecnico o a qualcun altro. Al limite se la sarebbe cavata con una stadia metrica e una livella a bolla, come i muratori.