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Alle sei e mezzo di giovedì mattina, Kyle entrò nell’ufficio di Peckham e si presentò a rapporto. Doug era in piedi dietro la scrivania che, come sempre, sembrava una discarica. «Com’è andato il funerale?» domandò senza alzare lo sguardo dai documenti che aveva in mano..
«Come tutti i funerali» rispose Kyle. Tese un foglio. «Questa è la stima delle sue ore per il caso Ontario Bank.» Peckham afferrò il foglio, diede un’occhiata e disapprovò. «Solo trenta ore?» «Al massimo.» «Sei fuori strada. Facciamo sessanta.» Kyle si strinse nelle spalle. Facciamo come vuoi. Sei tu il socio. Se il cliente può pagare ventiquattromila dollari per del lavoro che non è mai stato fatto, allora può certamente pagarne ventiquattromila in più..
«Alle nove abbiamo un’udienza in corte federale. Ce ne andiamo da qui alle otto e mezzo. Finisci il memo sull’ordinanza numero dieci e presentati da me alle otto.» Un associato del contenzioso che nel corso del suo primo anno arrivava anche solo nei dintorni di un’aula di tribunale era qualcosa di mai sentito prima e la giornata storta di Kyle ebbe un improvviso miglioramento. Per quanto ne sapeva, dei dodici della sua classe nessuno aveva mai visto l’azione dal vivo. Tornato in fretta al suo cubo, stava controllando le e-mail quando comparve Tabor con una grossa tazza di caffè e la faccia sbattuta. Dopo la bocciatura all’esame era riuscito a riprendersi lentamente e, anche se all’inizio era sembrato avvilito, l’arroganza stava tornando..
«Mi dispiace per il tuo amico» disse Tabor, gettando soprabito e valigetta sul tavolo..
«Grazie» rispose Kyle. Il pistolero era ancora in piedi e sorseggiava rumorosamente il suo caffè, ansioso di parlare..
«Conosci H.W. Prewitt, il socio del contenzioso che sta due piani più su?» «No» rispose Kyle, continuando a digitare sui tasti..
«Sui cinquant’anni, grosso. A sua insaputa lo chiamano Harvey Wayne. Del Texas.» «Capito.» «Lo chiamano anche Texas lo Smilzo perché pesa sui centottanta chili. Cattivo come il demonio. Ha frequentato un college pubblico, poi l’A&M, poi la scuola di legge della Texas e odia chiunque venga da Harvard. Mi stava facendo la posta e due giorni fa mi ha beccato appioppandomi un lavoro che avrebbe potuto sbrigare benissimo una qualsiasi segretaria part-time. Martedì notte ho passato sei ore a smontare e disfare raccoglitori di documenti per un’importantissima deposizione in programma ieri. Ho tirato fuori tutto e poi ho riorganizzato i raccoglitori esattamente come voleva Harvey Wayne. Ce n’era una decina, di circa duecento pagine l’uno, una tonnellata di carta. Ieri mattina alle nove li ho caricati sopra un carrello e sono sfrecciato fino alla sala riunioni dove si erano radunati circa cento avvocati per lavorare a questa importante deposizione. E sai cos’ha fatto Harvey Wayne?» «Che cosa?» «Dunque, c’è una porta che dà in un’altra sala riunioni e che non sta mai chiusa, sbatte avanti e indietro, e così Harvey Wayne, culo grosso, mi dice di impilare i raccoglitori sul pavimento e di usarli come fermaporta. Io faccio quello che mi dice e, mentre me ne sto andando, lo sento dire qualcosa del tipo: “Questi ragazzi di Harvard sono i para-legali migliori che ci siano”.» «Quanto caffè ti sei già bevuto?» «Seconda tazza.» «Io sono alla prima e devo assolutamente finire questo memo.» «Scusami. Senti, hai visto Dale?» «No. Me ne sono andato martedì pomeriggio per il funerale di ieri. Cos’è successo?» «Martedì sera l’hanno incastrata con qualche tremenda ricerca e credo che da allora non abbia più dormito. Teniamola d’occhio.» «Va bene.» Alle otto e mezzo, Kyle uscì dall’edificio in compagnia di Doug Peckham e di un associato senior di nome Noel Bard. Camminarono in fretta fino al garage distante qualche isolato, e quando l’inserviente consegnò la Jaguar ultimo modello di Bard, Peckham disse: «Guida tu, Kyle. Andiamo in Foley Square»..
