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Joe non ci aveva messo molto a localizzare Clement Hubbell, l’uomo che era stato condannato per violenza sessuale, aveva scontato vent’anni a Chino ed era stato scarcerato da una settimana quando era stato commesso quello che Joe considerava il primo di una serie di omicidi avvenuti ogni anno il 12 maggio.

Dopo aver pranzato con Julie e la baby-sitter, in un bel pomeriggio di sole Joe partì per Edgehill Mountain, dove vivevano Denise e Clement Hubbell.

Edgehill Mountain era una zona isolata, con strade tortuose e piccole case isolate con vista sul Pacifico e su Ocean Beach. Il GPS gli annunciò che era quasi arrivato a destinazione e Joe vide, più avanti sulla sinistra, una villetta marrone con le porte rosse, molto ordinata.

Rallentò per osservare l’orto recintato accanto alla casa: una signora di una certa età con un cardigan rosa e pantaloni a quadri rossi era intenta a strappare le erbacce.

Dopo aver controllato il numero sulla cassetta della posta, Joe entrò nel vialetto con la Mercedes e si fermò accanto a una Toyota station wagon piena di ammaccature. Prese la Glock dal cassetto portaoggetti, la mise nella fondina da spalla, si infilò il giubbotto di pelle e scese dall’auto.

Con le mani nelle tasche del giubbotto, andò al cancello e guardò nell’orto. La signora che lavorava in ginocchio in mezzo all’erba aveva un viso da bambola, con i lineamenti delicati, e i capelli bianchi. Doveva avere una settantina d’anni. Probabilmente era la madre di Hubbell.

«Signora Hubbell?» disse Joe.

La donna sollevò la testa, riparandosi gli occhi con una mano. «Oh, ciao, Jerry. Dov’è Clem?» disse.

«Non sono Jerry, signora. Mi chiamo Joe Molinari. Non ci conosciamo. Lei è la mamma di Clem?»

«Sì, sono Denise. Clem non c’è. Pensavo che fosse con lei.» Rise, si alzò e si spolverò i pantaloni con le mani. «Venga, si accomodi» disse. «Ho dei muffin ai mirtilli nel forno e un barattolo che non riesco ad aprire.»

«Volentieri» disse Joe. Tenne il cancello aperto per lasciarla passare e Denise Hubbell fece strada parlandogli dei vari tipi di peperoni che intendeva piantare. Joe valutò se entrare in casa e alla fine si disse Perché no? Clement Hubbell non c’era e forse la madre poteva dargli qualche informazione utile.

Seguì la signora dietro la casa ed entrò insieme a lei dalla porta di servizio, che conduceva direttamente in cucina.

«Si accomodi» gli disse Denise Hubbell.

Joe si sedette al tavolo di formica rossa e la signora gli porse un barattolo di pesche sciroppate da aprire e si mise a trafficare.

Joe svitò il tappo e le disse: «Che bel posto, Denise. Come sta Clem?»

«Oh, è ancora matto come prima, dopo tutti questi anni.» Rise. «Passa la maggior parte del suo tempo nel buco.»

Denise Hubbell si mise i guanti da forno, tirò fuori la teglia dei muffin e la posò pesantemente sui fornelli. Joe vide subito che non erano ancora cotti, ma lei parve non farci caso.

«Lasciamoli raffreddare un momento, Jerry» disse.

«Scusi, come sarebbe a dire ’nel buco’?» le domandò Joe.

La signora si sfilò i guanti, si aggiustò i capelli e spiegò: «Nella sua stanza. Lui la chiama così. I posti troppo grandi o con troppa luce gli danno le vertigini. E pensare che insieme andavate sempre in giro, a tutte le ore. Per farlo tornare a casa dovevo attirarlo con la scusa della cena e chiuderlo dentro a chiave».

Fece un’altra delle sue belle risate.

«Pensa che gli dispiacerebbe se dessi un’occhiata alla sua stanza?» chiese Joe. «Ho un messaggio per lui. Potrei lasciargli un biglietto sul comò.»

«Vai pure» disse la madre di Clement Hubbell. «In fondo al corridoio. Sai dov’è. Quando torni, prendiamo il caffè con un bel muffin.»

«D’accordo» disse Joe attraversando la cucina per andare nel corridoio. Passò davanti al soggiorno sulla destra, poi a una camera da letto con la tappezzeria a fiori rosa a sinistra. Al centro della parete in fondo al corridoio c’era una porta.

Girò la maniglia aspettandosi di vedere il «buco» di Clement Hubbell, ma invece di una stanza trovò una scala di legno che scendeva. Cercò l’interruttore e accese la luce. La scala portava in un vano interrato che doveva essere il famoso «buco».

Joe lasciò la porta aperta e cominciò a scendere.

Peccato mortale: Un'indagine delle donne del Club Omicidi
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