14. “Un orecchio puo’ spezzare un cuore umano rapido come una lancia”

Il Giorno perpetuo avanzava lento, ma non arrivava da nessuna parte. Emily sentiva girare gli Assali, come se non riuscissero a sollevarsi, tanto odiavano il moto.

Per lei non c’erano Stagioni, non era Notte o Mattino. Era l’Estate nell’Estate, secoli di Giugno.

Stava facendo un infinito viaggio lungo la Via dell’Etere.

Emily aveva vissuto un’eternità nella Terra dell’Estate. Era un semplice fatto. Amherst non era mai esistita. Lavinia, la Madre, il Gentiluomo, Carlo… erano tutti frutti della sua immaginazione. L’unica cosa che fosse mai esistita erano quel paesaggio immutabile, i suoi compagni e il branco di bambini.

Ce n’erano sei adesso: Allen, Sylvia, Hart, Delmore, Anne e Adrienne. Piantati nel suolo della Terra dai loro cari ignari e piangenti, avevano scavato come larve industriose, emergendo dalla loro crisalide, lo stampo, nella Terra dell’Estate, avvolti nella splendente forma della gioventù, la mente annullata dal Lete.

Instancabili, senza bisogno di mangiare o di dormire, i bambini avrebbero chiaramente proseguito in direzione del loro mistico mare, per quanto lontano, senza fare soste, non fossero stati rallentati dagli umani. Il legame nato fra Allen e Walt, però, reggeva ancora, e i bambini si fermavano quando si fermavano gli umani.

In quei momenti (diventati molto irregolari via via che i viaggiatori si distaccavano dai ritmi terreni) i bambini si univano in un silenzioso cerchio di introspezione. Emily ripensò alla farsesca seduta condotta agli Evergreen; il circolo dei bambini somigliava a quell’imbroglio come il Parlamento somigliava a un’assemblea di corvi.

Cosa sarebbe successo all’arrivo del settimo bambino, nessuno poteva prevederlo. Anche Allen affermava di non saperlo.

Emily non aveva idea di cosa spingesse gli altri a proseguire quella folle ricerca di una fuga dall’aldilà. Nel suo caso era solo l’amore per Walt e il sogno della loro possibile vita insieme una volta tornati sulla Terra.

Dopo il primo appuntamento, lei e il suo Amante di Paumanok non ne avevano più avuti altri. Emily non era andata a cercare Walt per un altro convegno di “mezzanotte” e lui non era venuto da lei. Andava bene così. Anche di là della morte, era bene osservare il decoro. Emily si accontentava di sapere che il loro amore imperituro ardeva ancora, come un vulcano nascosto sotto la superficie della cordialità.

Quanto rosse di Fuoco le rocce in basso, quanto precaria la zolla. Se lo svelassi, si popolerebbe di terrore la mia solitudine!

Compativa gli altri, a cui mancava quel baluardo, e cercava perciò di condividere con loro la sua forza e la sua allegria.

Ma quel giorno, forse il settimo dal loro arrivo, o forse il settecentesimo, ce n’era poca di speranza fra gli stanchi viaggiatori.

Quando il familiare grido di Walt li scosse dal loro torpore, si avvicinarono alla reincarnazione con indolenza, nonostante il suo cruciale significato.

– Il nostro bambino conclusivo, noiosamente perfetto – biascicò Crookes mentre circondavano l’ultimo bimbo della vegetazione. – Nessuno sente già la Tromba Finale?

Walt guardò il bambino in modo strano, con un’espressione di raro disagio sul volto.

Qualcosa mi disturba proprio quando pensavo di essere al sicuro! Come può essere che questo suolo stesso non si ammali, tanto è pieno di carne morta? Dove sono i lordi liquidi che lo riempiono? Se tracciassi un solco con il mio aratro, sono sicuro che farei emergere carne putrefatta! Ogni particella di questo concime faceva un tempo parte di un corpo malato, generazioni di ubriaconi e ingordi!

Walt cadde in ginocchio e affondò le dita nel terreno. – Il vento stesso dovrebbe essere infetto!

Emily si affrettò al suo fianco, si lasciò cadere e lo abbracciò. – Walt, per favore! Abbiamo bisogno di te! Non soccombere al delirio… per amor mio!

