Asilo

La moglie del parroco sbucò dall'angolo della casa parrocchiale con una bracciata di crisantemi. Aveva qualche zolla di fertile terriccio del giardino attaccato alle suole delle scarpe robuste e non si era assolutamente accorta che un po di terra le macchiava anche la punta del naso.

Faticò un pochino ad aprire il cancello della casa parrocchiale, che penzolava, arrugginito, dai cardini rotti. Una folata di vento si accanì contro il vecchio cappello di feltro sbertucciato che portava e gli diede un'inclinazione ancora più sbarazzina di prima. « Uffa! » disse Bica.

Battezzata da genitori ottimisti con il nome di Diana, la signora Harmon era diventata "Bica" per ragioni abbastanza evidenti e il soprannome, da allora, le era sempre rimasto. Stringendo al petto i crisantemi, oltrepassò il cancello avviandosi verso il cimitero e la chiesa.

L'aria di novembre era mite e umida. Le nuvole galoppavano per il cielo che si apriva qua e là in qualche chiazza di azzurro. Dentro, la chiesa era buia e fredda; non la riscaldavano mai all'infuori dell'ora delle funzioni.

« Brrrrrh! » esclamò Bica in tono espressivo. « Devo sbrigarmi. Non voglio morire di freddo. »

Con la sveltezza data dalla lunga pratica, raccolse tutto l'armamentario che le occorreva: vasi, acqua, sostegni per i vasi. "Mi sarebbero piaciuti i gigli", pensò Bica tra sé. "Sono così stanca di questi striminziti crisantemi!" Le sue dita agili sistemarono i fiori nei vasi.

Non c'era niente di particolarmente originale o artistico in quella decorazione perché Bica Har-mon, personalmente, non era né originale né artistica, di temperamento; però il risultato fu una disposizione simpatica e piacevole. Portando i vasi con cautela, avanzò per la navata dirigendosi verso l'altare. In quel momento il sole uscì dalle nuvole.

Entrò risplendente dal finestrone orientale dai vetri colorati in tonalità piuttosto crude - in gran parte blu e rossi - dono di un facoltoso vittoriano, assiduo frequentatore dei servizi religiosi. L'effetto era quasi sorprendente nell'improvvisa opulenza del suo fulgore. "Come gioielli" pensò Bica. Improvvisamente si fermò, con gli occhi fissi davanti a sé. Sui gradini del coro era accasciata una forma scura.

Posando cautamente i fiori, Bica le si avvicinò e si chinò di fianco. Era un uomo, rannicchiato su se stesso. Bica si inginocchiò e lentamente, con molta cura, lo voltò. Le sue dita corsero subito al polso... un polso talmente debole e irregolare che diceva già tutta la sua storia, come, del resto, il pallore quasi verdastro del suo viso.

"Costui" pensò Bica, "stava per morire, non c'erano dubbi."

Si trattava di un uomo sui quarantacinque anni, e portava un vestito scuro, piuttosto malandato. Bica riappoggiò la mano che aveva sollevato e guardò l'altra, la quale pareva chiusa a pugno sul petto. Osservandola più attentamente, vide che le dita erano strette intorno a ciò che sembrava un grosso fagotto o fazzoletto che si comprimeva con forza contro il petto. Tutt'intorno alla mano contratta c'erano chiazze di un liquido scuro, indurito che, intuì Bica, doveva essere sangue disseccato- Bica sedette sui calcagni, aggrottando le sopracciglia.

Fino a momento gli occhi dell'uomo erano rimasti chiusi ma adesso si spalancarono improvvisamente e si fissarono sulla faccia della donna. Non erano né velati né deliranti. Sembravano, invece intelligenti e pieni di vita. Le sue labbra si mossero e Bica, chinandosi su di lui, cercò di cogliere le Parole, o meglio la parola, che voleva dire. Fu una sola:

« Asilo. »

Le parve addirittura che un lieve sorriso si disegnasse selle sue labbra quando mormorò fievolmente questa parola. Era impossibile sbagliarsi poiché dopo un momento, la disse ancora « Asilo... »

Infine con un debole, lunghissimo sospiro, richiuse gli occhi. Di nuovo le dita di Bica gli cercarono il polso. Sì, batteva ancora, per quanto fosse diventato più debole e intermittente. Si rialzò con decisione.

« Non muovetevi » disse « e non cercate di fare neanche un gesto. Vado a cercare aiuto. »

Gli occhi dell'uomo si aprirono di nuovo ma adesso diede l'impressione che la sua attenzione fosse stata attirata dalla luce dai mille colori che filtrava dal finestrone orientale. Mormorò qualcosa che Bica non riuscì a capire bene. Le parve, e se ne stupì, che fosse il nome del proprio marito.

« Julian? » disse. « Siete venuto qui a cercare Julian? » Ma non ci fu risposta. L'uomo aveva richiuso gli occhi e il suo respiro, adesso, era corto e superficiale.

Bica si voltò e uscì in fretta dalla chiesa. Diede un'occhiata all'orologio e annuì soddisfatta. Il dottor Griffith doveva essere ancora nel suo ambulatorio. A due minuti di cammino dalla chiesa. Ci entrò, senza perder tempo a bussare o a suonare, passò dalla sala d'aspetto ed entrò nello studio del medico.

« Venite subito » gli disse. « In chiesa c'è un uomo che sta per morire. »

Pochi minuti più tardi il dottor Griffith, inginocchiato sull'impiantito, si rialzò dopo aver esaminato rapidamente l'uomo.

« Possiamo trasportarlo nella casa parrocchiale? Potrei assisterlo meglio... per quanto temo che non servirà molto. »

« Certo » disse Bica. « Vado a preparare tutto. Chiamo Harper e Jones, eh? Per aiutarvi a trasportarlo.»

« Grazie. Io telefonerò dalla casa parrocchiale per un'ambulanza, ma temo... che quando arriverà... » e lasciò la frase a mezzo.

Bica chiese: « Emorragia interna? ».

Il dottor Griffith annuì. Poi disse: « Come accidenti ha fatto a entrare qui dentro? ».

