Capitolo 38

Greta e la sua giovane aiutante erano nell’acqua saponata fino ai gomiti e coperte di panni da stirare ma, nonostante tutto questo duro lavoro, non erano ancora riuscite a mettere da parte i soldi per pagarsi il viaggio per York, e non ci sarebbero riuscite ancora per diversi mesi. Eben non era tornato e nessuno sentiva la sua mancanza. Per la prima volta dopo tanto tempo, Greta si sentiva in pace. Il loro futuro era nelle sue mani. Se fosse riuscita a trovare altro lavoro da qualche parte, avrebbero potuto prendere un treno per tornare a est, ma per il momento le bastava sapere che il benessere di Eben non era più affar suo.

Bussarono alla porta, e quando aprì vide la sagoma di un uomo alto con il cappotto di Eben in mano, quel cencio che avrebbe riconosciuto ovunque. «Oh, l’ha ritrovato, signore, le sono riconoscente. Mio marito è andato a cercarlo. Le signore della carità hanno rintracciato l’uomo a cui l’avevano dato via? Mi spiace non sia qui a ringraziarla di persona. Non faccia caso al disordine, è giornata di bucato per noi».

L’uomo in abito elegante si tolse il cappello. «Signora Slinger?». Il modo in cui la fissava la zittì. Gli occhi scuri di lui incontrarono i suoi con esitazione, e un’ombra parve calare sulla stanza.

«La prego, entri. Sono Greta Slinger, e questa è Rhodabel, la mia aiutante. Il signor Slinger le sarà molto riconoscente. In questo momento è via, proprio alla ricerca di quel cappotto».

L’uomo non si mosse e non disse nulla, poi si decise a entrare e appoggiò il cappotto sullo schienale di una sedia come se fosse fatto di seta. «Signora Slinger, ho una cosa da dirle. La prego, si sieda. Ho delle brutte notizie…».

Lei notò la morbida cadenza scozzese nella voce di lui, e non poté fare a meno di fissare il suo bel volto. L’uomo continuava a guardarsi intorno. «Suo marito ha avuto un incidente, due giorni fa».

Greta rimase pietrificata. La stanza prese a girarle intorno, e si aggrappò alla sedia. «Vada avanti».

«Ci siamo incontrati in un accampamento dove stava cercando il suo cappotto. C’è stata una lite e sono volate parole forti. Aveva rubato una perla e i pescatori lo hanno inseguito fino in acqua. È arrivato dove non toccava e il fiume se l’è portato via. Nessuno è riuscito a prenderlo in tempo».

«Cercava perle?», chiese Greta, come in sogno.

«Sì», annuì l’uomo, sollevato dal modo in cui stava reagendo alla notizia.

«Allora è morto come ha vissuto. Erano il suo grande amore. Grazie per essersi preso la briga di riportarmi indietro questo», rispose lei, e sentì che iniziavano a tremarle le gambe.

«Posso aiutarla in qualche modo?». L’uomo esitò, riluttante a muoversi.

«La ringrazio, ma no, preferisco restare da sola. Come ha detto che si chiama, signore?»

«Mi scusi, ho dimenticato le buone maniere. Sono James Baillie, della segheria Allister».

«Allora è il nostro padrone di casa, se non sbaglio», fece lei, riconoscendo il nome. «Le sarei grata se avesse un po’ di pazienza con l’affitto, finché non saremo in grado di andarcene».

«Ma certo, non si preoccupi per una cosa simile…». Fece una pausa. «Avevo conosciuto suo marito qui a Muscatine. Ero con lui la sera che è morto… mi dispiace».

«La ringrazio per essere venuto a darmi la notizia di persona». Chiuse gli occhi e Rhodabel accompagnò l’uomo alla porta. Quando li riaprì lui era andato via, ma la sua presenza riempiva ancora la stanza. Eben era morto. Perché si sentiva fredda e svuotata come se la sua dipartita non fosse importante? E poi iniziò a tremare.

Jem si allontanò dalla porta. La sua presenza non era gradita. Si era sentito rifiutato da quella donna. Aveva forse intuito che era coinvolto nella morte del marito? Perché non le aveva detto tutta la verità? Perché non le aveva spiegato che ruolo aveva avuto lui in tutta la vicenda?

La moglie di Eben era diversa da come se l’aspettava, tutt’altro che una pescivendola isterica. Invece, aveva trovato la giovane donna e la sua domestica intente a fare quel genere di lavori umili che rendono pochissimo, come lui ben sapeva. La stanza era pulita e in ordine. La sua cheta dignità l’aveva disarmato. Come poteva gettarle addosso il fardello della verità su quel meschino alterco andato a finire così male? Aveva approfittato di quell’uomo, un uomo già stordito e ubriaco. Come poteva immaginare che Slinger si sarebbe gettato in acqua in quel modo? Era stato lui a ucciderlo, come se l’avesse abbattuto con un colpo letale.

Adesso la moglie sarebbe finita nell’indigenza, e lui avvertì un moto di colpa e confusione. Che fosse una sua affittuaria rendeva le cose ancora peggiori.

Non si aspettava che fosse così giovane, che avesse quegli straordinari occhi azzurri e capelli neri. Gli parve che la voce inglese che aveva sentito sulla riva quella volta fosse la sua, ma forse se lo stava immaginando. Com’era possibile che un uomo come Slinger avesse sposato una donna tanto bella e di tale contegno? Doveva esserci qualcosa dietro. Malgrado gli umili vestiti, era una creatura chiaramente eccezionale. Se solo avesse sbraitato, mostrato una qualche emozione, se l’avesse rimproverato per non aver salvato il marito, ma lui aveva visto solo calma rassegnazione e tanto coraggio. Si vergognò.

