L'avventura del dolce di Natale

« Mi rammarico profondamente... » disse Hercule Poirot.

Venne interrotto. Non in modo scortese. L'interruzione fu melliflua, abile, persuasiva piuttosto che contradditoria.

« Vi prego, monsieur Poirot. Non rifiutate per una questione di principio. Ci sono gravi problemi di Stato. La vostra collaborazione sarà apprezzata da chi sta in alto. »

« Siete troppo gentile » Hercule Poirot fece un cenno vago con la mano, « ma non me la sento, sul serio, di assumermi l'incarico che chiedete. In questa stagione dell'anno... »

Di nuovo il signor Jesmond lo interruppe. « È Natale » disse, persuasivo. « Non vi attira un Natale all'antica nella campagna inglese? »

Hercule Poirot ebbe un brivido. Il pensiero della campagna inglese in quella stagione dell'anno non aveva nessuna attrattiva per lui.

« Un bel Natale, come si usava celebrarlo nei tempi andati! » Il signor Jesmond insistette sul concetto.

« Io... ecco, io non sono inglese » disse Hercule Poirot. « Nel mio paese è la festa dei bambini, il Natale! Noi, invece, festeggiamo il Capodanno. »

« Ah! » esclamò il signor Jesmond, « ma il Natale in Inghilterra è una grande istituzione e vi assicuro che a Kings Lacey ne potrete godere i suoi aspetti migliori. Si tratta di una casa antica, stupenda, sapete? Figuratevi che un'ala dell'edificio risale addirittura al quattordicesimo secolo. »

Poirot rabbrividì ancor di più. Il pensiero di una casa patrizia inglese, che risaliva al quattordicesimo secolo, lo riempiva di apprensione. Troppo spesso gli era capitato di soffrire in certe case di campagna della vecchia Inghilterra! Lanciò un'occhiata compiaciuta e soddisfatta intorno a sé, a quell'appartamento accogliente e moderno con i suoi termosifoni e tutte le ultime invenzioni brevettate per evitare ogni corrente d'aria.

« D'inverno » disse con fermezza « io non lascio mai Londra. »

« Ho l'impressione, monsieur Poirot, che non abbiate ancora compreso che si tratta di una faccenda molto seria. » Il signor Jesmond lanciò un'occhiata al suo compagno e poi, di nuovo, a Poirot.

Il secondo visitatore di Poirot non aveva detto niente fino a quel momento, all'infuori di un educato e formale: « Piacere ». Adesso se ne stava seduto con lo sguardo fisso sulle proprie, lucidissime, scarpe e un'espressione profondamente avvilita sulla faccia color caffè. Era un giovanotto che non doveva avere più di ventitré anni e si trovava in uno stato di visibile e completo abbattimento.

« Sì, sì » disse Poirot. « Certo che la faccenda è seria. Me ne rendo perfettamente conto. Sua Altezza ha tutta la mia più sincera simpatia. »

« La situazione è della massima delicatezza » disse il signor Jesmond.

Poirot trasferì lo sguardo dal giovanotto al suo compagno più anziano. A voler definire, in una sola parola, il signor Jesmond, questa sarebbe stata "discrezione". Tutto, nel signor Jesmond era discreto. Gli abiti di ottimo taglio ma non vistosi, la voce garbata e ben educata che raramente si alzava in toni che si staccassero da una piacevole monotonia, i capelli castano chiaro che cominciavano a diradarsi alle tempie, la faccia pallida e grave. Hercule Poirot aveva l'impressione di averne già conosciuti non uno solo, ma almeno una dozzina, di uomini come il signor Jesmond, nella sua carriera, e tutti prima o poi avevano usato la medesima frase... "una situazione della massima delicatezza".

« La polizia » intervenne Hercule Poirot « può essere estremamente discreta, sapete? »

Il signor Jesmond scosse la testa con fermezza. « La polizia, no » disse. « Per ricuperare... ehm... quello che vogliamo ricuperare si dovrebbe ricorrere inevitabilmente a un procedimento penale, e sappiamo tanto poco! Sospettiamo, ma non sappiamo. »

« Avete tutta la mia comprensione » ripeté ancora Hercule Poirot.

Se si illudeva che la sua comprensione potesse bastare ai suoi visitatori, si sbagliava. Costoro non volevano simpatia o comprensione, ma un aiuto pratico. Il signor Jesmond ricominciò a parlare della bellezza e delle delizie di un Natale inglese.

« Sta ormai scomparendo » disse « intendo dire il vero tipo di Natale dei vecchi tempi, sapete? La gente ormai va a trascorrerlo in albergo. Ma un Natale inglese con tutta la famiglia riunita, i bambini, le calze appese al camino l'albero, il tacchino e il dolce tradizionale, i petardi natalizi nei pacchetti con la sorpresa. L'uomo di neve fuori dalla finestra... »

Nell'interesse dell'esattezza, Poirot intervenne. « Per fare un uomo di neve, ci vuole la neve » osservò in tono severo. « E nessuno può avere la neve su ordinazione, neanche per un Natale inglese. »

« Proprio oggi stavo parlando con un amico dell'ufficio metereologico » disse il signor Jesmond « e mi diceva che molto probabilmente, a Natale, ci sarà proprio la neve. »

Fu un errore dirlo all'investigatore. Hercule Poirot rabbrividì ancora più violentemente.

« La neve in campagna! » esclamò. « Ed essere costretti a rimanere rintanati in una grande e antica casa patrizia, di pietra gelida! »

« Niente affatto » disse il signor Jesmond. « Negli ultimi dieci anni o giù di lì, le installazioni sono molto cambiate. C'è adesso il riscaldamento centrale a gasolio. »

« Hanno il riscaldamento centrale a Kings Lacey? » domandò Poirot. Per la prima volta parve che la sua determinazione vacillasse.

Il signor Jesmond colse al volo quell'opportunità. « Sì, proprio così » disse « e un magnifico sistema di acqua calda. Termosifoni in ogni camera da letto. Vi garantisco, monsieur Poirot, che, d'inverno, Kings Lacey è la comodità fatta e finita. Potreste addirittura trovare la casa troppo calda. »

« Questo è estremamente improbabile » disse Hercule Poirot.

Con destrezza, nata dalla lunga pratica, il signor Jesmond spostò cautamente il discorso su un altro argomento.

« So che siete in grado di valutare a fondo il terribile dilemma in cui ci troviamo » disse in tono confidenziale.

Hercule Poirot annuì. Il problema, effettivamente, non era affatto simpatico. Un giovane erede al trono, unico figlio dell'uomo che governava un ricco e importante stato orientale, era arrivato a Londra poche settimane prima. Il suo paese stava attraversando un periodo di inquietudine e di malcontento. Pur restando fedele al padre, il cui modo di vivere era rimasto costantemente orientale, l'opinione pubblica si mostrava piuttosto dubbiosa nei confronti della giovane generazione, le cui follie, di pretto stampo occidentale, erano state considerate con disapprovazione.

Poco tempo prima, tuttavia, era stato annunciato il fidanzamento del giovane rampollo, che avrebbe dovuto sposare la cugina, una donna della sua stessa stirpe, la quale pur essendo stata educata a Cambridge, aveva badato a non rivelare di aver subito nessun influsso occidentale nel proprio paese. La data delle nozze era stata annunciata e il giovane principe era partito per un viaggio in Inghilterra, portando con sé una parte dei famosi gioielli di famiglia perché venissero montati in modo più appropriato e moderno da Cartier. Tra questi, si trovava anche un famosissimo rubino rimosso da una collana massiccia e antiquata a cui apparteneva e fornito di una nuova montatura dai celebri gioiellieri. Fin qui, tutto bene. Ma a questo punto, si era verificata una difficoltà imprevista. Era più che comprensibile che un giovanotto, fornito di una notevole ricchezza e di gusti socievoli e gioviali, commettesse qualche follia del tipo più simpatico e piacevole. Quanto a questo, nessuna censura. Tutti sanno che i giovani principi, generalmente, si divertono in questo modo. Per il principe, il fatto di portare la sua amichetta del momento a fare quattro passi per Bond Street e offrirle un braccialetto di smeraldi o una spilla di brillanti come ricompensa per il piacere che gli aveva dato, sarebbe stato considerato del tutto naturale, oltre che logico, e poteva corrispondere, in realtà, alla abitudine del padre il quale offriva, invariabilmente, una Cadillac alla ballerina che era la sua favorita del momento.

Ma il principe era andato molto più in là con le sue sconsideratezze. Lusingato dall'interesse della ragazza, le aveva mostrato il famoso rubino nella nuova montatura e, infine era arrivato addirittura al punto di acconsentire, molto stupidamente, alla richiesta di lei di lasciarglielo portare... solo per una sera!

Il seguito era breve e triste. La ragazza si era allontanata da tavola, mentre erano a cena, per andare a mettersi la cipria. Era passato un po' di tempo. Lei non era tornata. Aveva lasciato il locale da un'altra uscita e, da quel momento, era sparita. Ma ciò che più importava e preoccupava era che il rubino, incastonato nella nuova montatura, era sparito con lei.

Questi fatti non potevano assolutamente essere resi pubblici senza rischiare tragiche conseguenze. Il rubino era qualcosa di più di un rubino, era un oggetto di valore storico e di grande significato, e le circostanze della sua sparizione tali che qualsiasi pubblicità indebita sull'avvenimento avrebbe potuto provocare le più gravi conseguenze politiche.

Il signor Jesmond non era uomo da descrivere questi fatti con un linguaggio semplice. Anzi, li aveva corredati da una gran profusione di parole. Hercule Poirot non sapeva con esattezza chi il signor Jesmond fosse. Ne aveva incontrati altri nel corso della sua carriera. Non era stato specificato se fosse legato al ministero degli Interni, a quello degli Esteri oppure a qualche - altro ramo, più discreto, degli uffici governativi. Ma agiva nell'interesse del Commonwealth. Il rubino doveva essere ritrovato.

Il signor Poirot, così aveva garbatamente insistito il signor Jesmond, era l'uomo adatto per ritrovarlo.

« Forse... sì » ammise Hercule Poirot. « Ma potete raccontarmi così poco! Suggerimenti... sospetti... non è molto a cui attaccarsi! »

« Su, andiamo, monsieur Poirot! Sono sicuro che non si tratta di un incarico che vada al di là delle vostre capacità! Via, non ci credo! »

« Non sempre ho successo. »

Ma era falsa modestia la sua. Dal tono di Poirot, era fin troppo chiaro che per lui, assumersi un incarico era quasi sinonimo di riuscire a risolverlo con successo.

« Sua Altezza è molto giovane » disse il signor Jesmond. « Sarebbe triste che tutta la sua vita dovesse essere rovinata da un'azione sconsiderata commessa in gioventù! »

Poirot guardò con aria gentile l'abbacchiato giovanotto. « Le follie si fanno quando si è giovani » disse incoraggiante « e per un giovanotto qualsiasi, non hanno tutta questa importanza. C'è un buon papà, pronto a pagare; l'avvocato di famiglia presta il suo aiuto per risolvere le difficoltà, il giovanotto impara dall'esperienza avuta e tutto finisce per il meglio. In una posizione come la vostra, è brutto davvero! Il vostro prossimo matrimonio... »

« Proprio così. Ecco, si tratta di quello, precisamente. » Per la prima volta le parole uscirono a fiotti dalla bocca del giovanotto. « Vedete, lei è molto, molto seria. Prende la vita molto seriamente. A Cambridge, ha assorbito molte idee serie. Nel mio paese, bisogna che ci sia l'istruzione. Le scuole. Molte altre cose. Tutto in nome del progresso, capite, e della democrazia. Non sarà più, dice lei, com'era ai tempi di mio padre. Naturalmente lei sapeva che, a Londra, mi sarei divertito e mi sarei tolto qualche capriccio, ma lo scandalo, no. No! È lo scandalo che mi preoccupa. Vedete, questo rubino è molto, molto famoso. Ha una lunga tradizione che ha radici nel passato, nella storia. Molto sangue è stato sparso... e molti sono morti! »

« Morti » mormorò Hercule Poirot soprappensiero. Guardò il signor Jesmond. « C'è da sperare » disse poi « che non si arriverà a questo? »

Il signor Jesmond proruppe in uno strano gorgoglio, come una gallina che ha deciso di fare l'uovo e poi ci ha ripensato.

« No, no assolutamente » disse prendendo un tono piuttosto altezzoso « assolutamente, no. Sono certo che non è affatto una questione di quel genere. »

« Non si può mai essere sicuri » sentenziò Hercule Poirot. « In mano di chiunque sia il rubino, adesso, ci possono sempre essere altri che aspirerebbero a possederlo e che non si fermerebbero davanti a niente, per riuscirci, caro amico. »

« Non credo proprio » insistette il signor Jesmond, sembrando più altezzoso che mai « che occorra fare congetture di questo genere. Assolutamente inutili. »

« Io » disse Hercule Poirot, diventando improvvisamente molto straniero « io esploro tutte le strade, come gli uomini politici. »

Il signor Jesmond lo guardò dubbioso. Poi, riscuotendosi, disse: « Bene, allora posso concludere che siamo d'accordo, signor Poirot? Andrete a Kings Lacey? ».

« E quale spiegazione darò alla mia presenza lì? » domandò Hercule Poirot.