« Secondo me, dev'esserci rimasto tutta la notte » disse Bica, dopo averci pensato un momento. «Harper apre la porta al mattino quando va al lavoro ma, di solito, non ci entra mai. »

Forse non erano passati neppure cinque minuti quando il dottor Griffith depose il microfono e tornò nel piccolo locale di soggiorno dove il ferito era stato adagiato su un mucchio di coperte preparate in tutta fretta ad accoglierlo sul divano. Bica stava portando via una catinella d'acqua e riordinando la stanza, dopo che il medico aveva esaminato lo sconosciuto.

« Bene, tutto fatto » disse Griffith. « Ho chiamato l'ambulanza e ho avvertito la polizia. » Restò un momento, aggrottato, a osservare il paziente, disteso con gli occhi chiusi. Si toccava ripetutamente con un gesto nervoso e spasmodico la giacca con la mano sinistra, lungo il fianco.

« Gli hanno sparato » disse Griffith. « E a distanza ravvicinata. Allora lui ha appallottolato il fazzoletto e se ne è servito come di un tampone per fermare il sangue che usciva dalla ferita. »

« Può aver camminato molto, dopo quello che gli è successo? » domandò Bica.

« Oh, sì, non è da escludere che abbia camminato parecchio. C'è stato il caso di un uomo, ferito mortalmente, il quale si è rialzato e ha continuato a camminare per la strada come se niente fosse successo, e lo si è visto stramazzare improvvisamente al suolo cinque o dieci minuti dopo. Quindi non è da escludere che sia stato colpito fuori dalla chiesa. Sì, certo. E può essere successo a una certa distanza. Naturalmente, potrebbe anche essere stato lui stesso a spararsi un colpo. Nel qual caso avrà lasciato cadere la rivoltella, e ha continuato a camminare, barcollando, senza più sapere dove andava, fino alla chiesa. Però non riesco a capire perché si è diretto verso la chiesa, piuttosto che verso la casa parrocchiale. »

« Oh, questo lo so io! » disse Bica. « Ha pronunciato una parola: "Asilo". »

Il dottore la fissò sbarrando gli occhi. « Asilo? »

« Ecco Julian! » disse Bica, voltando la testa non appena udì il passo del marito in anticamera. « Julian! Vieni qui. »

Il reverendo Julian Harmon entrò nella stanza. Il suo modo di fare da studioso, assorto e distratto, lo faceva giudicare molto più anziano di quanto non fosse in realtà. « Povero me! » disse Julian Harmon, fissando con occhi miti e perplessi gli strumenti chirurgici e la figura adagiata sul divano.

Sua moglie gli spiegò l'accaduto con l'abituale economia di parole. « Era in chiesa, morente. Gli hanno sparato. Lo conosci, Julian? Mi pare di avergli sentito pronunciare il tuo nome. »

Il parroco si avvicinò al divano e abbassò gli occhi sull'agonizzante. « Poverino » disse e scosse la testa. « No, non lo conosco. Sono quasi certo di non averlo mai visto prima d'ora. »

In quell'attimo gli occhi del morente si aprirono ancora una volta. Passarono dal dottore a Julian Harmon e da questo a sua moglie. E qui si fermarono, sbarrati, sulla faccia di Bica. Griffith si fece avanti.

« Se poteste dirci? » domandò ansioso.

Ma, con gli occhi fissi sulla moglie del parroco, l'uomo disse con voce debolissima: « Per piacere... per piacere... » Poi fu scosso da un lieve tremito, e morì...

Il sergente Hayes leccò la punta della matita e voltò una pagina del suo taccuino.

« Così, questo è tutto ciò che potete dirmi, signora Harmon? »

« Sì, tutto » rispose lei. « Ecco gli oggetti che abbiamo tirato fuori dalle tasche del suo cappotto. »

Su un tavolo, vicino al sergente Hayes, c'erano un portafoglio, un vecchio orologio piuttosto ammaccato con le iniziali W.S. e un biglietto ferroviario di ritorno a Londra. Nient'altro.

« Avete scoperto di chi si tratta? » domandò Bica.

« Certi signori Eccles hanno telefonato su, in ufficio. Sembra si tratti del fratello di lei. Sandbourne, è il nome. Da qualche tempo non stava bene di salute e soffriva di esaurimento nervoso. Ultimamente era peggiorato. L'altro ieri è uscito di casa e non è più rientrato. Ha portato con sé una pistola. »

« E poi è venuto qui e si è sparato un colpo? » disse Bica. « Perché? »

« Soffriva di depressione... »

La signora Harmon lo interruppe. « Non era questo che volevo dire, Chiedevo perché proprio qui? »

Poiché il sergente Hayes non sapeva la risposta a questa domanda, rispose indirettamente:

« È arrivato, questo lo sappiamo, con l'autobus delle diciassette e dieci. »

« Sì » ripeté lei di nuovo. « Ma perché? »

« Non lo so, signora Harmon » disse il sergente Hayes. « Su questo, non ci sono spiegazioni. Se viene a mancare l'equilibrio mentale... »

Bica finì la frase per lui. «... una persona può fare qualsiasi cosa. Però mi sembra inutile prendere un autobus e venire in un posto di campagna come questo. Non ci conosceva nessuno, vero? »

« No, per quel che si è potuto controllare finora » disse il sergente Hayes. Tossì imbarazzato e disse, mentre si alzava in piedi: « Non è da escludere che i signori Eccles vengano qui a farvi visita, signora... se non avete niente in contrario, naturalmente. »

« Certo che non ho niente in contrario! » disse Bica « È più che naturale. Vorrei soltanto aver qualcosa da dire a queste persone! »

« Allora io me ne vado » disse il sergente Hayes.

« Come sono confortata » disse Bica, accompagnandolo alla porta « di sapere che non si tratta di un assassinio! »

Un'automobile si fermò al cancello della casa parrocchiale. Il sergente Hayes, dopo averle lanciato un'occhiata osservò: « Sembra che i signori Eccles stiano arrivando adesso, signora. Vorranno parlarvi. »

Bica si fece forza: sapeva di doversi preparare a quella che, molto probabilmente, sarebbe stata una prova difficile. "A ogni modo", pensò, "posso sempre chiamare Julian perché venga a darmi un po' di sostegno. Un sacerdote è sempre di grande aiuto quando la gente ha subito un lutto."

