2. “La morte è il corteggiatore compiacente”
Nel cestino a ruote Emily distese tutti i dolci bambini morti, fila dopo fila.
Digitali, gigli martagoni, viole del pensiero, aquilegie, prime rose. Tutti i suoi amati caddero sotto le sue cesoie impietose, piangendo le loro glauche lacrime.
Non potrei decapitarvi, cari, se dubitassi della vostra Resurrezione assicurata. Ma come i bambini fanno capriole appena svegli, contenti che sia Mattino, i miei fiori da cento culle occhieggeranno e si ergeranno ancora.
Quando il cesto giunse a contenere abbastanza da nascondere ciò che era sul fondo, Emily si voltò nervosamente verso la casa del fratello.
Gli Evergreen erano stati edificati quattro anni prima, sfarzoso regalo di nozze del padre di Emily al suo unico figlio maschio (calcolato, pensava spesso Emily, per colpire la città di Amherst con la statura sociale di Edward Dickinson, oltre che per alloggiare gli sposi novelli). L’imponente casa bianca in stile italiano, con la sua quadrata torretta d’angolo, si trovava a poche centinaia di metri, separata dalla casa ancestrale dei Dickinson da un piccolo boschetto di betulle, querce e pini e unita da un sentiero ben battuto “largo appena per due amanti appaiati”, come lo descrisse Emily alla sua buona amica Sue Gilbert quando la medesima ebbe ottenuto il sacrale status di Signora Austin Dickinson.
Ma in quel momento (come in tanti, tanti altri), per quanto riguardava la capacità di Emily di raggiungerla, la casa poteva essere situata dall’altra parte del globo, nel mezzo delle lande desolate ritratte nell’incisione Notte Artica appesa nel salotto della Homestead.
Emily non sapeva quale tara o afflizione la vincolasse con tanta forza ai confini della Homestead, a volte vietandole addirittura di lasciare la reclusione della sua stanza. Il volto di quel crudele Maestro era sempre in un’Ombra impenetrabile, per quanto lei si sforzasse di vederlo; però la Sua mano era sempre più che reale, e le stringeva il cuore con la paura e il disgusto per se stessa, se cercava di opporsi ai suoi fluttuanti dettami.
Ma non era sempre stato così, tutt’altro. Solo cinque anni prima si era recata a Washington e a Philadelphia, esultando per la libertà del viaggio. (Particolarmente stimolante era stato il primo incontro con un vecchio amico di famiglia, il Reverendo Charles Wadsworth, e le numerose conversazioni di arte e letteratura continuavano ancora adesso, per corrispondenza.)
Ma via via che Emily diventava adulta, suo Padre, la presenza dominante della casa, si era fatto meno flessibile, più esigente e più severo. (Lo spasimo religioso che dieci anni prima, durante il quale aveva intimidito tutti, tranne Emily, perché entrassero nella Prima Chiesa di Cristo, aveva accentuato il calvinismo che si portava dentro.) Il ferreo dominio esercitato dal Cavaliere sulla moglie invalida, silenziosa e insignificante, e sulle due figlie, era decisamente draconiano e circoscriveva tutte le azioni di Emily.
Eppure, Emily sapeva di non poter incolpare totalmente il Padre per la sua clausura. Dopo tutto Vinnie non esibiva un’analoga paura della società, e anche lei era insofferente delle strette redini del Cavaliere. No, c’era qualche difetto congenito nella personalità di Emily che rendeva gran parte delle volte intrinsecamente impossibile la prospettiva di avventurarsi fra gli altri, affrontando i loro volti nudi e le loro necessità, nonostante provasse un disperato e paradossale bisogno di compagnia…
D’altra parte adesso eccola lì, all’aperto, nel tardo pomeriggio di quella giornata iniziata in modo tanto strano. (L’eccezionalmente irsuto signor Whitman si era vestito e se ne era andato prima che Emily potesse trovare un pretesto per parlargli, dopo aver liquidato con tanta impertinenza la sua oratoria. Ora pregava che quella frettolosa impudenza non precludesse ulteriori comunicazioni fra loro…)
Raccogliendo le forze per attraversare quelle misere venti pertiche ed entrare in una casa piena di sconosciuti, con l’audace piano di avvicinarsi a uno in particolare, con il segreto nascosto sotto i suoi fiori, Emily ricordò a se stessa: Se il tuo Nervo ti rinnega, oltrepassa il tuo Nervo.
Protesa in avanti, dandosi sicurezza con la pura forza di volontà, si alzò in punta di piedi, in un anelito verso gli Evergreen. Una sensazione simile a un bagno caldo le solleticava le membra. Le sue viscere erano dissolte. Era avvenuta la stessa cosa tre anni prima, quel dicembre in cui il Saggio di Concord, il signor Emerson, aveva fatto visita agli Evergreen e lei aveva anelato di andare da lui, da quel nobile personaggio uscito da un sogno, ma invece, oppressa da un certo angolo di luce invernale, aveva esitato e si era tirata indietro.
