Capitolo ottavo
Quando finì l’inverno e le giornate cominciarono ad allungarsi, Max trovò il lavoro che voleva.
Il primo giorno uscì di casa tutto contento, ma prima di chiudersi la porta alle spalle accarezzò il dorso di Mix e la testolina di Mex: «Auguratemi buona fortuna, amici. Oggi inizio a dimostrare tutto quello che so e tutto quello che sono in grado di fare».
Il topolino si arrampicò sul davanzale della finestra e da lì raccontò all’amico quello che vedeva.
«In effetti, ha appena depositato il sacchetto della spazzatura nel cassonetto e ora sta togliendo la catena alla bicicletta, alla migliore bicicletta di tutte, alla superbicicletta, e comincia a pedalare, oh, con che forza pedala! È il nostro Max!» esclamò esultante Mex.
Mix volle sapere com’erano il cielo e la strada e l’erba davanti al palazzo.
«Il cielo è limpido, trasparente, non si vedono nuvole, per strada ci sono molte automobili e biciclette, gente che si saluta, e nell’erba cominciano a sbocciare dei fiorellini bianchi che sembrano deliziosi fiocchi di cereali...»
E poi raccontò che i rami degli ippocastani erano pieni di germogli che presto sarebbero diventati foglie verdi e che dal nido della gazza spuntavano le teste di tre uccellini che nel giro di poche settimane avrebbero invaso l’aria con i loro primi voli.
Le ore del mattino passarono molto tranquille. Mix se ne stava sdraiato nel suo angolo preferito e Mex, ritto sulle zampe posteriori sopra il davanzale della finestra, descriveva tutto quello che capitava.
Quando era quasi mezzogiorno i due amici sobbalzarono sentendo un rumore di passi che si interruppe davanti alla porta d’ingresso. Prima pensarono a Max, forse aveva dimenticato qualcosa, ma Mix osservò che quelli non erano i passi sicuri e allegri di Max. Erano passi diversi, guardinghi, diffidenti, e i due sobbalzarono ancora di più sentendo il rumore metallico di un mazzo di chiavi.
«Ah, che paura! Io sono un topo molto vigliacco, te l’ho detto, il più vigliacco di tutti i topi» gridò Mex cercando rifugio tra le zampe del suo amico.
«Chiunque sia, sta cercando di aprire la porta. Mex, dobbiamo fare qualcosa. Una volta ho sentito parlare di persone che entrano nelle case per portar via gli oggetti. Si chiamano ladri» spiegò Mix.
«In effetti, è un ladro che vuole derubarci. Mamma mia che paura! E cosa possiamo fare noi due soli, un gatto cieco e un topo vigliacco?» disse Mex, ma seguì l’amico fino alla porta mentre il rumore di svariate chiavi che cercavano di entrare nella serratura li gelava con un freddo molto diverso da quello invernale.
«Mex, dobbiamo fare qualcosa!» esclamò Mix e appoggiarono tutti e due la schiena contro la porta, finché Mex, continuando a gridare che aveva paura, tanta paura, corse al tavolinetto, spinse il telecomando del televisore sul pavimento e, senza smettere di piagnucolare, cominciò a saltare sui tasti.
Proprio nel momento in cui un clic indicò che il ladro aveva trovato la chiave giusta, la voce canterina di una donna invase ogni angolo della casa salutando l’inizio della primavera.
Mix, sentendo che i passi si allontanavano di corsa, staccò la schiena dalla porta e chiamò il suo amico.
«Bravo Mex, che colpo di genio! Lo abbiamo fregato.»
Quando gli amici sono uniti, non possono essere sconfitti.