CAPITOLO UNDICESIMO: L'ASSASSINO DI ULRICH
"Sì, pronto!... Fra una decina di minuti, signor giudice...
Chi?... Ancora non lo so... Glielo giuro!... E" forse mia abitudine scherzare?...".
Riattaccò, si mise a camminare su e giù per l'ufficio, poi si avvicinò a Jean.
"A proposito, starò via per qualche giorno, a partire da questa sera... Ecco l'indirizzo a cui dovrete farmi inoltrare la posta...".
Dopo aver guardato varie volte l'orologio, si decise finalmente a scendere verso la cella dove aveva lasciato i tre uomini.
Quando entrò, la prima cosa che vide fu il viso pieno di odio del vagabondo, che non si trovava più al posto di prima ma camminava avanti e indietro per la stanza a passi rabbiosi. Basso invece, seduto sul bordo della brandina, si teneva la testa fra le mani.
James, dal canto suo, se ne stava appoggiato al muro con le braccia incrociate e fissava Maigret sorridendo in modo strano.
"Scusatemi se vi ho fatto aspettare... Io...".
"Ci siamo!" disse James. "Ma non occorreva che se ne andasse".
E via via che Maigret si mostrava avvilito il suo sorriso si faceva più commosso.
"Victor Gaillard non guadagnerà i suoi trentamila franchi né parlando né tacendo... Sono stato io a uccidere Ulrich...".
Il commissario aprì la porta e chiamò un ispettore che stava passando di là.
"Ho bisogno che tenga quest'uomo chiuso da qualche parte per un po'...".
E indicò il vagabondo che intanto tornava alla carica:
"Si ricordi che sono stato io a portarla da Ulrich!...
Se non fosse stato per me... E questo varrà pur qualcosa...".
Quell'ostinazione a voler sfruttare a ogni costo il dramma ormai non appariva più ignobile, ma soltanto penosa.
"Cinquemila!..." gridò dalle scale.
Adesso erano rimasti in tre nella cella. E dei tre il più abbattuto era Basso, che dopo aver esitato a lungo si alzò e andò a piazzarsi davanti a Maigret.
"Commissario, le giuro che io mi ero offerto di pagare i trentamila franchi... Che cosa vuole che siano per me?... James non ha voluto...".
Maigret li guardò uno dopo l'altro, con uno stupore venato di crescente simpatia.
"Lei ne era al corrente, Basso?".
"Da un bel pezzo..." mormorò costui.
E James si affrettò a precisare:
"Era lui a darmi i soldi che mi estorcevano i due delinquenti... Per questo gli ho confessato tutto...".
"Che furbo!" sbottò Basso. "Sarebbero bastati trentamila franchi e...".
"Ma no! Ma no!" sospirò James. "Non puoi capire...
Nemmeno il commissario...".
Si guardò attorno come se stesse cercando qualcosa.
"Nessuno ha una sigaretta?".
Basso gli tese il suo astuccio.
"Niente pernod, ovviamente!... Bè, pazienza...
Tanto bisognerà che mi ci abitui... Certo che sarebbe stato più facile...".
E mosse le labbra come un bevitore tormentato dal bisogno di bere.
"In realtà, non è che abbia molto da dire... Ero sposato... Un matrimonio tranquillo... Una vita normale...
Ho incontrato Madò... E come uno scemo ho creduto che fosse successo anche a me... quello che succede nei romanzetti... La mia vita per un bacio...
Una vita breve ma intensa... La banalità, che orrore!...".
Lo diceva con una flemma che conferiva alla sua confessione qualcosa di disumano, di clownesco.
"C'è un'età in cui tutto questo fa effetto! Camere d'albergo! Appuntamenti segreti! Porto e pasticcini!
E sono cose che costano. Mentre io guadagnavo mille franchi al mese! La storia è tutta qui, una storia stupida da morire! Non osavo parlare di soldi con Madò! Non osavo dirle che non potevo permettermi la camera di Passy! Ed è stato proprio suo marito che, senza volerlo, mi ha dato la dritta giusta:
Ulrich...".
"Ha preso a prestito molti soldi?" chiese Maigret.
"Neanche settemila franchi... Ma è una bella cifra quando uno ne guadagna mille al mese... Una sera che mia moglie era da sua sorella a Vendome, Ulrich si è presentato a casa mia e ha minacciato di andare dai miei superiori e poi di farmi pignorare i mobili se non gli pagavo per lo meno gli interessi...
Si immagina che tragedia?... Il mio direttore e mia moglie che venivano a sapere tutto in una volta?".
E intanto la sua voce restava calma, ironica.
"Mi sono comportato come uno stupido... All'inizio volevo soltanto spaventare Ulrich spaccandogli il muso... Ma quando si è ritrovato con il naso che grondava sangue ha cercato di urlare... Gli ho stretto il collo... Eppure ero perfettamente calmo... Non è vero che in quei momenti si perde la testa... Anzi succede il contrario! Non credo di essere mai stato così lucido... Sono andato a noleggiare una macchina...
E tenevo il cadavere in modo tale che poteva sembrare un amico sbronzo... Il resto lo sa...".
Allungò il braccio verso il tavolo come per prendere un bicchiere che non c'era.
"Tutto qua... Dopo si vede la vita diversamente...
Con Madò, la storia è andata avanti ancora per un mese... Mia moglie ha cominciato a farmi regolarmente delle scenate perché bevevo... E dovevo dare i soldi ai due tizi... Ho raccontato tutto a Basso... Dicono che faccia bene confidarsi... Balle!... Per stare bene bisognerebbe poter ricominciare la propria vita da capo, tornare a essere un neonato nella culla...".