Mentre si dirigeva verso la segheria capì non poteva lasciarla sola coi suoi guai. Doveva aiutarla. Anche per alleggerirsi la coscienza. Ma poi ricordò la ferita sulla testa di Slinger. Forse c’era altro da scoprire su quella strana coppia, prima di decidere cosa fare.

Greta si sedette a scrivere una lettera.

Cara Irene,

prendo la penna ma anche scrivere mi costa un notevole sforzo di volontà. Una grande stanchezza si è impossessata di me da quando ho ricevuto brutte notizie.

Eben è morto in un incidente che nessuno sembra volermi spiegare in modo convincente. Dicono che sia saltato nel fiume gelido correndo dietro a delle perle, e che si sia così trovato in difficoltà. Questo secondo un testimone, James Baillie, che è anche il nostro padrone di casa. È uno scozzese con una buona reputazione, ed era presente sul luogo. Come mai fossero insieme quella sera, è una storia complicata.

Il signor Baillie ci sta generosamente lasciando rimanere in casa. Ha scoperto dal signor Swann, il gioielliere, che so lavorare le perle, e mi ha promesso di passarmi degli incarichi, riparazioni da fare. È molto meglio che lavare il bucato e cucire per qualche spicciolo. Rhodabel ha preso la mano con queste cose, quindi stiamo risparmiando quanto più possibile.

Devi aver capito anni fa che il mio matrimonio non era la più felice delle unioni, e le tue allusioni sul conto di mio marito mi hanno turbata. L’ho colto sul fatto mentre aggrediva la domestica, e so per certo che mia sorella è morta per mano sua. Ma ora non c’è più, e il nostro obiettivo è tornare a York non appena riusciremo a mettere insieme il denaro per i biglietti. Non vedo l’ora di lasciarmi alle spalle questo luogo maledetto.

Sono ingiusta. Mi piace Muscatine anche se a volte è un po’ selvaggia, e i nostri vicini sono stati gentili e generosi con noi in questi anni. Mi dispiacerà separarmi da loro, quando verrà il momento. Al mio ritorno ho intenzione di aprire una piccola attività, così da non dover essere più in debito con alcun uomo per quel che riguarda la mia felicità. Scriverò a mia madre per avvisarla che porterò con me la mia aiutante. Rhodabel è molto curiosa di scoprire com’è l’Inghilterra. Crede sia tutta piena di dame e gentiluomini coi loro castelli, ma basterà farle fare un giro in città per farla rinsavire da questa fantasia.

Ringrazia Edmund Blake per aver chiesto mie notizie. Immagino che la sua attività di artigianato sia fiorente. Mi ha fatto un gran piacere vedere che si era riconciliato con il padre, prima della mia partenza. Il signor Blake è stato un datore di lavoro dei più gentili. La mamma mi ha detto che la signora Blake è morta, quindi non parlerò male dei defunti, anche se sono molto tentata.

Mi piacerebbe dirti che questa è la mia ultima lettera prima della partenza e che ci rivedremo presto di persona, ma non voglio sfidare il destino.

La tua affezionata amica,

Greta

Aveva tanto altro da scrivere, ma non lo fece. Aveva parlato troppo del padrone di casa? I suoi sentimenti erano confusi e non era saggio renderli più concreti affidandoli alla carta. Oh, quanto avrebbe voluto che Irene fosse lì con lei a guidarla e a spiegarle lo strano disagio che sentiva quando lui si faceva vivo. Nel corso delle ultime settimane la sua domestica aveva portato in dono pasticci e biscotti dalla sua cucina, e lui si era offerto di accompagnarla dov’era stato ritrovato il corpo di Eben, un luogo che la gente del posto chiamava l’Angolo del morto. Il fiume faceva una curva in quel punto, la corrente rallentava e succedeva spesso che restituisse un cadavere. Il signor Baillie aveva identificato ufficialmente la salma di Eben, risparmiandole la vista del corpo gonfio d’acqua. Questo le fece pensare a Kitty, rimasta nel fiume così a lungo. Adesso sua sorella poteva riposare in pace, visto che era stata fatta giustizia, seppure in maniera contorta? Il fiume si era preso Eben come lui si era preso Kitty per darla all’Ouse…

Ci sarebbero stati un’inchiesta e un funerale. Baillie si era offerto di aiutarla, ma lei aveva rifiutato. Quell’uomo aveva un’espressione colpevole, come se dovesse dirle qualcosa ma non riuscisse a confessarle la verità. Cos’era davvero successo quella sera fatale, quando Eben era morto? C’era altro dietro la sua fine, che le era stato taciuto? I suoi sentimenti erano ancor più complicati dalla sua mancanza di dolore per la scomparsa di un uomo che era giunta a odiare, un uomo che l’aveva privata di ogni speranza. Greta avrebbe interpretato il ruolo che ci si aspettava da lei, portando le gramaglie nere, ma non sarebbe stata la vedova in lutto, affacciata alla finestra più alta della casa ad aspettare chi non avrebbe più fatto ritorno, come la gente pretendeva da queste parti. Lui non c’era più. Non si sarebbe afflitta oltre, ma era devastata dalle tante difficoltà della sua vita.