13. “C’era una piccola figura paffuta per ogni monticello”
Quando Emily si risvegliò, era così che si sentiva.
Venissero oggi
tutti i miei dolori futuri,
sono così felice che certo
correrebbero via ridendo!
Smarrita in un’arcana terra di confine fra vita e morte, senza prospettive di soccorso, avrebbe dovuto sentirsi infelice come i suoi sfortunati compagni.
Ma le attenzioni e l’abbraccio di Walt le avevano permesso di trascendere la sua condizione immediata.
Aveva infine catturato il compagno della sua anima, forgiando con lui quegli immemori legami carnali che il tempo non può mai spezzare. E quale preda! Un maschio tenero eppure rude, abbastanza profondo da corrispondere ai suoi bisogni femminili, un poeta selvaggio con le radici nella nascosta saggezza dell’universo!
Finalmente Emily sapeva come si era sentita la sua riverita Elizabeth Barrett quando aveva trovato il suo Robert. In quell’attimo si rese conto di essere sempre stata, per tutti quegli anni, segretamente gelosa del “Portoghese”.
Adesso poteva tranquillamente liberarsi di quelle emozioni giovanili.
Mentre si stiracchiava voluttuosamente nella tenda vuota, con i lunghi capelli castani scarmigliati e in disordine, Emily fu grata a Walt che aveva fatto tanto per lei. Giurò che avrebbe fatto altrettanto per lui. Qualunque cosa volesse o gli servisse, dovunque avesse vagato, qualunque cosa avesse fatto, lei sarebbe stata al suo fianco, come sostegno e ispirazione.
Grande sarò, o Piccola – o d’ogni altra misura – purché io sia come va bene a Te!
Improvvisamente non riuscì più ad aspettare per rivedere l’amato. In fretta uscì dalla tenda.
Gli altri erano seduti attorno alla lampada spenta condividendo una leggera colazione.
Walt era abbandonato sull’erba, un braccio poggiato su una coperta arrotolata, le gambe allungate. Lo sguardo era fisso su un singolo filo d’erba che teneva fra pollice e indice.
– Ah, signorina Dickinson – la chiamò Crookes – pensavamo che ve la foste svignata nell’etere, tanto avete dormito sodo! Ma vi siete svegliata al momento giusto, dato che stiamo per levare il campo. Walt, forse è il caso che diciate alla signorina Dickinson quanto avete appreso.
Allora Walt alzò gli occhi su Emily. Il suo viso non tradiva niente di quanto c’era stato fra loro quella notte, mostrando solo la sua benevola e solare imparzialità, un poco temperata dalle tensioni della loro situazione.
Che amante delicato, pensò Emily. Cerca di nascondere la nostra relazione e di risparmiarmi ogni possibile imbarazzo. In privato, dovrò dirgli che non ce n’è alcun bisogno. Griderei il mio amore dalle cime dei tetti di Amherst…
Walt gettò via il filo d’erba. – Ho parlato con Allen. Durante la “notte” ha saputo altro su cosa deve fare. Deve trovare sei suoi simili che lo accompagnino al mare. Solo come gruppo lui e gli altri saranno in grado di compiere il loro destino e passare al prossimo piano dell’esistenza.
– Ha assolutamente senso – disse Davis. – Sette è il numero mistico supremo. Sette pianeti, sette giorni, sette metalli e sette colori… Dato che le proprietà del sette sono potenti sulla Terra, devono esserlo anche nella Terra dell’Estate.
– In questo senso, allora – estrapolò Crookes – la forza stessa della nostra spedizione era incompleta e sbilanciata fino alla tardiva, fortuita inclusione della signorina Dickinson.
Madame Selavy si liberò rapidamente del suo uovo in salamoia, in modo da poter declamare: – Personalmente avrei preferito che fossimo un peu sgangherati piuttosto che portare con noi un intelletto così poco comprensivo.
Ma quella mattina neanche Madame poteva innervosire Emily, che concesse alla veggente un grazioso sorriso e si rivolse a Crookes.
– Per niente al mondo mi sarei persa questa gita, Professore.
Poi parlò Austin, cupo: – A meno che Allen e i suoi colleghi non possano aiutarci a tornare a casa, cara sorella, il mondo è proprio la posta che abbiamo perso nel baratto.
Su questa nota di allarme e senza ulteriore indugio, gli esuli raccolsero il loro armamentario e si misero in marcia, guidati stavolta dal soprannaturale, ossessivo e silenzioso Allen, con Walt alle sue spalle.
Crookes era chissà come finito a tenere le redini della cavalcatura di Emily, mentre Austin aveva preso una fila di struzzi da soma. Trovandosi un po’ separati dagli altri, il Professore iniziò una conversazione con Emily.
– Secondo me, se possiamo trarre giustificate conclusioni in base all’’esperienza, allora dovremmo essere testimoni della rinascita di una nuova anima dall’erba all’incirca ogni ventiquattr’ore. Su questo calcolo, dovrebbe volerci approssimativamente una settimana per radunare il gruppo richiesto da Allen. Credo che le provviste dureranno abbastanza, se stiamo un po’ attenti. Molto oltre quel termine, non posso nutrire speranze.
