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Cindy uscì dalla sede del Chronicle. Appena allungò il braccio, un taxi le si fermò davanti: un bel colpo di fortuna, essendo l’ora di punta. Diede all’autista l’indirizzo di Quince, un ristorante favoloso dalle parti di Jackson Square, poi si mise comoda e pensò a quanto era stato misterioso Rich quando le aveva telefonato per invitarla a cena. Era stato estremamente avaro di spiegazioni, ma era sulla scena di un crimine e non poteva parlare.
Cindy moriva dalla curiosità di scoprire che cosa non le aveva spiegato.
Ripensò alle varie tappe della loro storia: a quanto erano stati innamorati e a come erano stati bene insieme finché le loro opposte aspirazioni non li avevano allontanati, distruggendo la magia della convivenza.
Si erano lasciati e, sia pure in modo diverso, per entrambi era cominciato un periodo difficile. Poi le circostanze della vita li avevano riavvicinati e il loro legame era diventato ancora più profondo.
Erano tornati a vivere insieme, e Cindy aveva paura.
Non dell’intimità e delle gioie della vita in comune, ma del fatto che Rich chiaramente la amava, teneva al loro rapporto e di sicuro prima o poi le avrebbe chiesto di nuovo di sposarlo. E questo, purtroppo, li avrebbe riportati esattamente al punto di partenza, ovvero a scontrarsi perché Rich voleva dei figli. Tanti e subito. Mentre lei pensava che fosse meglio aspettare.
Bastava prendere le ultime tre settimane, per esempio.
Cindy aveva seguito la vicenda terribile di un uomo che aveva ucciso la moglie, la suocera e i due figli piccoli. Aveva preparato, scritto e limato il suo pezzo da cinquemila parole e lo aveva appena consegnato a Tyler, esattamente tre minuti prima della chiusura. L’indomani sarebbe partita per il tour di presentazione del suo libro e sarebbe stata via dieci giorni.
Quel libro era fonte di estrema soddisfazione per lei. Non solo era fiera di aver contribuito alla conclusione di un’indagine di alto profilo, ma aveva scritto un saggio che, se non era diventato immediatamente un best-seller, stava comunque vendendo abbastanza bene. Il suo editor le aveva chiesto di buttar giù altre idee per possibili libri da proporre alla casa editrice. E questo per lei era un successo straordinario. Finalmente stavano accadendo un sacco di belle cose, per le quali aveva lavorato per anni. Interi anni della sua vita.
Non per questo, però, voleva perdere Rich. Lo amava moltissimo, aveva sofferto terribilmente la sua mancanza quando si erano lasciati, era felice di tornare a casa la sera e sederglisi sulle ginocchia per farsi le coccole dimenticando la tensione e lo stress della giornata.
Ti prego, Rich, non insistere. Non chiedermi di prendere una decisione definitiva.
«Va bene se la lascio qui, signorina?» le domandò il tassista.
«Sì, perfetto. Grazie.»
Cindy pagò la corsa ed entrò nel ristorante. Il maître, che si chiamava Arnold, la accompagnò nella sala interna, che era più tranquilla e molto bella, con muri di mattoni a vista, lampadari in vetro di Murano e nell’aria i profumi delle squisite specialità della casa.
Cindy si sedette e ordinò un doppio whisky. Ne aveva già bevuto un bel po’ quando Arnold tornò insieme a Rich. L’uomo della sua vita si chinò a baciarla e si sedette, avvolto da una scia di aria fresca e di profumo di shampoo. Era bellissimo.
«Mmm, a cosa brindiamo?» chiese indicando il suo bicchiere di whisky.
Cindy si strinse nelle spalle e rispose: «È stata una giornata frenetica. Ma sono riuscita a consegnare in tempo l’articolo a Tyler. E adesso stavo pensando che domani...»
«Lo immagino. Starai via quasi due settimane. Per questo sono voluto venire a cena nel nostro ristorante preferito. Passare qualche ora insieme, tu e io da soli.»
«Sì?»
«Certo che sì. Perché mi manchi già, Cindy. Accidenti.»
Cindy spinse da una parte il bicchiere e gli prese le mani.
«Sei l’uomo migliore che io abbia conosciuto in vita mia, Rich. Il migliore in assoluto.»
Rich la attirò a sé e la baciò appassionatamente.
«Mio Dio, Rich!» esclamò Cindy alla fine del bacio. «Anch’io sentirò la tua mancanza.»