Capitolo 12

 

Quando rientrarono a Chipple House era più tardi di quanto Annelise avrebbe voluto. Mr. Chipple le augu­rò gentilmente la buonanotte prima di dirigersi verso il suo studio e lei fece del suo meglio per scrollarsi di dosso una sensazione di diffidenza. Era lo stesso di sempre, affabile e leggermente chiassoso, ma non in modo inaccettabile. Le storie di Will sembravano sempre più improbabili. Solo che lei aveva visto la pi­stola...

Era molto stanca e salì lentamente le scale. Dalla camera di Hetty non proveniva alcun rumore e la luce era spenta. La tisana doveva aver fatto effetto e pro­babilmente la povera piccola era crollata dopo aver esaurito tutte le lacrime. Ci sarebbe stato tempo il giorno dopo per risolvere ogni cosa, si disse.

L'aria era piuttosto fresca e il fuoco ardeva nel ca­mino della sua stanza. Annelise chiuse la porta, andò al cassettone e tirò fuori il messaggio spiegazzato. Non ci sarebbe stata nessuna lezione numero tre e lei avrebbe fatto meglio a liberarsi al più presto di qual­siasi cosa le ricordasse Christian Montcalm.

Si avviò decisa verso il fuoco, ma appena vide gli orli del biglietto accartocciarsi al calore, lo strappò istintivamente dalle fiamme, scottandosi le dita.

Era solo bruciacchiato ai bordi. Era una stupida donna imbevuta di follie sentimentali, ma non avrebbe distrutto la testimonianza dell'unica avventura che avesse mai avuto, anche se Montcalm si stava solo prendendo gioco di lei. Quando avrebbe avuto settan­t’anni, sola nella sua casa di campagna, si sarebbe se­duta in poltrona, circondata dai suoi gatti, e avrebbe riletto quel messaggio ricordando le follie della gio­ventù.

Anche se non era abituata a pensare a se stessa co­me a una sciocca, in questo caso si era comportata da perfetta idiota. Per fortuna nessuno avrebbe mai sapu­to della sua momentanea debolezza. Christian Mont­calm era l'unico che avesse intravisto la sua vulnerabi­lità e probabilmente si sarebbe presto dimenticato di lei.

Dormì male. Dalla stanza di Hetty non proveniva alcun rumore, ma la voce di Mr. Chipple al piano di sotto tuonò un paio di volte e ci fu un gran viavai di domestici che correvano nel corridoio. Avrebbe dovu­to alzarsi e andare a vedere se ci fosse bisogno di lei, ma dato che i rumori provenivano dagli appartamenti privati di Mr. Chipple, si disse che non erano affari suoi e si limitò a nascondere la testa sotto il cuscino Per non sentire il baccano.

 

Aprì gli occhi udendo la cameriera che bussava alla Porta. La luce del giorno filtrava tra le imposte soc­chiuse. Aveva mal di testa; erano giorni che non dor­miva bene. Se Hetty poteva accusare un falso malesse­re, l'avrebbe fatto anche lei. «Non mi sento bene, Jane. Riposerò ancora un po'» disse, richiudendo gli occhi.

I colpi alla porta si ripeterono un po' più forti e la voce della cameriera la raggiunse attraverso il pesante battente, chiaramente alterata. «Vi prego, Miss Kempton. Ci sono dei problemi.»

Imprecando tra sé, Annelise scostò le lenzuola e scese dal letto proprio mentre Jane entrava nella stan­za.

«Che cosa succede?» chiese, infilandosi la vesta­glia.

«Miss Hetty è sparita.»

Annelise si bloccò. «Dov'è andata?»

«Nessuno lo sa, Miss Kempton. Sono andata a por­tarle la solita cioccolata e non ho trovato traccia di lei. Il letto non è stato disfatto e mancano alcuni dei suoi vestiti.»

«Dov'è Mr. Chipple? È già stato informato?»

«Questo è il problema. Mr. Chipple è stato chiama­to d'urgenza la notte scorsa per una questione d'affari. Ha detto che non tornerà per una settimana o due, ma che voi avreste badato a Miss Hetty.»

«Oh, Dio» mormorò Annelise, lasciandosi ricadere sul letto. «Manca qualcos'altro dalla sua stanza?»