Era tutto così buffo, e raccontato per giunta in modo così buffo che Maigret non riuscì a trattenere un sorriso. Si accorse che anche Basso stava sorridendo.
"Però sarebbe stato ancora più stupido andare un bel giorno al commissariato e confessare di aver ucciso un uomo. O no?".
"Allora ci si crea un angolo tutto per sé!..." esclamò il commissario.
"Bisogna pur vivere!".
La faccenda era più amara che tragica. Probabilmente a causa della strana personalità di James! Si sforzava in ogni modo di conservare un tono neutro e di non tradire neppure la più piccola emozione.
Tanto che alla fin fine era lui il più calmo, e pareva quasi che si domandasse perché gli altri due avessero l'aria sconvolta.
"Certo che gli uomini sono proprio scemi... E" l'unica spiegazione... Visto che un bel giorno persino Basso... E sempre con Madò, per giunta!... Almeno fosse stata un'altra!... E la storia è andata a finir male!...
Se avessi potuto, avrei detto che ero stato io a uccidere Feinstein... Così avrei saldato il conto una volta per tutte... Ma non ero nemmeno là quand'è successo!... E lui ha fatto il cretino fino in fondo... E" scappato... L'ho aiutato come ho potuto...".
Qualcosa in gola, però, James ce l'aveva. Per questo restò zitto qualche istante, prima di proseguire con la stessa voce monotona:
"Come se la cosa migliore non fosse dire la verità!...
Ancora poco fa voleva pagare i trentamila franchi...".
"Sarebbe stato più semplice, comunque!" mugugnò Basso. "Adesso invece...".
"Adesso, almeno, mi libererò di un peso!" concluse James. "Di tutto quanto! Di questa stramaledetta esistenza! Dell'ufficio, del bar, di mia...".
Non terminò la frase. Ma di sicuro intendeva dire: di mia moglie! Di sua moglie, con cui non aveva più nulla in comune. Dell'appartamentino di rue Championnet, dove trascorreva le serate leggendo senza troppa convinzione quel che gli capitava fra le mani. Di Morsang, dove andava da un gruppo all'altro alla ricerca di qualcuno con cui bere un aperitivo.
Continuò:
"Adesso me ne starò in pace!".
Ai lavori forzati! O in carcere! Non avrebbe più avuto bisogno di aspettare sempre qualcosa che non arrivava mai!
In pace nel suo angolino, mangiando, bevendo, dormendo a orari fissi, spaccando pietre sulla strada o confezionando oggettini senza valore!
"Insomma, mi daranno pure vent'anni, no?...".
Basso lo guardò. Probabilmente riusciva appena a scorgere il suo amico, perché le lacrime gli velavano gli occhi, gli scorrevano lungo le guance.
"Vuoi smetterla?" gridò, con le dita contratte.
"Perché?".
Maigret si soffiò il naso e provò meccanicamente ad accendere la pipa benché fosse vuota.
Aveva l'impressione di aver toccato il fondo della più nera disperazione.
No! Nera non era il termine giusto! Una disperazione grigia e scialba! Una disperazione senza parole, senza ghigni beffardi, senza contorsionismi.
Una disperazione al pernod, un pernod che tuttavia non dava ebbrezza. James non si ubriacava mai!
Il commissario capiva ora per quale ragione ogni sera venissero entrambi attirati, calamitati dalla Taverne Royale.
Bevevano l'uno accanto all'altro. Parlavano svogliatamente del più e del meno.
In fondo in fondo James sperava che Maigret a un certo punto si sarebbe deciso ad arrestarlo! Lo spiava in attesa di veder nascere in lui il germe del sospetto. E quel sospetto lui lo alimentava, lo guardava crescere. E stava ad aspettare.
"Un pernod, vecchio mio?".
Gli dava del tu. Gli voleva bene come a un amico che presto lo avrebbe liberato da se stesso.
E mentre il commissario e Basso si scambiavano uno sguardo indefinibile si udì James che diceva, spegnendo il mozzicone della sigaretta sul legno bianco del tavolo:
"E" una bella seccatura non poter partire subito...
Il processo... Gli interrogatori... Gente che piange, che si impietosisce...".
Un ispettore socchiuse la porta.
"E" arrivato il giudice istruttore!" annunciò.
E Maigret rimase per un attimo titubante, non sapendo come congedarsi. Poi si fece avanti e tese la mano con un sospiro.
"Senta, la spenderebbe per me una buona parola?
Gli chieda semplicemente di non tirare le cose in lungo! Confesso tutto quello che vuole! Ma che mi spedisca al più presto in un angolino...".
Cercò di attenuare la serietà di quelle ultime frasi e per concludere esclamò:
"Certo che sarà un brutto colpo per il cameriere della Taverne Royale!... Ci andrà ancora, commissario?...".
Tre ore dopo Maigret viaggiava verso l'Alsazia in uno scompartimento di seconda classe. Lungo la Marna vide delle balere identiche alla balera da due soldi, con la pianola sotto un capannone di assi.
Quando all'alba si svegliò, il treno era fermo in una piccola stazione immersa nei fiori, e davanti a lui c'era uno steccato dipinto di verde.
La signora Maigret e sua sorella, già in ansia, guardavano gli sportelli uno dopo l'altro.
E tutto ð la stazione, la campagna, la casa dei parenti, le colline circostanti, il cielo stesso ð era fresco come se venisse lavato ogni mattina con acqua abbondante.
"Ieri, a Colmar, ti ho comprato un paio di zoccoli di vernice... Guarda...".
Due begli zoccoli gialli che Maigret volle provare prima ancora di essersi tolto il suo abito scuro di Parigi.