L’uomo e gli animali
SEM: “Ciao a tutti, siamo Sem, Cam e Jafet, i tre figli di Noè. Io sono il primogenito. Cam, qui vicino a me, è il secondo, mentre Jafet, lo capite anche guardandolo, è il più piccolo. Il nostro amato padre Noè ci volle con lui sull’arca, affidandoci il compito di caricare e accudire gli animali. Fu un lavoro molto impegnativo. Dovevamo salvare tutte le specie. Ci dividemmo i compiti. Io pensai ai mammiferi, Cam ai rettili, mentre Jafet si occupò degli uccelli. Però ci siamo aiutati l’un l’altro. Sapevamo che di mammiferi esistevano più o meno 5000 specie, ma non immaginavamo che sia i rettili che gli uccelli avessero il doppio di specie, circa 10.000 cadauno. In pratica abbiamo raccolto 25.000 specie e, poiché nostro padre Noè ci ha chiesto di trovare un maschio e una femmina per ogni categoria, abbiamo portato sull’arca circa 50.000 animali. Un lavoro immane che ci ha impegnato per due anni, ma ne è valsa la pena, vero? E poi abbiamo imparato molto del mondo animale.
Siamo davvero orgogliosi di potervi raccontare la storia del millenario rapporto tra l’uomo e gli animali. È una storia meravigliosa, cercheremo in pochi minuti di attraversare milioni di anni, cioè da quando erano gli animali a cacciare l’uomo e non viceversa. Poi con alcune specie è nata addirittura un’amicizia e, come tutte le amicizie importanti, si è costruita piano piano”.
SERGIO CAPALDO: “Eh no! Sempre voi del passato a raccontarci le storie. Già mi son dovuto sorbire la storia dell’agricoltura da Plinio il Vecchio. Almeno questa degli animali, visto che è il mio mestiere, fatela raccontare a me. D’altra parte avrete notato che vostro padre Noè ha scelto intelligentemente di far raccontare le storie del vino, della birra e dell’olio di oliva a tre miei amici contemporanei. Dunque, vi prego, visto che è tutta la vita che mi occupo di curare e allevare i bovini e ancora lo faccio, permettetemi di dire qualcosa in proposito”.
SEM: “D’accordo Sergio, però lascia prima che i miei fratelli introducano questa storia meravigliosa. Già il Vecchio Testamento ci cita appena. Non hai idea di quanto duro lavoro abbiamo dovuto fare per radunare e accudire tutti quegli animali. Siamo vissuti tanti anni prima di te e, fidati, conosciamo meglio le origini. Ma abbiamo anche osservato attentamente i vostri giorni. Ci sono cose che dovrai spiegarci. Non temere, tra poco ti daremo la parola”.
CAM: “E poi abbiamo anche studiato tanto (figurati che mio padre parlava solo con il primogenito e io, come figlio di mezzo, contavo poco). Ora invece vorrei essere proprio io a introdurvi nel magico mondo del rapporto dell’uomo con gli animali.
All’inizio questo rapporto era pura caccia, da ambo le parti, per mangiarsi a vicenda. D’altra parte anche l’uomo era (e per certi versi rimane) un animale. Eravamo scimmie e siamo diventati umani in un processo iniziato circa 3 milioni di anni fa. Un milione e mezzo di anni fa eravamo a metà strada, uomini-scimmia che cominciavano a inventare soluzioni per vivere e cacciare meglio. Fino a 200.000 anni fa, quando siamo finalmente diventati Homo Sapiens, umani veri. Ma c’è voluto ancora un bel po’ prima di pensare a un rapporto diverso con gli animali.
A un certo punto della storia l’uomo comincia a capire che forse c’è un animale che può aiutarlo, un animale che ha imparato a conoscere perché vive vicino a lui per nutrirsi dei suoi avanzi e segnala la minaccia di bestie feroci. Ecco il lupo, l’antenato del cane, il più grande amico tra gli amici dell’uomo. Fu proprio il cane il primo animale a essere addomesticato 15.000 anni fa in Medioriente”.