Gradualmente i singhiozzi si placarono. Walt si riprese, si alzò in piedi e si pulì sui pantaloni le mani sporche di terra. – Molto bene. Non sono una terra né un corpo aggiunto della terra. Sono l’amico e il compagno della gente, tutta immortale e insondabile come sono io.

– Molto meglio – applaudì Emily.

Mentre Walt provava il suo momento di terribile dubbio delle apparenze, madame Selavy si era furtivamente avvicinata all’ultimo bambino. Allora, in ginocchio accanto a lui, gli parlò con zuccherosa dolcezza.

– Dicci il tuo nome, petit bébé.

– Il mio nome è Ezra…

madame Selavy allora strillò: – Ascolta, Ezra, demonio! Farai dannatamente meglio a tirarci fuori da questo inferno, oppure ti riammazzerò con le mie mani!

La veggente strinse le mani intorno alla gola del bambino…

E si immobilizzò, come infilzata da forze galvaniche.

Dalla bocca di Ezra emerse la voce di Madame, chiara come la campana di una chiesa Unitaria.

– Mi chiamo Maude Frickett. Sono nata a Fulton Market, New York, da una pescivendola non sposata. All’età di sette anni sono rimasta orfana e costretta a vivere in strada, riparandomi la notte in una chiatta sull’East River. A dieci anni, dei marinai mi hanno violentata. A tredici anni sono diventata una prostituta. A quindici, alle mie abilità avevo aggiunto il borseggio e il servire gin. A vent’anni avevo messo da parte abbastanza denaro da aprire un bordello tutto mio. Quando la polizia mi fece chiudere, cambiai carriera. Mi stabilii ad Albany come medium. È lì che mi ha trovata Andy. Lui crede di usarmi, ma è il contrario. Nessuno usa la vecchia Maude! Nessuno è abbastanza sveglio! Sono tutti polli, tutti, buoni solo a farsi spennare…

Con uno sforzo enorme, madame Selavy strappò le mani dal ragazzo, interrompendo il flusso di rivelazioni segrete. Per un secondo o due rimase in ginocchio. Poi rovesciò gli occhi nelle orbite e si accasciò svenuta.

Davis accorse in aiuto della veggente priva di sensi, e poco dopo anche gli altri. I bambini, nel frattempo, si occupavano con calma di Ezra, che pure aveva perso conoscenza.

Una volta che la forma immobile di Madame fu comodamente distesa fra gli struzzi legati, Crookes diede voce alla conclusione generale.

– Una forma di trasferimento del pensiero…

Walt parlò in termini più poetici. – C’era un bambino che veniva avanti, e il primo oggetto su cui posava lo sguardo, lui diventava…

Davis obiettò: – Non crederete davvero che quell’insensata biografia sbrodolata dal bambino appartenga a Madame Selavy? È un evidente caso di trasmissione psichica casuale, proveniente da un’anima errante, che si è registrata nelle menti congiunte di Hrose ed Ezra…

Austin mandò in frantumi la difesa di Davis. – Smettetela, Davis! Anche se voi siete completamente cieco agli inganni di quella donna, non potete aspettarvi che noi continuiamo a farlo. Voi e Maude, come dovremo chiamarla d’ora in poi, vi siete sbagliati su tutto quanto ha a che fare con questo posto. E non dimenticate la volta che vi ho scoperti a comporre il vostro “ideoplasma” nella mia cucina! Dio, che sciocco sono stato a credere alle vostre vacue scuse! Il mio dolore doveva avermi reso folle e cieco!

Davis crollò. – È vero! Dio mi aiuti, è vero! L’ideoplasma è solo cotone grezzo, imbevuto di vari sali e minerali per renderlo brillante. Ma non abbiamo mai avuto una vera intenzione di ingannarvi. Maude ha un talento autentico, qualunque siano le sue origini. Volevamo soltanto aiutare la gente ad affrontare la tristezza. Abbiamo solo preso abbastanza denaro da assicurarci un minimo di comodità…

Pensieroso, Crookes aveva la mano sul mento. – Dobbiamo tentare di quantificare la vostra ricetta ideoplastica, signor Davis. Questo porrebbe tutta la nostra spedizione transdimensionale su una base più scientifica…

– Per quanto interessanti siano queste confessioni – intervenne Walt – e per quanto sia utile sgravarsi la coscienza, questo ha ben poca rilevanza nel nostro frangente. Sembra che non ci saranno ulteriori sviluppi fino al risveglio del piccolo Ezra. Posso suggerire di utilizzare questo tempo per riposarci un po’? Uno di noi dovrebbe tener d’occhio i bambini…

– Mi offro io – disse Davis.

