CAPITOLO OTTAVO: L'AMANTE DI JAMES
Il perito contabile entrò nell'ufficio di Maigret sfregandosi le mani e lanciando occhiate d'intesa.
"Fatto!".
"Fatto cosa?".
"Ho dato un'occhiata ai libri contabili della camiceria relativi agli ultimi sette anni. Un lavoro facile facile. Feinstein, che non capiva nulla di queste cose, faceva venire una o due volte alla settimana un impiegatuccio di banca perché gli tenesse la contabilità.
Qualche piccolo imbroglio per pagare meno tasse. Basta una rapida scorsa per farsi un'idea chiara della situazione: una ditta che non sarebbe peggio di tante altre se non mancasse di capitali alla base.
Commessi pagati il 4 o il 10 di ogni mese. Tratte rinnovate due o tre volte. Svendite destinate a far entrare in cassa denaro contante a qualunque costo.
E per finire, Ulrich!".
Maigret non fiatò. Sapeva che era meglio lasciar parlare quell'ometto ciarliero che camminava su e giù per la stanza.
"Sempre la solita storia! Il nome di Ulrich compare per la prima volta nei registri sette anni fa.
Prestito di duemila franchi con scadenza il giorno successivo.
Restituiti una settimana dopo. Alla scadenza successiva, prestito di cinquemila franchi. Capisce?
Il camiciaio ha trovato il modo di procurarsi i soldi quando ne ha bisogno. Diventa un'abitudine.
Inizia con duemila, e in capo a sei mesi arriva a diciottomila. E per restituire questi diciottomila ce ne vogliono venticinquemila... Il vecchio Ulrich è avido...
Devo anche aggiungere che Feinstein è una persona onesta... Gli restituisce sempre tutto... Ma in una maniera un po'"particolare. Ad esempio restituisce quindicimila franchi il 15 e ne prende a prestito altri diciassettemila il 20... Li restituisce il mese successivo per prenderne a prestito subito dopo venticinquemila... In marzo Feinstein deve a Ulrich trentaduemila franchi...".
"E glieli restituisce?".
"Qui sta il punto! Da allora, nei libri contabili non c'è più nessuna traccia di Ulrich...".
E questo per un ottimo motivo: il vecchio ebreo di rue des Blancs-Manteaux era morto! Quel decesso aveva dunque fruttato a Feinstein la bella somma di trentaduemila franchi!
"Chi ha preso il posto di Ulrich in séguito?".
"Per un certo periodo nessuno. Un anno dopo Feinstein, trovandosi di nuovo in difficoltà, ha chiesto un prestito a una piccola banca e l'ha ottenuto.
Poi però la banca si è stancata".
"E Basso?".
"Il suo nome figura negli ultimi registri, non per dei prestiti ma per delle cambiali di comodo".
"Com'era la situazione al momento della morte di Feinstein?".
"Né migliore né peggiore del solito. Se la sarebbe cavata con una ventina di pagherò... almeno, fino alla scadenza successiva! A Parigi ci sono migliaia di commercianti nelle stesse condizioni. Rincorrono per anni e anni la somma che gli manca, evitando il fallimento sempre per un pelo...".
Maigret si era già alzato e aveva preso il cappello.
"La ringrazio, Fleuret".
"Le serve una perizia più approfondita?".
"Per il momento no".
Le cose andavano bene. L'inchiesta procedeva con regolarità cronometrica. Ma a partire da quel momento, per contrasto, Maigret assunse un'aria burbera, come se proprio quella facilità gli sembrasse sospetta.
"Notizie da Lucas?" andò a chiedere all'usciere.
"Ha telefonato poco fa. Il nostro uomo si è presentato all'Esercito della Salvezza e ha chiesto un letto. Da allora non ha più smesso di dormire".
L'uomo, ovviamente, era Victor, che non aveva un soldo in tasca. Che sperasse ancora di incassare trentamila franchi in cambio del nome dell'assassino del vecchio Ulrich?
Maigret si incamminò sul lungosenna. Passò davanti a un ufficio postale e, dopo un attimo di esitazione, si decise a entrare e a compilare un modulo per telegramma.
"Probabilmente arriverò giovedì. Stop. Baci a tutti".
Era lunedì. Da quando sua moglie era andata in vacanza in Alsazia, non aveva ancora trovato il tempo di raggiungerla. Uscì caricandosi la pipa, parve esitare nuovamente, poi fermò un taxi e si fece portare in boulevard des Batignolles.
Ormai aveva al suo attivo centinaia di inchieste.