Il signor Jesmond sorrise, sicuro di sé. « Questo dettaglio, credo, potrà essere risolto molto facilmente» disse. « Vi assicuro che sembrerà tutto molto naturale. Troverete incantevoli i Lacey. Sono persone adorabili. »

« E non mi avete ingannato a proposito del riscaldamento centrale a gasolio? »

« No, assolutamente no. » Il signor Jesmond parve molto dispiaciuto del sospetto. « Vi assicuro che ci troverete tutte le comodità che la tecnica può offrire! »

« Tout confort moderne » mormorò Poirot tra sé, nel tono di chi rievoca qualcosa. « Eh bien! » finì col dire « accetto. »

 

La temperatura nel lungo salotto di Kings Lacey toccava una confortevole ventina di gradi, mentre Hercule Poirot sedeva chiacchierando con la signora Lacey vicino a una delle grandi finestre a più luci, con le colonnine divisorie. La signora Lacey stava cucendo. Non era petit point, quello che faceva né un ricamo di fiori colorati su seta bensì appariva impegnata nel prosaico compito di orlare degli strofinacci per i piatti. Intanto che cuciva, chiacchierava con una voce dolce e riflessiva che Poirot trovava incantevole.

« Spero che vi piacerà la nostra festa di Natale qui a Kings Lacey, signor Poirot. Siamo soltanto noi di famiglia, sapete? La mia nipotina, mio nipote e un suo amico, e Bridget che è la mia bis-nipotina, poi c'è Diana, una cugina, con David Welwyn, un vecchio amico, anzi vecchissimo. Proprio solo le persone di famiglia. Ma Edwina Morecombe ci ha detto che era proprio questo che volevate vedere. Un Natale all'antica. Niente potrebbe essere più all'antica di noi! Mio marito, sapete, vive completamente nel passato. Gli piace che tutto sia esattamente com'era quando lui aveva dodici anni, e veniva sempre qui per le vacanze. » Sorrise a se stessa. « Le stesse, vecchie cose, l'albero di Natale e le calze appese al camino e la zuppa di ostriche e il dolce con l'anello e il bottone dello scapolo, e via dicendo. Oggigiorno non ci mettiamo più le monetine da sei pence perché non sono più d'argento. Ma c'è ancora, come in passato, il solito dessert composto di prugne Elvas, prugne di Carlsbad e mandorle e uva passa e frutta candita e pan pepato. Povera me, sembro proprio un catalogo di Fortnum Mason! »

« Solleticate i miei succhi gastrici, madame! »

« Immagino che, ora di domani sera, avremo fatto tutti una tremenda indigestione » disse la signora Lacey. « Non siamo più abituati a mangiare tanto come una volta, oggi, vero? »

Venne interrotta da grandi scrosci di risate e grida e urli da fuori. Lanciò un'occhiata attraverso i vetri della finestra.

« Non so cosa stiano facendo là fuori. Suppongo che giochino. Ho sempre avuto una tal paura, sapete?, che questi ragazzi giovani non si divertano al nostro Natale. Ma invece capita proprio il contrario. Ecco, per esempio, mio figlio e mia figlia e i loro amici avevano l'abitudine di fare un po' gli snob per quel che riguardava il Natale. Dicevano che erano tutte stupidaggini e che sarebbe stato molto meglio andare in qualche albergo a ballare. Ma la generazione più giovane sembra che trovi enormemente simpatico tutto questo. E poi » continuò la signora Lacey in tono pratico « i ragazzi che vanno a scuola hanno sempre fame, non è vero? Io credo che devono soffrire la fame in tutte quelle scuole dove vanno! In fondo, lo sappiamo tutti che i figlioli di quell'età mangiano come tre uomini robusti! »

Poirot scoppiò a ridere e disse: « Siete stati gentilissimi, voi e vostro marito, madame, a includermi con tanta simpatia nella vostra festa di famiglia. »

« Oh, siamo felicissimi di avervi qui! » disse la signora Lacey. « E se trovate Horace un po' burbero » continuò « non fateci attenzione. È soltanto il suo modo di fare, sapete? »

Quello che, in realtà, aveva detto il colonnello Lacey era stato: « Non riesco a capire perché vuoi avere qui uno di quei maledetti forestieri a dar fastidio, proprio a Natale? Perché non può venire in un'altra occasione? Non riesco a sopportarli, gli stranieri! E va bene, va bene, dunque è stata Edwina Morecombe che ha chiesto se poteva mandarcelo. Ma mi piacerebbe sapere cosa c'entra lei? E perché non lo ha invitato a casa sua, per Natale? »

« Perché sai benissimo che Edwina va sempre al Claridge » aveva ribattuto la signora Lacey.

Suo marito le aveva lanciato un'occhiata penetrante e aveva detto: « Non avrai combinato qualcosa, vero, Em? »

« Combinato qualcosa? » aveva risposto Em spalancando due occhi azzurrissimi. « No, naturalmente. Perché mai? »

Il vecchio colonnello Lacey era scoppiato in una risata profonda e rombante: « Oh, non me ne meraviglierei affatto, Em » aveva risposto. « Quando prendi quell'aria così innocente, stai sempre combinando qualcosa, tu! »

Ripensando a tutto questo, la signora Lacey proseguì: « Edwina mi aveva detto che, forse, voi avreste potuto aiutarci... in effetti non saprei esattamente come, ma ha detto che certi vostri amici, una volta, vi avevano trovato molto utile in. in un caso vagamente simile al nostro. Io... ecco... forse non sapete di che cosa sto parlando? »

Poirot la guardò con aria incoraggiante. La signora Lacey era vicina alla settantina, dritta come un bastone, con i capelli candidi come la neve, le guance rosee, gli occhi azzurri, un nasino spiritoso e il mento risoluto.

« Se c'è qualcosa che posso fare, ne sarò lietissimo » disse Poirot. « A quanto mi pare di capire, si tratta della disgraziata infatuazione di una ragazza. »

La signora Lacey annuì. « Sì, sembra incredibile che io debba... be', voglia parlarne proprio con voi. In fondo, siete un perfetto sconosciuto... »

« E straniero, per giunta » aggiunse Poirot, comprensivo.

« Sì » ammise la signora Lacey « ma forse, in un certo senso, questo semplifica le cose. Ad ogni modo, Edwina sembrava del parere che, forse, voi avreste potuto essere al corrente di qualcosa... come posso dire?... di qualcosa di utile nei riguardi del giovane Desmond Lee-Wortley. »

Poirot non rispose subito ma fece una pausa per ammirare l'ingegnosità del signor Jesmond e l'abilità con la quale si era servito di lady Morecombe per i propri scopi.

« Mi pare di capire » cominciò con delicatezza « che il giovanotto non ha una reputazione delle migliori, vero? »

« No, affatto! Anzi, pessima! Ma, per quel che concerne Sarah, finora non ha avuto la minima importanza. Di solito non serve mai, vero? andare a dire alle ragazze che certi uomini hanno una cattiva reputazione, eh? Anzi, le sprona ancora di più! »

« Come avete ragione » disse Poirot.

« Quando ero giovane » continuò la signora Lacey - " Oh, povera me, quanto tempo è passato da allora! " - anche noi venivamo messe in guardia contro certi giovanotti, e, naturalmente questo non faceva che rinfocolare il nostro interesse in loro, anzi facevamo il possibile per ballare con loro, oppure per trovarci a quattr'occhi nel buio della sera... » si mise a ridere. « Ecco perché non ho voluto che Horace facesse una delle cose che voleva fare. »

« Ditemi » chiese Poirot « che cos'è esattamente ciò che vi preoccupa? »

« Nostro figlio venne ucciso in guerra » disse la signora Lacey. « E mia nuora morì quando diede alla luce Sarah, così lei è sempre rimasta con noi, l'abbiamo allevata. Forse non l'abbiamo allevata nel modo più saggio... non lo so. Ma abbiamo sempre pensato che era meglio concederle di essere il più libera possibile. »

« È consigliabile, credo » disse Poirot. « Non si può andare contro lo spirito dei tempi. »

« No » rispose la signora Lacey « ecco, è proprio quello che pensavo anch'io. E poi, oggigiorno, le ragazze fanno cose di questo genere. »

Poirot la guardò con aria interrogativa.

« Credo che mi potrei esprimere così » disse la signora Lacey « ecco, vedete, Sarah si è messa a frequentare gente di quart'ordine, diciamo. Non va ai balli, non vuole essere presentata in società come qualsiasi che si rispetti o cose del genere. Al contrario, abita in due brutti locali a Chelsea, giù vicino al fiume e si mette quei buffi vestiti che piacciono tanto a quelle del suo gruppo, e calze nere oppure verde prato. Molto pesanti. - Chissà come pizzicano, ho sempre pensato! - E va in giro senza pettinarsi o lavarsi i capelli. »

« Ca, c'est tout à fait naturel » disse Poirot. « È la moda del momento. Poi passa. »

« Sì, lo so » disse la signora Lacey. « E infatti non mi preoccuperei, di questo. Ma, vedete, ha cominciato questa relazione con Desmond Lee-Wortley e lui ha proprio una reputazione molto antipatica. Vive» più o meno, alle spalle delle ragazze ricche. Sembra che perdano la testa per lui. C'è mancato poco che non sposasse la figlia degli Hope, ma i suoi sono riusciti a metterla sotto tutela per mezzo del tribunale o qualcosa del genere. Naturalmente è proprio quello che vorrebbe fare Horace. Dice che è necessario per proteggerla. Io, invece, signor Poirot, non sono convinta che sia una buona idea. Cioè, voglio dire che finiranno semplicemente per scappare insieme e andare in Scozia o in Irlanda o in Argentina o chissà dove a sposarsi oppure a vivere insieme senza essere sposati. E anche se un'azione simile potrebbe essere interpretata come vilipendio alla Corte di giustizia e via dicendo... alla fin fine, non sarebbe affatto una soluzione, vi pare? Specialmente se ci fosse in viaggio un bambino. Perché, in un caso del genere, finiremmo per arrenderci, e lasciarli sposare. E poi, quasi sempre, almeno così mi pare, dopo un anno o due c'è il divorzio. Così la ragazza se ne ritorna a casa e, di solito, passato un altro paio di anni, sposa un bravo ragazzo talmente a posto da essere addirittura noioso, e si sistema. A me sembra, però, che sia tremendamente triste, se c'è di mezzo un bambino, perché non è la stessa cosa essere allevato da un patrigno, per quanto bravo e buono possa essere. No, credo proprio che sarebbe molto meglio se facessimo come si faceva quando io ero giovane. Voglio dire quando il primo giovanotto di cui ci si innamorava non era mai una persona consigliabile. Ricordo di aver fatto una vera e propria passione per un ragazzo che si chiamava... be', come si chiamava?... che strano, non riesco neanche a ricordarmi il suo nome di battesimo! Tibbitt, ecco. Tibbitt era il cognome. Il giovane Tibbitt. Naturalmente, mio padre gli aveva praticamente vietato di venire in casa nostra però lui veniva sempre invitato alle stesse feste dove ero invitata io e ballavamo insieme. Qualche volta ci eclissavamo dalla sala da ballo e andavamo in un angolo, seduti insieme, e di tanto in tanto i nostri amici organizzavano qualche picnic al quale andavamo tutti e due. Naturalmente, era tutto molto emozionante e proibito e ci si divertiva enormemente. Ma non si arrivava mai... non si arrivava mai fino al punto al quale arrivano oggi le ragazze. E così, dopo un po', il signor Tibbitt cominciò a ritirarsi a poco a poco dalla scena. Sapete che, quattro anni dopo, rivedendolo, mi sono chiesta, meravigliata, che cosa ci avevo mai trovato in lui? Mi sembrava un giovanotto così noioso! Poco fine, capite. E senza una conversazione interessante!»

« Si pensa sempre che i giorni della propria gioventù siano stati i migliori » disse Poirot, un po' sentenzioso.