Non avrebbe saputo dire, in realtà, come si aspettava che fossero il signore e la signora Eccles, tuttavia si accorse, mentre li salutava, di provare una certa sorpresa. Il signor Eccles era un uomo corpulento e florido con un modo di fare che, di natura, doveva essere gioviale e faceto. La signora Eccles era un tipo un po' appariscente. Aveva una bocca piccola, con le labbra strette in una smorfia antipatica. La sua voce era sottile e acuta.

« È stato uno shock terribile, signora Harmon, come potete immaginare » disse.

« Oh, capisco » disse Bica. « Certo che deve essere stato uno shock! Ma prego, accomodatevi. Posso offrire qualcosa... già, forse è un po' presto per una tazza di tè... »

Il signor Eccles agitò una mano tozza. « No, no, non prendiamo niente » disse. « Molto gentile da parte vostra, grazie. Volevamo semplicemente... ecco sapere che cosa ha detto il povero William e tutto il resto, eh? »

« È stato a lungo in giro per il mondo » disse la signora Eccles « e credo che abbia avuto parecchie esperienze molto sgradevoli. Da quando è tornato a casa, è sempre stato cupo, silenzioso, depresso. Diceva che questo era un mondo in cui non si poteva più vivere e che non offriva nessuna prospettiva futura. Povero Bill, è sempre stato di temperamento malinconico. »

La signora Harmon li fissò un minuto o due senza parlare.

« Ha rubato la pistola di mio marito » continuò la signora Eccles « senza che lo sapessimo. Poi, a quanto pare, è venuto qui con l'autobus. Suppongo che sia stato un pensiero delicato da parte sua. Forse ha preferito non farlo in casa nostra. »

« Poverino, poverino » disse il signor Eccles, con un sospiro. « Non sta a noi giudicarlo. »

Ci fu un'altra breve pausa e il signor Eccles disse ancora: « Ha lasciato un messaggio? Ha detto qualche parola in ultimo? Niente del genere? »

I suoi occhietti luccicanti, vagamente porcini, fissavano Bica con aria penetrante. Anche la signora Eccles si sporse un po' in avanti come se aspettasse ansiosamente la risposta.

« No » disse Bica in tono sommesso. « Venne in chiesa, quando stava per morire, in modo da ottenere asilo. »

La signora Eccles disse, con voce perplessa: « Asilo? Non riesco a capire bene... »

Il signor Eccles la interruppe. « Un posto sacro dà asilo, mia cara » ribatté in tono spazientito. « Ecco quel che vuole dire la moglie del parroco. È un peccato... il suicidio, lo sai. Suppongo che volesse chiedere perdono. »

« Cercò di dire qualcosa appena prima di spirare » disse Bica. « Cominciò con un " Per piacere" ma non riuscì ad andare oltre. »

La signora Eccles si portò il fazzoletto agli occhi e tirò su col naso.

« Oh, poveri noi » disse. « È terribile, vero? »

« Su, su, Pam » disse il marito. « Non fare così. Purtroppo sono situazioni senza rimedio! Povero Willie. Comunque, adesso è in pace. Bene, grazie tante, signora Harmon. Spero che non vi avremo dato troppo disturbo. La moglie di un parroco è una signora molto affaccendata, lo sappiamo! »

Le strinsero la mano. Poi Eccles si voltò all'improvviso per dire: « Oh, a proposito, c'è ancora una cosa. Credo che sia rimasta qui la sua giacca, vero? »

« La sua giacca? » Bica aggrottò le sopracciglia.

La signora Eccles disse: « Vorremmo tutte le sue cose, sapete. Un po' sentimentale, forse, da parte nostra! ».

« Aveva un orologio e un portafoglio e un biglietto ferroviario nelle tasche » disse Bica. « Ho consegnato tutto al sergente Hayes. »

« Ah, allora va bene » disse il signor Eccles. « Immagino che ci darà lui tutte queste cose. I suoi documenti personali e le sue carte saranno nel portafoglio. »

« C'era soltanto un biglietto da una sterlina, niente altro » disse Bica.

« Nessuna lettera? Niente del genere? »

Bica scosse la testa.

« Bene, grazie ancora, signora Harmon. La giacca che indossava... forse avrà il sergente anche quella?»

Bica aggrottò le sopracciglia nello sforzo di ricordare.

« No » disse. « Non credo... lasciatemi pensare. Il dottore e io gli abbiamo tolto la giacca per esaminare la ferita. » Si guardò intorno, per la stanza, con aria incerta. « Devo averla portata di sopra con gli asciugamani e la catinella. »

« Adesso, signora Harmon, se non vi dispiace, vorrei domandarvi ancora... Ecco, avremmo piacere di riprenderci la giacca, sapete... l'ultima cosa che indossò. Vedete, mia moglie, in questo, è un po' sentimentale. »

« Oh, naturalmente » disse Bica. « Non vorreste che ve la ripulissi un pochino, prima? Temo che sia... be'... piuttosto macchiata. »

« Oh, no, no, no, non ha importanza. »

Bica corrugò la fronte. « Adesso mi chiedo dove... scusatemi un momento. » Salì al piano di sopra e passò qualche minuto prima che tornasse.

« Mi spiace di avervi fatto attendere » disse ansante « ma la mia donna, che viene a ore, deve averla messa insieme a un mucchio di altra roba da mandare in tintoria. Così ci ho impiegato un mucchio di tempo a scovarla. Eccola. Adesso ne faccio un pacchetto con un bel po' di carta robusta. »

Senza badare alle loro proteste, eseguì ciò che aveva detto; poi, dopo essersi profusi in altri ringraziamenti e molte parole di saluto, gli Eccles si accomiatarono.

Bica attraversò a passo lento l'anticamera ed entrò nello studio. Il reverendo Julian Harmon alzò gli occhi e la sua fronte corrugata, si fece più distesa. Stava preparando un sermone e temeva di essersi lasciato trasportare fuori tema dall'interesse per le relazioni politiche fra Giudea e Persia durante il regno di Ciro.

« Sì, cara » disse incoraggiante.

« Julian » disse Bica « che cosa significa esattamente asilo ? »

Julian Harmon, pieno di gratitudine per l'interruzione, mise da parte i fogli sui quali stava scrivendo il sermone.