Sapeva che quasi tutte si svolgono in due tempi e comportano due fasi diverse.
All'inizio il poliziotto deve prendere contatto con un'atmosfera nuova, con persone di cui fino al giorno prima ignorava l'esistenza, con un piccolo mondo sconvolto da un dramma.
Entra in quel mondo da estraneo, da nemico. Deve scontrarsi con esseri ostili, scaltri o enigmatici.
Eppure per Maigret quella era la fase più appassionante.
Si annusa l'aria. Si va a tentoni. Non ci sono punti di riferimento, e spesso nemmeno un vero punto di partenza.
Si resta a guardare la gente che si agita, e chiunque può essere il colpevole o un suo complice.
All'improvviso si afferra il bandolo della matassa, e così comincia la seconda fase. L'inchiesta si avvia.
L'ingranaggio si mette in moto. Ogni passo, ogni iniziativa porta ad una nuova scoperta, e quasi sempre il ritmo si fa più rapido per poi sfociare in una brusca rivelazione.
Il poliziotto non è più solo ad agire. Gli eventi lavorano per lui, quasi a prescindere dalla sua volontà.
Lui deve solo seguirli, senza lasciarsi mai prendere la mano.
Le cose erano andate in quel modo da quando era spuntata la figura di Ulrich. Fino a quella mattina Maigret non aveva neppure un indizio sull'identità della vittima del canale Saint-Martin.
Ora sapeva che era non solo un rigattiere, ma anche un usuraio a cui Feinstein doveva dei soldi.
Bisognava seguire quella pista. E un quarto d'ora dopo il commissario suonava alla porta dell'appartamento del camiciaio, al quinto piano di un edificio in boulevard des Batignolles. Gli aprì una domestica con i capelli in disordine e l'aria stupida, che sembrava chiedersi se doveva farlo entrare oppure no.
In quello stesso istante, sull'attaccapanni dell'ingresso, Maigret scorse il cappello di James.
Era l'epilogo che incalzava, precipitoso, o si era rotto un dente dell'ingranaggio?
"La signora è in casa?".
Approfittando della timidezza della cameriera, che doveva essere arrivata fresca fresca dalla campagna, il commissario si diresse verso la stanza da cui proveniva un rumore di voci, bussò e aprì risolutamente la porta.
Conosceva già l'appartamento, simile alla maggior parte degli appartamenti piccoloborghesi del quartiere. Nel salotto ð dove campeggiavano un divano stretto e delle fragili poltrone dai piedi dorati ð scorse innanzitutto James che, in piedi davanti alla finestra, contemplava la strada con aria assorta.
La signora Feinstein, tutta vestita di nero, con un civettuolo cappellino di crespo in testa, era pronta per uscire. Sembrava molto agitata.
Vedendo Maigret, tuttavia, non si mostrò per nulla contrariata, mentre James si girava a guardarlo con un'espressione seccata che tradiva anche un lieve imbarazzo.
"Venga, commissario... Capita proprio al momento giusto... Stavo appunto dicendo a James quanto sia sciocco...".
"Ah!".
Aveva tutta l'aria di una lite fra marito e moglie.
James mormorò senza convinzione, quasi senza speranza:
"Suvvia, Madò...".
"No! Stà zitto!... Adesso sto parlando con il commissario...".
Allora l'inglese, rassegnato, si rimise a guardare la strada, dove poteva scorgere solamente le teste dei passanti.
"Se fosse un poliziotto qualunque, commissario, non le parlerei in questo modo... Lei, però, è stato nostro ospite a Morsang... E poi si vede benissimo che è un uomo che sa capire certe cose...".
E lei una donna capace di parlare per ore e ore!
Capace di tirare in ballo chiunque! Capace di ridurre al silenzio la persona più chiacchierona!
Non era bella e nemmeno graziosa. Ma appetitosa sì, soprattutto con quei vestiti da lutto che, anziché conferirle un aspetto triste, la rendevano più stuzzicante.
Una donna florida, piena di vita, che doveva essere un'amante impetuosa.
Tutto il contrario di James, con quell'espressione annoiata, lo sguardo sempre un po'"vacuo e la sua aria flemmatica.
"Lo sanno tutti che sono l'amante di Basso, sì o no?... Non me ne vergogno affatto!... Non l'ho mai nascosto... E a Morsang nessuno ha avuto il coraggio di rimproverarmelo... Se mio marito fosse stato diverso...".
Fece una pausa solo per riprendere fiato.