«I gioielli...»

Questo rispondeva alla sua domanda inespressa. Se fosse fuggita con Will, i gioielli non le sarebbero ser­viti a nulla, benché Hetty fosse abbastanza vanitosa da desiderare di prenderli ugualmente. Ma era molto più probabile che fosse fuggita con un corteggiatore tanto avido da assicurarsi che portasse con sé qualsiasi og­getto di valore.

La domanda era: l'aveva seguito di sua spontanea volontà? E dove erano andati?

«C'erano tracce di lotta?» chiese.

«Oh, no, Miss Kempton. Credete che sia stata rapi­ta?» domandò Jane, ancora più inorridita. «Avremmo sentito qualcosa nell'ala della servitù.»

«E che cosa avete fatto finora?»

«Niente. Mr. Jameson è andato con Mr. Chipple. La casa è sotto la responsabilità di Mrs. Buxton e lei mi ha detto di venire subito a chiamarvi. Dobbiamo avvi­sare la polizia? Cercare di rintracciare Mr. Chipple? Vorrà essere informato che sua figlia è scomparsa.»

«Credo sia meglio che lo venga a sapere dopo che sarà tornata a casa» dichiarò Annelise con fermezza. «E non c'è bisogno della polizia. Probabilmente è an­data solo a trovare una delle sue amiche. È stata una sciocchezza uscire senza scorta, ma ieri sera era scon­volta e non ragionava lucidamente. Mi aspetto che ri­torni presto o che mandi un messaggio per spiegarci quello che è successo.»

Jane non credette un solo istante a quella spiega­zione improvvisata, ma sapeva stare al suo posto ab­bastanza da non esprimere il proprio scetticismo. «Sì, Miss Kempton. Nel frattempo, che cosa dobbiamo fa­re?»

Nel frattempo Annelise era tentata di scendere nello studio di Mr. Chipple e controllare se la pistola fosse ancora al suo posto. Così avrebbe potuto sparare a quell'anima perversa di Montcalm per essere fuggito con un'innocente. Respirò a fondo.

«Non c'è nulla che possiamo fare per il momento, Jane. Sono certa che tornerà con una spiegazione per­fettamente ragionevole o che manderà un messaggio.»

«Non abbiamo ricevuto alcun messaggio stamani» replicò Jane, scura in volto. «Oh, tranne i fiori.»

«Qualcuno ha mandato dei fiori per Miss Hetty?»

«No, per voi.»

Dannazione, pensò Annelise. «E dove sono questi fiori?»

Jane sembrava ancor più nervosa. «Nella confusio­ne ce ne siamo dimenticati. Ve li porterò subito.»

«Non importa. Ho bisogno solo di pochi minuti per vestirmi e poi verrò a prenderli io stessa. Di che tipo sono?»

«Rose gialle e iris, Miss Kempton. Con qualche bocca di leone.»

Annelise non aveva ancora finito di raccogliere i capelli nel consueto chignon quando si precipitò giù per le scale. I fiori erano nell'ingresso, una dolce pro­fusione di colori con un biglietto attaccato.

 

Perdonatemi se sono fuggito con la gallina dalle uova d'oro, dragonessa, ma un uomo deve essere innanzi tutto pratico. Mi dispiace che non avremo mai la le­zione numero tre, anche se la sogno di notte.

Christian

 

«Farabutto» sibilò tra i denti. «Mascalzone, depra­vato.»

«Miss Kempton?» Jane la fissava esterrefatta, come se fosse stata una delle statue di marmo a parlare.

Non doveva perdere la testa, si disse Annelise, ac­cartocciando il biglietto nella mano. Aveva bisogno di aiuto al più presto.

«Mr. Chipple ha preso la carrozza o è andato a ca­vallo?» chiese. «C'è qualche altro mezzo nelle scude­rie?»

«Mi dispiace, ma ha preso l'unica carrozza che pos­siede. Ci sono dei cavalli se sapete cavalcare...»

«No! Non vado a cavallo. Procurami una carrozza a nolo. Chi è al corrente della scomparsa di Miss Chip­ple?»

«Voi siete l'unica persona cui l'abbia detto.»