« Be' » disse « il nostro termine asilo inglese corrisponde alla parola "santuario" dei greci e dei romani: si trattava, cioè, di quella parte del tempio in cui si trovava la statua di una divinità. La parola latina ara, che vuol dire "altare", possiede anche il significato di "protezione". » Poi continuò, con il tono dello studioso: « Nel 399 d.C. venne definitivamente riconosciuto alle chiese cristiane il diritto di asilo. La prima volta che si fa menzione di questo diritto di asilo in Inghilterra è nel Codice di Leggi emanato da Etelberto nel 600 d.C.... »

E continuò ancora per un po' la sua esposizione. Ma, come capitava spesso, restò sconcertato dal modo in cui sua moglie accolse tanto spreco di erudizione.

« Tesoro » disse lei « sei adorabile. »

E chinandosi su di lui, gli baciò la punta del naso. Julian, invece, provò la vaga impressione di essere un cagnolino elogiato per aver eseguito con bravura un giochetto difficile.

« Sono venuti gli Eccles » disse Bica.

Il parroco aggrottò le sopracciglia. « Gli Eccles? Non mi pare di ricordare... »

« Non li conosci. Sono la sorella e il cognato dell'uomo che abbiamo trovato in chiesa. »

« Avresti dovuto chiamarmi, cara. »

« Non è stato assolutamente necessario » disse lei. « Non avevano affatto bisogno di consolazione. Me ne accorgo adesso! » Si accigliò. « Se domani preparassi qualcosa di pronto, solo da mettere in forno, uno stufato, per esempio, Julian, sapresti cavartela senza di me? Credo che andrò a Londra in giro, per saldi. »

« Sartie? » suo marito la guardò senza capire. « Cosa c'entrano le sartie? Ti interessa uno yacht, o una barca o roba simile? »

Sua moglie rise.

« No, tesoro. Si tratta di una vendita di saldi: la fiera del bianco da Burrows e Portman. Lenzuola, tovaglie, asciugamani e asciugapiatti, sai? Non capisco cosa facciamo, in questa casa, agli asciugapiatti: diventano lisi in un batter d'occhio. E poi » aggiunse come soprappensiero « credo che andrò a fare una visita alla zia Jane. »

 

L'amabile e anziana Jane Marple stava godendosi le delizie della metropoli per una quindicina di giorni, confortevolmente installata nell'appartamentino del nipote.

« Tanto carino da parte di Raymond » mormorò. « Sono andati in America per due settimane, lui e Joan, e hanno insistito perché venissi qui a divertirmi un po'. E adesso, cara, dimmi cosa c'è che ti preoccupa.»

Bica era la figlioccia preferita di Miss Marple, e l'anziana signorina la contemplò con occhi pieni di affetto mentre questa, dopo essersi spinta sulla nuca il suo miglior cappellino di feltro, cominciò a raccontare.

Il resoconto che fece a Miss Marple fu chiaro e conciso e quest'ultima annuì più volte, non appena ne udì l'ultima parola. « Capisco » disse. « Già, capisco. »

«Ecco perché mi sono resa conto che dovevo assolutamente vederti » disse Bica. « Vedi, non essendo intelligente... »

« Ma tu lo sei, intelligente, mia cara... »

« No, non lo sono. Non intelligente come Julian. »

« Julian, naturalmente, ha un solidissimo intelletto » disse Miss Marple.

« Proprio così » replicò Bica. « Julian ha l'intelletto ma, d'altra parte, io ho il buon senso. »

« Tu hai tanto buon senso, Bica, e sei molto capace. »

« Vedi, non so proprio cosa fare. Non posso chiederlo a Julian perché... insomma, Julian è talmente pieno di rettitudine... »

Questa dichiarazione parve comprensibilissima a Miss Marple, la quale disse: « Capisco ciò che vuoi dire, cara. Noi donne... ecco, per noi è diverso ». Poi continuò: « Tu mi hai raccontato ciò che è successo, però - prima di tutto - mi piacerebbe sapere esattamente cosa ne pensi. »

« È tutto sbagliato » disse Bica. « L'uomo che ho trovato, agonizzante, in chiesa, sapeva tutto sul diritto di asilo. Ha pronunciato questa parola esattamente come avrebbe potuto pronunciarla Julian. Voglio dire che era un uomo istruito, colto. E, se si è sparato un colpo di rivoltella da solo, non vedo perché avrebbe dovuto trascinarsi in una chiesa, dopo aver compiuto un gesto simile, e parlare di "asilo". Questo significa che sei inseguito e che, una volta entrato in una chiesa, puoi considerarti salvo, al sicuro. I tuoi inseguitori non possono alzare un dito su di te. C'è stata un'epoca in cui perfino la Legge non poteva raggiungerti lì! »

Guardò con aria interrogativa Miss Marple. Questa annuì. Bica proseguì: « Quella gente, gli Eccles, erano completamente diversi. Ignoranti e volgari. E poi c'è un'altra cosa. L'orologio... quello del morto. Sul retro c'erano le iniziali W.S. Ma dentro... l'ho aperto... a caratteri molto piccoli c'erano queste parole: "A Walter dal suo papà" e una data. Walter. Ma gli Eccles continuavano a parlare di lui come William o Bill. »

Miss Marple diede l'impressione di voler dire qualche cosa ma Bica proseguì, senza lasciarle aprire bocca: « Oh, lo so che non sempre una persona viene chiamata con il nome che le hanno dato al battesimo. Cioè, capisco che uno può essere stato battezzato William ed essere soprannominato "Maialino" o "Pel di carota" o qualcosa di simile. Ma tua sorella non ti chiamerebbe mai William o Bill se il tuo nome fosse Walter! »

« Vuoi dire che non era sua sorella? »

« Sono sicurissima che non era sua sorella! Sono stati abominevoli... l'uno e l'altro. Sono venuti alla parrocchia per farsi dare la sua roba e scoprire se aveva detto qualcosa prima di morire Quando io ho risposto di no, ho visto cosa esprimevano le loro facce... un gran sollievo. Io, personalmente » concluse « sono del parere che è stato Eccles a sparargli. »

« Un assassinio? » chiese Miss Marple.