« Lo so » rispose la signora Lacey. « Che noia, vero? E io non devo essere noiosa. Però, non voglio ugualmente che Sarah, una cara ragazza ve lo assicuro, finisca per sposare De-smond Lee-Wortley. Erano così buoni amici, lei e David Welwyn, che è qui, nostro ospite, così affezionati l'uno all'altro, che Horace e io avevamo la speranza una volta cresciuti, che si sposassero. Invece, com'è naturale, adesso lei lo trova noioso, ed è completamente infatuata di Desmond. »

« Non capisco del tutto, madame » disse Poirot. « Adesso lo avete qui in casa, come ospite, questo Desmond Lee-Wortley? »

« Quella è stata solo un'idea mia » disse la signora Lacey. « Horace voleva semplicemente impedirle di vederlo e cose simili. Naturalmente, ai tempi di Horace, il padre o il tutore della ragazza si sarebbero presentati a casa del giovanotto con un frustino in mano! Horace avrebbe voluto vietargli di venire in casa e proibire alla ragazza di vederlo. Gli ho detto che era proprio l'atteggiamento sbagliato da prendere! "No" gli ho detto. "Invitalo qui. Lo avremo qui, con noi, alla festa di Natale con tutta la famiglia." Naturalmente, mio marito ha ribattuto che ero pazza! Ma io ho detto "Ad ogni modo, caro, proviamo. Facciamo in modo che lei lo veda nella nostra atmosfera e nella nostra casa, saremo gentilissimi ed educatissimi con lui e chissà che, magari, lui non le sembri più così interessante!" »

« Credo che non sia stata una cattiva idea, la vostra, madame! » disse Poirot. « Mi pare che il vostro punto di vista sia molto saggio. Più saggio di quello di vostro marito. »

« Speriamo! » rispose dubbiosa la signora Lacey. « Finora non sembra che abbia funzionato molto. Però, naturalmente, c'è anche da dire che lui è qui solo da un paio di giorni. » Una fossetta insospettata si disegnò sulla sua guancia rugosa. « Vi confesserò una mia debolezza, signor Poirot. Io stessa non posso fare a meno di trovarlo simpatico. Cioè, non voglio dire che mi piaccia sul serio, coscientemente, però devo ammettere di subirne il fascino! Oh, sì, capisco benissimo quello che Sarah trova in lui. Ma io sono abbastanza vecchia e ho sufficiente esperienza per capire che non è affatto un bravo ragazzo. Anche se la sua compagnia mi piace. Per quanto devo ammettere » aggiunse la signora Lacey, un po' meditabonda, « che qualcosa di buono ce l'ha anche lui! Ha chiesto se poteva far venir qui sua sorella, sapete. Ha fatto un'operazione ed era in ospedale. E lui era talmente dispiaciuto che fosse in una casa di cura proprio a Natale che ha pensato se non sarebbe stato un disturbo troppo grosso farla venire qui con lui. Ha detto che le avrebbe portato i pasti in camera con le sue mani, e via dicendo. Be', non trovate che è stato piuttosto carino da parte sua, signor Poirot? »

« Rivela una natura premurosa » rispose Poirot, pensieroso « che sembrerebbe quasi in contrasto con il resto del suo carattere. »

« Oh, non saprei. Si possono sentire gli affetti familiari anche mirando a fare il colpo grosso di sposare una ragazza ricca. Sarah sarà molto ricca, sapete non soltanto per quello che le lasceremo noi - che, naturalmente non sarà moltissimo perché quasi tutto il nostro patrimonio va a Colin, mio nipote, insieme alla casa. Ma sua madre era ricchissima e Sarah erediterà tutto il suo denaro il giorno in cui compirà i ventun anni. Adesso ne ha solo venti. No, credo che sia stato carino, Desmond, a pensare alla sorella! Fra l'altro, non ha fatto finta che fosse una creatura meravigliosa o altro. Da quello che ho capito, lavora come steno-dattilografa... fa la segretaria a Londra. Ma lui ha mantenuto la parola, e le porta in camera il vassoio con i pasti. Non tutte le volte, naturalmente, ma molto spesso. Così trovo che ha qualche lato buono. Con tutto ciò » disse la signora Lacey in tono estremamente deciso « non voglio che Sarah lo sposi. »

« Da tutto quello che ho udito e mi è stato raccontato » ammise Poirot « sarebbe un vero disastro. »

« Credete possibile aiutarci in qualche modo? » domandò la signora Lacey.

« Credo che sia possibile, sì » rispose Hercule Poirot « ma non mi sento di promettere troppo. Perché i Desmond Lee-Wortley che popolano questo mondo, sono furbi, madame. Tuttavia, non disperate. Forse si riuscirà a far qualcosa. In ogni modo, vi dedicherò i miei sforzi migliori, se non altro in segno di gratitudine per avermi invitato qui per questa festa natalizia. » Si guardò intorno. « E non sempre è facile, di questi tempi, avere una festa natalizia! »

« No, davvero » sospirò la signora Lacey. Si sporse verso di lui. « Lo sapete, signor Poirot, qual'è il mio grande sogno... che cosa mi piacerebbe immensamente avere? »

« No. Ma ditemelo, madame. »

« Oh, come vorrei avere una villetta piccola, moderna! No, magari non proprio una villetta, ma una casa piccola, moderna, facile da mandare avanti, costruita qui, in un punto del parco... e viverci con una cucina modernissima e niente corridoi chilometrici! Ogni cosa facile e semplice. »

« Un'idea molto pratica, madame. »

« Per me, non lo è affatto » disse la signora Lacey. « Mio marito adora questo posto. Gli piace immensamente vivere qui. Non gliene importa se c'è qualche scomodità. Non ci bada, ai fastidi, e detesterebbe, vi garantisco che detesterebbe assolutamente, vivere in una casetta moderna, nel parco! »

« Così vi sacrificate ai suoi desideri? » La signora Lacey si raddrizzò sulla persona. « Non lo considero un sacrificio, signor Poirot » disse. « Ho sposato mio marito con il desiderio di renderlo felice. È stato un buon marito per me e mi ha reso molto felice in tutti questi anni e io desidero ricambiargli tutta questa felicità! »

« Così continuerete a vivere qui » disse Poirot. « Non è poi così scomodo, dopo tutto » sussurrò la signora Lacey.

« Non è poi così scomodo, dopo tutto », è comodissimo. Il vostro impianto centrale di riscaldamento e quello dell'acqua per i bagni sono perfetti. »

« Spendiamo un mucchio di soldi per rendere comoda e accogliente la casa in cui abitare » disse la signora Lacey « Siamo riusciti a vendere certi terreni. Proprio al momento in cui erano pronti per lo sfruttamento immobiliare, credo che lo chiamino così! Per fortuna non si vede niente qui, dalla casa, perché si trovano all'altra estremità del parco. In effetti si tratta di un'estensione di terreno piuttosto brutta, senza vista, ma abbiamo ottenuto un ottimo prezzo. Così abbiamo potuto fare in casa tutte le migliorie possibili. »

« Ma, il servizio, madame? »

« Oh, bene, presenta meno difficoltà di quello che potreste pensare. Naturalmente, non ci si può aspettare di essere serviti con tutte le premure a cui eravamo abituati. Dal villaggio vengono diverse persone. Due donne al mattino, altre due per cucinare il pranzo e rigovernare, e altre ancora, diverse, alla sera. C'è moltissima gente disposta a venire a lavorare solo per poche ore al giorno. Naturalmente, per Natale, siamo molto fortunati. La mia cara signora Ross viene sempre per Natale: è un'ottima cuoca, veramente di prim'ordine. Ormai sono dieci anni che è andata in pensione, però viene sempre ad aiutarci nei momenti di emergenza. E poi, c'è anche il caro Peverell. »

« Il vostro maggiordomo? »

« Sì. Anche lui, ormai, non lavora più e vive in una casetta vicino alla portineria, ma ci è tanto devoto, e insiste sempre per venire a servire in tavola a Natale. A dire la verità, signor Poirot, sono terrorizzata perché è talmente vecchio e vacillante che sono sicura che se dovesse portare qualcosa di troppo pesante, me lo lascerebbe cadere. È un'angoscia guardarlo! E poi anche il suo cuore fa i capricci e ho paura che il pover'uomo si stanchi troppo. Ma resterebbe addoloratissimo se non lo lasciassi venire! Fa un mucchio di "ehm!" e "ah" e di borbottii di disapprovazione quando vede lo stato in cui si trova la nostra argenteria, tant'è che tre giorni dopo il suo arrivo, tutto torna splendente come una volta. Sì. È un caro amico fedele. » Sorrise a Poirot. « Così, vedete, siamo tutti pronti per un lieto Natale. E un bianco Natale, anche! » aggiunse, guardando fuori dalla finestra. « Vedete? Sta cominciando a nevicare. Ah, ecco che i ragazzi rientrano. Desidero farveli conoscere, signor Poirot. »

Poirot venne presentato con le dovute cerimonie. Prima a Colin e a Michael, il nipotino con il suo compagno di scuola, simpatici ed educati quindicenni, uno bruno, uno biondo. Poi alla loro cuginetta, la bruna Bridget la quale aveva la loro stessa età e sembrava dotata di un enorme vitalità.

« E questa è mia nipote Sarah » disse la signora Lacey.

Poirot considerò con discreto interesse Sarah, una bella ragazza dalla fluente chioma rossa arruffata; gli parve che il suo modo di fare fosse un tantino sfacciato e strafottente, però notò che mostrava un sincero affetto per la nonna.

« E questo è il signor Desmond Lee-Wortley. »

Il signor Desmond Lee-Wortley portava un maglione di lana grossa da pescatore e un paio di jeans neri, attillatissimi; aveva i capelli piuttosto lunghi e non si riusciva a capire se si fosse sbarbato, quella mattina. Spiccava, invece, in contrasto con lui, un giovanotto che gli venne presentato come David Welwyn, il quale era un tipo quadrato e taciturno, aveva un bel sorriso e mostrava chiaramente di usare con abbondanza acqua e sapone. C'era un'altra persona nel gruppo: una ragazza bella e dall'espressione emotiva e sensibile, che gli venne presentata, era Diana Middleton.

Fu servito il tè. Un robusto pasto a base di panini dolci, pasticcini, tartine e tre tipi diversi di torte. I più giovani della compagnia lo apprezzarono molto. Da ultimo arrivò il colonnello Lacey, osservando con voce distratta: « Ah, il tè? Oh, sì, il tè ».

Accettò la tazza che gli porgeva la moglie, si servì di due panini dolci, lanciò un'occhiata di avversione a Desmond Lee-Wortley e andò a sedersi il più lontano possibile da lui. Era un omone grande e grosso con sopracciglia a cespuglio e una faccia rossa, cotta dal sole e dalle intemperie. Avrebbe potuto esser preso per un contadino piuttosto che per il padrone del castello.

« Ha cominciato a nevicare » disse. « Sarà proprio un bianco Natale. »

Dopo il tè, la compagnia si sciolse.

« Immagino che andranno a suonare un po' di musica con le loro mangiacassette, adesso » disse la signora Lacey a Poirot. Seguì con un'occhiata indulgente il nipotino che usciva dalla sala. Dal tono della sua voce, fu come se avesse detto: "Adesso i bambini vanno a giocare con i soldatini di piombo".

« Naturalmente adorano servirsi di tutti quei termini tecnici » disse « e se ne vantano in un modo incredibile. »

In realtà i due ragazzi e Bridget avevano deciso di andare giù fino al lago a vedere se il ghiaccio consentiva di pattinarci sopra.

« Io credevo che avremmo potuto pattinare stamattina » disse Colin. « Ma il vecchio Hodgkins ha detto di no. È sempre pieno di mille cautele, quello! »

« Andiamo a fare quattro passi, David » mormorò dolcemente Diana Middleton.

David esitò per un attimo con gli occhi fissi sulla testa rossa di Sarah. Era in piedi, vicino a Desmond Lee-Wortley, gli teneva una mano sul braccio e con gli occhi alzati, lo fissava in faccia.

« Va bene » disse David Welwyn « sì, andiamo. »

Diana lo prese rapidamente sottobraccio e si avviarono verso la porta del giardino. Sarah disse:

« Vogliamo andare anche noi, Desmond? C'è un'aria così soffocante in casa. »

« Chi ha voglia di camminare? » disse Desmond. « Tiro fuori la macchina. Andiamo fino al Cinghiale Screziato a bere qualcosa. »

Sarah ebbe un attimo di esitazione prima di rispondere: « Andiamo al Leprotto Bianco di Market Ledbury. È molto più divertente ».

Per quanto non fosse disposta nemmeno per tutto l'oro del mondo a formularla a parole, Sarah provava una ripugnanza istintiva all'idea di andar giù al pub locale in compagnia di Desmond. Era, tutto sommato, una cosa che faceva a pugni con le tradizioni di Kings Lacey. Le donne di Kings Lacey non avevano mai frequentato il Cinghiale Screziato. Intuiva oscuramente che, andarci, sarebbe stato come tradire il vecchio colonnello Lacey e sua moglie. E perché no? Avrebbe detto Desmond Lee-Wortley. Provando un istante di esasperazione, Sarah sentì che lui avrebbe dovuto capirlo, perché non si poteva fare! Non si dovevano mettere in agitazione due adorabili vecchietti come il nonno e la cara Em, se non era assolutamente necessario! Erano stati molto carini, in fondo, a lasciarle fare la propria vita, e anche se non avevano assolutamente capito perché lei voleva vivere a Chelsea a quel modo, lo avevano accettato. Tutto merito di Em, naturalmente. Il nonno chissà che scenate avrebbe fatto, invece!

Sarah non si faceva illusioni sull'atteggiamento del nonno. Non c'entrava lui, nell'invito che era stato fatto a Desmond di andare a Kings Lacey. Era stata Em a volerlo, Em era un tesoro e lo sarebbe sempre stata.

Quando Desmond fu andato a prendere la macchina, Sarah mise di nuovo la testa in salotto.

« Andiamo a Market Ledbury » disse. « Pensavamo di fermarci a bere qualcosa al Leprotto Bianco. »

C'era una lieve intonazione di sfida nella sua voce, ma sembrò che la signora Lacey non la notasse.

« Bene, cara » rispose « sono sicura che sarà molto divertente. David e Diana sono andati a fare una passeggiata, vedo. Ne sono così contenta. Credo proprio che sia stata un'idea luminosa, la mia, di invitarla qui. È ben triste restare vedova così giovane a soli ventidue anni, e spero proprio che si sposi di nuovo, presto. »

Sarah la osservò attentamente: « Cosa stai macchinando, Em? ».

