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L’appuntamento di venerdì a mezzogiorno con Doug Peckham gli era stato descritto come un pranzo di lavoro per rivedere alcuni documenti, ma quando Kyle si presentò con dieci minuti di anticipo, il socio disse: «Andiamo a festeggiare». Uscirono dall’edificio e si accomodarono sul sedile posteriore di una Lincoln berlina, una delle innumerevoli “auto nere” che si vedono vagare per la città e che servono a far sì che i professionisti possano evitare i taxi. Lo studio aveva una flotta di auto nere a disposizione..

«Mai stato all’Eleven Madison Park?» domandò Doug..

«No. In questo periodo non esco molto, perché sono un associato al primo anno, e di solito sono troppo stanco per mangiare, o non ne ho il tempo, oppure me ne dimentico.» «Ci stiamo lamentando?» «Naturalmente no.» «Congratulazioni per l’esame.» «Grazie.» «Questo ristorante ti piacerà. Ottima cucina, bel locale. Ci faremo un lungo pranzo, con un po’ di vino. Ho il cliente giusto al quale possiamo addebitarlo.» Kyle annuì. Due mesi nello studio e si sentiva ancora a disagio all’idea di fregare i clienti. Ingrassare la pratica. Sovrafatturare. Gonfiare le spese. Kyle avrebbe voluto chiedere che cosa esattamente sarebbe stato addebitato al cliente. Solo il pranzo - e questo era una certezza - o anche le due ore sue e le due ore di Pechkam? Il ristorante era nel salone del vecchio Metropolitan Life Building, con vista su Madison Square Park. L’arredamento era moderno, i soffitti alti e le finestre ampie..

Doug, naturalmente, dichiarò di conoscere lo chef, il maitre e anche il sommelier, e Kyle non rimase sorpreso quando vennero fatti accomodare a uno dei tavoli migliori con vista sul parco..

«Togliamoci dai piedi la tua valutazione» disse Peckham, spezzando un grissino e spargendo briciole sull’immacolata tovaglia bianca..

«Valutazione?» «Sì. Quale tuo socio supervisore è mio compito fare la tua valutazione dopo il risultato dell’esame. Ovviamente se fossi stato bocciato noi ora non saremmo qui e io non avrei cose carine da dirti. Probabilmente in questo momento ci staremmo fermando davanti a uno di quei carrettini degli ambulanti, ci prenderemmo una di quelle salsicce unte e affumicate, faremmo due passi a piedi e avremmo una conversazione sgradevole. Tu però ce l’hai fatta, quindi sarò gentile.» «Grazie.» Un cameriere portò i menu, mentre un altro versava l’acqua nei bicchieri. Doug addentò il grissino, facendo volare altre briciole sul tavolo. «La tua fatturazione è sopra la media; in effetti, è veramente notevole.» «Grazie.» Nessuna sorpresa nel fatto che la valutazione di Scully & Pershing cominciasse con quanto denaro veniva rastrellato..

«Su di te ho avuto solo commenti positivi da parte degli altri soci e associati senior.» «Da bere? Un aperitivo?» chiese il cameriere..

«Ordineremo il vino con il pranzo» rispose Doug quasi maleducatamente. Il cameriere scomparve..

«A volte, però, sembri mancare di impegno, come se tu non fossi del tutto a bordo..