JAFET: “Poi fu la volta della pecora e della capra, ma per motivi diversi. Amici sì, ma per il latte, la carne e la lana. Ottimi fattori di alimentazione e vestiario per quegli umani che nella Mezzaluna fertile avevano deciso di cessare il nomadismo per fondare l’agricoltura. Siamo intorno a 14.000 anni fa, sorge l’arte di allevare animali per nutrirsi e vestirsi senza dover più cacciare. Duemila anni dopo toccò ai maiali e ai bovini, sempre lì, in quel luogo del mondo allora benedetto, tra i due fiumi, dove tutto nacque. Ora invece mi risulta che sia meno piacevole vivere da quelle parti, chi lo avrebbe mai detto.
Invece l’animale che più di ogni altro oggi contribuisce all’alimentazione umana, con uova e carne, fu addomesticato in Cina 8.000 anni fa, sarà per questo che ancora oggi il pollo resta il loro piatto di carne principale. E così via l’uomo ha addomesticato molti degli animali che convivevano con lui sulla Terra, per gli scopi più diversi. Il cavallo nella moderna Ucraina e l’asino in Africa 5000 anni fa, l’oca in Egitto 3500 anni fa, il tacchino – uno degli ultimi a essere addomesticato – in Messico 2000 anni or sono.
Tanti tipi di animali dicevo, ma non certo tutti. L’uomo si è concentrato su quelli funzionali a migliorare la propria vita, in relazione alle varie necessità: prima di tutto l’alimentazione, ma anche il vestiario, la compagnia, la guardia, il lavoro nei campi, il divertimento, lo sport. Ancora oggi la maggioranza degli animali al mondo vive libera, praticamente tutti i rettili, quasi tutti gli alati e buona parte dei mammiferi”.
SEM: “E i gatti? Ragazzi, vi siete dimenticati dei gatti. La prima prova del rapporto uomo/gatto è rappresentata dai dipinti funebri egizi di circa 5000 anni fa. Allora se la passavano veramente bene i gatti in Egitto. Per i loro magnifici occhi erano considerati divini. Si diffusero poi tra i Greci e i Romani i quali, più pratici, li usavano per difendere i granai dai topi. Il gatto cadde poi in disgrazia nel Medioevo dove era considerato un demone e spesso finiva al rogo con le streghe. È da allora che nasce la superstizione del gatto nero che porta sfortuna, il gatto come personificazione di Belzebù. Il riscatto cominciò nel 1800 quando tornò a essere animale da compagnia.
Sapete quanti gatti ci sono oggi al mondo? E quanti cani? Chi vince secondo voi?... Be’, sulla quantità vincono i gatti, ce ne sono 650 milioni, uno ogni 11 umani, di cani ne esistono 530 milioni. Invece in fatto di razze prevalgono di gran lunga i cani, oltre 400 contro le 60 dei gatti. Se ci fate caso, è molto più frequente vedere cani diversi tra loro che non gatti.
Ma ora parliamo degli animali allevati per l’alimentazione umana. Facile immaginare i più numerosi… dai, riflettete un attimo. Quale è l’animale più mangiato al mondo? Il pollo naturalmente. Tra pulcini, polli, galline, galli e capponi ce ne sono 12 miliardi, quasi il doppio di noi umani. Seguono gli ovini e i caprini: di pecore e capre ce ne sono 2,7 miliardi. Poi tocca ai bovini: 1,3 miliardi, infine i suini: 1 miliardo. In quanto a peso appare evidente che la carne più mangiata è quella bovina. Vitelli, vacche, tori e buoi occupano direttamente o indirettamente il 24% della superficie terrestre. In Australia la popolazione bovina supera quella umana del 40%, in Sudamerica ci sono mediamente 9 vacche ogni 10 persone. Le Americhe producono il 43% di tutta la carne bovina del mondo, l’Europa occidentale il 17% e la Russia il 18%, ne consegue che per tutto il resto del mondo resta appena il 22%”.
CAM: “Ma ora guardiamo alla vostra Italia, caro Sergio. Siete forti come allevatori. 9 milioni di bovini e stesso numero di suini, 13 milioni di ovini e caprini. Di polli da carne ne avete mediamente 500 milioni, 50 di galline ovaiole, 100 milioni di conigli e 150 di altro pollame come tacchini, faraone, quaglie eccetera. In totale allevate più di 800 milioni di animali, 13 volte la vostra popolazione. La carne più mangiata è quella bovina, ogni anno si macellano in Italia 4,7 milioni di capi, per la metà bovini nati e allevati in Italia e per l’altra metà importati.
