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NEW ORLEANS, USA
Durata: una settimana
Costo: £ 200 (€ 273)
Stress ***
Malattie **
Noia
Pericoli ****
Fregature
Non posso dire che questa città non mi sia piaciuta. È davvero un'isola di lussuria nel sud iper-religioso d'America, ma solo se guardate i video amatoriali con le ragazze a seno nudo durante il Mardi Gras, con gli uomini che cercano di leccare i capezzoli a più non posso.
La prima volta che finii nella città del peccato avevo otto anni e ci andai in vacanza con i miei genitori e mio fratello più piccolo. Eravamo di ritorno dalla Florida e i miei genitori pensarono che una visita culturale a New Orleans (N'Awlins, come dicono i locali) avrebbe stimolato le nostre giovani menti. E in effetti ci stimolò eccome. Come prima cosa ci mettemmo a cercare il nostro hotel. Con l'auto passammo di ghetto in ghetto cercando di localizzarlo. Mi ricordo ancora di mia madre che ai semafori rossi ci diceva di «non guardare nessuno negli occhi». Alcuni di questi quartieri facevano così paura che mia madre cominciò a implorare mio padre di non fermarsi mai, neanche ai semafori o agli stop, ma di andare sempre avanti, terrorizzata di diventare la prossima vittima «a finire sull'asfalto». Mio padre dal canto suo era preoccupato che gli rubassero i bulloni cromati e quindi guidava come un pazzo per non fermarsi mai. Non so come finimmo nel quartiere gay. Non ho idea di come si chiami, ma ricordo perfettamente un uomo che somigliava in modo impressionante a Hulk Hogan con addosso una tutina rosa shocking. Era fermo sul marciapiede di fronte a noi, e in quel caso mio padre accelerò e attraversò la strada con il segnale di STOP a 150 chilometri all'ora. Finalmente arrivammo al nostro hotel. Non fu facile riconoscerlo ma dopo aver guardato bene da vicino notammo il cartello Holiday Inn. L'hotel assomigliava un po' al capannone di David Koresh a Waco. Era circondato dal filo spinato e aveva una guardia armata all'ingresso. Dopo aver lasciato i bagagli in camera ci dirigemmo verso il Quartiere Francese, che è il posto più turistico della città. Se avete letto la descrizione di Anne Rice nel suo libro Intervista con il Vampiro sapete esattamente com'è. Solo che adesso, oltre ai bordelli ci sono anche i peep shows, e la città è piena di insegne al neon che li pubblicizzano. Quando passavamo di fianco ai club, ai poster con le donne a seno nudo, o senza mutande, o chiaramente intente a fare un pompino a un uomo o a qualche animale, mia madre mi copriva con la mano gli occhi ancora innocenti di bambino di otto anni. Mentre passavamo davanti a uno di questi posti, il tipo fuori dalla porta cercò di convincere i miei genitori a entrare. «No, - dissero loro, - siamo con i bambini». Ma questo non era un gran problema, secondo il viscido individuo del locale, perché avevano un servizio di baby sitter. Grazie a Dio i miei rifiutarono di entrare. Altre cose strane: un mimo che ha cercato di farsi mia madre; le carcasse dei granchi insieme a siringhe usate e a lattine di birra vuote nei canali di scolo dei marciapiedi; il senso di soffocamento costante, dovuto ai 40 gradi con il 99 per cento di umidità; i ragazzetti per strada che vendono palloncini a forma di animale e che ti fregano il portafoglio se non lo tieni d'occhio tutto il tempo; il barbone obeso con un cartello «lavoro in cambio di cibo»; e la costante sensazione che a ogni angolo di strada si possa venire accoltellati e ammazzati per il tuo zainetto dei Simpson. Detto questo, riconosco che New Orleans è una vera spina nel didietro per tutte le signore bigotte, baciapile e cafone del sud degli Stati Uniti. E quindi dobbiamo essere in qualche modo grati che questo posto esista.
Lindsay