« Oh, un mio piccolo progetto » rispose tutta allegra la signora Lacey. « Credo che sia proprio la persona che ci vuole per David. Naturalmente so benissimo che era innamorato cotto di te, Sarah carissima, però tu non andresti bene per lui, mi rendo conto che non è il tuo tipo. Ma non voglio che continui ad essere infelice, e credo che Diana vada proprio bene per lui. »

« Ti metti a combinare matrimoni, Em? » l'accusò Sarah.

« Lo so » rispose la signora Lacey. « Le vecchie lo fanno sempre. Mi pare che lui a Diana piaccia già parecchio. Non trovi che sarebbe proprio la persona adatta per David? »

« Non direi » rispose Sarah. « Diana è troppo... be', troppo ipersensibile, troppo seria. Credo che David troverebbe molto noioso il matrimonio con lei. »

« Bene, vedremo » disse la signora Lacey. « Ad ogni modo, tu non lo vuoi, vero, cara? »

« No davvero! » ribatté Sarah, troppo precipitosamente. Poi aggiunse, d'impeto: « Ti piace Desmond, vero, Em? ».

« Sono sicura che dev'essere molto simpatico » disse la signora Lacey.

« Al nonno, non piace » disse Sarah.

« Non puoi aspettartelo, ti sembra? » disse in tono logico la signora Lacey. « Però oso dire che finirà per piacergli, una volta che si sarà abituato all'idea. Non devi fargli fretta, Sarah mia cara. I vecchi sono lenti nel cambiare idea e tuo nonno è piuttosto ostinato. »

« Non me ne importa niente di quello che il nonno dice o pensa » replicò Sarah. « Sposerò Desmond quando vorrò! »

« Lo so, cara, lo so. Ma cerca di essere realistica. Tuo nonno potrebbe crearti un sacco di guai, lo sai, vero? Non sei ancora maggiorenne. Fra un anno potrai fare quello che vorrai. E mi aspetto che Horace avrà accettato l'idea molto tempo prima di quel giorno. »

« Tu tieni le mie parti, vero, cara? » disse Sarah. E buttò le braccia al collo alla nonna, dandole un bacio affettuoso.

« Voglio che tu sia felice » disse la signora Lacey. « Ah! ecco il tuo ragazzo che arriva con la macchina. Sai che mi piacciono quei pantaloni così attillati che i giovanotti portano oggigiorno? Sembrano molto eleganti... solo che, naturalmente, mettono in risalto le gambe a X. »

Sì, pensò Sarah, effettivamente Desmond aveva proprio le gambe a X, e lei non se ne era mai accorta prima...

« Vai, cara, divertiti » disse la signora Lacey.

La seguì con gli occhi finché non la vide raggiungere la macchina e poi, ricordando l'ospite straniero, raggiunse la biblioteca. Tuttavia, quando guardò dentro, si accorse che Hercule Poirot stava facendo un piacevole pisolino e — sorridendo tra sé — attraversò l'atrio e passò in cucina per confabulare con la signora Ross.

« Vieni, bellezza » disse Desmond. « La tua famiglia ha il pelo ritto sulla schiena perché vai al pub? Sono dei trogloditi, in questo, eh? »

« Niente affatto, non hanno piantato nessuna grana » disse Sarah con asprezza, salendo in macchina.

« Come è saltato in mente ai tuoi di aver qui ospite quel tizio straniero? È un detective vero? Che bisogno c'è di lui, qui? »

« Oh, non è venuto per un incarico professionale » disse Sarah. « Edwina Morecombe, la mia madrina, ci ha chiesto di invitarlo. Credo che ormai si sia ritirato dalla professione molto tempo fa. »

« Sembra un vecchio ronzino bolso » disse Desmond.

« Voleva vedere come si festeggia un Natale inglese all'antica, credo » disse Sarah, piuttosto vaga.

Desmond scoppiò in una risata sprezzante. « Un mucchio di scemenze, questo genere di cose » disse. « Non riesco a capire come fai a sopportarlo. »

Sarah buttò indietro la chioma fulva e alzò aggressivamente il mento.

« A me piace! » disse in tono di sfida.

« Non so come fai, piccola. Tagliamo la corda domani. Andiamocene a Scarborough o in qualche altro posto del genere. »

« No, sarebbe impossibile. »

« Ma perché? »

« Li offenderei. »

« Oh, cavoli! Sai benissimo che tutte queste cretinaggini sentimentali e bambinesche ti scocciano da morire. »

« Forse non mi piacciono alla follia, però... » Sarah si interruppe a metà frase. Si stava accorgendo con un gran senso di colpa di pregustare con gioia la celebrazione del Natale. Tutto, in quella festa, la divertiva, ma si vergognava di ammetterlo di fronte a Desmond. Non andava bene divertirsi a Natale e passare quella festa in famiglia. Per un attimo, rimpianse che Desmond fosse venuto a Kings Lacey per le feste. Anzi, a dire la verità, avrebbe quasi preferito che Desmond non fosse venuto del tutto. Era molto più divertente vedersi con lui a Londra che non qui, a casa.

Intanto i ragazzi e Bridget stavano tornando indietro dal lago, ancora immersi seriamente nella soluzione del problema del pattinaggio. Cominciava a cadere qualche fiocco di neve, e bastava alzare gli occhi a guardare il cielo per prevedere che, presto, ci sarebbe stata una nevicata abbondante.

« Nevicherà tutta la notte » disse Colin. « Ci scommetto che la mattina di Natale avremo mezzo metro di neve. »

La prospettiva era piacevole.

« Facciamo un uomo di neve » disse Michael.

« Oh, dio » disse Colin « non faccio un uomo di neve da... be', da quando avevo quattro anni, almeno!»

« Secondo me, non dev'essere facile » disse Bridget. « Cioè, ci vuole una tecnica, insomma. »

« Potremmo farlo somigliante al signor Poirot » disse Colin. « Con un paio di baffoni neri. Ci sono, sapete, nella scatola della roba per mettersi in maschera. »

« Sapete una cosa? » disse Michael pensieroso « non riesco a capire come il signor Poirot poteva fare il detective. Non vedo come riusciva a camuffarsi, cambiandosi i connotati. »

« Già » disse Bridget « ma non si riesce neanche a immaginarlo mentre corre in giro con un microscopio a cercare indizi e a prendere le misure delle impronte dei passi della gente! »

« Mi è venuta un'idea » esclamò Colin. « Organizziamogli uno spettacolino! »

« Cosa vorresti dire? » domandò Bridget.

« Combiniamo un delitto tutto per lui. »

« Che idea da favola! » disse Bridget. « Vuoi dire un cadavere nella neve... roba del genere, insomma? »

« Sì. In questo modo, si sentirebbe a suo agio, non ti pare? »

Bridget scoppiò in una risatina.

« Non so se me la sento di arrivare fino a questo punto! »

« Se nevica » continuò Colin « avremo uno scenario perfetto. Un cadavere e delle orme... però bisognerà pensarci con attenzione e sgraffignare uno dei pugnali del nonno e trovare il modo di fare un po' di sangue. »

Si fermarono e, senza badare alla neve che cadeva sempre più fitta, si immersero in una discussione animata.

« Nella vecchia stanza di studio, c'è la scatola degli acquarelli. Si potrebbe mescolare un po' di colori per fare il sangue... il rosso lacca, per esempio. »

« È un po' troppo sul rosa, secondo me » disse Bridget. « Dovrebbe essere un po' più sul ruggine. »

« Chi farà il cadavere? » domandò Michael.

« Io » disse Bridget, pronta.

« Oh, senti un po' » esclamò Colin. « Sono stato io ad avere questa idea! »

« No, no, devo essere io » disse Bridget. « Dev'essere una ragazza. È più emozionante. Una ragazza affascinante, priva di vita, fra la neve. »

« Una ragazza affascinante... ha, ha! » ridacchiò Michael in tono di derisione.

« E poi, ho anche i capelli neri » disse Bridget.

« E questo, cosa c'entra? »

« Faranno un bellissimo contrasto sulla neve, e metterò il pigiama rosso. »

« Se metti il pigiama rosso, non si vedono più le macchie di sangue » disse Michael in tono pratico.

« Però farebbe un effettone sulla neve » disse Bridget, « e poi, ha anche i risvolti bianchi, così il sangue potremmo versarlo lì sopra. Oh, non sarà fantastico? Cosa credete? Che abboccherà? »

« Certo, se prepariamo tutto abbastanza bene » disse Michael. « Sulla neve lasceremo soltanto le tue orme e quelle di un'altra persona, che vanno verso il corpo e poi ne tornano indietro... quelle di un uomo, naturalmente. Lui non vorrà pestarle perché non si rovinino e così non capirà che tu non sei veramente morta. Non pensate... » esclamò Michael, fermandosi, colpito improvvisamente da un'idea. Gli altri lo guardarono, « Non pensate che lo scoccerà, questa faccenda? »

« Oh, non direi » ribatté Bridget con facile ottimismo. « Sono sicura che capirà che lo abbiamo fatto solo per divertirlo. Una specie di regalo di Natale. »

« Secondo me, non bisognerebbe farlo il giorno di Natale » disse Colin, pensandoci un momento. «Non credo che il nonno sarebbe molto contento. »

« Allora, per Santo Stefano » disse Bridget.

« Ecco Santo Stefano andrebbe benissimo » disse Michael.

« E poi, in questo modo, avremo un po' più di tempo » continuò Bridget. « In fondo, c'è un sacco di roba da organizzare. Andiamo a vedere se in casa c'è tutto l'occorrente. »

Ed entrarono rapidamente in casa.

 

Ci fu molto da fare durante la serata. Vischio e agrifoglio erano stati portati in casa in grandi quantità e l'albero di Natale fu sistemato in un angolo della sala da pranzo. Tutti contribuirono alla sua decorazione, a infilare rami di agrifoglio dietro le cornici dei quadri e ad appendere un mazzo di vischio in posizione conveniente, nell'atrio.

« Non immaginavo che resistessero ancora usanze così arcaiche » mormorò Desmond a Sarah con una smorfia.

« Lo abbiamo sempre fatto, noi » disse Sarah, sulla difensiva.

« Non è una buona ragione! »

« Oh, non essere noioso, Desmond. Io lo trovo divertente! »

« Sarah, amor mio, non è possibile! »

« Be', non... forse non proprio sul serio ma... in un certo senso, sì. »

« Chi avrà il coraggio di affrontare la neve per andare alla messa di mezzanotte? » domandò la signora Lacey quando mancarono venti minuti allo scoccare di quell'ora.

« Io, no » disse Desmond. « Vieni, Sarah. »

Posandole una mano sul braccio, la guidò in biblioteca dove si diresse subito verso l'armadietto dei dischi.

« Ci sono dei limiti, tesoro » disse. « La messa di mezzanotte! »

« Sì » disse Sarah. « Oh, certo. »

Con grandi risate, imbacuccati fino agli occhi e fra un grande pasticciare di neve, quasi tutti gli altri si misero in cammino. I due ragazzi, Bridget, David e Diana si avviarono verso la chiesa, distante una decina di minuti di cammino, fra la neve che cadeva. Le loro risate si smorzarono a poco a poco, allontanandosi.

« Messa di mezzanotte! » brontolò sbuffando il colonnello Lacey. « Mai andato alla messa di mezzanotte quando ero ragazzo. Messa, ma guarda un po'! Roba papista, ecco! Oh, vi chiedo scusa, signor Poirot. »

Poirot fece un lieve gesto. « Per carità! Non badate a me. »

« La funzione del mattino dovrebbe essere più che sufficiente per chiunque, secondo me » continuò il colonnello. « Un bel servizio religioso della domenica. Ascolta gli angeli messaggeri cantano, e tutti i bei, vecchi inni natalizi. E poi, indietro, a casa, per il pranzo di Natale. Non è così, eh, Em? »

« Sì, caro » disse la signora Lacey. « È così che facciamo noi. Ma ai giovani piace la funzione di mezzanotte. Ed è bello, sul serio, che provino il desiderio di andarci! »

« Sarah e quel bel tipo non ci sono voluti andare. »

« Ecco, mio caro, su questo credo che tu abbia torto » disse la signora Lacey. « Sarah, lo sai?, che voleva andarci... ma non le garbava di ammetterlo. »

« Non riesco a capire perché le importi tanto dell'opinione di quell'individuo. »

« È molto giovane, ecco! » disse placidamente la signora Lacey. « Andate a letto, signor Poirot? Buona notte. Spero che dormirete bene. »

« E voi, madame? Non andate ancora a letto? »

« Non ancora » disse la signora Lacey. « Vedete, ho le calze da riempire. Oh, lo so che ormai non sono più bambini, anzi, praticamente, sono adulti, ma hanno un tal debole per la storia delle calze! Così ci si mette dentro qualcosina per scherzo. Cosette da niente. Però è molto divertente. »

« Lavorate con molto impegno per rendere lieta questa casa per il Natale » disse Poirot. « Vi ammiro.»

E si portò la mano della signora Lacey alle labbra con un gesto pieno di galanteria.

« Hmm » borbottò il colonnello Lacey quando Poirot si fu ritirato. « Tutto salamelecchi, quel tizio... Però... ti apprezza. »

La signora Lacey gli rivolse un sorriso che era tutto una fossetta. « Horace, non ti sei accorto che sono sotto il vischio? » gli domandò, con tutto il pudico candore di una ragazza di diciannove anni.