Rendo l’idea?» Kyle scosse la testa e pensò a una risposta. Peckham era un tipo spiccio e diretto, perciò perché non adeguarsi a lui? «Io vivo, mangio e dormo nello studio, come ogni altro associato al primo anno, perché questo è il modello di lavoro inventato da qualcuno parecchio tempo fa. Esattamente come i medici residenti che lavorano venti ore al giorno per dimostrare la loro tempra. Grazie a Dio, noi non curiamo gente malata. Non so proprio cos’altro potrei fare per dimostrare il mio impegno.» «Okay» disse Doug, improvvisamente più interessato al menu. Il cameriere era tornato e aspettava. «Tu sei pronto? Io sto morendo di fame.» Kyle doveva ancora dare un’occhiata al menu e gli bruciava ancora la critica al suo impegno. «Certo» rispose. Tutti i piatti gli sembravano deliziosi. Ordinarono, il cameriere approvò e comparve il sommelier. A un certo punto, durante la seria discussione enologica che seguì, Doug accennò a una “prima bottiglia” e a una “seconda bottiglia.” La prima era un borgogna bianco. «Ti piacerà» annunciò il socio. «È uno dei miei vini preferiti.» «Ne sono sicuro.» «Qualche problema, lamentele?» domandò Doug, come se stesse spuntando le voci sulla lista della valutazione..

Con un tempismo perfetto, il FirmFone di Kyle cominciò a vibrare. «È buffo che lei ne parli proprio adesso» disse, estraendo il cellulare dalla tasca della giacca e leggendo l’e-mail. «È Karleen Sanborn che vorrebbe qualche ora di lavoro leggero nel pasticcio Placid Mortgage. Cosa devo risponderle?» «Che stai pranzando con me.» Kyle digitò la risposta, inviò l’e-mail e poi domandò: «Posso spegnerlo?»..

«Naturalmente.» Arrivò il vino. Peckham lo assaggiò e roteò gli occhi. Vennero versati due bicchieri..

Kyle riprese l’argomento. «La mia lamentela è questo maledetto cellulare. È diventato la mia vita. Quando lei era associato, quindici anni fa, non c’erano cellulari, smartphone o FirmFone e quindi...»..

«Quindi lavoravamo sodo come voi» lo interruppe Doug, agitando una mano per liquidare la questione. Piantala di lamentarti. Sii più tosto. Con l’altra mano stava sollevando il bicchiere di vino per esaminarne il contenuto. Finalmente bevve un sorso e annuì, approvando..

«Be’, la mia lamentela è questo telefonino.» «Okay. Nient’altro?» Un altro segno in un altro riquadro della lista..

«No, a parte le solite lamentele di abusi sugli associati. Le ha già sentite tutte e di sicuro non ha voglia di risentirle adesso.» «Hai ragione, non ho voglia. Ascoltami, noi soci sappiamo cosa succede. Non ce ne siamo dimenticati. Ma siamo sopravvissuti e adesso raccogliamo i frutti, la ricompensa. È un pessimo modello lavorativo perché rende tutti infelici. Tu pensi che io abbia voglia di alzarmi ogni mattina alle cinque e passare dodici ore pazzesche in ufficio, in modo che alla fine dell’anno ci possiamo dividere le spoglie ed essere primi in classifica? L’anno scorso i soci di APE hanno fatto una media di un milione e quattro. Noi eravamo a uno e tre e tutti si sono lasciati prendere dal panico..

Dobbiamo tagliare i costi! Dobbiamo fatturare di più! Dobbiamo assumere altri associati e passarli al tritacarne perché noi siamo i più grandi! È una follia. Nessuno mai che si fermi e dica: “Ehi, sapete una cosa? Io posso vivere con un milione di dollari all’anno e passare più tempo con i miei figli e in spiaggia”. Nossignore. Noi dobbiamo essere il numero uno.» «A me va bene un milione di dollari all’anno.» «Ci arriverai. La valutazione è finita.» «Una domanda veloce.» «Spara.» «C’è un’associata al primo anno, carina, che sta cominciando a piacermi. È un problema?» «Rigorosamente proibito. Carina quanto?» «Ogni giorno di più.» «Nome?» «Spiacente.» «Lo fate in ufficio?» «Non siamo ancora arrivati a quel punto. E ci sono troppi sacchi a pelo in giro.» Doug fece un respiro profondo e si piegò in avanti sui gomiti. «Si fa parecchio sesso in studio. Insomma, è un ufficio. Metti insieme cinquemila persone tra uomini e donne... e succede. La regola non scritta è la seguente: non scoparti le impiegate: segretarie, paralegali, personale di supporto, contabili, quelle che sono considerate in qualche modo inferiori a noi. Le definiamo “nonavvocati”. Per quanto riguarda le tue colleghe associate, o anche socie se è per questo, in realtà non importa a nessuno, purché non vi facciate scoprire.» «Ho sentito storie divertenti.» «E probabilmente sono vere. Ci sono state delle carriere rovinate. L’anno scorso due soci, entrambi sposati, hanno cominciato una relazione bollente, si sono fatti scoprire e sono stati buttati fuori a calci. Stanno ancora cercando lavoro.» «Ma due associati non sposati...» «Bada solo a non farti scoprire.» Arrivarono gli antipasti e il sesso venne dimenticato. Kyle aveva ordinato un tortino al formaggio e porri. Doug era andato un po’ più sul pesante con un’insalata di aragosta del Maine con finocchio e funghi. Kyle bevve più acqua che vino..

