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Toni, a letto nell’appartamentino nuovo, ascoltava la pioggia che picchiettava sul tetto. Chissà se suo fratello o sua madre avrebbero contattato la polizia. Ma dopo essersi preoccupata per un po’, la ragazza pensò che era improbabile. Se lo avessero fatto, Agatha avrebbe spiegato il motivo per il quale si era precipitata in soccorso di Toni, e Terry sarebbe stato incriminato. No, era salva, aveva chiuso con le serate in camera con un cuscino sopra la testa, le orecchie piene del baccano del televisore a tutto volume al piano di sotto o talvolta delle urla di sua madre in preda al delirium tremens nella stanza accanto.
La gratitudine nei confronti di Agatha le pesava come un fardello. Si augurò di imbattersi in un caso davvero importante, e di risolverlo. Sarebbe stato un buon modo per ripagare Agatha di tutto quello che aveva fatto per lei.
Agatha l’indomani mattina guidò lentamente fino al suo ufficio attraverso le campagne lavate dalla pioggia e ora splendenti sotto il sole. Non aveva ricevuto la visita di Bill, e invece le era arrivata una telefonata con cui le si chiedeva di presentarsi alla centrale di polizia. Le foglie stavano diventando gialle, oro e marrone. I graziosi Cotswolds erano nella loro veste migliore, finalmente liberi dalle orde di turisti.
I Cotswolds, nel centro dell’Inghilterra, sono una zona di grande bellezza, un territorio da cartolina con i cottage dal tetto in paglia e i giardini ricolmi di fiori.
Agatha, che tendeva a non essere particolarmente sensibile alla bellezza, non poté comunque fare a meno di notare lo splendore della mattinata e all’improvviso si ritrovò a desiderare di essere meno carroarmato, meno ambiziosa, per potersi rifugiare nell’abbraccio della vita campestre più pacifica e domestica.
Ma quando raggiunse la squallida periferia di Mircester cominciò a pianificare la giornata che l’attendeva. Avrebbe dovuto spiegare il motivo per il quale non aveva riferito alla polizia di avere origliato attraverso la finestra. Avrebbe anche dovuto spiegare perché lo sdegnoso Charles avesse deciso improvvisamente di tornarsene a casa propria, dichiarando che nel caso la polizia poteva interrogarlo a domicilio.
Quando arrivò in ufficio, la signora Freedman le disse che la polizia aveva già chiamato dicendo che la signora Raisin avrebbe dovuto immediatamente recarsi alla centrale di Mircester per rendere una deposizione. Agatha gemette. Affrontare Bill sarebbe già stato difficile, ma adesso avrebbe dovuto giustificarsi con il suo superiore.
Vide l’auto di Charles, parcheggiata davanti alla centrale. Era stato convocato anche lui, allora.
Entrò nel quartier generale della polizia. Era stato rinnovato di recente per farlo sembrare più accogliente. Era scomparso il colorino verde istituzionale, rimpiazzato da quello che avrebbe dovuto essere un giallo sole e invece era un color zolfo. Due palme di plastica in vaso, con le fronde già coperte di polvere, incombevano su un divano in finta pelle lucida e su due sedie di plastica.
Agatha fornì le proprie generalità al sergente addetto all’accoglienza e le fu ordinato di aspettare. E lei aspettò, bramando invano una sigaretta. Passò mezz’ora prima che la chiamassero.
La portarono in una saletta per gli interrogatori, e Agatha notò che il locale era sfuggito alla ristrutturazione. C’era sempre il solito tavolo pieno di graffi con i segni tondi delle tazze di caffè e vecchie bruciature di sigaretta, ricordo dei tempi in cui fumare era permesso. Le pareti erano del solito color verde smorto.
“Si segga, signora Raisin,” disse Wilkes. Bill non era presente. C’era invece una donna in tailleur grigio. Aveva una faccia scialba, giallognola, i capelli castani raccolti in una coda di cavallo, la bocca sottile e le palpebre gonfie.
La poliziotta inserì un nastro nel registratore e annunciò: “Inizia la testimonianza della signora Agatha Raisin. Sono presenti l’ispettore Wilkes e il sergente Collins. Ora: dieci e cinque del mattino”.
Quando l’interrogatorio ebbe inizio, Agatha si rese conto con sconforto che le domande le avrebbe fatte Collins. In passato Wilkes le era sembrato severo, ma il sergente sparava raffiche di domande in modo aggressivo e con tono accusatorio.
