L’uomo e il fuoco

Il mio nome è Dorothy. Sono una ragazzina di 14 anni, o meglio, più che ragazzina dovrei dire giovane donna, perché nella nostra epoca a 14 anni eri già praticamente un adulto. In realtà non sono precisamente quel che ora intendete per umano, infatti sto a metà tra la scimmia e la donna. Sono vissuta un milione e mezzo di anni fa, in un periodo storico che si chiama Pleistocene, nell’Africa orientale. Comunque erano già passati 3 milioni e mezzo di anni da quando alcune scimmie avevano cominciato a diventare umane e di strada ne era stata fatta un bel po’. Certo, niente a che vedere con ciò che sarebbe accaduto nel milione e mezzo di anni successivi, ma sapete bene che la crescita umana è esponenziale e tutto quel tempo è stato molto utile a voi che oggi siete qui a leggere la mia storia.

Se quelle scimmie non fossero scese dagli alberi, se non si fossero erette, se non avessero costruito strumenti per difendersi e cacciare, se non si fossero mosse, in centinaia di secoli, verso tutti gli angoli del pianeta, ma soprattutto se non avessero inventato il fuoco, ebbene oggi non avreste con voi lo smartphone che vi consente di comunicare con tutto il mondo e di imparare ciò che non conoscete in pochi secondi. Il fatto è che ci sono voluti 5 milioni di anni per arrivare a questo, be’... neanche tanto, tenendo conto di dove siete arrivati. E dicono che il bello debba ancora venire.

Oggi per voi è difficile immaginare come sarà l’uomo, non dico tra un milione e mezzo di anni, ma anche solo tra cento. Ognuno è contento di essere nato nella propria epoca perché la giudica la più moderna. Ma non sempre l’umanità è cresciuta con la stessa progressione. I momenti più belli sono stati (e saranno) quelli delle grandi invenzioni, le invenzioni destinate a cambiare il corso dell’umanità.

Io dunque debbo ritenermi molto fortunata di essere nata un milione e mezzo di anni fa, proprio in quel posto dell’Africa centro-orientale, la Great Rift Valley, ma soprattutto in quella famiglia. Sì, perché fu mio padre Philip a inventare il fuoco. Il fuoco: la più importante invenzione nella storia dell’umanità, senza dubbio. Ora qualcuno può affermare che già altri uomini scimmia avevano inventato il fuoco, magari prendendolo da un albero colpito da un fulmine, può anche essere vero. Tuttavia, fidatevi, il primo a scoprire come ci si poteva appropriare del fuoco, come conservarlo e in particolare a rendersi conto delle sue potenzialità fu mio padre, molti anni prima dell’albero fulminato, e andò a prenderlo dove il fuoco viveva in modo stabile, nel vulcano. Per raccontarvi come è nato il fuoco parto con un battibecco – lo ricordo benissimo – che avvenne tra mio padre Philip e mia madre Lucy.

Sapete, la storia dell’umanità è fatta da innovatori e conservatori. Il confronto tra queste due categorie di individui ha segnato la storia della evoluzione, accelerandola quando gli innovatori avevano la meglio e frenandola nei tempi in cui a prevalere erano i conservatori. Sentite cosa disse mia mamma Lucy, nota conservatrice, a suo marito, quando questo entrò nella nostra caverna portando con sé il fuoco.

LUCY: “Philip, tu sei pazzo. Cos’è sta storia del fuoco?! Ci ho messo una vita a rendere abitabile la nostra caverna. Mi sono spezzata la schiena, insieme alle mie sorelle e alle nostre figlie, a spostare massi, a pulire, a preparare i nostri giacigli. Mentre tu te ne andavi allegramente a cacciare con tutti gli altri maschi della nostra orda. Già ti ho perdonato ’sta storia di cacciare e mangiare animali che, secondo me, non è naturale. Abbiamo frutta, verdura e cereali che crescono spontanei e sono buonissimi. È vero, ce n’è sempre meno, ma basta che vi spostiate un po’ nella valle a nord delle pendici del vulcano per trovarne in quantità. E mi tocca passare ore a masticare la carne per renderla mangiabile dai nostri piccoli. Mi hai convinta che mangiando carne diventano più forti e intelligenti, ancora oggi mi domando se ho fatto bene a crederti. Ho sopportato tutte ’ste nuove invenzioni con cui ti presenti ogni giorno. Sei inguaribile, Philip. Non ci lasci mai tranquilli. Ma ora hai passato il segno. Questa del fuoco non te la perdono. Ci stai affumicando la casa, non possiamo avvicinarci perché ci morde. Il vulcano è pericoloso, abbiamo scelto di viverci vicino perché la temperatura è più mite e la terra più fertile ma, Philip, non puoi portarci un vulcano in casa”.