Kyle avrebbe voluto protestare, ma restò in silenzio. Bard e Peckham si accomodarono sul sedile posteriore, lasciando Kyle, lo chauffeur, solo davanti..
«Non sono sicuro di sapere quale sia il percorso migliore» confessò, con un lampo di paura per quello che sarebbe successo se si fosse perso e i due pezzi grossi dietro di lui fossero arrivati in ritardo in tribunale..
«Resta sulla Broad finché diventa Nassau. Poi prosegui fino a Foley Square» disse Bard, come se facesse quel tragitto tutti i giorni. «E stai attento. Quel gioiellino è nuovo di zecca e mi è costato centomila bigliettoni. È di mia moglie.» Kyle non ricordava di essersi mai sentito così nervoso al volante. Finalmente trovò il pulsante per la regolazione degli specchietti e si immise nel traffico, facendo sfrecciare gli occhi in tutte le direzioni. Tanto per peggiorare la situazione, Peckham aveva voglia di parlare: «Kyle, un paio di nomi, tutti del primo anno. Darren Bartkowski?»..
Senza guardare Peckham nello specchietto retrovisore, Kyle aspettò un attimo e poi disse: «Sì?»..
«Lo conosci?» «Certo. Conosco tutti gli associati del contenzioso del primo anno.» «Cosa mi dici? Hai mai lavorato con lui? Buono, cattivo... Parlami, Kyle. Tu come lo valuteresti?» «Ah, be’, un bravo ragazzo. L’ho conosciuto a Yale.» «Il lavoro, Kyle, il lavoro. Com’è sul lavoro?» «Non ho mai lavorato con lui.» «Gira voce che sia uno scansafatiche. Cerca di sfuggire ai soci, è in ritardo con le ricerche ed è pigro con la fatturazione.» Chissà se ha mai fatto la stima delle tue ore, pensò Kyle, restando comunque concentrato sui taxi che lo superavano sfrecciando, che sterzavano di colpo e che violavano ogni norma del codice della strada..
«Hai sentito dire anche tu che è uno scansafatiche?» «Sì» rispose riluttante Kyle. Era la verità..
Bard decise di collaborare al massacro del povero Bartkowski. «Ha fatturato meno ore di chiunque altro della tua classe.» Parlare dei colleghi era uno sport violento e i soci erano maligni quanto gli associati. Un associato che aggirava gli ostacoli o evitava le ricerche veniva schedato come scansafatiche e l’etichetta era permanente. Alla maggior parte di loro non importava. Lavoravano meno, incassavano lo stesso stipendio e non rischiavano quasi mai il licenziamento, a meno che non rubassero soldi a un cliente o venissero coinvolti in uno scandalo sessuale. Ricevevano bonus di importo inferiore, ma chi ha bisogno di un bonus se ha già un ottimo stipendio? I pigri potevano riuscire a galleggiare in uno studio legale per sei o sette anni, prima di essere informati che non sarebbero mai diventati soci ed essere accompagnati alla porta..
«E cosa mi dici di Jeff Tabor?» domandò Doug..
«Lo conosco bene. Di sicuro non è uno scansafatiche.» «Ha una reputazione di pistolero» disse Peckham..
«Sì, ed è vero. È competitivo, ma non è un tagliagole.» «A te piace, Kyle?» «Sì. Tabor è un bravo ragazzo. E molto brillante.» «Evidentemente non abbastanza» ribatté Bard. «C’è il problema dell’esame di abilitazione.» Kyle non fece commenti, e i commenti non furono necessari perché un taxi davanti a loro sterzò d’improvviso e tagliò la strada alla Jaguar, costringendo Kyle a pestare sul freno e a suonare il clacson. Dal finestrino del tassista spuntò un pugno chiuso e poi un rabbioso dito medio, e fu così che Kyle ricevette il suo primo vaffanculo. Sta’ calmo, si raccomandò..
«Bisogna stare attenti a quegli idioti» disse Doug..