"Quando uno non è in grado di tener fede ai suoi impegni!... Guardi in che buco mi obbligava a vivere!... Oltretutto non lo vedevo mai!... E quando era a casa, la sera dopo cena, passava il tempo a parlarmi dei suoi problemi economici, della camiceria, dei commessi, e di non so che altro!... Bè, a mio modo di vedere, quando uno non è capace di rendere felice una donna, poi non può certo rimproverarle...
"D'altronde, presto o tardi, io e Marcel ci saremmo sposati... Non lo sapeva?... Ovviamente non andavamo in giro a gridarlo ai quattro venti... L'unica cosa che lo tratteneva ancora era suo figlio... Altrimenti avrebbe divorziato subito... Io, da parte mia, avrei fatto altrettanto, e...
"Ha visto la signora Basso?... Non è certamente la donna adatta ad un uomo come Marcel...".
Nel suo angolo James, che ora teneva gli occhi fissi sul tappeto a fiori, sospirava.
"Secondo lei che cosa avrei il dovere di fare a questo punto? Marcel è infelice! Braccato! Costretto a fuggire all'estero... E il mio posto non dovrebbe essere al suo fianco?... Cosa gliene pare?... Mi risponda francamente...".
"Uhm! Uhm!..." si limitò a borbottare Maigret senza compromettersi.
"Lo vedi, James!... Il commissario la pensa come me... E che la gente chiacchieri pure se ne ha voglia...
Si figuri, commissario, che James si rifiuta di dirmi dove si trova Marcel... Ma lui lo sa, ne sono sicura...
Non ha neanche il coraggio di negarlo...".
Se Maigret non avesse già conosciuto donne di quello stampo, probabilmente sarebbe rimasto di stucco. Ma ormai non si stupiva più davanti alla sconsideratezza umana.
Feinstein era stato ucciso da meno di due settimane, e presumibilmente proprio da Basso.
E là, in quell'appartamento tetro, con il ritratto del camiciaio appeso al muro e il suo bocchino nel portacenere, la moglie parlava dei doveri che aveva nei confronti di chi l'aveva assassinato.
Il viso di James aveva un'espressione molto eloquente.
E non soltanto il viso! Anche le spalle!
L'atteggiamento! La schiena curva! Tutto in lui sembrava voler dire: "Che razza di donna!...".
La signora Feinstein si girò verso di lui.
"Vedi che il commissario...".
"Il commissario non si è affatto espresso...".
"Che individuo disgustoso sei! Non sei neanche un uomo! Hai paura di tutto! Se raccontassi perché sei venuto qui oggi...".
Il fatto giunse così inaspettato che James rialzò di scatto la testa, paonazzo. Era arrossito come un bambino. D'un tratto era avvampato in volto, e le orecchie gli erano diventate scarlatte.
Provò a dire qualcosa, ma non ne fu capace. Cercò di riacquistare il controllo di sé, e alla fine riuscì a emettere una risatina stentata.
"Già che ci sei, finisci...".
Maigret osservò la donna. Era un po'"imbarazzata per la frase che le era sfuggita di bocca.
"Non ho fatto apposta...".
"No! Tu non fai mai apposta... Però...".
Il salotto sembrava adesso più piccolo, più intimo.
Madò alzò le spalle come per dire: "Bè, insomma!
In fondo sono affari tuoi...".
"Chiedo scusa!" intervenne allora il commissario rivolgendosi a James con lo sguardo divertito. "E" da molto che voi due vi date del tu?... Mi sembrava che a Morsang...".
Gli era difficile rimanere serio, tale e tanto era il contrasto fra il James che conosceva e l'individuo con l'aria timida da scolaretto colto in fallo che ora si ritrovava davanti.
A casa sua, nell'appartamentino dove la moglie lavorava all'uncinetto, l'inglese conservava un certo stile, chiuso com'era nel suo corrucciato isolamento.
Qui, invece, riusciva solo a farfugliare.
"Bah! Tanto l'ha già capito, no?... Madò è stata anche la mia amante...".
"Per fortuna che è finita subito!" sogghignò la donna.
Quella brusca replica lo confuse. E James cercò Maigret con lo sguardo perché gli venisse in aiuto.
"Tutto qui... E" successo parecchio tempo fa...
Mia moglie non sospetta nulla...".
"E non è certo una che sta zitta!".
"... Per come la conosco, continuerebbe a rinfacciarmelo per tutta la vita... Allora sono venuto a chiedere a Madò, caso mai le rivolgessero qualche domanda, di non dire...".
"E glielo ha promesso?".
"A patto che le dia l'attuale indirizzo di Basso...
Roba da matti!... Lui è con sua moglie e suo figlio...