« Sì, precisamente. » Rispose la sua figlioccia « Ecco il motivo per cui sono venuta a raccontarti tutto questo, carissima! »

L'osservazione della signora Harmon avrebbe potuto sembrare incongruente a un ascoltatore ignaro, ma Miss Marple, in certi ambienti, aveva una singolare reputazione quando c'era di mezzo il crimine, o il delitto.

«Ha detto "Per piacere" prima di morire» disse Bica. « Voleva che facessi qualcosa per lui. Il guaio è che non so assolutamente di che cosa si tratti. È tremendo! »

Miss Marple ci pensò su un paio di minuti e poi tornò sul particolare che già aveva suscitato la perplessità di Bica. « Ma per quale motivo è venuto proprio a finire lì? » domandò.

« Vuoi dire » ribatté questa « che se cercava asilo, avrebbe potuto entrare in una chiesa qualsiasi? Non c'era bisogno di prendere un autobus che fa servizio soltanto quattro volte al giorno e venire in una località sperduta e solitaria come la nostra. »

"Deve esserci arrivato con uno scopo" pensò Miss Marple. « Dev'essere venuto a cercare qualcuno. Chipping Cleghorn non è poi un posto così grande, cara. Sei proprio sicura di non aver idea di chi poteva essere venuto a trovare? »

Bica ripassò mentalmente gli abitanti del villaggio prima di scuotere la testa con aria alquanto dubbiosa. « Sotto un certo punto di vista » disse « avrebbe potuto essere chiunque. »

« Non ha mai menzionato un nome? »

« Ha detto Julian, o perlomeno così mi è sembrato di capire. Avrebbe anche potuto essere Julia, suppongo. Ma per quel che ne so, non esiste nessuna Julia che viva a Chipping Cleghorn. »

Socchiuse gli occhi ripensando alla scena. L'uomo accasciato sui gradini del coro, la luce che entrava dalla grande finestra e dava uno scintillio da pietre preziose ai vetri rossi e blu.

« Gioielli » esclamò Bica d'un tratto. « Forse è questa la parola che ha detto. La luce che filtrava dal finestrone orientale dava alla vetrata a colori l'aspetto di un mucchio di pietre preziose. »

« Gioielli » disse Miss Marple, soprappensiero.

« Ma adesso arrivo » proseguì la figlioccia « all'elemento più importante di tutti. La ragione per la quale sono venuta qui oggi. Vedi, gli Eccles hanno insistito moltissimo per avere la sua giacca. Gliel'avevamo tolta quando il dottore doveva visitarlo. Si trattava di una giacca vecchia e sciupata... non c'era proprio nessun motivo di volerla. Hanno fatto finta che fosse per ragioni sentimentali, ma erano tutte sciocchezze, figuriamoci!

« Ad ogni modo, sono andata di sopra a cercarla e, salendo le scale, mi è venuto in mente che lui aveva fatto più di una volta uno strano gesto, come se volesse prendere qualcosa, strisciando la mano contro la giacca. Così, quando l'ho trovata, l'ho guardata con molta attenzione e ho notato che, in un punto, la fodera era stata ricucita con un filo di colore diverso. Allora ho disfatto la cucitura in quel punto e ci ho trovato, dentro, un pezzetto di carta. L'ho tirato fuori e ho ricucito tutto con un filo che era identico al resto. Ho fatto molta attenzione e non credo proprio che gli Eccles avrebbero potuto accorgersene. Perlomeno, non credo, però non ne ho la sicurezza completa. Poi ho portato giù la giacca, gliel'ho consegnata e ho trovato un pretesto per aver tardato un po' a ridiscendere. »

« E il pezzo di carta? » domandò Miss Marple.

Bica aprì la borsetta. « Non l'ho mostrato a Julian » disse « perché avrebbe detto che dovevo consegnarlo agli Eccles. Invece io ho pensato che era meglio se lo portavo a te. »

« Lo scontrino di un deposito bagagli » disse la signorina Marple, guardandolo. « Della stazione di Paddington. »

« In tasca, aveva il biglietto di ritorno per Paddington » disse Bica.

Gli occhi delle due donne si incontrarono.

« Qui occorre agire » disse Miss Marple con vivacità. « Ma è consigliabile, secondo me, una certa cautela. Hai notato per caso, mia cara, se qualcuno ti ha seguito quando sei venuta a Londra oggi? »

« Seguito? » esclamò Bica Harmon. « Non penserai... »

« Lo credo possibile » disse Miss Marple. « E quando una cosa è possibile, penso che occorra qualche precauzione. » Si alzò con un movimento brusco. « Apparentemente, mia cara, tu sei venuta a Londra per andare alla fiera del bianco. Quindi, secondo me, la cosa più giusta da fare è proprio quella di andare un po' in giro, nei posti dove fanno i saldi. Ma prima di uscire, occorre organizzare un paio di cosette. Non credo » aggiunse in tono alquanto misterioso « non credo di aver bisogno, al momento, di quel mio vecchio cappotto di tweed con il colletto di castoro. »

Fu all'incirca un'ora e mezza dopo che le due signore, con un aspetto piuttosto malconcio e l'aria di chi ha visibilmente sostenuto una battaglia, sedettero, stringendo fra le mani i pacchi della biancheria da tavola che avevano conquistato con una dura lotta, in un piccolo ristorante un po' appartato che si chiamava Il Ramo di Melo, a riprendere le forze per mezzo di bistecca e pasticcio di rognone, seguiti da torta di mele e crema.

« Proprio una qualità di asciugamani di anteguerra » disse Miss Marple ancora un po' ansante. « E con una J ricamata sopra, per di più! Una vera fortuna che la moglie di Raymond si chiami Joan. Li metterò da parte finché non ne avrò proprio bisogno e andranno bene per lei, se io dovessi passare a miglior vita prima del previsto. »

« Io avevo proprio bisogno di strofinacci per i bicchieri » disse Bica. « E costavano pochissimo anche se non erano proprio a buon prezzo come quelli che è riuscita a sgraffignarmi sotto il naso quella tizia con i capelli rossi! »

Una giovane donna elegante, con la faccia abbondantemente truccata mediante un prodigo uso di fondo tinta e rosso per le labbra, entrò in quel momento al Ramo di Melo. Dopo essersi guardata intorno un po' incerta per un attimo, si diresse rapidamente verso il loro tavolo e depose una busta vicino al gomito di Miss Marple.