“Dunque,” disse bruscamente Collins a un certo punto, “secondo quanto ci ha riferito sir Charles lei ha origliato attraverso la finestra della sala da pranzo, eppure ha omesso di riportare alla polizia ciò che aveva sentito. Ho qui la deposizione di sir Charles Fraith. Lasci che gliene legga una parte.”
Lesse a voce alta un resoconto dettagliato di quel che Charles e Agatha avevano captato mentre erano nascosti sotto la finestra.
“Conferma tutto questo?” chiese Collins.
“Sì, corrisponde al vero.”
“E allora perché non ce ne aveva parlato? Ci sta nascondendo altro?”
“No,” disse Agatha, abbacchiatissima, sentendosi arrossire. “Vi ho detto tutto.”
“Si considera un’investigatrice esperta?” le chiese beffardamente Collins.
Agatha rimase in silenzio, guardando la poliziotta con occhi di bragia.
“Molto bene. Per il momento ci accontenteremo delle sue goffe scuse…”
L’interrogatorio andò avanti implacabilmente per due ore. Alla fine Agatha riemerse dalla centrale di polizia sbattendo le palpebre nella luce del sole, con lo stato d’animo di una che aveva subito un’aggressione, e si guardò attorno. L’auto di Charles non c’era più.
Si disse che ormai avrebbe dovuto essere avvezza al comportamento imprevedibile dell’amico. Agatha tornò in ufficio. La sua squadretta la stava aspettando per avere indicazioni sui compiti del giorno.
Agatha stava per cominciare quando si sentì bussare alla porta dell’ufficio ed entrò Alison Tamworthy. Nonostante la giornata di sole, era vestita con una gonna di tweed e una camicetta di cotone sotto il Barbour. La sua faccia, solitamente battagliera, mostrava i segni di un pianto recente.
Fissò Agatha. “A me non interessa quello che dicono gli altri,” disse. “Io devo sapere.”
“La prego, si sieda,” la invitò Agatha. “Desidera che noi scopriamo l’identità dell’assassino di sua suocera?”
“Sì, è così. Gli altri dicono: ‘Oh, ma lascia perdere’. Sono convinti che si tratti di una faccenda di soldi. Ma io non posso andare avanti con tutti questi dubbi. Loro non lo capiscono, ma finché la vicenda non verrà chiarita, sulla famiglia continueranno a esserci sospetti. Dispongo di soldi miei.”
Agatha fece un cenno alla signora Freedman, che venne avanti con un taccuino. “Ho bisogno di tutti i nomi con relativi indirizzi,” disse Agatha.
“Glieli posso dare io,” rispose Alison. “Jimmy abita sopra il negozio ma si è trasferito nella villa e continuerà a starci finché non avremo deciso cosa fare della tenuta. Gli altri sono ancora tutti lì. Voglio che lei ci ritorni insieme a me. Voglio che la famiglia sappia che io le ho affidato questo compito.”
“Crede che sia stato uno di loro?” chiese Agatha.
“Non riesco a crederci. Penso che sia stato uno dei mestatori del villaggio. Il capo della protesta è Paul Chambers.”
“D’accordo,” disse Agatha. “La signora Freedman preparerà un contratto, e lei lo firmerà. Toni, offri un caffè alla signora Tamworthy.”
Intanto che la signora Freedman stilava il contratto e Alison beveva il caffè, Agatha assegnò a Phil e Patrick i compiti per la giornata, e Toni la guardò sconsolata. Agatha sembrava essersi dimenticata della sua esistenza.
“Bene,” disse Agatha, una volta firmato il contratto. “Lei mi precederà alla villa, signora Tamworthy, e darà la notizia di avermi ingaggiata e io la seguirò, facciamo una mezz’oretta dopo.”
Una volta uscita Alison, Agatha sorrise. “Grande! Bello mettere le mani su qualcosa di diverso dai divorzi. Toni, voglio che tu venga con me, per vedere se con la tua nota fortuna riesci a cavare qualche informazione.”