Il fruscio di documenti che venivano estratti dalle valigette sul sedile posteriore suggerì a Kyle che stava per essere discusso qualcosa di serio. «Avremo il giudice Hennessy o il suo sostituto?» chiese Doug a Bard. Kyle venne escluso dalla conversazione, cosa che a lui andò benissimo. Preferiva concentrarsi sulla strada e non gli interessava affatto valutare le prestazioni professionali dei colleghi..
Dopo dieci minuti di guida nel traffico del centro, Kyle sentiva il sudore sotto il colletto della camicia e respirava affannosamente. «C’è un parcheggio all’angolo tra la Nassau e la Chambers, a due isolati dal tribunale» lo informò Bard. Kyle annuì nervosamente. Trovò il parcheggio, ma era completo, cosa che suscitò ogni tipo di imprecazione sul sedile posteriore..
Peckham prese in pugno la situazione. «Senti, Kyle, noi abbiamo fretta. Lasciaci davanti al tribunale in Foley Square, poi fai il giro dell’isolato finché non trovi un posto in strada.» «Un posto in quale strada?» Doug stava rimettendo i documenti nella valigetta. Bard d’improvviso era occupatissimo al cellulare. «Non mi interessa. Qualsiasi strada. E se non trovi posto, continua a girare intorno all’isolato. Facci scendere qui.» Kyle accostò al marciapiede e dietro la Jaguar esplose un clacson. I due soci scesero dall’auto. Le ultime parole di Peckham furono: «Tu continua a muoverti, okay? Qualcosa troverai»..
Bard riuscì a strapparsi dalla sua conversazione telefonica per il tempo sufficiente a dire: «E stai attento, è la macchina di mia moglie»..
Rimasto solo, Kyle ripartì e cercò di rilassarsi. Puntò verso nord lungo Centre Street, guidò per quattro isolati e poi voltò a sinistra sulla Leonard in direzione ovest..
Ogni centimetro di spazio disponibile era occupato da auto e moto. Una stupefacente quantità di cartelli proibiva il parcheggio in qualsiasi potenziale spazio. Kyle non aveva mai notato tanti cartelli minacciosi. Non vide garage, ma vide parecchi vigili che si lavoravano le strade, sbattendo multe sui parabrezza. Dopo un lungo e lento tratto voltò a sinistra sulla Broadway, dove trovò ancora più traffico. Avanzò adagio per sei isolati e poi girò a sinistra sulla Chambers. Poco dopo era di nuovo davanti al tribunale in cui si supponeva che dovesse fare il suo debutto come specialista in contenzioso, anche se solo in veste di riserva..
A sinistra sulla Centre, a sinistra sulla Leonard, a sinistra sulla Broadway, a sinistra sulla Chambers, di nuovo davanti al tribunale. Preoccupato come sempre dalla fatturazione, prese mentalmente nota del tempo. Il secondo giro in tondo si mangiò diciassette minuti, durate i quali, di nuovo, Kyle non trovò un posto dove parcheggiare. Vide però gli stessi cartelli, gli stessi vigili, gli stessi barboni e lo stesso spacciatore seduto su una panchina che lavorava al cellulare..
Le nove arrivarono e se ne andarono senza alcuna telefonata di Peckham, neppure un veloce “Dove diavolo sei?”. L’udienza era già in corso, ma senza Kyle, il legale del contenzioso. Kyle lo chauffeur, però, stava lavorando sodo. Dopo tre giri era ormai annoiato dal percorso e così aggiunse qualche isolato in direzione nord e ovest..
Pensò di fermarsi per prendere un caffè, ma poi decise di rinunciare per paura di rovesciarlo sulla splendida pelle beige della nuova Jaguar della signora Bard. A quel punto si era ben sistemato sul sedile e si sentiva a suo agio al volante. Era una splendida auto. Centomila dollari e indubbiamente li valeva tutti, fino all’ultimo centesimo. Il serbatoio era pieno solo per metà e questo lo preoccupava. I continui stop and go erano stressanti per un motore così potente. L’udienza alla quale non stava assistendo era importante e senza dubbio prevedeva la presenza di molti abili avvocati, tutti ansiosi di perorare la propria causa, perciò le cose avrebbero potuto trascinarsi a lungo. Era evidente che ogni spazio di parcheggio legale in lower Manhattan era occupato e, con chiare istruzioni di “Tu continua a muoverti”, Kyle accettò il fatto di non avere scelta se non quella di bruciare carburante. Cominciò a cercare un distributore. Avrebbe fatto il pieno e l’avrebbe addebitato al cliente, segnando qualche punto a suo favore con Bard..