Emily si sentiva in bilico sull’orlo di un alto precipizio, priva della volontà di lanciarsi all’indietro verso la salvezza o di avanzare verso il pericolo, senza alcuna Spinta di Motivazione.
E poi questa arrivò.
Dalla primitiva vegetazione che fiancheggiava il sentiero spuntò l’enorme testa nuda di uno strano uccello.
A un’altezza di due metri buoni da terra, al termine di un lungo collo flessibile, la testa del sapiente volatile esaminò Emily per un istante senza tempo, con una strana curiosità negli occhi sgranati. Poi, emettendo un sommesso richiamo interrogativo, l’uccello ritrasse la testa fra i cespugli, e subito dopo si udì il suono della sua ritirata in direzione degli Evergreen.
Il più trionfale Uccello che mai vidi o conobbi, su un ramo oggi planò…
Emily si mise sulle tracce dell’apparizione.
A metà del sentiero, senza essere ancora riuscita a rivedere il veloce, misterioso uccello, Emily si sentì sommersa da un senso di irrealtà. Era davvero possibile che facesse una cosa simile? Se suo Padre non fosse stato a Boston a parlare con i politicanti del Constitutional Union Party, che lo volevano candidare alla carica di Vice Governatore, dubitava che avrebbe mai trovato il coraggio per un’avventura tanto sfrenata.
Infine Emily emerse dal boschetto, entrando nel giardino del fratello.
Ed ecco il magnifico uccello!
All’aperto, riconobbe la creatura per quel che era: uno struzzo… forse proveniente dalla favolosa Ophir, ma comunque comicamente somigliante a un piumino per la polvere con i trampoli. Tutt’altro che un messaggero soprannaturale, ma nondimeno una strana visione nella placida, pedestre Amherst.
In quel momento un giovane attraente, informalmente vestito e all’incirca dell’età di Emily, comparve da dietro la casa. Vedendo l’uccello, lo apostrofò così: – Norma, furfante, torna subito qui, o stasera niente cena!
Con innaturale alacrità, l’uccello dalle grosse zampe si affrettò a obbedire al giovane, trottando verso di lui con il moto a zig zag tipico della sua specie. Presto, lo struzzo e l’uomo scomparvero dietro la casa.
Simultaneamente, la porta degli Evergreen si aprì, incorniciando la sagoma del fratello di Emily. Con quella capigliatura dello stesso rosso di Emily e le stravaganti basette, non le era mai apparso più familiare e rassicurante, anche se l’insolita espressione turbata e distratta del suo viso lo era molto meno.
Mentre cercava la fonte del tumulto, lo sguardo di Austin cadde sulla sorella. Cercò di atteggiare i lineamenti in una forzata parvenza di ospitalità.
– Oh, Emily, che gradita sorpresa! Prego, entra.
Adesso che si ritrovava pienamente impegnata nella visita, per quanto sembrasse poco benvenuta, Emily trovò dentro di sé la capacità di dare un po’ di saldezza alle sue membra. Con passi fermi attraversò il prato ed entrò nella casa del fratello.
Una volta dentro, Austin cercò di alleggerirla del cestino.
– Sue apprezzerà questi fiori, sorella. Da quando siamo tornati da Boston si è sentita piuttosto giù. – Un’espressione di dolorosa gravità attraversò i lineamenti di Austin. – E anch’io, a dire la verità.
Emily oppose resistenza al gesto del fratello. – No, per favore, lasciameli tenere ancora un po’. Mi confortano. – Non era ancora pronta a mostrare cosa si trovava sotto i fiori, non a una persona qualsiasi. – Ma cos’è che ti addolora tanto? Ha forse a che fare con gli ospiti di cui mi ha detto Vinnie?
Austin chiuse gli occhi e si massaggiò stancamente la fronte. – Sì, in maniera indiretta. Mi sono imbattuto in loro per caso, tramite i miei rapporti con il College. Ma loro e la loro missione rispondono a un mio bisogno, un bisogno che è andato crescendo in quest’ultimo anno.
– Le tue parole mi confondono, Austin. Di quale bisogno parli, di cui non so niente? Da quando ci sono segreti tra noi, caro fratello? Avanti, dimmi cosa ti turba.
Austin riaprì gli occhi e fissò la sorella con uno sguardo tormentato. – Vuoi sentire tutto, allora? Molto bene, così sia. Finora ho cercato di risparmiartelo, ma ora non rifiuterò la tua offerta diretta di un orecchio comprensivo. Ma la mia storia ha bisogno di riservatezza. Andiamo nel mio studio.