Hercule Poirot entrò nella sua camera da letto. Era molto vasta e ben provvista di termosifoni. Mentre si dirigeva verso il grande letto a baldacchino, notò una busta posata sul cuscino. La aprì e ne estrasse un foglio di carta. Sopra vi era scritto a caratteri maiuscoli, vergati con mano tremante:

 

NON MANGIATE IL DOLCE. UNA PERSONA CHE VI AUGURA OGNI BENE.

 

 

Hercule Poirot restò un momento a fissare il messaggio. Poi le sue sopracciglia si alzarono. «Ermetico» mormorò « e assolutamente inaspettato. »

Il pranzo di Natale cominciò alle quattordici e fu davvero una gran festa. Ciocchi di legna giganteschi scoppiettavano allegramente nel grande camino e una babele di molte lingue che chiacchieravano tutte insieme si fondeva e sovrastava il loro allegro scoppiettio. La zuppa di ostriche era già stata consumata, due enormi tacchini erano arrivati e riportati via, ridotti alla pura e semplice carcassa di ciò che erano stati in precedenza. Ed ora, al momento supremo, ecco che il dolce di Natale veniva servito in tavola con tutte le cerimonie del caso! Il vecchio Peverell, mani e ginocchia tremanti per la debolezza degli ottant'anni, non permetteva mai a nessun altro di portarlo in tavola. La signora Lacey, seduta al suo posto, si stringeva le mani intrecciate per il nervosismo e l'apprensione. Un Natale, ne era certa, Peverell sarebbe crollato sul pavimento, morto. Ma dovendo scegliere fra il rischio di vederlo crollare cadavere al suolo o il provocargli un tale senso di dolore e di offesa che il poveretto, probabilmente, avrebbe preferito morire all'istante piuttosto che sopravvivere, aveva optato per la prima alternativa. Sul piatto d'argento, il dolce di Natale riposava in tutto il suo splendore. Era grosso come un pallone da football, portava infilato un ramoscello di agrifoglio come una bandierina trionfante ed era circondato da un cerchio di magnifiche fiamme blu e rosse. Ci furono grida di entusiasmo e esclamazioni piene di ammirazione.

Però la signora Lacey aveva fatto una cosa: era riuscita a convincere Peverell a posare il piatto con il dolce davanti a lei, invece di portarlo in giro per tutta la tavola, a far servire i presenti uno per uno. Avrebbe distribuito lei le porzioni Rapidamente i piatti vennero passati tutt'intorno, con le fiamme che lambivano ancora le singole porzioni.

« Esprimete un desiderio, signor Poirot » esclamò Bridget. « Esprimete un desiderio prima che le fiamme si spengano. Presto, nonnina cara, presto. »

La signora Lacey si appoggiò allo schienale della sedia con un sospiro di soddisfazione. L'operazione Dolce di Natale era stato un successo. Eccone una fetta davanti a ciascuno, con le fiamme che ancora le avviluppavano. Ci fu un momentaneo silenzio intorno alla tavola mentre tutti formulavano in silenzio il loro desiderio

Così nessuno si accorse dell'espressione, piuttosto strana, che si era disegnata sulla faccia del signor Poirot, mentre esaminava la porzione che aveva sul piatto. "Non mangiate il dolce." Cosa diavolo voleva dire quel sinistro avvertimento? Possibile che ci fosse qualcosa di diverso fra la sua porzione di dolce e quella di chiunque altro! Sospirando, dovette ammettere con se stesso di essere sconcertato — e a Hercule Poirot non piaceva mai ammetterlo: poi afferrò cucchiaio e forchetta.

« Un po' di crema, signor Poirot? »

Poirot si servì abbondantemente di quella crema appetitosa.

« Hai adoperato di nuovo il mio brandy migliore, eh, Em? » disse bonariamente il colonnello dall'altro capo della tavola. La signora Lacey gli strizzò un occhio.

« La signora Ross insiste sempre per avere il brandy migliore, caro » disse. « Secondo lei, fa una gran differenza. »

« Bene, bene » disse il colonnello Lacey. « Natale capita solo una volta all'anno e la signora Ross è una gran donna! Una gran donna e una gran cuoca.»

« Proprio vero » disse Colin. « Un dolce da favola, questo. Mmmmmm. » E si riempì la bocca golosa.

Delicatamente, quasi con precauzione, Hercule Poirot attaccò la propria porzione di dolce. Ne mangiò un boccone. Era squisito! Ne mangiò un altro. Qualcosa tintinnò lievemente sul suo piatto. Indagò con la forchetta. Bridget, che sedeva alla sua sinistra, gli venne in aiuto.

« Avete trovato qualcosa, signor Poirot? » disse. « Chissà di che cosa si tratta. »

Poirot distaccò un oggettino d'argento dall'uva passa circostante che gli si era appiccicata.

« Oooooh! » esclamò Bridget. « È il bottone dello scapolo! Il signor Poirot ha trovato il bottone dello scapolo! »

Hercule Poirot immerse il bottoncino d'argento nella coppetta con l'acqua per le dita che si trovava di fianco al suo piatto, e lo ripulì con cura dalle briciole di dolce. « È molto carino » disse.

« Vuol dire che siete destinato a rimanere scapolo, signor Poirot » esclamò Colin con l'intenzione di rendersi utile.

« C'era da aspettarselo » disse Poirot in tono grave. « Sono stato scapolo per talmente tanti anni! Ed è abbastanza improbabile che debba cambiare stato civile adesso! »

« Oh, non si può mai sapere » disse Michael. « Ho letto sul giornale l'altro giorno che un tale di novantacinque anni aveva sposato una ragazza di ventidue. »

« È un incoraggiamento per me » disse Hercule Poirot.

Il colonnello Lacey proruppe all'improvviso in una esclamazione. Diventò paonazzo e si portò una mano alla bocca.

« Accidenti, Emmeline » ruggì « perché diavolo hai permesso alla tua cuoca di mettere dei vetri nel dolce? »

« Vetri! » esclamò la signora Lacey sbalordita.

Il colonnello Lacey tirò fuori di bocca l'offensiva materia. « Avrei potuto rompermi un dente » bofonchiò. « O inghiottire quest'accidente e farmi venire l'appendicite. »

Lasciò cadere il pezzettino di vetro nella coppetta per le dita, la lavò e la sollevò.

« Che Dio mi benedica! » esclamò sbalordito. « Dev'essere una pietra finta saltata via da una di quelle spille che ci sono nei pacchetti a sorpresa, con il petardo! » E lo sollevò.

« Permettete? »

Con molta abilità, il signor Poirot si era allungato oltre la sua vicina di tavola, l'aveva tolta dalle dita del colonnello e si era messo a esaminarla con attenzione. Come aveva detto lo squire, era una pietra rossa, enorme, dal colore di rubino. Mentre la girava fra le dita, da ogni sfaccettatura, colpita dalla luce, si levò uno scintillio. In un punto imprecisato, intorno al tavolo, una sedia venne sospinta bruscamente indietro, e poi avvicinata di nuovo.

« Perbacco! » esclamò Michael. « Che colpo se fosse vera! »

« Forse lo è » disse Bridget speranzosa.

« Oh, non dire idiozie, Bridget. Figuriamoci! Un rubino di quella grossezza varrebbe migliaia e migliaia e migliaia di sterline. Non è vero, signor Poirot? »

« Proprio così » confermò Poirot.

« Ma quello che io non capisco » disse la signora Lacey « è come ha fatto a finire nel dolce. »

« Ooooh! » esclamò Colin, distratto dall'ultimo boccone « mi è capitato il porcello. Non è giusto. »

Bridget si mise subito a fargli il verso: « Colin ha avuto il porcello! Colin ha avuto il porcello! Colin è un porcello che mangia da scoppiare! »

« Io ho avuto l'anello » disse Diana con voce alta e limpida.

« Buon per te, Diana. Sarai la prima a sposarti fra tutti noi. »

« A me è capitato il ditale! » piagnucolò Bridget.

« Bridget sarà una vecchia zitella » proclamarono a gran voce i due ragazzi, in coro. « Sì, Bridget diventerà una vecchia zitella! »

« Chi ha avuto i quattrini? » domandò David. « In questo dolce c'è una moneta da dieci scellini, in oro, autentica! Lo so perché me lo ha detto la signora Ross. »

« Credo di essere io il fortunato mortale » disse Desmond Lee-Wortley.

I due vicini di tavolo del colonnello Lacey lo udirono borbottare: « Sì, c'era da immaginarlo ».

« Guarda un po'! » disse David. « Ho avuto anch'io un anello. » E guardò Diana attraverso la tavola. «Che coincidenza, vero? »

Le risate continuarono. Nessuno si accorse che il signor Poirot si era infilato in tasca con noncuranza, come soprappensiero, la pietra rossa.

Al dolce, fecero seguito i pasticcini di frutta secca e i biscotti natalizi. Poi le persone più anziane si ritirarono per un ben meritato riposino prima della cerimonia, prevista per l'ora del tè, dell'illuminazione dell'albero di Natale. Tuttavia Hercule Poirot non andò affatto a riposarsi. Al contrario, raggiunse l'enorme cucina all'antica.

« È permesso » chiese, guardandosi intorno e illuminandosi tutto di compiacimento « congratularsi con la cuoca per il magnifico pranzo che ho appena mangiato? »

Ci fu un momento di pausa e poi la signora Ross si fece avanti solennemente ad accoglierlo. Era un donnone grande e grosso, dalla corporatura imponente, con tutta la dignità di una duchessa da commedia. Due donne magre, con i capelli grigi, erano alle sue spalle, intente a lavare i piatti davanti all'acquaio, e una ragazza con i capelli color paglia andava e veniva dallo stanzino dell'acquaio alla cucina. Ma quelle, evidentemente, erano soltanto le schiave: la vera regina delle cucine era la signora Ross.

« Sono lieta che vi sia piaciuto » disse con degnazione.

« Piaciuto! » esclamò Hercule Poirot. Con un bizzarro gesto da forestiero, si portò la propria mano alle labbra, la baciò, e poi soffiò il bacio verso il soffitto. « Ma voi siete un genio, signora Ross! Un autentico genio! Mai, mai mi è capitato di gustare un pasto più squisito. La zuppa di ostriche... » fece uno schiocco espressivo con le labbra. « E il ripieno. Il ripieno di castagne nel tacchino, quello è stato un'esperienza unica! »

« È curioso sentirvelo dire, signore » disse con benevolenza la signora Ross. « È una ricetta assolutamente speciale, quella del ripieno. Me l'ha data uno chef austriaco con il quale ho lavorato molti anni fa. Ma tutto il resto » aggiunse « è semplice, buona cucina inglese. »

« C'è forse qualcosa di meglio? » domandò Hercule Poirot.

« Siete gentile a dirlo, signore. Naturalmente, visto che siete forestiero, forse avreste preferito lo stile continentale. Per quanto, credo di riuscire a cavarmela anche con la cucina continentale, io! »

« Sono sicuro, signora Ross, che sappiate cavarvela con qualsiasi cucina! Ma dovete sapere che quella inglese, la buona cucina inglese, non quella che si trova negli alberghi o nei ristoranti di second'ordine, è molto apprezzata dai gourmets del Continente, e credo di non sbagliare dicendo che, al principio del Settecento, è stata fatta addirittura una spedizione a Londra per portare in Francia i meravigliosi dolci e budini inglesi. "Non abbiamo niente di simile in Francia" scrissero quelli che erano venuti qui. "Un viaggio a Londra merita di essere fatto soltanto per gustare tutta la varietà e la squisitezza dei dolci inglesi". Ma più di tutti gli altri » continuò Poirot ormai lanciato in una specie di rapsodia « c'è il dolce di Natale, proprio come quello che abbiamo mangiato oggi. Era fatto in casa, vero? Non acquistato fuori?»