Peckham era deciso a svuotare la prima bottiglia per attaccare la seconda..

«Forse sta per arrivare un piccolo scossone» disse Doug tra un boccone e l’altro..

«Sono sicuro che ne hai sentito parlare.» Kyle annuì con la bocca piena..

«È probabile che succeda. Cinque dei nostri soci del contenzioso se ne vanno con un branco di associati e parecchi clienti. L’ammutinamento è guidato da Toby Roland, e non è una cosa simpatica.» «Quanti associati?» «A questa mattina erano ventisei. È un vero casino, e nessuno sa quanti alla fine se ne andranno davvero. Comunque, ci sarà un buco nel contenzioso. Ma sopravviveremo.» «E come colmeremo il buco?» «Probabilmente facendo un raid in un altro studio. Non te l’hanno insegnato alla scuola di legge?» Risero entrambi e per un momento si dedicarono al cibo..

«Questo aumenterà il carico di lavoro per chi rimane?» domandò Kyle..

Doug si strinse nelle spalle. «Forse. È troppo presto per dirlo. Gli ammutinati si porteranno via alcuni grossi clienti, con grosse cause. Anzi, è proprio per questo che se ne vanno.» «La Trylon va o resta?» «La Trylon è un vecchio cliente ed è saldamente sotto l’ala protettiva di Mr Wilson Rush. Tu cosa sai della Trylon?» Doug stava osservando Kyle con attenzione, come se si fossero spostati in un territorio off-limits..

«Solo quello che ho letto sui giornali. Lei ha mai lavorato per loro?» «Certo, parecchie volte.» Kyle decise di spingere, appena un po’. Un cameriere portò via i piatti. Un altro versò ancora vino..

«Cos’è questa controversia con la Bartin? Il “Journal” diceva che il fascicolo del tribunale è secretato perché i temi in discussione sono estremamente sensibili.» «Segreti militari. Somme enormi di denaro. C’entra anche il Pentagono, che ha cercato fino all’ultimo di impedire che le due società litigassero, ma il botto c’è stato comunque. In ballo c’è una montagna di tecnologia, per non parlare di alcune centinaia di miliardi di dollari.» «Lei lavora alla causa?» «No. Ho passato la mano. Però c’è una bella squadra numerosa.» Arrivò altro pane per ripulire il palato. La prima bottiglia era vuota e Peckham ne ordinò una seconda. Kyle si stava imponendo un ritmo lento e controllato..