Con un certo sgomento, Emily seguì Austin nella stanza in cui gli scaffali erano occupati dai libri giuridici della sua professione. Una volta seduti, Austin avvicinò la sedia, tese le mani per afferrare quelle di Emily (le palme sudate di un uomo in preda alla febbre, pensò lei) e cominciò a raccontare.
– I miei problemi, sorella, riguardano i rapporti fra me e Sue. No, ti prego, fammi parlare con franchezza, prima di dire qualcosa in suo favore. So che sei sempre stata dalla sua parte, Emily. Infatti, a volte penso che non ci saremmo mai sposati se non fosse stato per le tue insistenze. Ma ormai non ha più importanza. Siamo sposati e sposati dobbiamo restare. Ma devi sapere che la vita coniugale mi ha rivelato certi lati del carattere di Sue che forse non erano ancora del tutto sviluppati quando tu e lei eravate amichette di gioventù.
«Sue è diventata una donna molto ambiziosa. Desidera essere la padrona di casa più in vista di tutta Amherst. Non una sfera molto vasta, potresti dire, e avresti ragione. Ma le ambizioni di Sue non si fermano qui, temo. Ha sogni più grandiosi, da mettere in scena su un palcoscenico più ampio…. un palcoscenico che spetta a me fornirle, in un modo o nell’altro.
«Ora, tu mi conosci, Emily, almeno quanto mi conosco io stesso. Non ho le motivazioni di Papà. Non ho desiderio di avventurarmi al di là del piacevole ambito di Amherst, come ha fatto lui, per rappresentare lo Stato a Washington o in luoghi più esotici. Io sono fondamentalmente un sognatore, con una natura altrettanto poetica della tua. Il favoleggiato sangue impetuoso di Nonno Samuel si è ridotto a uno sgocciolio nelle mie vene. Niente sarebbe più adatto a me che una semplice esistenza familiare, da condurre qui per il resto dei miei giorni mortali. Ma la vita familiare, vedi, è proprio quello a cui Sue si oppone con tutte le forze. Sente che i figli sarebbero un peso nella sua scalata sociale.»
Emily rifletté a lungo e a fondo prima di azzardare un commento. – Mi ero chiesta perché questi quattro anni non mi avessero portato un nipotino o una nipotina. E anche Papà si interroga sul perché non sia ancora comparso un erede. Ma non avrei mai immaginato che si trattasse della riluttanza di Sue a consumare la vostra unione.
Austin rise senza allegria. – “Riluttanza a consumare”! È molto peggio di così, cara sorella! L’unione è stata consumata più di una volta, come esito di certi ingovernabili impulsi sgorgati dalla più bassa natura di entrambi. E un anno e mezzo fa giunse il risultato naturale: Sue si ritrovò in attesa di un figlio.
Emily balbettò: – Ma io non ho mai… L’ha perso?
– Peggio, molto peggio! L’ha ucciso!
Fu come se tutti i Cieli fossero una Campana sola, ed Emily solo un Orecchio. Quando tornò in sé, lottò per pronunciare la parola fatale, ma Austin, misericordiosamente, la prevenne.
– Sì, nel ’59 è andata a Boston per un… un aborto! E quest’ultimo viaggio è stato per un altro!
Con quella rivelazione, Austin scoppiò in singhiozzi devastanti.
Emily lo cullò tra le braccia, mentre il profondo dolore del fratello lavava via le sue piccole angosce, finché lui non ebbe più lacrime. Quando rialzò il viso, vi era marchiato un dolore inesprimibile.
– Il pensiero di quella prima morte ha continuato a crescere dentro di me, Emily, come un tarlo. Quando sono venuto a sapere della seconda… anche se Sue mi aveva pregato per accompagnarmi in città nel mio ultimo viaggio, non avrei mai immaginato la sua intenzione di ripetere quell’atto malvagio e lei me l’ha comunicato solo dopo il ritorno… e la notizia mi ha quasi distrutto. Non me la sento di dare tutta la colpa a Sue. Non solo soffre terribili tormenti per ciò che ha fatto, ma agisce in accordo con le sue idee su ciò che è meglio per la nostra vita, per quanto orribili possano essere i suoi crimini. No, mi ritengo colpevole quanto lei, proprio come se fossero state le mie mani a reggere gli insanguinati strumenti dell’infanticidio. È per questo, vedi, che ho avvicinato quegli estranei. Fra loro c’è uno Spiritualista…
Come se in quel momento una Nuvola si fosse squarciata per lasciar passare il Fuoco, come un fulmine d’estate Emily capì cosa intendeva il fratello. Con un certo disprezzo disse: – Tu vuoi parlare con le anime dei tuoi figli non nati, allora, per cercare un mezzo per assolverti, con il tramite di questo mistico personaggio…
Austin guardò la sorella con occhi accesi, spiritati.
– Parlare con loro! Se fosse così semplice! No, cara sorella, noi andremo a trovarli!