« Sì, certamente, signore. Preparato da me con la mia ricetta che adopero da molti anni. Quando sono venuta qui la signora Lacey mi disse di aver ordinato il dolce di Natale in un negozio di Londra per risparmiarmi questa fatica. Ma no, signora, ho detto io, per quanto sia stato gentile da parte vostra, nessun dolce comprato in una pasticceria può stare alla pari di quello che viene fatto in casa. Badate bene » continuò la signora Ross, accalorandosi su questo argomento da vera artista, come in realtà era «che veniva preparato molto tempo prima del giorno di Natale. Un buon dolce di Natale dovrebbe esser fatto varie settimane prima e poi lasciato lì a riposare. Più stanno lì, naturalmente per un periodo di tempo ragionevole, e più buoni sono. Ricordo ancora che, quando ero bambina e andavamo in chiesa ogni domenica, aspettavamo sempre l'orazione che comincia così: "Dacci tu la forza, o Signore, noi ti preghiamo" perché quell'orazione era il segnale che il dolce doveva essere fatto in quella settimana. Così avremmo dovuto fare anche qui, quest'anno. Invece è stato preparato soltanto tre giorni fa, il giorno in cui siete arrivato voi, signore. Comunque, io ho mantenuto le antiche usanze. Tutte le persone di casa sono venute in cucina a dargli una mescolatina e a esprimere un desiderio. È un'usanza dei vecchi tempi, signore, e io faccio in modo che venga rispettata. »

« Molto interessante » disse Hercule Poirot. « Molto interessante. Così tutte le persone di casa sono venute in cucina? »

« Sissignore. I signorini, la signorina Bridget e quel signore di Londra che sta qui, e sua sorella e il signor David e la signorina Diana... cioè, la signora Middleton, dovrei dire... sissignore, e tutti gli hanno dato una mescolatina. »

« Quanti dolci avete fatto? Oppure questo è l'unico? »

« Nossignore, ne ho fatti quattro. Due più grossi e due più piccoli. L'altro grosso pensavo di servirlo a Capodanno mentre quelli piccoli erano per il colonnello e la signora Lacey quando saranno soli e non avranno qui tutta la famiglia. »

« Già, già » disse Poirot. « Anzi, a dire la verità » continuò la signora Ross « quest'oggi a pranzo avete avuto il dolce sbagliato. »

« Il dolce sbagliato? » Poirot aggrottò le sopracciglia. « Come sarebbe? »

« Ecco, signore, abbiamo una grossa forma per Natale. È di porcellana, con un motivo di agrifoglio e di vischio sopra e ci abbiamo sempre fatto cuocere dentro il dolce per il giorno di Natale. Ma è successa una disgrazia. Stamattina, mentre Annie la tirava giù dallo scaffale della dispensa, le è scivolata e si è rotta. Naturalmente, signore, non potevo certo servirlo lì, vero? Ci poteva essere finita dentro qualche scheggia! Così abbiamo dovuto adoperare l'altro, quello per Capodanno, che era stato messo in una forma molto più semplice. Ma, chissà dove riusciremo a trovarne un'altra come quella che si è rotta! Oggigiorno non fanno più roba di quelle dimensioni. Tutte cosette piccole. Figuriamoci, non si riesce neanche più a trovare un bel piatto da prima colazione come quelli di una volta, dove si facevano stare da otto a dieci uova e la pancetta! Ah, son passati i tempi...! »

« Già, proprio così » disse Poirot. « Oggi è tutto diverso. Però questo Natale è stato proprio come quelli dei tempi andati, non è vero? »

La signora Ross sospirò. « Sono contenta di sentirvelo dire, signore, per quanto, naturalmente, io non ho più l'aiuto che avevo una volta. Non l'aiuto di gente pratica, voglio dire. Le ragazze oggi... » abbassò leggermente la voce « sono piene di buone intenzioni e molto volonterose ma non sono state addestrate, signore, se capite quello che voglio dire! »

« I tempi cambiano, certo » ammise Hercule Poirot. « Anch'io, qualche volta, lo trovo triste. »

« Questa casa, signore » disse la signora Ross « è troppo grande, vedete, per la signora e per il colonnello. La signora, lo sa benissimo! E poi, vivendo solo in un angolo di questa casa, come fanno, non è la stessa cosa! Assolutamente! Sembra che ridiventi viva, si può dire proprio così soltanto a Natale, quando viene tutta la famiglia. »

« Mi pare che sia la prima volta che il signor Lee-Wortley e sua sorella vengono qui, vero? »

« Sì, signore. » Una leggera intonazione di riserbo si insinuò nella voce della signora Ross. « Un simpaticissimo signore, questo sì, ma sembra un amico un po' strano per la signorina Sarah, secondo le nostre idee. Ma... insomma a Londra è tutto diverso. Che peccato che sua sorella non stia bene. Ha fatto un'operazione. Sembrava che stesse bene il primo giorno che è venuta qui ma poi, subito dopo aver dato quella mescolatina al dolce, ha ricominciato a stare male e da allora è sempre rimasta a letto. Secondo me, si è alzata troppo presto dopo l'operazione. Ah, i dottori oggigiorno ti cacciano fuori dall'ospedale quando, quasi quasi, non riesci ancora a stare in piedi. Si figuri che la moglie di mio nipote, anche lei... » e la signora Ross si addentrò nella lunga e animata descrizione del trattamento ospedaliero ricevuto da quei suoi parenti, confrontandolo sfavorevolmente con le premure che erano state riversate su di loro in altre, precedenti, occasioni.

Poirot la commiserò doverosamente. « Non mi resta » disse « che ringraziarvi per questo pasto squisito e sontuoso. Mi permettete un piccolo segno del mio apprezzamento? » Un biglietto da cinque sterline, nuovo di zecca passò dalla sua mano a quella della signora Ross, la quale disse, per salvare le apparenze:

« Davvero, non dovreste farlo, signore. »

« Insisto. Insisto. »

« Bene, molto gentile da parte vostra, davvero! » La signora Ross accettò l'omaggio né più né meno come se le fosse dovuto. « E io vi auguro, signore, un felice Natale e un prospero Capodanno. »

La fine del giorno di Natale fu come la fine della massima parte dei giorni di Natale. L'albero venne illuminato, comparve una stupenda torta natalizia per il tè, la quale venne accolta con approvazione, ma gustata solo moderatamente. Poi ci fu una cena fredda.

Poirot e i padroni di casa andarono a letto presto.

« Buona notte, signor Poirot » disse la signora Lacey. « Spero che vi siate divertito. »

« È stata una giornata magnifica, madame, magnifica. »

« Mi sembrate molto pensieroso » disse la signora Lacey.

« È al dolce di Natale che penso. »

« Lo avete trovato un po' pesante, forse? » si informò con delicatezza la signora Lacey.

« No, no, non parlavo dal punto di vista gastronomico. Penso al suo significato. »

« È tradizionale, naturalmente » disse la signora Lacey. « Buona notte, signor Poirot e non sognate troppi dolci di Natale e troppi pasticcini con la frutta secca! »

« Sì » mormorò tra sé Hercule Poirot mentre si spogliava. « È proprio un bel problema quel dolce di Natale. C'è qualcosa, qui, che non capisco affatto. » Scosse la testa, malcontento. « Bene... staremo a vedere. »

Dopo aver fatto certi preparativi, Poirot si mise a letto, ma non per dormire.

Fu all'incirca due ore dopo che la sua pazienza venne premiata. La porta della camera da letto si aprì delicatamente. Lui sorrise tra sé. Proprio come aveva pensato. Ripensò fuggevolmente alla tazza di caffè che Desmond Lee-Wortley gli aveva portato con tanta cortesia. Poco dopo, mentre Desmond gli voltava le spalle, aveva posato la tazza su un tavolo per pochi minuti. Poi, almeno in apparenza, aveva ripreso in mano quella stessa tazza e Desmond aveva avuto la soddisfazione, se poi era tale, di vedergli bere quel caffè fino all'ultima goccia. Però un sorrisetto aveva sollevato i baffi di Poirot mentre rifletteva che, non lui, ma qualcun altro, avrebbe dormito sodo tutta la notte. "Quel simpatico David" aveva pensato Poirot, "è preoccupato, infelice. Non gli farà male una buona nottata di sonno profondo. E adesso, vediamo un po' cosa sta per succedere?"

Rimase disteso dov'era, immobile, respirando ritmicamente, e insinuando in quel respiro, di tanto in tanto, un rumore appena appena, un po' più forte per dare l'impressione di russare lievemente.

Qualcuno venne vicino al letto e si chinò su di lui. Poi, soddisfatta, questa persona si allontanò per dirigersi verso il tavolino da toilette. Alla luce di una sottile torcia elettrica, il visitatore cominciò a esaminare tutti gli oggetti che appartenevano a Poirot ed erano disposti in bell'ordine sul piano della toilette. Dita esplorarono il portafoglio, aprirono cautamente i cassetti della toilette, ed infine estesero le ricerche anche alle tasche degli abiti di Poirot. Infine il visitatore si avvicinò al letto e, con mille cautele, insinuò una mano sotto il cuscino. Poi la ritirò e rimase per un attimo incerto sul da farsi. Girò per la camera, guardando dentro i vasi e gli altri oggetti da ornamento, poi passò nel bagno comunicante, dal quale tornò quasi subito. Infine, con una sommessa esclamazione di disgusto, uscì dalla camera.

« Ah! » mormorò Poirot, sottovoce. « Hai avuto una delusione. Sì, sì, una grossa delusione. Bah! Come fai ad immaginare che Poirot nasconda qualcosa in un posto dove potresti trovarlo? » Poi, girandosi dall'altra parte si addormentò pacificamente.

La mattina dopo venne svegliato da un sommesso, ma insistente, bussare alla sua porta. « Qui est là? Avanti, avanti. » La porta si spalancò. Ansante, rosso in faccia, sulla soglia apparve Colin. Dietro a lui c'era Michael.

« Monsieur Poirot, monsieur Poirot. »

« Ma, sì? » Poirot si mise a sedere sul letto. « È la mia tazza di tè? Ma, no. Sei tu, Colin. Cosa è successo? »

Colin, per un attimo, rimase senza parole. Sembrava in preda a una forte emozione. In realtà, si trattava semplicemente della visione della berretta da notte che Poirot aveva in testa a renderlo incapace di profferire una sola parola. Ma riacquistò subito il controllo di sé e parlò:

« Ecco, credo... signor Poirot, potrebbe aiutarci? È capitata una cosa terribile. »

« È successo qualcosa? E di che si tratta? »

« È... è Bridget. È fuori, nella neve. Io credo, non si muove e non parla e... oh, sarebbe meglio che veniste a vedere con i vostri occhi! Ho una paura terribile che... possa essere morta. »

« Cosa? » esclamò Poirot buttando da parte le coperte. « Mademoiselle Bridget... morta! »

« Io credo... io credo che qualcuno l'abbia ammazzata. C'è... c'è anche del sangue e... oh venite presto!»

« Ma certo. Certo. Vengo immediatamente »

Molto praticamente, Poirot infilò i piedi in un paio di scarpe da passeggio e si infilò il cappotto, bordato di pelliccia sul pigiama.

« Vengo » disse. « Vengo all'istante. Avete già svegliato gli altri di casa? »

« No. Finora lo abbiamo detto solo a voi. Ho pensato che fosse meglio. I nonni non sono ancora alzati. Stanno apparecchiando per la colazione in sala da pranzo ma non ho detto niente a Peverell. Lei... Bridget è dall'altra parte della casa, vicino alla terrazza e alla finestra della biblioteca. »

« Capisco. Fatemi strada. Vi seguirò. »

Voltandosi da un lato per nascondere un sorrisetto di gioia, Colin lo precedette al piano terreno. Uscirono da una porta secondaria. Era una mattina limpida e il sole non appariva ancora all'orizzonte. Non nevicava più però doveva essere caduta abbondantemente la neve durante la notte e tutt'intorno a loro, il manto nevoso appariva intatto. Il mondo sembrava purissimo e bianco e bello.

« Ecco! » disse Colin ansante. « È... là... » e gli indicò un punto con gesto drammatico.

La scena, effettivamente, era abbastanza drammatica. A pochi metri di distanza, Bridget era distesa fra la neve. Portava un pigiama rosso vivo e aveva uno scialle di lana bianca intorno alle spalle. Lo scialle bianco era macchiato di rosso. Aveva la testa girata da un lato e nascosta dalla massa scomposta e allargata dei capelli neri. Un braccio era sotto il corpo, l'altro allargato, con le dita contratte e al centro della grossa macchia di sangue si vedeva l'impugnatura di un grosso pugnale ricurvo, curdo, che il colonnello Lacey aveva mostrato ai suoi ospiti appena la sera prima.

« Mon Dieu! » esclamò Poirot. « Sembra una scena da commedia! »

Da parte di Michael arrivò un lieve rumore strozzato. Colin gli venne in aiuto.

« Lo so » disse. « Effettivamente... non sembra proprio reale, eh? Vedete le impronte dei piedi... Forse non bisognerà calpestarle? »

« Ah, sì, le impronte. No, dobbiamo badare a non rovinarle. »

« Era proprio come pensavo » disse Colin. « Ecco perché non ho voluto che nessuno si avvicinasse fintanto che non venivamo a chiamarvi. Pensavo che voi avreste saputo cosa fare. »

« Ad ogni modo » disse Hercule Poirot in tono spicciativo « prima di tutto dobbiamo sapere se è viva, non vi pare? »

« Be'... sì... certo... » disse Michael, un po' dubbioso « ma vedete, noi pensavamo... voglio dire, non volevamo... »

« Ah, siete prudenti, voi! Avete letto i romanzi polizieschi. La cosa più importante è che non si tocchi niente e che il cadavere rimanga come è stato trovato. Ma fino a questo momento non sappiamo ancora se è realmente un cadavere, no? In fondo, per quanto ammirevole sia la prudenza, l'umanità viene prima di tutto. Dobbiamo pensare al dottore, non vi pare, prima di pensare alla polizia? »

« Oh, sì. Certo » disse Colin, sempre un po' perplesso.

« Allora restate dove siete, voi due » disse Poirot. « Io mi avvicinerò dall'altro lato in modo da non disturbare queste impronte. Sono eccellenti, no?... Talmente chiare e nette! Le impronte dei piedi di un uomo e di una ragazza che si avviano insieme al posto dove, poi, lei è distesa. E poi le impronte dell'uomo tornano indietro, ma quelle della ragazza... no. »

« Devono essere le impronte dell'assassino » disse Colin, con un filo di voce.

« Esattamente » disse Poirot. « Le impronte dell'assassino. Un piede lungo e stretto, con un tipo particolare di scarpa. Molto interessante. Facili da riconoscere. Sì, queste impronte sono molto importanti. »

In quel momento Desmond Lee-Wortley uscì di casa con Sarah e li raggiunse.