Probabilmente ha già passato il confine...".
Il tono dell'ultima frase fu meno deciso, segno che James mentiva di proposito.
Maigret si era seduto in una poltroncina che scricchiolava sotto il suo peso.
"Siete stati amanti per molto tempo?" domandò in modo bonario.
"Anche troppo!" esclamò la signora Feinstein.
"Non molto... Qualche mese..." disse James sospirando.
"E vi incontravate in un alberghetto come quello di avenue Niel?".
"No! James aveva affittato una stanza nella zona di Passy!".
"Andavate già a Morsang ogni domenica?".
"Sì...".
"Anche Basso?".
"Sì... La compagnia è rimasta la stessa da sette od otto anni a questa parte, tranne qualche eccezione...".
"E Basso sapeva che eravate amanti?".
"Sì... A quei tempi non si era ancora innamorato...
E" successo soltanto un anno fa...".
Maigret aveva suo malgrado un'aria esultante. Si guardava attorno in quel piccolo appartamento strapieno di soprammobili inutili e per lo più di pessimo gusto. Gli venne in mente il monolocale di James, più pretenzioso, più moderno, con i suoi tramezzi di compensato che parevano fatti per delle bambole.
E poi Morsang, il Vieux Gabon, le canoe, le barchette a vela e le bicchierate in compagnia, all'ombra degli alberi, in uno scenario di una dolcezza irreale.
Da sette od otto anni, tutte le domeniche, le stesse persone prendevano l'aperitivo alla stessa ora e nel pomeriggio giocavano a bridge e ballavano al suono del grammofono.
Ma all'inizio era James che andava a nascondersi nel parco assieme a Madò. Era probabilmente lui che Feinstein guardava con aria sarcastica, e ancora lui che, durante la settimana, correva agli appuntamenti parigini.
Lo sapevano tutti, ma chiudevano gli occhi e, se capitava, erano pronti a dare una mano ai due amanti.
Compreso Basso, che un bel giorno si era innamorato a sua volta e aveva preso il posto dell'inglese!
D'un tratto la situazione in quell'appartamento apparve molto più gustosa: James tutto abbacchiato e Madò così spavalda!
Fu a lei che Maigret si rivolse.
"Da quanto tempo non è più la sua amante?".
"Aspetti... Cinque... No... Quasi sei anni...".
"Com'è finita la storia?... E" stato lui o è stata lei a...?".
James provò a intervenire, ma lei gli tolse la parola.
"Tutti e due... Ci siamo accorti che non eravamo fatti l'uno per l'altra... Malgrado le sue arie, James è solo un borghesuccio pieno di manie, forse ancora più borghese di mio marito...".
"E siete rimasti amici?".
"Certo!... Anche se non ci si ama più, non vedo proprio perché si dovrebbe...".
"Una domanda, James! Le è mai capitato in quel periodo di prestare dei soldi a Feinstein?".
"Chi, io?".
Ma fu Madò a rispondere al suo posto:
"Che cosa significa questo?... Prestare dei soldi a mio marito?... E perché?...".
"Niente... Un'idea che mi è passata per la testa, così... Comunque Basso gliene ha prestati...".
"Che discorsi!... Basso è ricco!... Mio marito attraversava un momento difficile... Aveva deciso di partire per l'America e di portarmi con sé. Allora per evitare complicazioni Basso ha...".
"Sì, sì! Ho capito! Ma mettiamo che suo marito avesse detto di volersene andare in America anche sei anni fa, quando...".
"Cosa intende insinuare?".
Sembrava sul punto di indignarsi. E all'idea di una scena di virtù oltraggiata Maigret preferì cambiare argomento.
"Mi scusi... Sto pensando a voce alta... Non voglio insinuare proprio niente, mi creda... Voi due, lei e James insomma, eravate liberi... Me lo diceva anche Ulrich, un amico di suo marito...".
Con gli occhi socchiusi, Maigret li osservava entrambi.
La signora Feinstein lo guardò piena di stupore.
"Un amico di mio marito?".
"O uno con cui aveva rapporti d'affari...".
"Forse, perché è la prima volta che sento questo nome... Che cosa le diceva?...".
"Niente di straordinario!... Parlavamo degli uomini e delle donne in generale...".
James guardava il commissario con un certo stupore, come chi, sospettando qualcosa, cerca di intuire dove voglia arrivare il suo interlocutore.
"Comunque lui sa dov'è Marcel e si rifiuta di dirmelo!" riprese la signora Feinstein alzandosi. "Ma io lo troverò lo stesso! E poi sono sicura che mi scriverà per chiedermi di raggiungerlo. Non può vivere senza di me...".