«I soci e gli associati che se ne vanno... quanti di loro stanno lavorando alla causa Bartin?» «Non lo so. Come mai ti interessa tanto?» «Perché io non voglio lavorarci.» «Perché no?» «Perché credo che la Trylon sia un fornitore della difesa senza scrupoli, con una storia disgustosa, che ha fabbricato prodotti scadenti, fregato governo e contribuenti, disseminato armi odiose in giro per il mondo, ucciso gente innocente, favorito i conflitti e appoggiato oscuri dittatori, il tutto per aumentare i profitti e poter fare bella figura con gli azionisti.» «Nient’altro?» «Ne ho quante ne vuole.» «Non ti piace la Trylon?» «No.» «Per noi è un cliente estremamente prezioso.» «Bene. Che sia qualcun altro a lavorare per loro.» «Agli associati non è consentito scegliere per chi lavorare.» «Lo so. Stavo solo esprimendo la mia opinione.» «Be’, tientela per te, okay? Un linguaggio del genere ti procurerà una pessima reputazione.» «Non si preoccupi. Farò il lavoro che mi verrà assegnato. Ma come favore, chiedo al mio socio supervisore di tenermi occupato da qualche altra parte.» «Vedrò cosa posso fare. Ma è Mr Rush che prende le decisioni finali.» Il secondo vino era un pinot nero sudafricano e anche quello fece roteare gli occhi di Peckham. I piatti principali - stufato di spalla di maiale e costolette di manzo - arrivarono subito dopo e i due iniziarono a mangiare con impegno..

«La tua tariffa oraria adesso è di quattrocento dollari» disse Doug, masticando..

«Lei è a ottocento?» «Sì.» Kyle non era sicuro di avere il coraggio di fatturare a un cliente, per quanto grosso e ricco, quattrocento dollari per un’ora del suo lavoro legale da profano. Non che avesse possibilità di scelta..

«A proposito di fatturazione» disse Peckham. «Per il mese di ottobre ho bisogno che tu faccia la stima delle mie ore per il caso Ontario Bank. Ho avuto da fare e ho un po’ perso il filo.» Kyle riuscì a continuare a masticare un pezzetto di maiale, ma per poco non soffocò. Doug gli aveva chiesto di fare “la stima delle mie ore”? L’aveva detto, e questa era una novità. Non c’era stato niente durante l’orientamento, niente nel manuale, niente da nessuna parte a proposito di una stima delle ore. Esattamente il contrario. Erano stati addestrati a vedere l’addebito delle ore come l’aspetto più importante della professione. Prendi in mano un dossier e guarda l’orologio. Fai una telefonata e prendi nota della durata. Siedi a una riunione e conta i minuti. Ogni ora doveva essere giustificata e l’addebito veniva effettuato immediatamente. Non doveva mai essere ritardato e doveva essere preciso..

«Come si fa a stimare le ore?» domandò cauto Kyle..

«Guarda la pratica. Conta le ore che hai addebitato tu. Guarda il mio lavoro e poi stima il mio tempo per il mese di ottobre. Non è un grosso problema.» A ottocento dollari l’ora era un grosso problema..

«E non sottostimare» aggiunse Peckham, facendo roteare il vino nel bicchiere..

Naturalmente no. Se dobbiamo tirare a indovinare, facciamo in modo di stare abbondanti. «È una prassi comune?» chiese Kyle..

Doug sbuffò incredulo e inghiottì un boccone di manzo. Non essere stupido, ragazzo. Succede di continuo. «E visto che stiamo parlando dell’Ontario Bank» disse, mostrando un po’ di carne tra i denti «addebitale questo pranzo.» «Pensavo di offrire io» disse Kyle in un debole tentativo di umorismo..

«Certo che no. Pago con carta di credito e addebitiamo all’Ontario. Sto parlando anche del nostro tempo. Due ore per te, adesso a quattrocento dollari, e due per me..

L’anno scorso la banca ha fatto guadagni record.» Era una bella notizia. L’Ontario Bank aveva bisogno di guadagnare bene, se voleva continuare a servirsi di Scully & Pershing. Duemilaquattrocento dollari per un pranzo, escluso cibo, vino e mancia..