Poco dopo, Agatha si mise al volante diretta a Lower Tapor, con accanto una gasatissima Toni. Lei, Toni Gilmour, stava per mettere piede nella villona di una tenuta! Le passarono per la testa idee digrandeur, mutuate dai film della casa cinematografica Merchant Ivory. Ci sarebbe stato un maggiordomo? Tè sulla terrazza? Partite di croquet sul prato? Era vestita con jeans e giubbotto di jeans e si rammaricò che Agatha non le avesse permesso di fare un salto a casa per mettersi addosso qualcosa di più adeguato.
Mentre si avvicinavano al cancello, Agatha disse: “Voglio che tu studi ciascuno di loro e mi riferisca le tue impressioni. La polizia sarà ancora lì e non sarà contenta di vederci, ma a questo ormai ho fatto il callo”.
Agatha parcheggiò e nel frattempo riuscì a vedere la testa di Bill Wong attraverso un finestrino dell’unità mobile della polizia. Sembrava che stesse interrogando qualcuno.
Alison venne ad aprir loro la porta. “Stanno risentendo sir Henry. Gli altri sono in salotto. Venite con me.”
Jimmy, Bert, Sadie e Fran erano accasciati sulle poltrone del salotto. Fissarono Agatha con occhi rabbiosi. Bert disse: “Ho detto a mia moglie che non vedo cosa possa fare lei, più della polizia. Soldi buttati”.
“I soldi sono miei,” lo rimbeccò Alison.
“Bene, noi non abbiamo intenzione di collaborare,” disse Fran.
Alison si avvicinò al camino con passi decisi e si girò verso il resto della famiglia, con le mani sui fianchi. “Ma non capite?! Se questo omicidio non viene risolto, incomberà per sempre sulle nostre teste. La gente ci guarderà e dirà: ‘Questa è la famiglia che ha fatto fuori la madre’. Ipotizziamo di voler vendere la tenuta. La gente cercherà di abbassare il prezzo in virtù della nostra vergognosa reputazione.”
Le parole sul denaro hanno toccato un tasto sensibile, pensò Toni, studiando di nascosto le facce dei presenti.
Ci fu un lungo silenzio. Ci furono scambi di sguardi. Alla fine Bert disse con riluttanza evidente: “Oh, proceda pure. A noi non dovrebbe creare alcun problema, visto che siamo tutti innocenti”.
“Signora Tamworthy…” esordì Agatha.
“Mi chiami pure Alison.”
“Molto bene. Se la Scientifica ha finito di esaminare la cucina, mi piacerebbe darci un’occhiata.”
“Venga con me,” disse Alison.
Agatha si girò verso Toni. “Perché non ti siedi qui per un po’?” ordinò alla ragazza. “Torno tra poco.”
Uscita lei, Sadie, Fran, Bert e Jimmy fissarono lungamente Toni. Poi Sadie prese una rivista e cominciò a leggere, Jimmy andò alla finestra e guardò fuori, Fran cominciò a ricamare un canovaccio e Bert aprì il giornale.
Toni si guardò attorno. La villa non era il palazzo che aveva immaginato. Non c’era un’aria di antichità. Da fuori sembrava un vecchio edificio, forse del Settecento, di calda pietra dei Cotswolds. A giudicare dal salotto si evinceva che la casa era stata completamente spogliata di tutto ciò che era vecchio, e che era intervenuto un interior designer. Il divano e le sedie erano coperti di chintz e non avevano l’aria di essere stati molto usati. A Toni fece l’impressione di un albergo truccato per farlo sembrare una villa nobiliare.
Il suo sguardo si posò su Jimmy. Era in piedi accanto alla finestra e si stava rosicchiando le unghie. Aveva l’aria di un uomo sconfitto dalla vita. Fran, con i capelli irrigiditi dalla permanente e la faccia scontenta, non aveva affatto un aspetto da upper class. Toni pensò che, con un grembiule a fiori, un turbante e una sigaretta tra le labbra sarebbe sembrata una di quelle donne delle città industriali del Nord che si vedevano nelle foto della Seconda guerra mondiale.
Anche Bert sembrava fuori posto, con la sua faccia rossa e la testa pelata. E Sadie, piccola e tracagnotta, te la saresti vista bene in un quartiere di case popolari. Lungo la strada verso Lower Tapor, Agatha le aveva detto che Sadie era moglie di un baronetto. Strano. Toni, che si era immaginata tutti i nobili come dei tipi alla sir Charles, era assai delusa.