– E io resterò con voi – disse Austin. – Non vorrei essere ingannato o imbrogliato un’altra volta.

– Signor Dickinson, vi assicuro…

– Vi prego, lasciate perdere. Cominciamo la veglia.

I due si avvicinarono a qualche metro dai bambini, radunati in paziente attesa intorno al loro compagno supino. Velocemente, gli altri umani eressero le tre tende.

– Io terrò d’occhio Maude – disse Crookes, quando la donna ancora svenuta fu deposta, su sua indicazione, nella sua tenda. – Ho qualche conoscenza medica e dovrei saperla assistere. Sono certo che la signorina Dickinson apprezzerà il fatto di non dover dividere il suo alloggio con una paziente del genere.

Con queste nuove sistemazioni, tutti si ritirarono.

Emily era irrequieta. Per quanto tentasse, non riusciva a prendere sonno. Cosa sarebbe successo al risveglio di Ezra? Come aveva fatto la sciarada condotta da Davis e Maude a tramutarsi in cupa realtà? Sarebbe mai riuscito qualcuno di loro a rivedere casa sua o sarebbero tutti morti lì, dopo essere precipitati nella follia?

Sotto l’influsso di questi e altri pensieri, Emily decise di cercare il conforto e la guida di Walt.

Si alzò dal suo pagliericcio e uscì dalla tenda.

Davanti alla tenda chiusa divisa da Walt e Sutton, esitò.

Un sussurro rauco filtrava all’esterno.

– O camerado, avvicinati. Oh, tu e io infine, e noi due soltanto. Con le braccia avvolte intorno a te, sono soddisfatto. Cosa? È questo dunque il tocco che mi porta fremente a una nuova identità? Fiamme ed etere si precipitano verso le mie vene! La mia punta traditrice si protende ad aiutarle. Sbottonandomi i vestiti, tenendomi per il petto nudo, comportandomi licenziosamente verso di me, non accettando alcun rifiuto, senza modestia scrollandomi di dosso i miei sensi! La mammella del mio cuore sgocciola latte dolce! Separa la camicia dal mio petto! Poni la testa di sbieco sui miei fianchi, e gentilmente girati sopra di me!

Henry Sutton rise e rispose: – Parli proprio buffo, vecchio mio! Ma ti amo lo stesso.

Poi non ci furono più parole.

Emily barcollò all’indietro, con un braccio sul volto.

No, non poteva essere… Doveva sbagliarsi.

Ma dalla tenda giunsero gli inconfondibili rumori del piacere che lei ricordava dalla notte della sua resa a Walt.

Venne alla superficie una bizzarra immagine risalente ai giorni della scuola, che la turbò: un’antica statua greca di due lottatori olimpici nudi, le estatiche membra muscolose intrecciate… Dal Dolore conoscere il Trasporto, come i Ciechi conoscono il sole! Questa è l’Angoscia Suprema! Questo – il dolore dei predestinati!

Con le lacrime che le oscuravano la vista, Emily fuggì verso il suo ultimo rifugio.

Scostando la tela per entrare nella tenda di Crookes, stava per riversare su di lui la sua angoscia, quando i suoi sensi registrarono la scena che si svolgeva all’interno.

La sedicente veggente sembrava aver ripreso parzialmente i sensi, come un pigro dormiente in lotta con Morfeo o come un languido debosciato. La parte superiore dei vestiti era abbassata fino alla vita, esibendo le sue generose dotazioni… all’apparenza alquanto normali, senza evidenti fuoriuscite di ideoplasma.

E quelle attrattive Crookes accarezzava lentamente, senza incontrare resistenza.

– Ma pensa… una comune puttana. Sì, non mi rifiuterai…

Emily soffocò in un oceano di bile. Boccheggiando, si ritrasse.

Voleva urlare, ma era come le avessero steso sul viso un’invisibile membrana, che teneva tutto l’orrore all’interno.

Era la sua mente che si stava scardinando o quella degli altri?

In quel momento, risuonò la voce del fratello:

– Veloci! Il bambino si sveglia!