«E adesso che hai superato l’esame» riprese Peckham, addentando un altro boccone «hai il diritto di usare l’auto nera e di addebitare la cena ai clienti. La regola è questa: se lavori fino alle otto di sera, chiami un’auto. Ti darò il numero e il codice, tu assicurati che al cliente venga addebitata la corsa. E, se vuoi, puoi andare al ristorante, spendendo non più di cento dollari, e addebitare anche questo al cliente.» «Sta scherzando?» «Perché?» «Perché io sono spesso in ufficio fino alle otto, e se qualcuno mi paga la cena allora farò in modo di restarci tutte le sere.» «Bravo il mio ragazzo.» «Sembra buffo, no?» «Che cosa?» «Addebitare al cliente pranzi e cene costosi, oltre al trasporto.» Un movimento rotatorio del bicchiere di pinot, uno sguardo riflessivo al liquido rosso, un lungo sorso. «Kyle, ragazzo mio, vedila così. Il nostro cliente più importante è la BXL, la settima società più grande del mondo. L’anno scorso ha avuto un fatturato di duecento miliardi di dollari. Uomini d’affari molto in gamba, che hanno un budget per tutto. Vivono con i budget. Sono fanatici dei budget. L’anno scorso il budget della BXL per le spese legali ammontava all’uno per cento del fatturato, vale a dire più o meno due miliardi di dollari. Quei soldi non sono arrivati tutti a noi, perché la società si serve di venti diversi studi legali in tutto il mondo, ma abbiamo avuto la nostra fetta. Indovina cosa succede, se non spendono la cifra prevista dal budget, se le spese legali sono inferiori? Gli avvocati interni della BXL controllano le fatture, e se le nostre cifre sono basse ci telefonano facendo fuoco e fiamme. Dove stiamo sbagliando? Non li stiamo proteggendo a dovere? Il punto è che si aspettano di spendere quei soldi. Se noi non li prendiamo, il budget salta, loro si preoccupano e magari cominciano a guardarsi intorno in cerca di un altro studio, uno che si impegni di più a fatturare. Mi segui?» Sì, Kyle lo seguiva. Tutto cominciava ad avere senso. I pranzi sontuosi erano necessari non solo per nutrire gli avvocati affamati ma anche per equilibrare adeguatamente i bilanci dei clienti. Ora sembrava quasi una pratica assennata..

«Sì» rispose Kyle, e per la prima volta il vino gli riscaldò il cervello e lo fece rilassare..

Peckham spalancò le braccia e si guardò intorno. «Da’ un’occhiata, Kyle. Wall Street. La vetta assoluta del successo in America. Noi siamo qui, siamo il top, siamo brillanti, tosti e pieni di talento, e facciamo valanghe di soldi che lo dimostrano. Ne abbiamo il diritto, Kyle, non dimenticarlo mai. I nostri clienti ci pagano perché hanno bisogno di noi e noi offriamo la miglior consulenza legale che il denaro possa comprare. Non scordarlo mai.» John McAvoy pranzava tutti i giorni allo stesso tavolo in una vecchia tavola calda di Queen Street a York, e a Kyle, a partire dai dieci anni, quando aveva cominciato a ciondolare nello studio, era sempre piaciuto pranzare con suo padre. Il piatto speciale era vegetariano e cambiava ogni giorno, costava poco e comprendeva pane fatto in casa e tè ghiacciato, senza zucchero. Il locale richiamava una clientela di avvocati, funzionari di banca e giudici, ma c’erano anche meccanici e muratori. Pettegolezzi e battute attraversavano la sala a ritmo continuo. Gli avvocati scherzavano sempre dicendo: “Chi paga il pranzo?” e si vantavano di facoltosi clienti ai quali avrebbero appioppato il conto di tre dollari e novantanove..

Kyle dubitava che suo padre avesse mai pensato anche solo di sfuggita di addebitare il pranzo a un cliente..

Doug insistette per ordinare il dessert. Due ore dopo essere entrati nel ristorante, Peckham e Kyle uscirono e risalirono sull’auto nera. Tutti e due sonnecchiarono durante i quindici minuti del ritorno allo studio..