Agatha scoprì che in cucina non c’era granché da vedere. Gli ingredienti dell’insalata e qualunque utensile potesse essere stato usato per la preparazione dello high tea erano stati portati via per essere analizzati.
Si rivolse ad Alison. “Sa fino a quando resterà qui la polizia?”
“Credo che l’unità mobile se ne andrà questo pomeriggio dopo che avremo tutti firmato le nostre deposizioni.”
“E poi che programmi avete?”
“Questo pomeriggio andremo dall’avvocato per accertarci che il testamento sia sempre lo stesso. Ovvero che l’eredità sia suddivisa tra noi quattro. E dopo non lo so. Fran dice che dovremmo rimanere insieme per qualche giorno per decidere cosa fare della tenuta. Fran vorrebbe che restasse alla famiglia, e anche Sadie. Ma Jimmy e Bert vogliono vendere.”
“Vede,” disse Agatha, “fintanto che la polizia è qui non posso fare molto. Può continuare nell’opera di persuasione, far capire alla famiglia che è nel loro interesse che io scopra chi ha ucciso la signora Tamworthy?”
“Farò del mio meglio.”
“In tal caso, oggi mi concentrerò sul villaggio. Paul Chambers è il capo della protesta. Dove abita?”
“È il proprietario del pub. Abita sopra il locale.”
“Il pub fa parte della tenuta?”
“Sì, e anche il resto del villaggio.”
“Veniamo alle due donne che hanno servito il pranzo. Come si chiamano e dove abitano?”
“Una è Doris Crampton. Vive nel Cottage del Pero. L’altra è sua sorella Mavis. Abitano insieme. Si occupano delle pulizie della casa e mia suocera le fa venire a servire in tavola in occasione dei pranzi di famiglia. Oh, che situazione orribile. La polizia sta battendo le campagne alla ricerca della cicuta.”
“La troveranno?”
“Penso di sì. È piuttosto comune.”
“Come fa a saperlo?” chiese bruscamente Agatha.
“Stamane ho googlato sul computer di Fran.”
“Ora prendo con me Toni e ce ne andiamo al villaggio.”
Agatha stava guidando e controllando le indicazioni per Lower Tapor, dato che l’accesso semplice alla villa era quello tramite Upper Tapor, e intanto chiese a Toni: “Bene, che idea ti sei fatta di loro?”.
“È incredibile,” disse Toni. “Sembra un palcoscenico. Questi non c’entrano niente con l’ambiente. Non so. Insomma, mi sembrano una comitiva di persone ospiti di uno di quegli alberghi dove organizzano i fine settimana con delitto. Sa, quelli dove la gente si veste in stile anni trenta, e uno interpreta il ruolo di Poirot. Sembra che siano in attesa di indossare i costumi e che si stiano chiedendo chi di loro farà la vittima. Non ho esperienza di ville nobiliari, però pensavo che questa gente sarebbe stata più a suo agio nel proprio ambiente. Quel posto, comunque, sembra più che altro un albergo.”
“Evidentemente Fran e Sadie hanno idee di grandezza e vorrebbero entrambe fare le dame del castello,” disse Agatha. “Ma non certo di quel castello. Ho i miei dubbi sul fatto che una delle due sia disposta a rilevare la proprietà, pagando gli altri. A meno che, naturalmente, sir Henry Field non sia ricco. Alison ci ha detto di possedere un patrimonio personale. Mi piacerebbe sapere a quanto ammonta. Eccoci al pub. Preparati a essere insultata.”
Entrarono nel bar dal pavimento in pietra, sotto lo sguardo scontroso di alcuni locali. Paul Chambers era dietro il bancone, su uno sgabello alto, e leggeva un giornale.
Alzò lo sguardo e, nel vedere Agatha, gli occhi gli s’indurirono. “Ho sentito parlare di lei,” disse, “è una ficcanaso.”
“Sono un’investigatrice privata, chiamata dalla famiglia per scoprire chi ha assassinato la signora Tamworthy,” ribatté Agatha.
Paul Chambers aveva occhi stranamente slavati, una folta chioma bionda e ciglia chiare. “State cercando nel posto sbagliato,” disse. Guardò Toni. “Ricorrete al lavoro minorile, di questi tempi?”
“Bada a quello che dici, amico,” ringhiò Toni. E Agatha la guardò stupita.
Però Paul sorrise. “Accidenti che caratterino. Non vedo perché venire a disturbare me.”