PHILIP: “Lucy, ti prego. Questa non è un’invenzione come le altre. Il fuoco ci cambierà la vita. Tu stai sempre in casa e quindi non hai potuto vedere che i leoni e le tigri scappano quando vedono le fiamme. Ti spaventi a morte quando un animale feroce cerca di entrare nella caverna e vai a nasconderti. Tocca a noi affrontarlo. Forse ti sei dimenticata quanti figli, sorelle e fratelli abbiamo perso a causa di questi maledetti animali? Loro sono ancora più spaventati di noi dal fuoco. Fidati, Lucy, il fuoco risolverà il nostro problema principale. E poi vedo già un sacco di altre funzioni, per esempio…”.

LUCY: “Forse terrà lontano i leoni, ma sarà lui stesso a morderci. Sai che bel risultato! Il fuoco deve stare là dove nasce, nel vulcano. Non è naturale portarlo in casa”.

PHILIP: “E chi decide cosa è naturale o innaturale, tu? Perché non continui ad aprire le noci di cocco scagliandole contro i massi? Quando ti ho mostrato le prime selci lavorate mi hai dato del matto. Ora le usi tutti i giorni, pensa a quanta fatica ti hanno risparmiato”.

LUCY: “Ma che c’entra! Se sbaglio a usare una selce sbozzata mi faccio male da sola. Questa è una cosa diversa, questa non la controlli, si muove da sé. Ci stiamo bruciando i piedi, i giacigli potrebbero prendere fuoco. Devo continuamente fare attenzione che i bambini non si avvicinino. E poi non lo sai controllare neppure tu ’sto maledetto vulcano che ci hai portato in casa. Guarda quanto è vorace, si mangia i rami di un albero in pochi minuti. Sei sempre lì che ci butti legna, prima o poi mangerà anche te. E se ti scappa, che succede? Brucerà foreste intere, compresi gli alberi che ci danno di che mangiare”.

PHILIP (timidamente): “Ehm... in effetti è già successo”.

LUCY: “Lo vedi? Ti scongiuro, Philip, smettila. Ci porterai tutti alla rovina. Spegni il fuoco, fallo subito”.

PHILIP: “Ma non ci penso proprio! È già accaduto in passato che tu mi abbia fatto rinunciare a invenzioni che giudicavo importanti. Alcune, lo ammetto, erano eccentriche, esagerate. Ma questa no. Questa del fuoco è la cosa più grande che abbia mai creato. Mi rendo conto che può avere alcune controindicazioni. Ma appena riuscirò a domarlo, i benefici saranno di gran lunga superiori alle difficoltà. Intanto ho capito che smettendo di alimentarlo si spegne da sé, poi forse ho anche trovato un metodo per spegnerlo velocemente. Ma finché non ti avrò convinta che il fuoco è troppo importante per il nostro futuro non te lo dico”.

LUCY: “Non ci riuscirai mai, Philip. Questa roba mi terrorizza. Senti come ruggisce. Quando c’è vento si spande nell’aria e ci addenta la pelle. Se davvero sai come si fa, soffoca questo mostro. Fallo, prima che sia troppo tardi. E io stupida che non mi ero resa conto che stavi giocando con la nostra vita. Chissà da quant’è che scherzi col fuoco”.

PHILIP: “Ho cominciato qualche mese fa a fare esperimenti all’esterno. Tu mi dai dell’incosciente, io invece volevo essere sicuro di poterlo domare almeno un po’ prima di portartelo in casa. Ti prego di credermi, Lucy, il fuoco ha potenzialità incredibili. Ci puoi fare un sacco di cose. Gli animali pericolosi non si avvicinano più e fa anche da riscaldamento centralizzato, che è già un gran bel passo avanti. Ho appena incominciato a intravedere altre applicazioni. Prendi il fumo: soffoca le mosche e tiene lontano le zanzare. Poi, tu che ti lamenti di tutto il tempo che perdi a masticare la carne cruda, non hai idea di quanto diventi tenera cotta sul fuoco. Magari un po’ meno gustosa, ma infinitamente più facile da masticare, più digeribile e di sicuro molto più sana perché muoiono i batteri che ci provocano le malattie. Vivremo più a lungo grazie al fuoco. Infine, vuoi mettere avere la luce di sera! Immagina: stiamo tutti intorno al fuoco dopo aver mangiato e, mentre continuiamo ad alimentarlo, i bimbi giocano e noi riusciamo a vederli, i grandi parlano, il linguaggio migliora, ci scambiamo idee e nascono nuove invenzioni. Lucy, il fuoco è la svolta verso una vita migliore. Certo, son d’accordo con te sul fatto che sia complicato da addomesticare. È insidioso, difficile da trasportare, poi è vorace, mangia come un elefante. Può diventare dispettoso e morderti di brutto se non stai attento. Ma i lati negativi sono niente rispetto alle potenzialità. Ecco, Lucy, sto parlando di MIGLIORARE! È proprio questa la differenza tra noi due. Io voglio migliorare e penso che i miei tentativi possano portare beneficio anche al prossimo, tu vuoi restare come sei. Non te ne frega niente di migliorare. Liberissima di farlo, non ti rimprovero né ti sprono, ma non rovinare la vita a chi si sbatte”.