Una volta riempito il serbatoio, cominciò a pensare ad altri modi per segnare punti..
Un veloce lavaggio dell’auto? Un rapido cambio dell’olio? Quando passò davanti al tribunale per la settima o l’ottava volta, un ambulante che vendeva pretzel lo guardò, spalancò le braccia e disse qualcosa come “Sei scemo, amico?”, ma Kyle rimase imperturbabile. Decise di non lavare l’auto o cambiare l’olio..
Ormai sicuro di sé nel traffico, afferrò il telefono e chiamò Dale. La ragazza rispose al terzo squillo e disse sottovoce: «Sono in biblioteca»..
«Stai bene?» «Sì.» «Non è quello che sento.» Ci fu una pausa. «Sono due notti che non dormo. Sto delirando, credo.» «Hai una voce terribile.» «Tu dove sei?» «In questo momento sono in Leonard Street, al volante della nuova Jaguar della moglie di Noel Bard. Cosa pensavi che stessi facendo?» «Scusa la domanda. Com’è stato il funerale?» «Terribile. Ceniamo insieme questa sera? Ho bisogno di sfogarmi con qualcuno.» «Questa sera io vado a casa, a letto, per dormire.» «Dovrai comunque mangiare. Compro un po’ di cinese, ci beviamo un bicchiere di vino e poi dormiamo insieme. Niente sesso. Tanto l’abbiamo già fatto.» «Vedremo. Prima devo andarmene da qui. Ci sentiamo.» «Ce la farai?» «Ne dubito.» Alle undici Kyle si congratulò con se stesso perché adesso poteva fatturare al cliente ottocento dollari per aver girato in tondo in macchina. Poi rise di sé. Il direttore dello “Yale Law Journal” che al volante effettuava svolte perfette, frenate e ripartenze pulite, guardava il panorama e slalomeggiava tra i taxi. Ah, la vita di un grande avvocato di Wall Street! Se l’avesse visto suo padre..
La telefonata arrivò alle undici e quaranta. «Stiamo uscendo dal tribunale» disse Bard. «Che cosa ti è successo?» «Non ho trovato parcheggio.» «Dove sei?» «A due isolati dal tribunale.» «Passa a prenderci dove ci hai scaricato.» «Con piacere.» Pochi minuti dopo, Kyle accostò al marciapiede come un veterano e i suoi due passeggeri salirono a bordo. Appena ripartito domandò: «Dove andiamo?»..
«In ufficio» fu la secca risposta di Peckham, e per parecchi minuti non venne detto altro. Kyle si aspettava un terzo grado su quello che aveva fatto nelle ultime ore..
Dov’eri, Kyle? Perché non ti sei presentato all’udienza? Invece niente. Tristemente, cominciò a rendersi conto che nessuno aveva sentito la sua mancanza. Tanto per rompere il silenzio, dopo un po’ chiese: «Com’è andata l’udienza?»..
«Non è andata» rispose Peckham..
«Quale udienza?» fece Bard..
«Cosa avete fatto dalle nove di questa mattina?» domandò Kyle..
«Abbiamo aspettato che l’onorevole Theodore Hennessy smaltisse i postumi della sbornia e ci facesse grazia della sua presenza» rispose Bard..
«L’udienza è stata rinviata di due settimane» disse Peckham..
Mentre uscivano dall’ascensore al trentaduesimo piano, il cellulare di Kyle vibrò. Il messaggio di Tabor diceva: “Corri al cubo. Problema”..
Il pistolero lo aspettava in cima alla scala. «Com’era il tribunale?» «Meraviglioso. Adoro il contenzioso. Qual è il problema?» Camminando rapidamente lungo il corridoio, passarono davanti a Sandra, la segretaria..