“Lei si è inferocito con la signora Tamworthy quando ha saputo che voleva vendere la tenuta,” disse Agatha.
“Seee, ma non avrei ucciso quella vecchia befana. A che pro? Nessuno di quelli ha soldi a sufficienza per mantenere questo posto.”
“E che mi dice di Bert Tamworthy? Gestisce il mattonificio.”
“Certo, ma il mattonificio fa parte della tenuta, capisce?”
“E sir Henry Field?”
“Ha un po’ di soldi da un fondo familiare. Quanto gli basta per non dover lavorare per vivere, ma tutto qui.”
“E lei come lo sa?”
“Ho deciso di occuparmene.”
“È sicuro che la signora Tamworthy avesse ottenuto una licenza edilizia per la costruzione di case sui suoi terreni?”
“Ne sono certo. C’è un campo abbandonato, sull’altro lato dei sei acri. E poi un gruppo di case in rovina. Nell’Ottocento erano circa una decina. All’epoca la tenuta apparteneva a un certo Jeremy Twistle. Quel tizio ha buttato fuori gli inquilini perché gli serviva della terra in più per l’agricoltura. Ma è morto prima di riuscire a cavarne qualcosa e le case sono andate in malora. La signora Tamworthy sosteneva che quei terreni non fossero mai stati usati per l’agricoltura, e che aveva diritto a costruirci sopra, così è riuscita a ottenere una licenza. Noi non eravamo assolutamente d’accordo.”
“Perché?” chiese Agatha. “In campagna c’è penuria di abitazioni.”
“C’è penuria di abitazioni a prezzi accessibili, cribbio,” disse Paul. “La signora Tamworthy avrebbe costruito case per ricchi venuti da fuori, e di forestieri che fanno salire i prezzi delle case in modo che noi locali non ce le possiamo più permettere; direi che nei Cotswolds ne abbiamo già a sufficienza.”
“Se la gente del posto la smettesse di vendere le proprie case ai nuovi venuti,” disse Agatha, “i prezzi non si gonfierebbero.”
“Ma lei che ne sa? Si levi dai piedi.”
“Per caso ieri era su alla villa, signor Chambers?” chiese Toni.
“No, non c’ero, faccia di tolla.”
“È in grado di provarlo?”
“Certo che sono in grado di provarlo, ma non intendo sprecare il mio tempo a parlarne con un microbo di ragazzetta. Comunque, sai che ti dico? Torna qui stasera quando ti sarai liberata della nonna, e magari ti offro da bere.”
“Ci penserò,” disse Toni.
Agatha uscì molto demoralizzata dal pub. Aveva passato da poco i cinquant’anni, le gambe le aveva belle e i capelli erano lucidi, ma a confronto con la giovinezza radiosa di Toni, lei non aveva alcuna possibilità.
Ricacciò indietro l’orgoglio e disse: “Forse dovresti accettare la sua offerta”.
“Ma lei dove sarà?” chiese Toni. “Non so se qui ci sono autobus.”
“Parleremo con le sorelle Crampton e poi credo che dovremmo tornare a casa a prendere l’occorrente per la notte. Troverò un albergo qui in zona e prenderò due stanze per noi. In questo modo potrò accompagnarti al pub e domani riuscirò a mettermi al lavoro alla villa già di buon’ora.”
Attraversò il villaggetto guidando lentamente, finché non trovarono il Cottage del Pero.
Venne ad aprire una delle sorelle. “Oh, è lei,” disse. “Che vuole?”
La donna era, come Agatha ricordava, grassa e sciatta. I capelli erano legati con un foulard e aveva un grembiule a fiori di foggia antiquata, teso sull’addome sporgente.
“Sono un’investigatrice privata,” disse Agatha. “Volevo farle qualche domanda a proposito di ieri.”
La donna alzò la voce e strillò: “Doris!”. Sua sorella entrò nella stanza. “Qui c’è un’impicciona che è venuta a chiederci di ieri,” disse Mavis.
“Che faccia tosta!” disse Doris. “Sparisci. Non sei la polizia.” Prese una scopa che era nell’angolo, e la brandì come un’arma. “Fuori!”
Toni e Agatha batterono in ritirata. Agatha decise di chiedere a Phil Witherspoon di fare un tentativo con quelle due. Forse avrebbe avuto più fortuna.
