Il Sud puzza. Puzza da morire di cancro, di leucemia, di polmoni, di malattie genetiche. Puzza un po’ ovunque: nella Piana del Volturno, a Taranto, a Gela, a Priolo e Augusta, a Brindisi e in Val d’Agri. Puzza di monnezza accatastata da decenni, di scarti dell’industria petrolifera e di quella della produzione di cemento, di residui gassosi e no della chimica di trasformazione, di fumi di altiforni per fare l’acciaio e di rifiuti tossici interrati o bruciati illegalmente. Con quella puzza si campa male e si muore troppo. E per imporne la sopportazione, potentati economici del Nord e lo Stato, di fatto, si alleano con la mafia; soffocano le proteste dei cittadini a manganellate, denunce, querele (e la camorra uccide don Peppe Diana); si trasferisce pure qualche funzionario troppo zelante o se ne blocca la carriera. È così da decenni. Ma ora c’è chi ha deciso di non sopportarlo; sono tanti e diventano sempre di più. Se gli chiedi: «E voi dov’eravate, mentre vi facevano questo, dormivate?», ti senti rispondere: «È stata la puzza a svegliarci».

Non è vero: scambiano gli effetti con la causa. Ho vissuto anni avendo come dirimpettaio lo stabilimento siderurgico di Taranto: era dall’altra parte della strada. Alla puzza ci si abitua; dopo un po’, non ci fai più caso: come non ci fosse.

No, non si sono svegliati perché hanno sentito la puzza, ma si sono accorti della puzza, perché si sono svegliati; per questo non la sopportano più. Scoprire di aver accettato di conviverci così a lungo ha suscitato vergogna. È un sentimento forte: se non ti distrugge, ti eleva. Chi si vergogna, o si nasconde, perché accetta l’idea di insufficienza che genera quel sentimento; o si riscatta, perché dimostra che quell’insufficienza non è vera. A capolinea della strada che comincia con la vergogna, c’è il suo contrario: l’orgoglio. E posso dirvi che c’è tanta gente in marcia, su quella via, a Sud: cominciano da soli, ma strada facendo, si uniscono, diventano comunità, fanno cose importanti, non accettano più di essere “meno”: sono nuclei di società che cambia, recuperano un nuovo ordine, intrappolato fra il vecchio e il caos; e chiedono rispetto, equità. Anzi, lo pretendono.

Lo ripeto per chi non volesse capirlo: si sono svegliati, hanno sentito la puzza. Anche quella che si presenta in doppio petto, con la fascia tricolore.