«Dale» sussurrò Tabor. «È svenuta, collassata, priva di conoscenza, qualcosa.» «Dov’è?» «Ho nascosto il corpo.» Nel cubo, Dale giaceva in pace in un sacco a pelo, parzialmente nascosto sotto la scrivania di Tabor. Aveva gli occhi aperti e sembrava vigile, ma il viso era pallidissimo..
«Si è alzata alle cinque di martedì mattina e da allora non ha più dormito. Fanno circa cinquantacinque ore, potrebbe essere un record.» Kyle si inginocchiò accanto alla ragazza, le prese delicatamente il polso e le domandò: «Stai bene?»..
Dale annuì, ma non in modo convincente..
Tabor, il palo, parlò continuando a guardarsi intorno. «Non vuole che lo sappia nessuno. Le ho proposto di chiamare l’infermiera, ma lei non ha voluto. Tu cosa pensi, Kyle?» «Non ditelo a nessuno» sussurrò Dale, la voce bassa e rauca. «Sono svenuta, ecco tutto. Sto bene.» «Il polso è buono» disse Kyle. «Sei in grado di camminare?» «Credo di sì.» «Allora noi tre adesso usciamo per un pranzo veloce. Poi io ti porto a casa, così ti riposi. Tabor, chiamami un’auto.» Tenendola entrambi per un braccio, i due associati rialzarono lentamente la ragazza che, una volta in piedi, fece un respiro profondo e annunciò: «Posso camminare»..
«Noi ti stiamo di fianco» disse Kyle..
Mentre se ne andavano, una giovane associata pallida, minuta e molto elegante, a braccetto con due colleghi con i quali stava senza dubbio andando a pranzo, lanciò al gruppetto un’occhiata curiosa. Ma nessuno badò loro più di tanto. Tabor aiutò Dale a salire in auto e poi tornò nel cubo per eliminare eventuali tracce..
Kyle trasportò Dale quasi di peso per le tre rampe di scale del suo appartamento, poi l’aiutò a svestirsi e la mise a letto. Le diede un bacio sulla fronte, spense la luce e chiuse la porta. La ragazza non si sarebbe mossa per ore..
In soggiorno, Kyle si tolse la giacca, la cravatta e le scarpe. Occupò tutto il ripiano del piccolo tavolo della cucina con il laptop, il FirmFone e un raccoglitore gonfio di materiale per un memo che stava trascurando. Una volta sistemato, sentì le palpebre diventare sempre più pesanti, così si distese sul divano per un sonnellino veloce..
Tabor gli telefonò un’ora dopo, svegliandolo. Kyle gli assicurò che Dale stava riposando e che dopo una bella dormita sarebbe stata benissimo..
«Alle quattro ci sarà un annuncio» disse Tabor. «Notizie importanti a proposito della scissione. Tieni d’occhio la posta.» Alle sedici in punto, Scully & Pershing inviò un’e-mail a tutti i suoi avvocati per annunciare l’abbandono di sei soci del contenzioso e di trentuno associati del gruppo in addestramento. Seguiva l’elenco dei nomi. Le dimissioni sarebbero state effettive a partire dalle diciassette di quello stesso giorno. Il testo continuava con il pistolotto standard sulla grandezza dello studio e l’assicurazione che quella spaccatura non avrebbe avuto alcun impatto sulle capacità di S&P di soddisfare pienamente le necessità dei suoi molti, meravigliosi e stimati clienti..
Kyle sbirciò in camera da letto: la paziente aveva il respiro regolare e non aveva ancora cambiato posizione..
Abbassò le luci del soggiorno e si distese di nuovo sul divano. Dimenticare il memo, dimenticare la fatturazione. Al diavolo lo studio, almeno per qualche momento rubato. Quante volte avrebbe avuto la possibilità di rilassarsi così in un martedì pomeriggio? Il funerale sembrava ormai lontano un mese. Pittsburgh era in un’altra galassia. Baxter se n’era andato, ma non era stato dimenticato. Kyle aveva bisogno di Joey, ma anche Joey se n’era andato..
La vibrazione del cellulare lo svegliò di nuovo. L’e-mail era di Doug Peckham e diceva: “Kyle, importante riorganizzazione nel contenzioso. Sono stato assegnato al caso Trylon. Tu anche. Ufficio di Wilson Rush, domattina, sette in punto”..