« Ecco, per lei, signorina » disse con tono vivace.

« Oh, grazie, Gladys » rispose Miss Marple. « Molte, molte grazie. Siete stata proprio gentile. »

« Sempre lieta di fare un piacere » disse Gladys. « Ernie lo ripete sempre: "Tutte le cose buone che sai, le hai imparate da quella Miss Marple dov'eri a servizio", e vi assicuro che se, appena posso farvi un piacere, signorina, sono ben contenta di farlo! »

« Una cara ragazza! » disse Miss Marple quando Gladys se ne fu andata. « Sempre così volenterosa e gentile. »

Guardò nella busta che passò a Bica. « Cerca di stare molto attenta adesso, cara » disse. « A proposito, c'è sempre, a Melchester, quell'ispettore giovane così simpatico che ben ricordo? »

« Non saprei » disse Bica. « Suppongo di sì. »

« Se non ci fosse più » disse Miss Marple pensierosa « posso sempre dare un colpo di telefono al capo della polizia di contea. Credo che dovrebbe proprio ricordarsi di me, lui! »

« Naturale che dovrebbe ricordarsi di te » disse la figlioccia. « Tutti dovrebbero ricordarsi di te. Sei un tipo assolutamente unico. » E si alzò.

Arrivata a Paddington, la signora Harmon si recò al deposito bagagli e tirò fuori lo scontrino. Poco dopo le veniva sospinta davanti, attraverso il banco, una vecchia valigia alquanto malconcia e fu reggendola in mano che lei si avviò verso il marciapiedi.

Il viaggio a casa fu privo di incidenti. Bica si alzò dal suo posto quando il treno arrivò nelle vicinanze di Chipping Cleghorn e afferrò la vecchia valigia. Aveva appena lasciato la carrozza quando un uomo, arrivato di corsa lungo la pensilina, afferrò improvvisamente la valigia, strappandogliela di mano, e si allontanò in tutta fretta.

« Ehi, ferma! » strillò Bica. « Alt! Fermatelo! Ha portato via la mia valigia! »

Il controllore dei biglietti, all'uscita, dato che lavorava in una stazioncina rurale non aveva i riflessi molto pronti e aveva appena cominciato a dire: « Ehi, un momento, non è così che si fa... » quando un rude colpo al petto lo scaraventò di lato, e l'uomo con la valigia si precipitò fuori dalla stazione. Poi si diresse verso un'automobile in sosta. Dopo averci buttato dentro la valiglia, stava per salirci quando si sentì posare una mano sulla spalla. La voce del poliziotto Abel disse: « Cos'è tutta questa storia? »

Bica arrivò ansante, dalla stazione. « Mi ha portato via la valigia » disse.

« Che idiozia! » disse l'uomo. « Non so cosa voglia dire la signora. Questa valigia è mia. Sono appena sceso dal treno e l'avevo con me. »

« Cerchiamo di chiarire questa faccenda » disse il poliziotto Abel.

Guardò Bica con occhi bovini, assolutamente imparziali. Nessuno avrebbe sospettato che il poliziotto Abel e la signora Harmon passassero intere mezz'ore, quando il poliziotto Abel non era in servizio, a discutere i rispettivi meriti del letame o della cenere d'ossa per concimare i cespugli di rose.

« Voi, signora, dite che questa è la vostra valigia? » disse Abel.

« Sì » rispose la signora Harmon « lo affermo senza il minimo dubbio. »

« E voi, signore? »

« Io dico che questa valigia è mia. »

L'uomo era alto, bruno e ben vestito, con la voce lenta, affettata, e un modo di fare altero. Dall'interno dell'automobile una voce femminile disse: « Ma certo che la valigia è tua, Edwin. Non capisco cosa vuol dire questa donna ».

« Procediamo con ordine » proseguì il poliziotto Abel. « Signora, se questa valigia è vostra, si può sapere che cosa contiene? »

« Abiti » disse Bica. « Un cappotto di tweed con il colletto di castoro, due maglioni di lana e un paio di scarpe. »

« Mi sembra tutto abbastanza chiaro » disse il poliziotto Abel. E si rivolse all'altro.

« Sono costumista teatrale » disse l'uomo bruno con aria piena di importanza. « Questa valigia contiene alcuni costumi teatrali che ho portato con me per una recita di dilettanti. »

« Bene, signore » disse il poliziotto Abel. « Allora, vogliamo guardarci dentro e vedere un po? Possiamo andare al commissariato oppure, se avete fretta, basterà rientrare in stazione e aprirla lì. »

« Mi va benissimo » disse l'uomo bruno. « A proposito, mi chiamo Moss. Edwin Moss. »

Il poliziotto, tenendo in mano la valigia, rientrò nell'edificio della stazione. « La porto un momento nel bagagliaio, George » disse al controllore.

Il poliziotto Abel posò la valigia sul banco del bagagliaio e ne fece scattare le serrature. La valigia non era chiusa a chiave. Bica e il signor Edwin Moss, immobili ai lati del poliziotto, si osservavano con occhi vendicativi. »

« Ah! » esclamò il poliziotto Abel, sollevando il coperchio.

Nell'interno, accuratamente ripiegato, c'era un lungo cappotto di tweed, piuttosto sciupacchiato, con il colletto di castoro. C'erano anche due maglioni di lana e un paio di scarpe sportive, da campagna.

« Proprio come dicevate voi, signora » disse il poliziotto, rivolgendosi a Bica.

Il signor Edwin Moss dimostrò di essere innegabilmente all'altezza della situazione. Il suo sgomento e il suo compunto rammarico furono superbi.

« Chiedo scusa » disse. « Chiedo mille scuse. Vi prego, di credermi, cara signora, quando vi giuro che sono profondamente dispiaciuto. Imperdonabile... assolutamente imperdonabile, il mio modo di comportarmi. » Guardò l'orologio. « Adesso devo scappare. Probabilmente la mia valigia ha proseguito il viaggio con il treno. » Sollevando ancora una volta il cappello, disse a Bica nel suo tono più suadente: « Vi scongiuro, perdonatemi » e uscì precipitosamente dalla stazione.

