19

L’uomo che si faceva chiamare Uno era seduto dietro il guidatore della berlina quattro porte. Ai due che erano davanti aveva appioppato lo pseudonimo Due e Tre, per sicurezza.

Uno sapeva che l’unica cosa che poteva mandare a monte la missione era la stupidità umana. Tutto il resto era semplicissimo. Non c’erano guardie, né telecamere di sicurezza. Nella cassa c’erano un sacco di soldi e nel negozio c’era un solo cliente.

A differenza delle rapine in banca, dove la sorveglianza era molto stretta e in media si portavano via circa quattromila dollari, le agenzie di finanziamento spesso avevano in cassa tra cinquanta e centomila dollari. I mercados meno, ma quello lì in particolare aveva anche uno sportello Western Union in franchising che incassava tantissimo.

Uno e i suoi uomini osservarono in silenzio i pochi pedoni e le rare auto che passavano in quel tratto di South Van Ness Avenue. Quando gli sembrò il momento adatto, Uno tirò fuori un cellulare usa-e-getta e chiamò la polizia.

«911?» disse, affannato. «C’è una rapina in corso nella bottiglieria all’angolo tra 16th e Julian Avenue. Ho sentito degli spari. Tanti spari. Mandate qualcuno. Presto!»

Non appena la centralinista gli chiese le generalità, chiuse la chiamata. Ma era sicuro che la donna avrebbe diramato ugualmente l’allarme via radio e, grazie a quel diversivo, eventuali pattuglie in zona si sarebbero dirette tutte verso un punto a circa un chilometro di distanza da lì.

Dall’altra parte della strada, nel piccolo supermercato ispanico illuminato a giorno, la proprietaria era dietro il banco a incassare i soldi dell’unico, anziano cliente. A occhio era poco più che ventenne e indossava un lungo cardigan beige sopra un vestito marrone largo, informe. Dopo aver sistemato la spesa nella borsa di tela a righe del cliente, uscì da dietro il bancone e rimase a parlare un momento in spagnolo con lui sul marciapiede.

Poi la ragazza tornò nel negozio, chiuse la porta e girò il cartello appeso al vetro mettendo in mostra la scritta CHIUSO. Uno la guardò andare verso il fondo del negozio lungo e stretto.

La ragazza sparì nel retro. Due disse: «È sola, Uno. Vuoi che io resti in macchina, così facciamo prima?»

Uno udì le sirene di pattuglie e auto civetta che convergevano verso 16th Street. Era ora di muoversi.

«Sì. Buona idea. Meglio così.»

Uno e Tre scesero dalla macchina con le giacche a vento SFPD chiuse, la maschera in tasca e la pistola infilata nella cintola. In pochi secondi attraversarono la strada e si fermarono all’ombra, sulla soglia del piccolo supermercato, per indossare la maschera.

Uno si sistemò la visiera del berretto e bussò alla porta, con gli occhi bassi in modo che la ragazza gli vedesse il logo SFPD sulla giacca a vento, ma non la faccia coperta dalla maschera.

Tre, con la schiena rivolta alla vetrina, si guardava i piedi in attesa che la ragazza venisse ad aprire. Si voltò solo quando sentì lo scatto della serratura e il tintinnio del campanello sopra la porta.

I due uomini entrarono di corsa. La ragazza lanciò un grido. Uno la prese per un braccio e la spinse dentro, mostrandole la pistola. Tre chiuse a chiave la porta e premette gli interruttori a sinistra dell’entrata, spegnendo le luci sulla soglia e nella parte anteriore del negozio.

La ragazza urlò: «Fuori! Andate via! Fuori!» Si liberò dalla stretta, si voltò e corse verso la porta di servizio nel retro.

Uno le gridò: «Fermati o sparo! Dico sul serio!»

La ragazza si fermò. «Non fatemi del male! Vi prego!»

Uno le disse: «Nessuno vuole farti del male, señorita. Tranquilla. Tieni le mani in alto. Girati. Ecco, così, bravissima. Vai alla cassa e apri il cassetto. Se fai quello che ti dico, non ti succederà niente».

La ragazza alzò le braccia e disse: «Vi do i soldi, certo». Andò al bancone e si avvicinò alla cassa con le spalle rivolte agli scaffali carichi di pacchetti di sigarette, bottiglie di collutorio e deodoranti.

Uno la incoraggiava in tono suadente.

«Bene, brava. Continua così. Bravissima. Adesso abbassa le mani e apri il cassetto. Tra un minuto saremo fuori di qui e non ci vedrai mai più in vita tua.»

La ragazza premette alcuni tasti.

Il registratore di cassa tintinnò e il cassetto si aprì.

«Così si fa» approvò Tre. Si sporse sul bancone per arraffare il denaro nel cassetto. Non si aspettava che la ragazza estraesse la pistola dalla tasca del vestito marrone.

Peccato mortale: Un'indagine delle donne del Club Omicidi
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