Emily barcollò alla cieca verso la voce di Austin. Se ci fosse stato anche solo un sassolino sul suo cammino, non ce l’avrebbe fatta. Ma l’erba non offriva ostacoli, e in qualche modo raggiunse il fianco del fratello, cadendo nelle sue braccia.

– Emily, cosa c’è che non va…?

Il “Perché?” dell’amore infranto, che spezza i cuori più grandi, fu tutto ciò che riuscì a pronunciare.

Prima che Austin potesse farle altre domande, al trio si unirono gli altri quattro.

Crookes sosteneva una Maude in stato confusionale, ancora con un seno scoperto. Walt e Sutton indossavano solo un lungo camicione abbottonato che per fortuna aderiva alle cosce.

– Allen – esclamò Walt. – Cosa succede?

I bambini avevano formato un cerchio. All’interno, l’aria sembrava tremolante come intorno ai tubi ideoplastici della Thanatopsis.

– Ora che siamo interi, andremo verso il mare – rispose il bambino.

– Portateci con voi!

Ci fu un momento di silenzio, come se i bambini stessero comunicando. E poi: – Molto bene, entrate nel cerchio.

Staccando la mano da uno dei compagni, Allen creò uno spazio.

Lentamente, sapendo di non avere altra scelta, gli umani si radunarono all’interno.

Emily pensò di restare indietro, lasciando andare gli altri, per poter morire da sola nella sua infelicità. Ma all’ultimo secondo, scoprì che i suoi piedi si muovevano in sincrono con gli altri.

Il circolo fu riformato.

L’aria intorno agli esseri umani sembrò fremere e vibrare. Emily pensò: C’è un mattino invisibile agli uomini, dove le fanciulle su un prato lontano festeggiano il loro Maggio Serafico. E tutto il giorno, con giochi e balli, e capriole che non potrei mai dire, passano la festa. Mai vidi scena così mirabile. Mai un tale cerchio su un tale prato…

Poi giunse un ronzio che si sentì solo nelle ossa…

Umani e bambini erano in riva al mare.

Ma non era una spiaggia di sabbia.

Una immensa lingua d’acqua lambiva un gentile pendio d’erba.

E l’acqua stessa era verde come una mela di primavera, priva di increspature come un sudario di seta su un cadavere.

L’istantanea transizione lasciò stupefatta Emily e chiaramente anche gli altri. Erano successe troppe cose, troppo in fretta. Le sue membra erano di gelatina e lei si accasciò sul prato.

I bambini si divisero e si misero in fila di fronte all’oceano.

Allen si girò verso Walt. – Addio, padre.

Le anime rinate cominciarono a incamminarsi nel mare.

Il pendio doveva essere quasi a precipizio. A un solo metro dalla riva erano già immersi fino al mento.

Un altro passo e le acque si chiusero attorno alle loro teste.

Erano scomparsi.

L’ultima speranza di fuga per gli umani era svanita.

Emily sentì qualcuno passarle accanto sfiorandola.

Era Maude.

Come una sonnambula, forse trascinata da quanto restava della sua intensa connessione con Ezra, o dalla pura e semplice disperazione, la veggente si dirigeva verso il mare.

Prima che qualcuno potesse fermarla, entrò in acqua.

Due soli passi e l’acqua le giunse alla vita, sollevando il vestito intorno a lei come il mantello di una medusa.

Davis cominciò a precipitarsi in avanti per salvare la sua compagna, ma fu fermato dal deciso abbraccio di Crookes.

– No, non lo fate! Non capite cosa succede, amico? Non sta affondando… si sta dissolvendo!

Era vero. In piedi dove i bambini, più bassi, erano andati sott’acqua, Maude non avrebbe dovuto essere così sommersa. In effetti aveva smesso di muoversi, eppure l’acqua si alzava su di lei! Inesorabilmente la stava inghiottendo, mentre gli altri guardavano inorriditi! Mostrando non sofferenza, ma piuttosto una gioia trascendentale, la donna si dissolse nell’abbraccio dell’oceano, finché non rimasero che i suoi vestiti vuoti a galleggiare sul placido mare.

Davis gemette: – Maude! – e poi svenne.

Emily ormai era ormai oltre i confini della sorpresa. Tradita, stordita, deprivata di tutto, la sua mente adesso funzionava in una sorta di zona fredda e rarefatta, come un uccellino che, trasportato da un temporale nei più alti strati dell’atmosfera, scopriva di riuscire ancora, in qualche modo, a respirare e volare.