« Cosa diavolo state facendo tutti lì? » domandò in tono un po' drammatico. « Vi ho visto dalla mia camera da letto. Cosa c'è? Buon Dio, e quella cosa sarebbe... Sembra... sembra proprio... »

« Esattamente! » disse Hercule Poirot. « Sembra proprio un delitto, eh? »

Sarah sussultò, con il fiato mozzo poi lanciò un'occhiata insospettita ai due ragazzi.

« Volete dire che qualcuno ha ammazzato la ragazza... come-si-chiama... Bridget? » domandò Desmond. « Chi volete che potesse avere interesse ad ammazzarla? È incredibile! »

« Ci sono molte cose incredibili » sentenziò Poirot. « Specialmente prima di colazione, vero? Ecco, c'è uno di quei vostri detti più famosi: "Sei cose impossibili prima della colazione". » E aggiunse: « Per favore, aspettate qui, tutti. »

Facendo cautamente un lungo giro, si avvicinò a Bridget e si chinò un attimo sul suo corpo. Colin e Michael, a questo punto, tremavano per lo sforzo di controllare le risate. Sarah si unì a loro, mormorando: « Cosa avete combinato, voi due? »

« Brava, vecchia Bridget! » mormorò Colin sottovoce. « È fantastica! Neanche un fremito! »

« Non ho mai visto nessuno sembrare morto come sembra morta Bridget in questo momento » sussurrò Michael.

Hercule Poirot si rialzò. « È una cosa terribile » disse. Nella sua voce si era insinuata una commozione che prima non si sentiva.

Travolti dalle risate convulse e soffocate, Colin e Michael gli voltarono le spalle. Con voce strozzata, Michael riuscì a dire: « Cosa... cosa dobbiamo fare? ».

« C'è una sola cosa da fare » disse Poirot. « Mandare a chiamare la polizia. C'è qualcuno di voi che vuole andare a telefonare o preferite che lo faccia io? »

« Secondo me... » disse Colin « tu, Michael cosa ne pensi, eh? »

« Sì » disse Michael. « Penso che lo spasso sia finito. » Fece un passo avanti. Per la prima volta sembrò meno sicuro di sé. « Sono terribilmente spiacente » disse. « Spero che non se la prenderà troppo. Era... ehm... una specie di scherzo per Natale e via dicendo, sapete. Noi pensavamo che... be', vi avremmo organizzato qui un bel delitto. »

« Avete pensato di organizzarmi un delitto? Ma allora questo... questo è... »

« È stata solo una scena che abbiamo preparato » spiegò Colin « per farvi sentire come a casa vostra, capite? »

« Aha! » emise Hercule Poirot. « Capisco. Mi avete fatto un pesce d'aprile, eh? Ma oggi non è il primo di aprile: è il ventisei di dicembre! »

« Suppongo che non avremmo dovuto farlo, sul serio! » disse Colin. « Ma... ma non ve la siete presa molto, vero, signor Poirot? Su, Bridget » gridò « alzati. Ormai devi essere già mezza congelata. »

La figura nella neve, però, non si mosse.

« Strano » disse Poirot « sembra che non vi abbia sentito. » Li guardò impensierito. « È uno scherzo, dite? Siete proprio sicuri? »

« Ma, sì » ribatté Colin imbarazzato. « Noi... non volevamo fare niente di male. »

« Ma allora perché mademoiselle non si rialza? »

« Non riesco a immaginarlo » disse Colin.

« Su, Bridget, andiamo! » esclamò Sarah spazientita. « Non star lì distesa a fare la stupida. »

« Siamo realmente spiacentissimi, signor Poirot » disse Colin con apprensione nella voce. « Ci scusiamo moltissimo. »

« Non c'è bisogno » disse Poirot, in un tono molto strano.

« Cosa volete dire? » Colin lo fissò. Poi tornò a voltarsi. « Bridget! Bridget! Ma si può sapere cosa c'è? Perché non si rialza? Perché continua a star lì distesa? »

Poirot chiamò con un cenno Desmond Lee-Wortley. «Voi, signor Lee-Wortley. Venite qui...»

Desmond lo raggiunse.

« Provate a sentirle il polso » disse Poirot.

Desmond Lee-Wortley si chinò. Sfiorò il braccio della ragazza... il polso...

« Ma non si sente niente » e fissò Poirot. « Ha il braccio rigido. Buon Dio, è morta sul serio! »

Poirot annuì. « Sì, è morta » disse. « Qualcuno ha trasformato la commedia in tragedia. »

« Qualcuno... chi? »

« C'è una serie di impronte che vanno al cadavere e poi ne ritornano. Una serie di impronte che somigliano stranamente a quelle che voi, signor Lee-Wortley, avete fatto adesso venendo dal sentiero fin qui; »

Desmond Lee-Wortley si voltò di scatto.

« Che accidenti... Mi state accusando? Accusate me? Siete impazzito! Perché diavolo avrei dovuto uccidere la ragazza? »

« Ah... perché? Mi domando... vediamo un po. »

Si chinò e sollevò delicatamente la mano contratta della ragazza allargandole le dita già irrigidite.

Desmond restò con il fiato sospeso. Fissò incredulo. Sul palmo della ragazza morta c'era quello che sembrava un grosso rubino.

« È quella maledetta pietra che hanno trovato nel dolce! » gridò.

« Già » disse Poirot. « Ma siete sicuro che sia proprio quella? »

« Certo che lo è. »

Con un rapido movimento Desmond si chinò e strappò la pietra rossa dalla mano di Bridget.

« Non avreste dovuto farlo » disse Poirot in tono di rimprovero. « Niente avrebbe dovuto essere toccato. »

« Non ho toccato il corpo, no? Ma questo questo potrebbe andare perduto e invece è un elemento di prova. La cosa migliore è chiamare la polizia al più presto. Vado immediatamente a telefonare. »

Si girò di scatto e cominciò a correre rapidamente verso la casa. Sarah si precipitò al fianco di Poirot.

« Non capisco » disse sottovoce. Era diventata pallidissima. « Non capisco. » Afferrò Poirot per un braccio. « Cosa volevate dire... quando avete accennato alle impronte. »

« Guardate con i vostri occhi, mademoiselle » Le impronte che conducevano al corpo e ne ritornavano erano identiche a quelle appena fatte accompagnando Poirot vicino alla ragazza e tornandone indietro.

« Volete dire... che è stato Desmond? Assurdo! »

Improvvisamente l'aria fu lacerata dal rombo di un'automobile. Tutti si voltarono di scatto E videro chiaramente la macchina che scendeva il viale, e Sarah la riconobbe.

« È quella di Desmond » disse. « È la macchina di Desmond. Deve... deve essere andato a chiamare la polizia invece di telefonare »

Diana Middleton uscì di corsa di casa e venne a raggiungerli.

« Cosa è successo? » gridò ansante. « Desmond è entrato in casa correndo come un pazzo. Ha borbottato che Bridget era stata uccisa e poi ha provato a parlare al telefono. Ci ha trafficato intorno un po', ma non riusciva a prendere la comunicazione. Era muto. Ha detto che dovevano essere stati tagliati i fili. Così l'unica cosa che restava da fare, ha aggiunto, era quella di prendere la macchina e andare alla polizia. Ma perché, la polizia? »

Poirot fece un gesto.

« Bridget? » Diana lo fissò con gli occhi sbarrati. « Ma certo... non sarà uno scherzo? Ho sentito qualcosa... sì, qualcosa, ieri sera. Credevo che volessero combinarvi uno scherzo, signor Poirot. »

« Sì » ammise Poirot, « l'idea era quella... farmi uno scherzetto. Ma venite in casa, tutti. Finiremo per prenderci una polmonite, qui fuori, e non c'è niente da fare finché il signor Lee-Wortley non torna con la polizia. »

« Ma sentite un po' » disse Colin « non possiamo... non possiamo lasciare Bridget qui sola. »

« Restando non potete certo fare niente di utile per lei » disse Poirot con fermezza. « Su, venite! È triste, è una vera tragedia, ma non possiamo proprio più fare niente per aiutare mademoiselle Bridget. Rientriamo a riscaldarci e, magari, a bere una tazza di tè o di caffè. »

Lo seguirono tutti, ubbidienti, in casa. Peverell stava per suonare in quell'istante il gong. Se trovò abbastanza singolare che buona parte degli ospiti fosse già fuori di casa e che Poirot si presentasse in pigiama e cappotto, non lo diede a vedere neppure da un minimo gesto. Peverell, per quanto anziano fosse, era sempre un maggiordomo perfetto. Non notava niente che non gli fosse stato richiesto espressamente di notare. Entrarono in sala da pranzo e si sedettero. Quando tutti ebbero una tazza di caffè davanti, Poirot parlò.

« Bisogna che vi racconti » disse « una piccola storia. Non posso darvene tutti i particolari, no. Ma, nelle linee principali, sì, posso raccontarvela. Riguarda un giovane principe che è venuto in questo paese. Ha portato con sé un famoso gioiello a cui doveva far cambiare la montatura per la donna che sta per sposare, ma disgraziatamente egli fece la conoscenza di una giovane donna molto carina. Questa ragazza non provava particolare interesse per l'uomo, bensì per il suo gioiello... a tal punto che un bel giorno sparì con quel prezioso oggetto di valore storico che era appartenuto per generazioni alla famiglia del giovanotto. Così il poveretto si trovò in un bell'imbroglio, capite? Specie se considerate il fatto che non poteva permettere che scoppiasse uno scandalo. Impossibile andare alla polizia. Di conseguenza, venne da me, Hercule Poirot, e mi chiese: "Ritrovatemi il mio rubino di valore storico". Eh bien! questa giovane donna ha un amico. E l'amico ha già alle sue spalle una serie di affari poco puliti. Ricatti, vendita di preziosi all'estero. Ma è sempre stato molto furbo. Si hanno sospetti su di lui, questo è vero, ma niente è stato provato. Vengo a sapere che il signore in questione passerà il Natale in questa casa. È importante che la graziosa ragazza, una volta entrata in possesso del gioiello, sparisca dalla circolazione per un po', in modo che non le si possano fare pressioni, che non le vengano fatte domande. Così si combina che venga giù a Kings Lacey, sotto le apparenze della sorella del furbo giovanotto... »

Sarah trasalì.

« Oh, no. Oh, no, non qui! Non con me, qui! »

« Ma invece è proprio stato così! » disse Poirot. « E tirando un po' di fili, eccomi diventare anch'io ospite di questa casa per Natale. La giovane donna, secondo ciò che ha raccontato, è appena uscita dall'ospedale. Sta molto meglio quando arriva qui. Ma poi giunge la notizia che anch'io arriverò... un investigatore famoso. E lei intuisce subito quel che c'è sotto. Così nasconde il rubino nel primo posto che le viene in mente, e poi ha un'improvvisa ricaduta e si mette di nuovo a letto. Non vuole che io la veda, perché di sicuro ho una sua fotografia e potrei riconoscerla. Molto seccante per lei, questo sì, ma deve restare in camera sua e il sedicente fratello le porta di sopra i vassoi con i pasti. »

« E il rubino? » domandò Michael.

« Credo » disse Poirot « che al momento in cui si menzionò il mio arrivo, la giovane donna si trovasse in cucina, con tutti voialtri, a ridere, chiacchierare e dare la famosa mescolatina ai dolci di Natale. I dolci sono nelle loro forme e la giovane donna nasconde il rubino, conficcandolo nella pasta che si trova in una di quelle forme. Non quella per il giorno di Natale. Oh, no, sa benissimo che quella è stata posta in una forma speciale. Lo caccia dentro nell'altra, quella del dolce destinato a Capodanno. Prima di quel giorno, lei sarà pronta a partire di lì e, partendo anche quel dolce di Natale partirà con lei. Ma guardate un po' gli scherzi del destino. Proprio la mattina di Natale capita un guaio. Il dolce di Natale, nella sua bella forma decorata viene lasciato cadere sul pavimento di pietra della cucina e la forma va in mille pezzi. Così, che si fa? La brava signora Ross prende il dolce conservato nell'altra forma e lo manda in tavola. »

« Buon Dio! » disse Colin. « Volete dire che, il giorno di Natale, mentre il nonno mangiava il dolce, è stato proprio quel rubino che si è trovato in bocca? »

« Precisamente » disse Poirot « e potete immaginare l'emozione del signor Desmond Lee-Wortley quando lo vide. Eh bien! cosa succede poi? Il rubino viene passato in giro. Io lo esamino e riesco a farmelo scivolare in tasca senza che nessuno se ne accorga. Così, con trascuratezza come se non mi interessasse. Ma una persona almeno osserva i miei gesti. Quando vado a letto, quella persona viene a frugare nella mia camera. Fruga anche addosso a me. Ma non riesce a trovare il rubino. Perché? »

« Perché » disse Michael con il fiato mozzo, « voi lo avevate dato a Bridget. Ecco cosa volete dire. E così ecco perché... ma non capisco bene... voglio dire... Sentite un po', cosa è successo? »

Poirot gli sorrise.

« Venite in biblioteca » disse « e guardate fuori dalla finestra e vi mostrerò qualcosa che spiegherà il mistero. »

Li precedette.

« Osservate ancora » disse Poirot « la scena del delitto. »

E indicò fuori dalla finestra. Dalle labbra di tutti i presenti uscì un'esclamazione soffocata e incredula. Perché non c'era nessun corpo disteso nella neve, nessuna traccia della tragedia all'infuori di un po' di neve smossa e calpestata.