« Lo lasciate andar via? » domandò Bica al poliziotto Abel, con voce sommessa, da cospiratrice.

Quest'ultimo le strizzò lentamente uno degli occhi bovini.

« Non andrà molto lontano, signora » disse. « Cioè, non andrà molto lontano senza essere tenuto d'occhio, se mi capite. »

«Oh! » disse Bica, in tono di sollievo.

« Ha telefonato quella vecchia signora » disse il poliziotto Abel. « Quella che è stata qui, un paio di anni fa. Furba, eh? Ma ci sono molte cose che bollono in pentola oggi! Non mi meraviglierei affatto se l'ispettore o il sergente venissero da voi a parlarne, domattina. »

 

Fu l'ispettore a presentarsi, l'ispettore Craddock che Miss Marple ricordava. Salutò la signora Harmon con un sorriso, come un vecchio amico.

« Un altro delitto a Chipping Cleghorn » disse tutto allegro. « Non mi direte che mancano gli avvenimenti sensazionali qui, eh, signora Harmon? »

« Ne farei a meno volentieri » disse Bica. « Siete venuto a interrogarmi oppure, tanto per cambiare, a raccontarmi l'accaduto? »

« Prima vi racconterò qualcosa » disse l'ispettore. « Dunque, come prima cosa, i signori Eccles erano tenuti d'occhio già da qualche tempo. C'era motivo di credere che non fossero del tutto all'oscuro di una serie di furti che si sono verificati in questa zona. A proposito, per quanto la signora Eccles abbia realmente un fratello di nome Sandbourne che è tornato di recente dall'estero, l'uomo che avete trovato agonizzante in chiesa ieri non era affatto Sandbourne. »

« Lo sapevo che non poteva esserlo! » disse la signora Harmon. « Tanto per cominciare si chiamava Walter e non William. »

L'ispettore annuì. « Il suo nome era Walter St. John, ed era evaso quarantotto ore prima dalla prigione di Charrington. »

« Naturalmente » disse Bica sottovoce, quasi tra sé « era perseguitato dalla Legge e aveva cercato asilo.» Poi domandò: « Cos'aveva fatto? ».

« Bisogna che torni un po' indietro con il mio racconto. Si tratta di una storia complicata. Parecchi anni fa, nei locali notturni, si esibiva una ballerina. Suppongo che non abbiate mai sentito parlare di lei, però si era specializzata in un numero che veniva chiamato Aladino nella Caverna dei Gioielli. Lei, ballando, aveva addosso molto strass e poco di più.

« Come ballerina non valeva molto però credo che fosse... diciamo, attraente. Un personaggio di una casa reale orientale perdette la testa per lei. E fra gli altri oggetti, le regalò anche una stupenda collana di smeraldi. »

« I gioielli di valore storico di un Rajah? » mormorò Bica estasiata.

L'ispettore Craddock tossicchiò. « Diciamo una versione un po' più moderna, signora Harmon. La relazione non durò a lungo, e venne interrotta quando l'attenzione del nostro importante personaggio fu attirata da una certa stella del cinema le cui pretese non erano altrettanto modeste.

« Zobeida, tanto per dare alla ballerina il suo nome d'arte, si tenne ben cara la collana, ma questa, a un certo momento, le venne rubata. Scomparve dal suo camerino, in teatro, e la polizia rimase con il sospetto che fosse stata lei stessa ad architettarne la sparizione. Qualche volta si fanno cose del genere, soprattutto per motivi di pubblicità, oppure per altri, ben più disonesti.

« La collana non venne più ritrovata ma, durante le indagini, l'attenzione della polizia si concentrò su quest'uomo, Walter St. John. Si trattava di una persona colta, di buona educazione che, dopo qualche rovescio di fortuna, era sceso molto in basso e faceva il lavorante per una ditta di preziosi poco nota, sospettata, fra l'altro, di ricettare gioielli rubati.

« Esistevano le prove secondo le quali la famosa collana doveva essere passata dalle sue mani. Tuttavia, fu in relazione a un altro furto di pietre preziose che quest'uomo venne finalmente accusato, processato e mandato in prigione. Non gli mancava ormai molto tempo per finire di scontare la condanna e quindi l'evasione suscitò una certa sorpresa. »

« Ma perché venne qui? » domandò Bica.

« Vorremmo saperlo anche noi, signora Harmon. Abbiamo rintracciato i suoi spostamenti: sembra che, prima di tutto, sia andato a Londra. Non a trovare gli antichi compagni ma da una donna anziana, una certa signora Jacobs, che in gioventù era stata guardarobiera. Costei non ha voluto dire una. parola per spiegare il motivo per cui sarebbe andato a farle visita però secondo altri inquilini della stessa casa, sarebbe uscito di lì portando con sé una valigia. »

« Capisco » disse Bica. « La lasciò alla stazione di Paddington e poi venne qui. »

« Ormai a questo punto » disse l'ispettore Craddock « Eccles e l'uomo che si fa chiamare Edwin Moss erano sulle sue tracce. Volevano quella valigia. Lo videro salire sull'autobus. Probabilmente erano a bordo di un'automobile che lo precedeva ed erano già qui ad aspettarlo, quando scese dall'autobus. »

« E venne assassinato? » disse Bica.

« Sì » annuì Craddock « gli spararono un colpo di pistola. L'arma apparteneva a Eccles ma ho l'impressione che sia stato Moss a sparare. Adesso, signora Harmon, ecco ciò che vogliamo sapere: dove si trova la valigia che Walter St. John depositò effettivamente alla stazione di Paddington? »

Bica sorrise. « Immagino che sia in possesso della zia Jane, ormai » disse. « Di Miss Marple, voglio dire. Era questo il suo piano. Ha mandato una sua ex cameriera al deposito bagagli di Paddington con una valigia piena di roba sua e poi ci siamo scambiate gli scontrini. Io ho ritirato la sua valigia e l'ho portata qui con me, in treno. Sembrava quasi che si aspettasse che qualcuno avrebbe tentato di portarmela via! »

Questa volta fu l'ispettore Craddock a sorridere. « Così ci disse quando telefonò in ufficio. Sto per partire in macchina per Londra: vado da lei. Volete venire anche voi, signora Harmon? »

« Be' ecco... » esitò Bica e parve pensarci un momento. « A dire la verità, sarebbe un'occasione propizia. Ieri notte ho avuto mal di denti, così credo che sarebbe proprio opportuno andare a Londra dal dentista, non credete anche voi? »

« Senza dubbio » disse l'ispettore Craddock.