Quest’ultima frase forse toccò un po’ la coscienza di Lucy, che per un attimo parve turbata.

LUCY: “Ma come hai fatto a portarlo qui? O è un segreto?”.

Ognuno ragiona con il proprio metro, pensò Philip, chi non inventa, se mai inventasse una cosa, terrebbe il segreto per sé. E così l’umanità smetterebbe di evolversi.

PHILIP: “Nessun segreto. Sono andato a prenderlo qui vicino, sul vulcano, lo sai. Avevo notato che quando la lava scende più a valle e tocca un albero, quell’albero prende fuoco. E poi passa di albero in albero. Gli animali scappano atterriti. Mi son detto che se fossi riuscito a portare quel fuoco nella nostra caverna avremmo risolto la più grande delle nostre calamità: avremmo dormito tranquilli. Dovevo solo impossessarmi di uno di quei rami infuocati. Mi ci sono voluti mesi. I rami si spegnevano. Dovevo passare il fuoco da un ramo all’altro, a mano a mano che tornavo verso la nostra caverna. Non ti dico gli errori e quante volte sono stato costretto a ricominciare. Tutto ’sto trambusto mi è servito per capire alcune cose importanti. Per esempio che non tutto il legno è uguale per il fuoco, c’è quello che brucia meglio e c’è quello che fa fatica, poi che troppo vento lo fa spegnere, mentre il vento giusto lo fa crescere. Durante il cammino mi sono fermato per alcune tappe e ho compiuto molti esperimenti. Ho capito un sacco di cose sul fuoco. Fidati, Lucy, fidati di tuo marito, da oggi avrai una vita migliore grazie al fuoco”.

Tra tutte le argomentazioni di mio padre ciò che colpì maggiormente mia mamma Lucy, potete immaginarlo, fu quella della carne che, cotta al fuoco, diventava facilmente masticabile. Tutto quel tempo passato a schiacciare con i denti la carne cruda prima di darla ai miei fratellini piccoli! Pur ancora riluttante, acconsentì di accostare un pezzo di carne al fuoco. Guardò incuriosita papà, che ogni tanto la girava per cercare una cottura uniforme. Poi la assaggiò, non certo senza essersi lamentata che le bruciava la bocca. Neofoba e conservatrice, mia madre era però una donna intelligente e bastò quell’esperimento a farla ricredere. Nei mesi e anni successivi il fuoco assunse un’importanza sempre maggiore all’interno della nostra vita domestica. Furono molte le nuove applicazioni che scoprimmo. Ma, tra tutte, l’orgoglio femminile mi induce a rivelarvene una. Per la verità non si tratta di un’applicazione, diciamo che siamo di fronte a un vero e proprio cambio di marcia nel rapporto tra i generi. A volte succedeva che il fuoco si spegnesse perché uno dei maschi addetti ad alimentarlo si dimenticava di aggiungere legna. Era una disgrazia, perché ci toccava tornare sul vulcano a prenderlo, tra gli improperi di mio padre. Ma un giorno Philips disse: “E se lo affidassimo alle donne?”. Da quel momento non si è più spento. Non so se mio padre aveva già capito che la donna è l’unico tra i due generi che sa fare bene più cose in contemporanea. Fatto sta che, grazie al fuoco, da quel giorno le donne ebbero un peso e una considerazione maggiori all’interno degli equilibri familiari.