« Non è stato un sogno, vero? » mormorò Colin debolmente. « Io... qualcuno ha portato via il corpo?»

« Ah? » disse Poirot. « Vedete? Il Mistero del Cadavere Scomparso. » Annuì dolcemente, e i suoi occhi ebbero un luccichio.

« Dio santo! » gridò Michael. « Signor Poirot, voi siete... Non avete... Oh, figuratevi, non ha fatto che prenderci in giro per tutto questo tempo! »

Gli occhi di Poirot luccicarono maliziosi ancora di più.

« È vero, figlioli miei, anch'io ho voluto fare il mio piccolo scherzo. Sapevo del vostro piano, vedete, e così ne ho combinato anch'io uno mio personale! Ah, voilà mademoiselle Bridget. Sana e salva e senza conseguenze, spero, per essere rimasta nella neve tanto tempo? Non me lo perdonerei mai, se vi foste presa une fluxion de poitrine. »

Bridget era entrata in quel momento nella stanza. Portava una gonna pesante e un maglione di lana. Stava ridendo.

« Ho mandato una tisane in camera vostra » disse Poirot severamente. « L'avete bevuta? »

« Un sorso soltanto! » disse Bridget. « Ma sto benissimo. Sono stata brava, signor Poirot? Buon Dio, come mi fa male ancora il braccio per quel laccio emostatico che mi avete messo. »

« Siete stata magnifica, figliola mia » disse Poirot. « Magnifica. Ma vedete, gli altri brancolano ancora nel buio. Ieri sera, sono andato da mademoiselle Bridget. Le ho detto che sapevo tutto del vostro piccolo complot e ho chiesto se voleva recitare una piccola parte per me. Lei l'ha recitata e con molta intelligenza. Ha fatto le impronte con un paio di scarpe del signor Lee-Wortley. »

Sarah disse aspra:

« Ma perché tutto questo, signor Poirot? Che motivo c'era di mandare Desmond a chiamare la polizia! Saranno furibondi quando scopriranno che è tutto uno scherzo! »

Poirot scosse la testa, gentilmente. « Ma io non ho pensato neppure per un momento, mademoiselle, che il signor Lee-Wortley andasse a chiamare la polizia » disse. « Il delitto è una cosa in cui il signor Lee-Wortley non vuole essere immischiato. Ha perduto completamente la testa. Tutto quello che ha pensato è stata l'opportunità di non lasciarsi sfuggire il rubino. Lo ha acchiappato, ha fatto finta che il telefono fosse guasto ed è scappato in macchina fingendo di andare ad avvertire la polizia. Secondo me, non lo vedrete più per molto tempo. Mi pare di capire che conosce vari modi per lasciare l'Inghilterra. Ha un piccolo aereo personale, non è così, mademoiselle? »

Sarah annuì. « Sì » disse. « Stavamo pensando di... » Ma si interruppe.

« Volevate scappare insieme con quell'aereo, vero? Eh bien, è un ottimo mezzo per portar fuori di contrabbando un gioiello dal paese. Quando si è in fuga con una ragazza, e il fatto ha suscitato scalpore, nessuno viene a sospettarvi di far uscire di contrabbando un prezioso gioiello di valore storico. Oh, sì, sarebbe stata un'ottima mimetizzazione. »

« Non ci credo! » disse ancora Sarah. « Non credo neppure a una parola di tutto questo. »

« Allora domandatelo a sua sorella » la consigliò Poirot, gentilmente, accennando a qualcuno che doveva trovarsi dietro di lei. Sarah si voltò di scatto.

Una bionda platino era apparsa sulla soglia. Portava la pelliccia e aveva l'aria imbronciata. Era chiaro che il suo umore non era dei migliori.

« Sorella un cavolo! » disse, con una breve risatina, sgradevole. « Quel porco non è mio fratello! Così se l'è battuta, eh? E mi ha lasciato qui nei pasticci? Tutta questa storia è stata una sua idea! È stato lui a convincermi! Ha detto che erano soldi sicuri. Non si sarebbe mai arrivati all'imputazione per via dello scandalo. Avrei sempre potuto minacciarli di dire che Ali me lo aveva regalato, quello storico gioiello! Des e io avremmo dovuto dividerci il malloppo a Parigi... e adesso quel porco mi pianta qui e se ne va... Oh, come vorrei strozzarlo! » Poi cambiò tono bruscamente: « Più presto me ne vado di qui... Nessuno può chiamarmi un tassì per telefono? ».

« C'è un'automobile alla porta che aspetta mademoiselle per portarla alla stazione » disse Poirot.

« Pensate proprio a tutto, voi, eh? »

« A quasi tutto » disse Poirot compiaciuto.

Ma Poirot non poteva cavarsela così facilmente. Quando tornò in sala da pranzo dopo aver aiutato la falsa signorina Lee-Wortley a salire in macchina, c'era Colin ad aspettarlo.

Sulla sua,faccia da ragazzino c'era un'espressione aggrottata.

« Ma sentite un po', signor Poirot. E il rubino? Volete dire che lo avete lasciato andare via, portandolo con sé? »

Poirot si incupì. Si cominciò ad attorcigliare i baffi. Sembrò a disagio.

« Lo ricupererò » disse debolmente. « Ci sono altri mezzi. Potrò ancora... »

« Non so cosa pensare! » esclamò Michael. « Lasciare che quel farabutto se ne vada con il rubino! »

Bridget fu più intuitiva. « Ci sta prendendo in giro un'altra volta » gridò. « Non è così, signor Poirot? »

« Vogliamo fare un ultimo giochetto da prestigiatore, mademoiselle? Provate un po' a frugare nella mia tasca sinistra. »

Bridget ci infilò la mano. La tirò fuori di nuovo con un'esclamazione trionfante e sollevò un grosso rubino che scintillò in tutto il suo purpureo fulgore.

« Dovete capire che quello che stringevate in mano » disse Poirot « era una copia senza valore. L'ho portato con me da Londra nel caso fosse stato possibile sostituirlo con quello vero. Capite? Non vogliamo lo scandalo. Monsieur Desmond tenterà di liberarsi di quel rubino a Parigi o nel Belgio o nei posti dove ha i suoi contatti, e così scoprirà che la gemma è falsa! Tutto finisce felicemente. Non poteva andare meglio! Lo scandalo viene evitato, il mio erede al trono si vede restituire il rubino, torna nel suo paese e fa un buon matrimonio serio e speriamo felice. Tutto finisce bene. »

« Tranne che per me » mormorò Sarah sottovoce.

Aveva parlato così piano che nessuno l'aveva udita ad eccezione di Poirot. Questo scosse la testa dolcemente.

« Siete in errore, mademoiselle Sarah, in ciò che dite. Voi avete fatto un'esperienza. Ogni esperienza è preziosa. Io, nel vostro futuro, vedo la felicità. »

« Già, facile dirlo per voi! » rispose Sarah.

« Ma sentite un po', signor Poirot » disse Colin, ancora aggrottato. « Come facevate a sapere che vi avremmo preparato quello spettacolino, proprio tutto per voi? »

« Sapere ciò che avviene intorno a me fa parte del mio lavoro » disse Hercule Poirot. E si arricciò un baffo.

« Sì, ma non capisco come abbiate fatto. C'è stato qualcuno che ha parlato... qualcuno che è venuto a dirvelo? »

« No, questo no. »

« E allora? Non volete dirci come avete fatto? »

Tutti in coro ripeterono: « Sì, ditecelo adesso! ».

« Ma, no » protestò Poirot. « Ma, no. Se vi dico come ho fatto a dedurlo, non ci crederete. È come il prestigiatore che rivela i suoi trucchi! »

« Ditelo, signor Poirot! Su, ditelo! »

« Volete davvero che risolva per voi quest'ultimo mistero? »

« Sì, ditelo! »

« Ah, non credo di doverlo fare. Resterete delusi. »

« Su andiamo, signor Poirot. Come lo avete saputo? »

« Bene, state a sentire: ero in biblioteca vicino alla finestra, in poltrona, dopo il tè, l'altro giorno e mi stavo riposando. Avevo dormicchiato e quando mi sono svegliato voi stavate discutendo il vostro progetto proprio sotto la finestra vicino a me, e la finestra era aperta, nella parte alta della vetrata. »

« Tutto qui? » gridò Colin deluso. « Com'è stato semplice! »

« Vero? » ammise Hercule Poirot sorridendo. « Avete visto che siete rimasti male? »

« Meglio così » finì col dire Michael. « Così adesso sappiamo proprio tutto. »

« Davvero? » mormorò Hercule Poirot tra sé. « Io, no. Io, che dovrei essere quello che sa ogni cosa! »

Uscì nell'atrio, scuotendo lievemente la testa. Poi, forse per la ventesima volta, si tolse di tasca un foglietto di carta piuttosto sciupacchiato e sudicio.

 

NON MANGIATE IL DOLCE. UNA PERSONA CHE VI VUOL BENE.

 

 

Hercule Poirot scosse la testa pensieroso. Lui, che sapeva spiegare tutto, questo non riusciva proprio a spiegarlo! Umiliante. Chi l'aveva scritto? Perché era stato scritto? Finché non lo avesse saputo, non avrebbe avuto un attimo di pace. D'un tratto si riscosse dalle sue meditazioni richiamato alla realtà da uno strano suono. Abbassò gli occhi. Sul pavimento, accovacciata sul porta immondizie e su uno scopino, c'era la ragazza con i capelli color paglia, e un grembiule a fiori. Stava fissando il foglietto che Poirot stringeva in mano con gli occhi sbarrati.

« Oh, signore » disse l'apparizione. « Oh, signore! Per piacere, signore. »

« E tu chi saresti, mon enfant? » domandò il signor Poirot gentilmente.

« Annie Bates, signore, mi scusi. Vengo ad aiutare la signora Ross. Non volevo, signore, non volevo... fare niente che fosse proibito. Le mie intenzioni erano buone, signore. Per il vostro bene, voglio dire. »

Fu tutto chiaro, finalmente, per Poirot. Le mostrò il sudicio foglietto. « Lo hai scritto tu, Annie? »

« Non volevo fare niente di male, signore. Credetemi, non volevo. »

« Ma certo che non volevi far niente di male, Annie. » Le sorrise. « Ma raccontami tutto. Perché hai scritto questo? »

« Sono stati quei due, signore. Il signor Lee-Wortley e sua sorella. Non che fosse sua sorella quella, ne sono sicura! Nessuno di noi l'ha pensato neanche per un momento! E lei non era affatto malata. Lo avevamo capito! Pensavamo... tutti noi pensavamo... che ci fosse qualcosa che non andava. Ve lo dico subito, signore. Ero nel bagno di quella lì a portare gli asciugamani puliti, e ho ascoltato alla porta. Lui era nella sua camera, e parlavano. Ho sentito che lo dicevano chiaro. "Questo detective" diceva lui. "Questo Poirot che è venuto qui. Bisogna far qualcosa. Dobbiamo eliminarlo al più presto possibile." E poi ha detto ancora ma con una voce cattiva: "Dove l'hai messo?" e parlava piano piano. E lei ha risposto: "Nel dolce." Oh, signore, mi sono sentita il cuore in gola, e poi ho creduto che non mi battesse più. Ho pensato che volessero mettere il veleno per voi nel dolce di Natale. Non sapevo cosa fare! La signora Ross, quella lì non dà ascolto alle ragazze come me! Allora mi è venuta l'idea di scrivere per avvertirvi. E così ho scritto e poi ho messo il biglietto sul cuscino così lo avreste trovato andando a letto. » Annie si fermò, senza fiato.

Poirot la osservò con aria grave per qualche istante.

« Tu vai troppo al cinema, Annie » disse infine « oppure è la televisione che ti influenza tanto? Ma ciò che è più importante è che hai buon cuore e non manchi di una certa ingegnosità. Quando tornerò a Londra, ti manderò un regalino. »

« Oh, grazie, grazie mille, signore. »

« Cosa ti piacerebbe, Annie? »

« Una cosa che mi piacerebbe, signore? Potrei avere una cosa che mi piace, signore? »

« Basta che sia ragionevole » disse Hercule Poirot prudentemente « sì. »

« Oh, signore, potrei avere una valigetta per il trucco? Una di quelle proprio eleganti, come l'aveva la sorella del signor Lee-Wortley, ma non era sua sorella, eh? »

« Sì » disse Poirot « sì, credo che sarà possibile ». Poi come se parlasse tra sé, continuò: « Interessante. L'altro giorno, in un museo, stavo osservando certi pezzi antichi trovati a Babilonia o in qualche altro posto simile, roba che aveva mille e mille anni... e cosa c'era fra le altre cose? Anche una scatola per i cosmetici. Il cuore femminile non cambia ».

« Vi chiedo scusa, signore? »

« Niente » disse Poirot. « Stavo riflettendo. Avrai la tua valigetta, figliola. »

« Oh, grazie, signore. Oh, grazie, mille grazie, signore. »

Annie si allontanò, in preda a una felicità estatica. Poirot la seguì con gli occhi, annuendo tra sé, soddisfatto.

« Ah! » si disse. « E adesso... me ne andrò. Qui non c'è più niente da fare. »

Inaspettatamente un paio di braccia gli circondò le spalle.

« Se voleste mettervi sotto il vischio.. » disse Bridget.

Hercule Poirot si divertì. Si divertì moltissimo E si disse che aveva trascorso un ottimo Natale