 

Gli occhi di Miss Marple si spostarono dalla faccia dell'ispettore Craddock a quella incuriosita ed emozionata della signora Harmon. La valigia giaceva sul tavolo. « Naturalmente non l'ho aperta » disse. « Non avrei mai osato fare una cosa simile fintanto che non arrivava un funzionario della polizia. Fra l'altro » aggiunse con un sorrisetto contegnoso, di stampo vittoriano: « è chiusa a chiave ».

« Non vorreste provare a indovinare cosa contiene, Miss Marple? » domandò l'ispettore.

« Secondo me » disse Miss Marple « dovrebbero esserci i costumi teatrali di Zobeida. Vi farebbe comodo uno scalpello, ispettore? »

Lo scalpello eseguì rapidamente il proprio lavoro. Quando il coperchio si sollevò le due signore proruppero in una esclamazione soffocata. La luce solare che entrava a fiotti dalla finestra strappava guizzi, scintillìi e luccichii da quello che sembrava un tesoro inesauribile di gioielli rossi, azzurri, verdi, arancioni, uno più splendente dell'altro.

« La Caverna di Aladino » mormorò Miss Marple. « Le gemme scintillanti che quella ragazza portava ballando. »

« Ah! » esclamò l'ispettore Craddock. « Su, su! Cosa avrebbero di tanto prezioso, pensateci bene, per arrivare al punto di assassinare un uomo pur di entrarne in possesso? »

« Doveva essere una ragazza accorta, suppongo » disse Miss Marple con aria pensierosa. « È morta, vero, ispettore? »

« Sì, tre anni fa. »

« Aveva quella famosa collana di smeraldi dal valore inestimabile » disse Miss Marple, come se stesse meditando fra sé. « Probabilmente fece togliere le pietre dalla montatura e le dispose, qua e là, sui costumi che indossava in scena, di modo che chiunque le avrebbe prese semplicemente per strass o pietre false e colorate. Poi si fece fare una copia della collana autentica: fu questa copia, naturalmente, ad essere rubata! Non c'è da meravigliarsi che non sia più riapparsa sul mercato! Il ladro scoprì quasi subito che le pietre erano false. »

« Qui c'è una busta » disse Bica, scostando qualcuna di quelle pietre luccicanti.

L'ispettore Craddock gliela prese di mano e ne estrasse due fogli che avevano l'aspetto di documenti ufficiali. Poi lesse ad alta voce: « "Certificato di matrimonio fra Walter Edmund St. John e Mary Moss". Questo era il vero nome di Zobeida. »

« Così erano sposati » disse Miss Marple. « Capisco. »

« E l'altro foglio cos'è? » domandò la signora Harmon.

« Un certificato di nascita, di una bambina: Jewel. »

« Jewel! » gridò Bica. « Ma sì, certo. Jewel come "gioiello"! Jill! Ecco. Adesso capisco perché è venuto a Chipping Cleghorn. Ecco cosa cercava di dirmi. Jewel. I Mundy, sapete. Laburnam Cottage. Allevano una bambina per incarico di qualcuno. L'adorano. La considerano una nipotina. Sì, adesso mi ricordo che il suo nome era Jewel, solo che i Mundy la chiamano Jill.

« La signora Mundy ha avuto un colpo la settimana scorsa e il vecchio è stato malatissimo, ha la polmonite. Dovranno essere ricoverati tutti e due in un cronicario. Io sto cercando disperatamente di trovare una buona casa per Jill in qualche posto. Non volevo che la mandassero in un orfanotrofio.

« Suppongo che il padre lo abbia saputo, in prigione, e sia riuscito a evadere e a ricuperare la valigia, lasciata in deposito presso la vecchia addetta ai costumi da lui stesso o da sua moglie. Immagino che quei gioielli, se appartenevano realmente alla sua mamma, adesso potranno essere usati per la bambina.»

« Lo direi anch'io, signora Harmon. Se sono qui. »

« Oh, ci sono di sicuro » esclamò Miss Marple con aria giuliva.

 

« Grazie a Dio sei tornata, cara » disse il reverendo Julian Harmon salutando la moglie con affetto e un respiro di sollievo. « La signora Burt cerca sempre di fare del suo meglio quando tu non ci sei, ma devo dire che, a pranzo, mi ha servito certe polpettine di pesce molto, molto strane. Non volevo offenderla così le ho date a Tiglash Pileser, ma non le ha volute mangiare neanche lui e allora sono stato costretto a buttarle fuori dalla finestra! »

« Tiglash Pileser » disse Bica accarezzando il gatto di casa che faceva le fusa, strofinandosi contro il suo ginocchio « è molto schizzinoso in fatto di pesce. Glielo dico sempre che ha lo stomaco troppo delicato! »

« E il tuo dente, cara? Sei riuscita a farlo vedere? »

« Sì » rispose sua moglie. « Non mi ha fatto molto male e poi sono tornata a fare una visitina alla zia Jane... »

« Che tesoro, quella vecchietta » disse Julian. « Spero che non sia un po' in declino, quanto a salute e tutto il resto. »

« Oh, no, niente affatto » disse Bica con un sorriso.

La mattina seguente portò una provvista di crisantemi freschi in chiesa. Il sole entrava di nuovo a fiotti dal finestrone orientale e Bica si fermò un momento nella sua luce, che pareva una cascata di gemme, sui gradini del coro, Sottovoce disse, dolcemente: « Si provvederà nel migliore dei modi alla tua bambina. Ci penserò io. Lo prometto ».

Poi mise in ordine la chiesa, scivolò in un banco e si inginocchiò qualche minuto a dire le sue preghiere prima di tornare alla casa parrocchiale ad affrontare quel mucchio di lavori casalinghi che erano rimasti spaventosamente indietro in quel due giorni in cui li aveva trascurati.