Emily ridacchiò dolcemente tra sé, una risata sotto cui ribolliva l’isteria.

Uscii di casa presto – con i miei amici –

feci visita al Mare –

le Sirene, dalle sue Cantine

uscirono a vedermi –

Ma non mi mossi – finché la Marea

non venne oltre i miei umili Sandali –

e oltre il mio Grembiale – e la Cintura

e oltre il mio Corpetto –

e parve che volesse divorarmi –

tutta, come una goccia di Rugiada –

In coincidenza con l’ingresso di Maude nell’avido mare, dalla pianura dietro di loro giunse un rombo profondo, quasi in risposta.

Austin aiutò Emily ad alzarsi e Crookes aiutò Davis. Insieme, i sei si arrampicarono sul pendio fino a raggiungere la spianata graminifera.

A una certa distanza, c’era una verde Montagna a interrompere l’altopiano. Per un attimo le sue dimensioni oscurarono il fatto di possedere un familiare profilo umano.

Poi la Montagna si drizzò dalla vita in su.

Solo Walt osò parlare. – Sembra che abbiamo svegliato qualcuno.

Per un attimo la Montagna rimase seduta sulla Pianura nel suo tremendo Seggio, totale la sua vigilanza, onnipresente la sua inchiesta…

Alla fine vide gli umani.

La Montagna si alzò in piedi e cominciò a camminare.

In un attimo torreggiò sulla spedizione, gettando una gelida ombra.

La Montagna, notò Emily, era ermafrodita.

Divisa nel mezzo, la metà sinistra era Emily nuda, la metà destra Walt nudo.

Barba e seno, genitali divisi… era dunque questa la loro magnifica anima risorta, congiunta in qualche modo per l’eternità? O era piuttosto una comoda sembianza per qualcosa al di là della loro comprensione?

Emily sentiva una curiosa saggezza emanare dall’essere gigantesco. Sembrava percepire dove si trovavano, sembrava comprendere tutte le loro vite, dall’inizio all’ancora invisibile fine, un po’ come una persona potrebbe comprendere l’interezza della breve esistenza di una libellula.

E la Montagna irradiava pietà.

Poi il gigante si protese verso di loro, con una mano enorme e verde come il Common della città di Amherst.

Ci fu un rombo nelle orecchie di Emily, come quello del mare. Qualcosa le coprì il viso. Dov’era? Cosa era successo?

A tentoni cercò l’ostacolo che le impediva di respirare e riuscì a strapparlo via.

Era la maschera del gas.

Debole, Emily si alzò.

Era a bordo della Thanatopsis, e l’imbarcazione era ancora sui suoi supporti nel mezzo del prato erboso della città, la prua ancora gocciolante di champagne. In alto si stendeva benvenuto il cielo azzurro e il sole era alla normale altezza del mezzogiorno. I familiari edifici della città si ergevano rassicuranti intorno a loro. Dalla stiva venivano le grida attutite degli struzzi.

Il suono più forte era la folla venuta a vederli partire. Le urla di esultanza si stavano facendo ostili.

– Cominciate lo spettacolo!

– Quando salpate?

– Mi è sembrato di vederli tremolare un po’, ma poi sono tornati.

– Marinai d’acqua dolce, issate le vele!

– Dov’è il vento fantasma?

– Fateci vedere qualche scheletro!

– Paradiso o fallimento!

Anche i suoi compagni di viaggio erano scesi dalle cuccette. Tutti sembravano confusi e sbalorditi come lei.

– Dei morti, ho sognato – disse Walt. – Molto più che strano è stato… e ora già svanisce, svanisce, svanisce…

Crookes disse: – Anche a me sembra di ricordare un’avventura quasi al di là delle parole. È stato solo l’etere, oppure è stato…?

– Sono riuscito a stringere i miei bambini? – chiese Austin. – Qualcuno me lo dica, per favore! Non credo che potrò tornare da Sue senza sapere…

– Dov’è madame Selavy? – chiese Davis con una certa urgenza.

Allora Emily notò che in effetti la medium era scomparsa.

Davis corse alla fiancata e apostrofò la folla.

– Qualcuno ha visto una donna lasciare questa nave? Parlate, per l’amor di Dio!

– Io no.

– Se non c’è, dev’essere saltata giù dalla nave.

– Credo di averla vista andare fuoribordo.