L’albergo che Agatha aveva trovato qualche ora prima colpì moltissimo Toni, perché quello sì assomigliava a una dimora nobiliare, altro che la villa dei Tamworthy. Era costoso e la ragazza cercò di non sentirsi intimidita.
Una volta prese le stanze, Agatha disse: “Ti accompagno al pub, e poi tornerò a prenderti tra un’oretta. E dopo andremo a cena. In tutto il giorno non ho mangiato che un tramezzino”.
Toni sentì che la sua fortuna si era esaurita. Il pub era affollato, e questa volta dietro il bancone insieme a Paul c’era una donna. Aveva un aspetto zingaresco con capelli nerissimi e disordinati, bocca sottile, occhi neri scintillanti e seno imponente.
“Eccoti,” l’accolse Paul. “Cosa prendi?”
“Acqua tonica.”
“Mettiamoci un poco di gin.”
“Dopo, magari.”
“Paul. Ci sono clienti in attesa,” gridò la barista.
Paul fece l’occhiolino a Toni. “Quella è Elsie, gelosa come un accidente.”
“Sua moglie?”
“No, ma vorrebbe esserlo.”
“Paul!”
“Torna a mezzanotte,” sussurrò Paul. “Ci vediamo qua fuori. Posso dirti un sacco di cose.”
“D’accordo,” disse Toni. Bevve la sua acqua tonica, uscì dal pub e telefonò ad Agatha.
Quando Agatha arrivò, Toni le raccontò della proposta di incontro.
“Ma lo sa che tu non hai la macchina?”
“Non credo,” disse Toni.
“Torniamo a cenare in albergo e poi a mezzanotte ti lascerò a due passi dal pub.”
Toni era contenta che nella sala da pranzo dell’albergo ci fosse anche la rocciosa Agatha. Il cameriere si mostrò spocchiosissimo finché Agatha non gli intimò di cavarsi quell’espressione da pesce surgelato dalla faccia e di servirle in modo decente. Lo disse a voce molto alta. Il cameriere fu rimpiazzato da una cameriera servile.
“Cercano di darsi delle arie,” disse Agatha. “È tutta colpa degli inglesi. Se non vengono umiliati pensano che il posto non sia di classe. Però senti, questa bistecca al pepe è squisita. Chissà se fanno anche catering. Avevo intenzione di cucinare personalmente la cena di Natale ma forse sarebbe meno rischioso lasciar fare ad altri.”
“Fa un Natale tradizionale, lei?” chiese malinconicamente Toni.
“Non ancora. Ma questa volta ho intenzione di farlo. Voglio un Natale dickensiano autentico con il tacchino e l’agrifoglio e, oh, capisci…” Agatha fece grandi gesti con le braccia. “… tutto il resto.”
“Non ho mai avuto un Natale vero,” disse Toni.
“Bene, allora potrai darmi una mano nell’organizzazione. Spero che il mio ex marito sarà di ritorno per tempo dai suoi viaggi.”
“Il suo ex marito?”
“James Lacey. È un autore di libri di viaggio.”
“Allora è stato un divorzio amichevole?”
“Sì, ora siamo amici. Ma credo che in realtà lui non riesca a dimenticarmi.”
“E lei si è dimenticata di lui?” chiese Toni.
“Mangia quella bistecca.”
Più tardi Agatha accompagnò Toni nei pressi del pub del villaggio, ma fermandosi in un punto nel quale l’auto non era visibile. Prima che Toni scendesse dalla macchina, Agatha le porse una bomboletta spray al peperoncino. “Nel caso in cui lui tentasse qualche mossa strana. Tienila in mano.”
Toni scese e si avviò verso il pub. Era una notte chiara, illuminata dalla luna. Paul stava aspettando accanto a un fuoristrada.
“Sali,” disse. “Andremo da qualche parte dove possiamo parlare.”
Agatha, che aveva seguito Toni a piedi, la vide salire sulla macchina e tornò indietro di corsa alla propria.
Paul partì lentamente e senza fare troppo rumore, poi una volta lontano dal pub accelerò, correndo per stradette di campagna, quindi svoltò sulla carrareccia di una fattoria e parcheggiò in un campo.
Spense il motore e si girò verso Toni, posando un braccio dietro lo schienale del sedile della passeggera.
“Quello che le volevo chiedere…” esordì coraggiosamente Toni.