Emily fu lieta che Crookes le parlasse con tanta franchezza e intelligenza. Era davvero una brava persona. Naturalmente, però, non splendido come Walt. Cercò di rispondergli alla stessa maniera.
– Ciò che mi stupisce, Professore, è che non inciampiamo, letteralmente, su un’anima bambina a ogni passo.
– Cosa intendete?
– Riflettete. Quanti milioni e milioni di morti ci sono stati nel passato e quanti altri milioni nel futuro? Se la Terra dell’Estate ne riceve una parte qualunque con regolarità (anche se non saprei immaginare come calcolare la dislocazione temporale fra i due mondi), allora il suolo dovrebbe esplodere di redivivi ogni pochi metri. Antichi romani e greci, persiani e medi, per non parlare di abitanti del futuro come Allen.
Crookes era stato chiaramente messo in soggezione dall’analisi di Emily. Dopo aver rimuginato per un attimo, replicò: – Non trovo pecche nel vostro ragionamento, signorina Dickinson, e vedo solo due risposte possibili. Forse gran parte dei morti dell’eternità ha già compiuto la transizione verso la Terra dell’Estate. Questo significherebbe che noi siamo arrivati qui in un momento speciale e unico nella storia dell’aldilà. Come scienziato, tuttavia, tendo a considerare ogni situazione come rappresentativa, finché non venga dimostrata unica. Perciò, sono incline verso il secondo postulato.
– Che sarebbe?
– La Terra dell’Estate è di estensione praticamente infinita. I morti arrivano effettivamente in ogni momento in miriadi brulicanti, ma sparsi per miliardi e miliardi di ettari.
– Dunque aver incontrato così presto Allen è stato un puro caso? E le prospettive di incontrare anche uno solo dei compagni di cui necessita sono altrettanto scarse?
– Sembra di sì. A meno che, naturalmente…
– Cosa?
– Stiamo presupponendo che i morti si manifestino in modo casuale, un po’ come i denti di leone che spuntano nel giardino del Cavaliere. Esiste un’altra alternativa…
Emily lo anticipò. – Che sia qualche Principio Superiore a dettare dove debbano apparire. Che l’incontro con Allen fosse preordinato. E che il nostro fato sia in Mani Ignote.
Crookes aveva un’espressione disgustata. – Come detesto pensare a un anziano ebreo barbuto, grosso come il Monte Bianco, che sbircia da sopra la mia spalla e mi dà di gomito! Ma immagino che tutto è possibile.
– Solo gli eventi dimostreranno quale ipotesi sia corretta. Dopo tutto, un arcobaleno convince più di tutta la filosofia.
Crookes rise. – Signorina Dickinson, siete una donna davvero rara! Permettetemi di porre i miei servigi a vostra completa disposizione, doveste mai averne bisogno.
– Vi ringrazio, signor Crookes, ma ho già un protettore.
Crookes sorrise timidamente. – Ah, è così allora. Bene, auguro tanta fortuna a voi e al vostro amato. Potreste averne bisogno entrambi.
Prima che Emily riuscisse a decifrare appieno le sue implicazioni, risuonò un grido.
– Rinascita! – rimbombò la voce limpida di Walt.
Emily lanciò un’occhiata significativa a Crookes, che scrollò le spalle, in un finto gesto di sconfitta. Insieme, si affrettarono con gli altri a raggiungere Walt e Allen.
Quando arrivarono l’erba aveva già finito la sua trasformazione. Coagulata dall’agitazione della trama e dell’ordito della clorofilla, giaceva la figura di una ragazzina. Mentre gli spettatori guardavano, la bambina aprì gli occhi.
– Non la toccate – li ammonì Crookes. – Ricordate l’effetto contrario che il contatto fisico ha avuto su Allen…
Emily si chinò sulla bambina dal viso dolce. – Come ti chiami, cara?
– Sil… Sil… Sylvia…
– È tutto?
– Tutto quel che ricordo.
Emily avrebbe voluto abbracciare la ragazzina, ma si frenò. – Va tutto bene, cara. Guarda, ecco un tuo amico…
Allen avanzò e aiutò Sylvia ad alzarsi.
– Il mare – disse lei, non appena si toccarono.
Senza prestare la minima attenzione agli umani, la coppia di infanti nudi riprese il suo risoluto cammino verso ovest.
– È possibile – chiese Crookes – che qualcosa sia allo stesso tempo seducente e terrificante?
– Non avete mai visto – replicò Walt – una comune prostituta nella città delle orge, col suo ossario corpo d’amore?
Austin sbiancò e disse: – Signore! – Madame Selavy emise un risolino. Davis si occupò di un granello di polvere sugli occhiali. Il giovane Sutton ridacchiò.
Crookes si girò verso Emily alzando un sopracciglio, come a dire: Buona fortuna davvero, con questo pazzo come innamorato!