«Molto bene. Dirai a tutti che Miss Chipple e io siamo andate a far visita a mia sorella in campagna. So dove si trova e andrò a riprenderla; staremo fuori un paio di giorni, così non sarà una bugia. Puoi farlo, vero? Anche con Mr. Chipple?»

«Mr. Chipple mi incute paura» confessò Jane in to­no nervoso

«Ragione di più per non allarmarlo. Io sono respon­sabile per Hetty e farò in modo che sia al sicuro. Nel frattempo ho bisogno che mi procuri una carrozza mentre io preparo una borsa. Starò via qualche gior­no.»

«Siete sicura...?»

«Sì» rispose con fermezza. «Adesso fa' come ti ho detto. Ti prometto che finirà tutto bene.»

Annelise avrebbe voluto sentirsi davvero sicura. Gettò in valigia un cambio di vestiti e all'ultimo minu­to prese anche le perle. Quando tornò al piano di sotto, 'a carrozza la stava aspettando.

Si gettò sulle spalle il mantello, coprendosi il capo con il cappuccio. «Ricorda quello che ti ho detto, Jane» gridò mentre la carrozza si allontanava, lasciando la cameriera sulla soglia con espressione preoccupata.

Annelise non era mai salita da sola su una carrozza nolo prima d'allora, ma sapeva che sarebbe stato un errore mostrarsi nervosa. Se solo avesse saputo dove andare...

«Devo trovare un amico che alloggia in una locan­da, ma non ricordo il nome del posto» disse al condu­cente.

«Non posso aiutarvi, signorina.»

«Dev'essere l’Albion o l’Albermale. Le conoscete?»

«Sì, certo. In quale volete andare per prima?»

«La più vicina.» Se solo avesse ricordato dove al­loggiava William Dickinson, ammesso che non fosse ancora partito. In questo caso non era sicura di quello che avrebbe potuto fare.

Tamburellò con le dita sul sedile di pelle. Aveva dimenticato guanti e cappello, ma se non altro il cap­puccio le avrebbe permesso di passare inosservata. Le sembrò che passasse un'eternità prima che la carrozza si fermasse e fu un'esperienza nuova per lei che il conducente non scendesse ad aprirle la portiera.

«Aspettatemi» disse mentre girava la maniglia e fa­ceva scendere gli scalini da sola.

«Chi mi assicura che tornerete? Preferirei essere pagato prima.»

Oh, Dio, il denaro! Era così sconvolta che non ave­va pensato a questo piccolo particolare.

Non farti prendere dal panico, si disse. «Sarete pa­gato quando avrò trovato il mio amico» disse in tono che non ammetteva replica e raddrizzando le spalle marciò verso l'albergo.

Non le ci volle molto per trovare il proprietario. «Scusate signore, ma sto cercando un gentiluomo. Mio cugino, Mr. William Dickinson. Credo che allog­gi qui.»

L'uomo esitò, indeciso su come dovesse trattarla, era chiaro che non era una prostituta, ma nessuna gen­tildonna si sarebbe presentata da sola in una locanda in cerca di un uomo.

Alla fine decise per una cortesia distaccata. «Pro­prio dietro di voi, signorina.»

Annelise trattenne un sospiro di sollievo.

«Miss Kempton? Che cosa ci fate qui? È successo qualcosa a Hetty?»

«Cugino William!» esclamò Annelise ad alta voce, prendendolo sotto braccio. «C'è un posto dove pos­siamo parlare in privato?»

«Ci sarebbe la mia stanza, ma sarebbe sconvenien­te...»

«Fate strada. Oh, un momento! Prima ho bisogno di un po' di denaro.»

William la guardò esterrefatto, ma per fortuna era un giovane sveglio e si limitò a estrarre la borsa. «Quanto vi serve?»

«In realtà ho bisogno che andiate fuori a pagare la carrozza. Mi sono dimenticata di prendere con me del denaro quando sono uscita di casa.»

«È successo qualcosa a Hetty. Vi prego, dovete dir­melo, Miss Kempton!»

«Prima pagate il conducente e poi parleremo in pri­vato.»

Annelise si era trovata altre volte in situazioni im­barazzanti, ma stare al centro della locanda affollata, con un centinaio di occhi addosso, si rivelò una delle Prove più ardue. Per fortuna William fu di ritorno rapidamente, la prese sotto braccio e la guidò verso le scale.