“Lascia perdere. Vieni qui. Divertiamoci un po’.”
“No,” disse Toni.
La ragazza inorridì quando Paul le mise le mani al collo e cominciò a stringere. “Fa’ la brava bambina e sii carina con Paul.”
Toni capì di essere sul punto di perdere conoscenza. Sollevò con grande sforzo lo spray al peperoncino, lo frappose tra sé e l’aggressore e glielo sparò dritto in faccia.
Paul lanciò un mugghio da toro ferito. Toni spalancò la portiera e crollò sull’erba. Uscì incespicando anche lui, tra urla e imprecazioni.
“Ti uccido, stronzetta,” disse, furioso.
E poi si avvicinò il rombo del motore di un’auto. Agatha li aveva seguiti disperatamente, sollevata che la notte fosse rischiarata dalla luna, cosa che le aveva consentito di procedere a fari spenti, nella speranza che il rumore del motore di Paul coprisse quello del suo. Non appena Paul si era fermato e aveva girato la chiave, anche lei aveva spento il motore.
Quando sentì Paul gridare, corse in direzione della voce. Vide Toni rialzarsi barcollando e Paul che girava con le mani sugli occhi.
“Fermo!” gridò Agatha. “Sono armata.”
Con gli occhi lacrimosi e dolenti, Paul vide Agatha Raisin puntargli addosso una pistola.
“In piedi contro la macchina!”
“Stavo solo scherzando,” disse lui.
“Metti le mani dietro la schiena.”
Borbottando maledizioni, Paul fece quel che gli era stato chiesto. Agatha lo ammanettò. Poi si levò la cintura del vestito e gli legò le caviglie.
“Stai bene, Toni?” chiese.
“Ha cercato di strangolarmi,” gracchiò Toni. “Faccio fatica a respirare.”
“Siediti sull’erba. Chiamo la polizia.”
Fu una lunga notte. Toni rese una breve deposizione e fu portata in ospedale, per essere tenuta sotto osservazione. Agatha fu portata in centrale, e torchiata. Quando aveva sentito avvicinarsi le sirene della polizia aveva tolto le manette a Paul. Non sapeva se i civili fossero autorizzati a usarle oppure no, anche se erano in vendita nei sexy shop. Aveva scaraventato in mezzo ai cespugli la bomboletta al peperoncino e piazzato sul sedile del passeggero un contenitore mezzo vuoto di pepe nero. In Gran Bretagna l’uso degli spray al peperoncino è vietato. Si portava sempre dietro il contenitore di pepe mezzo vuoto, nel caso le toccasse mentire in proposito. Prima che Toni fosse portata in ospedale, Agatha le aveva dato istruzione di dire che aveva usato il pepe.
L’interrogatorio fu condotto dalla poliziotta con la faccia da dura. “Come ha fatto a tenere immobile, mentre ci telefonava, un uomo poderoso come il signor Paul Chambers, semplicemente legandogli le caviglie con la cintura di un vestito?”
“Era convinto che io avessi un’arma.”
“E ce l’aveva davvero?”
Agatha aprì la borsetta e tirò fuori una pistola ad acqua. “Solo questa. Con il pepe negli occhi non ci vedeva granché bene.”
“Perché mai la sua assistente teneva in borsetta guarda caso una confezione di pepe nero?”
“A cena in albergo avevamo mangiato bistecca al pepe. Toni aveva aperto la borsetta mostrandomi la confezione. Aveva detto che per strana coincidenza le era venuta voglia di cucinarsi carne al pepe.”
“Sono convinta che lei stia mentendo,” disse Collins.
Agatha andò fuori dai gangheri. “Lo dimostri! Senta, dai segni che ha sul collo può vedere benissimo che la mia assistente è stata aggredita. Vi consiglio di concentrarvi sul vero criminale e di smetterla di farmi perdere tempo.”
Dopo mezz’ora di domande, Collins fermò il nastro e disse con voce fredda e misurata: “Signora Raisin, non mi piace lei e non mi piacciono i suoi metodi. Mi vedo costretta a chiederle di non interferire con questo caso, altrimenti la farò incriminare per aver intralciato l’operato della polizia”.
“Sono stata chiamata da un membro della famiglia per risolvere l’omicidio della signora Tamworthy,” protestò Agatha.
“Se ne vada. Non voglio più vederla.”