James lanciò un'occhiata a Maigret, un'occhiata ironica, certo, ma soprattutto lugubre, che voleva dire più o meno: "Figurarsi se quello le scrive! Per ritrovarsela di nuovo fra i piedi!... Una donna come lei!...".
Madò, intanto, tornava alla carica:
"E" la tua ultima parola, James? Bella riconoscenza, dopo tutto quello che ho fatto per te!...".
"Ha fatto molto per lui?" si informò Maigret.
"Bè!... E" stato il mio primo amante, sa!... Prima di lui l'idea di poter tradire mio marito non mi aveva neanche sfiorato... Guardi che a quei tempi era ben diverso... Non beveva... Si curava... E aveva ancora i suoi bei capelli...".
La situazione continuava ad oscillare fra il tragico e il comico. Bisognava fare uno sforzo per ricordarsi che Ulrich era morto, che qualcuno lo aveva portato fino al canale Saint-Martin, che sei anni dopo, dietro al capannone della balera da due soldi, Feinstein era stato ucciso da un colpo di pistola e che Basso, insieme a tutta la sua famiglia, era in fuga, braccato dalla polizia.
"Crede che sia riuscito ad arrivare al confine, commissario?".
"Non lo so... Penso...".
"Se ce ne fosse bisogno... lo aiuterebbe, vero?...
Lei è stato suo ospite... Ha avuto modo di apprezzarlo...".
"Devo tornare in ufficio! Sono già in ritardo!" esclamò James cercando il cappello su tutte le sedie.
"Esco anch'io con lei..." aggiunse immediatamente Maigret, che non aveva certo voglia di restar solo con la signora Feinstein.
"Ha fretta?".
"Bè, sì, ho diverse cose da sbrigare... Ma tornerò...".
"Vedrà che se farà qualcosa per lui Marcel saprà dimostrarle la sua riconoscenza...".
Era fiera della propria diplomazia. Le sembrava già di vedere Maigret che accompagnava Basso al confine ed accettava con gratitudine qualche biglietto da mille franchi in cambio della sua compiacenza.
Perciò quando il commissario le tese la mano lei gliela strinse a lungo, con un'espressione carica di sottintesi. E indicando James mormorò:
"Non bisogna prendersela troppo con lui... Da quando si è messo a bere!...".
I due uomini percorsero boulevard des Batignolles senza pronunciare una parola. James guardava per terra davanti a sé camminando a grandi passi.
Maigret fumava la pipa aspirando con avidità rapide boccate, e sembrava gustarsi lo spettacolo della strada.
E fu solo all'angolo con boulevard Malesherbes che il commissario domandò distrattamente:
"E" poi vero che Feinstein non le ha mai chiesto di prestargli dei quattrini?".
James alzò le spalle.
"Sapeva benissimo che non ne avevo!".
"Lei lavorava già alla banca di place Vendome?".
"No! Facevo il traduttore in una ditta americana di prodotti petroliferi, in boulevard Haussmann...
Non arrivavo neanche a mille franchi al mese...".
"Aveva una vettura di sua proprietà?".
"Non esattamente di mia proprietà!... Prendevo il metrò... Come adesso, del resto!...".
"Avevate già l'appartamento?".
"Neanche quello! Stavamo in una camera ammobiliata in rue de Turenne...".
Era stanco. Nell'espressione del suo viso c'era qualcosa che assomigliava al disgusto.
"Le va di bere qualcosa?".
E senza aspettare la risposta entrò nel bar più vicino e ordinò due bicchieri di acquavite allungata con acqua.
"A me non importa niente, sa!... Ma non è il caso di tormentare mia moglie... che di fastidi ne ha già abbastanza per conto suo...".
"Perché? Ha problemi di salute?".
Un'altra alzata di spalle.
"Se crede che faccia una bella vita!... Tranne la domenica, a Morsang, dove si diverte un po'...".
E bruscamente, dopo aver gettato sul bancone un biglietto da dieci franchi:
"Stasera viene alla Taverne Royale?".
"Può darsi...".
Al momento di congedarsi da Maigret, si decise e mormorò guardando altrove:
"A proposito di Basso... Non avete trovato nulla?...".
"Segreto professionale!" replicò Maigret con un sorriso gioviale e bonario. "Gli vuole bene, vero?".
Ma James si stava già allontanando, scuro in volto.
Saltò sulla piattaforma di un autobus diretto verso place Vendome.
Per almeno cinque minuti Maigret rimase immobile a fumare sul bordo del marciapiede.