«Mi chiedo chi dei due paghi» commentò uno degli avventori, a voce abbastanza alta perché lo sentissero Will si fermò e fece per girarsi.

«Ignoratelo» gli sussurrò Annelise. «Abbiamo cose più importanti cui pensare.»

La stanza era piccola, il letto era rifatto e Annelise si lasciò cadere sul bordo, senza preoccuparsi delle apparenze. «Christian Montcalm è fuggito con Hetty» annunciò appena William ebbe chiuso la porta. «Per quanto ne so, è da stanotte che Hetty manca da casa.»

«L'ha rapita?» domandò William, pallido in volto.

Annelise non volle mentirgli. «Non lo so, ma sicu­ramente l'ha ingannata. Hetty aveva il cuore spezzato dopo aver letto la vostra lettera. Sono certa che non ragionasse con chiarezza.»

William si rivelò un uomo ragionevole. «Se l'ha se­guito, è solo perché Montcalm ha approfittato di lei. Non m'importa se ha passato la notte con lui; quando li troveremo, lo ucciderò e porterò Hetty con me. Ci sposeremo e nessuno saprà mai quello che è successo. Non mi preoccupa quello che può fare Chipple, quan­do è in gioco l'onore di Hetty.»

«Se ucciderete Christian Montcalm qualcuno po­trebbe insospettirsi» gli fece notare Annelise, senza aggiungere che un giovane come William aveva ben poche probabilità di battere in duello un uomo esperto come Montcalm. «Quello che dobbiamo fare è salvare Hetty e convincere Montcalm a mantenere il silenzio. Poi potrete fuggire in Scozia. Preferibilmente prima che Mr. Chipple sia di ritorno dal suo viaggio.»

«Siete sicura che Hetty non sia andata con suo pa­dre?»

«Si» rispose Annelise, pensando al messaggio sar­castico accartocciato nella tasca. «L'unico problema è scoprire dove l'ha portata.»

«Dubito che siano ancora a Londra, ma non ho idea di dove possano essere andati. Non credo che Mont­calm abbia una casa in campagna...»

Annelise lanciò un piccolo grido di vittoria. «Sì in­vece! Nel Devon. Non sono sicura di ricordare il no­me del villaggio, ma la tenuta si chiama Wynche End.»

«Il Devon è una regione molto vasta, Miss Kem­pton» osservò William, dubbioso.

Annelise si alzò di scatto. «Lo so, William. Una delle mie sorelle vive laggiù. Se voi volete rinunciare, andrò da sola...» cominciò, ma lui le posò entrambe le mani sulle braccia e la costrinse a sedersi sul letto.

«Non ho nessuna intenzione di rinunciare. Stavo solo pensando che dobbiamo scoprire in quale parte del Devon...»

«È sulla costa. Se non fossi così sconvolta, riuscirei a riflettere più lucidamente, ma mi verrà in mente quando saremo in viaggio.» Dopo tutto, ricordava ogni singola parola che le aveva detto Montcalm, ogni espressione del suo volto e ogni suo gesto. Quel fara­butto.

«D'accordo» disse William. «Faccio preparare i ca­valli...»

«No!» esclamò Annelise, incapace di nascondere il Panico. «Io non posso cavalcare. Inoltre, quando tro­veremo Hetty, avremo bisogno di un altro cavallo o di un mezzo di trasporto. Dobbiamo noleggiare una car­rozza, la più veloce che riuscirete a trovare.»

«Forse dovrei andare da solo. Posso cavalcare più veloce di una carrozza...»

«È necessaria la presenza di una donna rispettabile se vogliamo salvare Hetty dalla sua follia.»

«Allora che cosa stiamo aspettando?»

A un tratto Annelise si rese conto di aver dimenti­cato la borsa nella carrozza. Tutto quello che aveva con sé era il sacchetto con le perle. Ormai era troppo tardi per rintracciare il conducente, troppo tardi per fare qualsiasi cosa.

Si alzò dal letto. «Sono pronta» disse con tutta la calma che riuscì a radunare. E tese la mano per posar­la sul braccio di William.