– Già, adesso che mi ci fai pensare…

– Sì, l’ho vista tirarsi su le gonne e scappare via.

– Non è riuscita a sopportare il fallimento…

Davis tornò, massaggiandosi stancamente la fronte. – Non mi sembra possibile che Hrose sia fuggita. Ma l’alternativa… non riesco a immaginarla, ma è qualcosa di troppo orribile, anche solo da prendere in considerazione. Forse la ritroverò agli Evergreen.

Rigido, Austin disse: – Temo che non sarete più il benvenuto là, signor Davis, né lo sarà Madame. Tutta questa faccenda si è dimostrata un fiasco costoso e imbarazzante. Se sarete tanto gentile da fare i bagagli, sarò felice di pagarvi il biglietto di ritorno a Poughkeepsie.

– E anch’io andrò via – disse Crookes. – Questa infruttuosa deviazione dalla strada della scienza è durata fin troppo. Il mio laboratorio mi chiama.

– Anche Henry e io ce ne andremo – disse Walt. – Le strade di Mannahatta, percorse da milioni di piedi, ci chiamano. – Il corpulento poeta mise un braccio intorno al suo giovane compagno, che sorrise con animalesca amabilità, come se non avessero fatto altro che una passeggiata attorno all’isolato. Poi Walt si rivolse a Emily.

– Prendereste in considerazione l’idea di accompagnarci a New York, signorina Dickinson? Anche se non posso garantirvi una facile entrée nella società letteraria, potreste trovare congeniale la compagnia degli scrittori al Pfaff’s Saloon. E, con un po’ di fortuna, potrebbe anche condurvi alla pubblicazione delle vostre poesie…

Ecco l’invito per cui aveva vissuto lunghi anni, espresso dall’uomo che le aveva mostrato il massimo rispetto e ammirazione.

E allora perché la avvolgeva un’ondata di ripugnanza?

Qualcosa che era venuta a sapere, qualcosa su Walt e il giovane Sutton…

No, era scomparsa. La causa era invisibile, l’acuminata sensazione di disgusto restava.

Emily parlò freddamente. – Temo che la mia sensibilità non mi permetterebbe un facile ingresso nei circoli che voi frequentate, signor Whitman.

Walt sorrise con tristezza. – Come volete, ma femme.

Allora Emily fu sul punto di cedere. Ma la sua anima del New England, dall’impianto roccioso, non poteva sfuggire alle sue ferree cinghie.

Gli uomini calarono la passerella e i viaggiatori scesero. A metà strada, Emily scorse Vinnie che l’aspettava e agitò la mano.

Quando i suoi piedi toccarono l’erba, fu sopraffatta da un’improvvisa visione, piena, ampia, onnicomprensiva.

Vide la totalità dei suoi giorni futuri. Anni che passavano senza altra compagnia maschile che il Cavaliere e Austin. Restando sempre più nella sua stanza. Curando il giardino, curando i genitori quando la loro salute cominciò a declinare. Scrivendo lettere, scrivendo poesie. Con Vinnie che per qualche motivo restava con lei, facendosi sempre più amara e contorta. La sua morte, alla fine, il suo cadavere portato via dalla porta posteriore e attraverso i campi…

E la rinascita che aveva sognato?

Da qualche luogo sorse l’immagine di un mare verde. Era stranamente confortante.

Tristi e solitari sarebbero stati quegli anni, protraendosi lunghi e freddi, eppure non privi di una certa gelida gloria…

Quel viaggio, per quanto abortito, era stato il punto di svolta. Ora non c’era modo di tornare indietro.

Cosa sarebbe successo se avesse davvero respinto Whitman e la sua seduzione, quando per la prima volta le aveva fatto la serenata sotto la finestra? Ignorandolo totalmente invece di corrergli dietro? Questo le avrebbe reso il futuro più facile da sopportare?

No. Non avrebbe potuto comportarsi diversamente.

Ma il costo della conoscenza di se stessa le sembrava molto alto…

Per ogni istante d’estasi

dobbiamo pagare in angoscia,

una misura tagliente e trepidante

proporzionata all’estasi.

Per ogni ora diletta

acute miserie di anni –

centesimi strappati con dolore –

e Scrigni pieni di Lacrime!

FINE

Questo libro appartiene a Enrico Rabitti CLI_20110033413611 dal 13/12/2011 13.37.35