Ecco, non esisteva un modo più semplice e diretto per spiegarvi come è nato il fuoco. Ma non ho finito. Vorrei confidarvi ciò che accadde non appena riuscimmo a mettere abbastanza a punto la tecnica per controllare e conservare il fuoco. Lo faccio perché immagino che vi possiate trovare in situazioni simili ogni qual volta avrete a che fare con invenzioni di tale portata. Mi spiacerebbe se vi accadesse ciò che è capitato alla nostra famiglia.

MARTIN (fratello maggiore di Dorothy): “Papà, scusa, non ho potuto fare a meno di osservarti mentre parlavi con Samuel, il capo dell’orda che vive nella caverna sul lato sud del vulcano. Ti ho visto gesticolare indicando il vulcano, impugnavi dei rami e gli mostravi come tenerli con il braccio teso. Non gli avrai mica insegnato come si porta a casa il fuoco?!”.

PHILIP (imbarazzato): “Be’, non del tutto, Martin. Lui mi ha chiesto che ci faceva il fuoco nella nostra caverna e come avevo fatto a portarcelo. Qualcosa gli ho detto, che male c’è? Poi tu mi hai chiamato e…”.

MARTIN: “Papà, ma sei diventato matto? Vuoi mica regalare la nostra invenzione al mondo intero?”.

PHILIP: “Intanto chiariamo che sono io quello che ha inventato il fuoco. E poi, ora che ci siamo resi conto di quanto sia utile, non capisco perché non possiamo offrire la stessa opportunità alle altre orde. Abbiamo faticato tanto a mettere a punto le tecniche per addomesticarlo e renderlo uno strumento fondamentale per migliorarci la vita. Dunque potremo condividere con i nostri simili il modo di evitare numerosi rischi e come interagire da subito con il fuoco per ricavarne il meglio. Loro ancora non sanno che ci si può…”.

MARTIN: “Ecco, appunto, non lo sanno. Ed è meglio che per un po’ non lo sappiano. Ma, papà, ti rendi conto del vantaggio enorme che abbiamo acquisito rispetto alle altre famiglie? Hai ragione: abbiamo fatto una fatica bestiale a domare il fuoco, a imparare a tenerlo vivo, a riconoscere la differenza di resa tra i vari legni, a trovare i tempi giusti per cucinare carne e verdure senza cuocerci a nostra volta. Ora siamo l’orda più potente del territorio. Conserviamo questo vantaggio, poi al limite, tra un po’, potremo venderla, la nostra invenzione”.

PHILIP: “Venderla? Cosa vuoi dire?”.

MARTIN: “Sì, venderla. Potremmo insegnare come si estrae il fuoco dal vulcano e come si conserva in casa in cambio di prodotti e servizi di vario genere. Per esempio selvaggina, frutta, verdura. Oppure i nostri clienti potrebbero venire a pulirci la caverna periodicamente. Grazie alla nostra invenzione diventeremmo sempre più ricchi, più potenti. Meglio ancora: riveleremmo le nostre conoscenze un po’ per volta, gradatamente. E ogni volta potremmo chiedere nuovi pagamenti. Non dovremmo più perdere tempo a cercare frutti, a cacciare. Potremmo continuare con i nostri esperimenti, inventare molte altre funzioni del fuoco così da piazzarle a prezzi sempre più alti. È il futuro, papà, si chiama Mercato. Tutti correranno da noi per saperne di più e tu, che lo hai inventato, diventerai il capo dei capi”.

PHILIP: “Ma quale capo dei capi! Tu ti sei montato la testa. Sarò io a decidere che farne. Non me ne frega niente di diventare il capo dei capi. Ciò che intendo fare è donare questa mia invenzione a tutti coloro che la vorranno. Preferisco l’armonia, il rispetto e la gratitudine alla ricchezza e alla potenza, come le chiami tu. Posso immaginare che prima o poi nascerà quello che tu chiami Mercato, lo sai bene quanto sono attento al futuro. Ho ben presente che verrà il tempo in cui molte cose saranno comprate e vendute tra la gente. E chi sarà più bravo a vendere diventerà ricco e potente. Tuttavia penso che certe cose non debbano essere vendute. Certe cose sono servizi essenziali e debbono diventare patrimonio di tutti, senza distinzione alcuna. Il fuoco è troppo importante per essere venduto. Il fatto di esserne privi creerebbe una grave discriminazione sociale. La tua avida idea potrebbe portare a disordini, a guerre. Non voglio essere ricordato come colui che è diventato ricco grazie al fuoco, ma per quello che lo ha inventato e poi perfezionato… e poi donato. Sì, Martin, hai capito bene, donato all’umanità intera. Dovresti essere fiero di ciò, di far parte di una famiglia che passerà alla storia per…”.