Li conoscevi tutti questi numeri, Sergio? Non c’è niente di meglio dei numeri per capire le dimensioni di una realtà. E questa è una realtà molto importante per il vostro Paese. Ci lavorano 700.000 persone considerando allevamenti, macelli, trasformatori e concerie, senza contare i macellai”.
JAFET: “Ora tocca a te, Sergio. Vorremmo che ci spiegassi un fenomeno che non riusciamo a capire bene. Da un po’ di tempo è nata una corrente di pensiero, che voi chiamate animalista, la quale sostiene che dovreste smetterla di uccidere animali per nutrirvi, che potreste farne tranquillamente a meno. Con forme più o meno esasperate di reazione sono in molti a sostenere oggi che si può vivere bene nutrendosi solo con vegetali, legumi, cereali e frutta. Altri rifiutano anche qualsiasi derivato animale, come uova, latte e formaggi. C’è chi addirittura non si veste con derivati animali e non utilizza manufatti che implichino l’uso di parti animali, dalle scarpe alle borse, ai mobili, alla selleria delle auto.
Ebbene, giunti qui noi ci fermiamo, non abbiamo le competenze per prendere una posizione in merito. Ai nostri tempi non ci facevamo tanti scrupoli, mangiare carne era una festa. Ma non nascondiamo che certi ragionamenti – non certo quelli estremi e sostenuti da toni violenti, parlo di quelli pacati e basati su dati di fatto – fanno riflettere e meritano di essere approfonditi.
Sergio, tu sei un veterinario che da anni si è dato alla causa dell’allevamento, in particolare bovino. Dimostri un grande riguardo verso gli animali. Tuttavia li mangi. Siamo proprio curiosi di sentire cosa ci racconti”.
SERGIO CAPALDO: “Nessuno di noi decide quando nascere, dove nascere, di che genere, umano, animale o vegetale, essere, non decidiamo il sesso né l’orientamento sessuale, non sappiamo quando moriremo né per quale causa. Ci vediamo costretti ad accettare le regole base di un mondo dove, per vivere, siamo costretti a ucciderci e mangiarci a vicenda. Animali che mangiano altri animali o vegetali. Vegetali che mangiano altri vegetali o animali. Noi stessi moriamo per mano di virus o batteri che sono, pure loro, esseri viventi. Ritengo che, nonostante i grandi passi fatti dalla ricerca umana, conosciamo ancora poco del mondo animale e pochissimo di quello vegetale. Non sono così sprovveduto da non pensare che un giorno scopriremo che il mondo vegetale ha una sua dimensione di pensiero, relazioni e attaccamento alla vita. Che anche i vegetali, come qualsiasi essere vivente, soffrono quando vengono estirpati dalla linfa che li tiene in vita. Non ci resta dunque che estendere il valore del rispetto, quello che già avremmo il dovere di portare verso le persone, la terra, l’acqua e l’aria, anche a tutti gli altri essere viventi che condividono con noi il passaggio su questo pianeta.
Io ho deciso di farlo attraverso la mia specialità che è l’allevamento dei bovini. Nei nostri novanta allevamenti de La Granda, che è un presidio Slow Food, li facciamo vivere il più a lungo possibile e teniamo la mamma insieme al figlio per tutto il tempo che si può. Stanno in un ambiente sano e naturale e li nutriamo con prodotti genuini della terra. Poi invitiamo i consumatori a mangiare carne sana, ma non in eccessiva quantità. Non è vero che la carne fa male, anzi. La carne, quella buona, fa bene. Ma non bisogna eccedere. È la carne cattiva che nuoce, quella ottenuta con estrogeni, integratori e insilati non naturali. Come d’altra parte fanno male gli ortaggi e la frutta coltivati con la chimica. Conosco molti miei colleghi che si comportano con altrettanto rispetto allevando suini, ovini, caprini, polli e conigli. Conosco molte aziende agricole che producono vegetali, frutta, legumi e cereali con un profondo rispetto verso la terra, la quale soffre maledettamente quando la tratti male. Chiedetelo ai contadini, ve lo diranno.
Bene, vi ringrazio per avermi permesso di dire quello che penso. Non abbiamo deciso noi gli equilibri che regolano la vita sulla Terra, però possiamo incidere sull’armonia dei rapporti tra tutti gli esseri viventi che la popolano. Ciò che vi invito a fare è andare a vedere da vicino gli animali che compongono la profonda biodiversità italiana. Guardiamoli con gioia e rispetto. Abbiamo tanto da imparare da loro”.