MARTIN: “Non mi interessa passare alla storia. Voglio stare bene in questa vita”.

Martin girò le spalle a papà e se ne andò rosso di furore. Il suo sguardo bellicoso non prefigurava niente di buono. Mio padre restò a guardarlo mentre si allontanava, scuotendo la testa, sconsolato.

La settimana successiva i maschi della nostra famiglia partirono per una battuta di caccia nella valle a ovest del vulcano. L’obiettivo era sperimentare un nuovo modello di lancia che papà Philip aveva perfezionato utilizzando il fuoco per renderle la punta più aguzza e penetrante. Ci fu un incidente, almeno così i fratelli ci hanno raccontato. Una di queste nuove lance, scagliata da Martin per abbattere un grosso cinghiale, colpì al cuore nostro padre che inopportunamente (così ci dissero non senza evidenti contraddizioni) si trovava lungo la traiettoria.

Fatto sta che il nostro grande padre, Philip, il più grande innovatore del Pleistocene, quel giorno morì. L’indomani Martin e gli altri miei fratelli cominciarono a promuovere la vendita del fuoco con le altre orde. Sulle prime il giochetto funzionò, procurando un benessere spropositato alla nostra famiglia. In seguito qualcuno cominciò a ribellarsi. Ci furono grossi disordini che in breve tempo dilagarono in una vera e propria guerra. La Guerra del Fuoco. Occorsero anni, anni terribili di violenza, per tornare alla pace. E alla fine, come al solito, ebbe ragione mio padre Philip. Il fuoco era un servizio essenziale, non poteva diventare oggetto di commercio. Anche Martin, controvoglia, dopo molte ferite, dopo aver perso diversi fratelli in battaglia, se ne dovette fare una ragione.

Oggi, grazie al fuoco, potete muovervi rapidamente nel mondo con macchine straordinarie, vivete al caldo anche d’inverno e potete lavarvi ogni giorno senza congelarvi. Dobbiamo anche riconoscere che l’applicazione del fuoco nelle guerre ha moltiplicato le vittime in misura esponenziale. Ma gli effetti negativi del fuoco sono a carico dell’uomo, che a volte ne fa un uso scellerato.

Se esiste un campo in cui il fuoco ha sempre recitato la parte del protagonista virtuoso è la cucina. Stiamo parlando del gesto più importante che compiono gli esseri umani: mangiare. Dall’invenzione del fuoco in poi l’alimentazione umana ha fatto passi da gigante: i cibi sono più digeribili, più sani. Ciò ha inciso in modo determinante sulla durata della vita media. Pensate che ai miei tempi, se tutto andava bene, si arrivava ai quarant’anni, oggi la vostra aspettativa di vita è il doppio.

Dal giorno in cui mio padre Philip ha inventato il fuoco è cominciata una storia bellissima che dura ormai da un milione e mezzo di anni. Dal fuoco rubato al vulcano si è passati alla capacità di crearlo in loco con strumenti sempre più raffinati. Dopo i primi focolari sporadici e raffazzonati si è arrivati a ideare un luogo fisso della casa per il fuoco, poi i camini, poi le cucine a legna.

Soltanto settant’anni fa sono arrivati i primi fornelli a gas che, trasformatisi in poco tempo in strumenti di cottura a fuoco sempre più precisi e performanti, hanno migliorato di gran lunga l’arte della cottura, riducendo drasticamente i tempi e le fatiche. Negli ultimi quarant’anni l’uomo ha ideato una tecnologia che riproduce gli effetti del fuoco in cucina senza la necessità di una fiamma. Forni di ogni genere e piastre a induzione oggi sostituiscono il fuoco, replicandone gli effetti positivi ma con maggior precisione e minor pericolo. Anche queste sono invenzioni che derivano da quella straordinaria ed epocale che compì mio padre Philip, il fuoco.

Tuttavia, dopo un milione e mezzo di anni, sembra che lo abbiate abolito. Nei ristoranti, nelle case, non esiste più il fuoco libero. Ebbene, non ne sentite la nostalgia? Non vi piacerebbe tornare in una di quelle osterie che avevano al centro un grande braciere e le griglie? Non vorreste avere in casa un bel camino acceso che crepita e una cucina a legna su cui cuocere lentamente una minestra?

E non datemi della mamma Lucy. È giusto tenere lo sguardo ben dritto in avanti, rivolto al futuro, ma a volte serve volgere la testa all’indietro. Aiuta a trovare meglio la strada verso il futuro.

Ricordiamoci il futuro: Sette storie e un riassunto
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