CAPITOLO QUINTO: L'AUTO DEL DOTTORE

 

Ci si sarebbe potuti aspettare di trovare a Morsang un'atmosfera diversa dal solito. Il dramma risaliva alla settimana precedente, e fra i membri della compagnia c'erano un morto e un assassino in fuga.

E invece al loro arrivo James e Maigret videro il gruppetto di amici riunito intorno a una macchina nuova di zecca. Si erano già tolti gli abiti cittadini per indossare la solita tenuta sportiva. Soltanto il dottore era rimasto in giacca e cravatta.

La macchina era sua. Era la prima volta che la usava, e rispondeva compiaciuto alle domande illustrandone i pregi.

"La mia consuma sicuramente di più, però...".

Avevano quasi tutti un'auto, ma quella del dottore era nuova fiammante.

"Sentite che ripresa...".

Sua moglie era talmente felice che se ne stava seduta in macchina buona buona, aspettando che finissero di confabulare. Il dottor Mertens doveva avere suppergiù trent'anni. Era magro, delicato, e i suoi gesti esitanti facevano pensare a una ragazzina anemica.

"E" tua "sta macchina?" chiese James comparendo all'improvviso.

E le girò attorno a grandi passi borbottando parole incomprensibili.

"Domani mattina voglio assolutamente provarla...

Non ti secca, vero?".

La presenza di Maigret, che avrebbe potuto creare un certo disagio, passò quasi inosservata. Nella locanda, del resto, tutti andavano e venivano a loro piacimento, sentendosi come a casa propria.

"Tua moglie non viene, James?".

"Dovrebbe arrivare da un momento all'altro con Marcelle e Lilì...".

Qualcuno portava fuori la canoa dal garage, qualcun altro riparava una canna da pesca con del filo di seta. Fino all'ora di cena ognuno restò per conto suo, e a tavola, a parte qualche scambio di battute, la conversazione languì.

"La signora Basso è a casa sua?".

"Certo che deve aver passato una brutta settimana!".

"Cosa facciamo domani?".

Maigret era comunque di troppo, e tutti cercavano di evitarlo. Quando James non era con lui, rimaneva da solo a girovagare fra i tavoli fuori dal locale o in riva al fiume. Così, calata la notte, ne approfittò per andare a trovare gli agenti appostati nei pressi della villa dei Basso.

Erano in due a darsi il cambio, mangiando a turno all'osteria di Seine-Port, lontana due chilometri.

All'arrivo del commissario quello che non era di guardia tirò su la lenza di fondo.

"Nulla da segnalare?".

"Niente di niente! La signora fa una vita tranquilla.

Ogni tanto esce in giardino a passeggiare. I negozianti le portano la spesa come al solito: il fornaio alle nove, il macellaio un po' più tardi e, verso le undici, l'ortolano con il suo carretto".

Il pianterreno era illuminato. Attraverso le tende si intravedeva la sagoma del ragazzino che mangiava la minestra con un tovagliolo annodato intorno al collo.

I poliziotti erano in un boschetto lungo il fiume, e quello che pescava sospirò:

"Lo sa che da queste parti ci sono un sacco di conigli?... Basterebbe volere...".

Sull'altra riva, la balera da due soldi, dove due coppie - probabilmente degli operai di Corbeil - ballavano al suono della pianola.

Una domenica mattina a Morsang, uguale a ogni altra: pescatori che lanciano la lenza lungo la riva, altri immobili nei burchielli dipinti di verde ed ormeggiati a due pali, canoe, una o due barche a vela...

Si sentiva che ogni cosa rientrava in un copione ben preciso e che nulla avrebbe mai potuto cambiare il corso prestabilito di quelle giornate.

Il paesaggio era bello, il cielo terso, la gente tranquilla, e forse proprio per questo l'insieme risultava nauseante come una torta troppo dolce.

Maigret trovò James in maglione a righe bianche e blu, calzoni bianchi, espadrilles e berretto da marinaio americano, e già alle prese con un bicchierone di acquavite allungata che gli faceva da prima colazione.

"Hai dormito bene?".

Strano: a Parigi non dava del tu a Maigret, mentre a Morsang dava del tu a tutti, compreso il commissario, senza nemmeno rendersene conto.

"Cosa fai stamattina?".

"Credo che andrò fino alla balera".

"Ci saranno tutti... Ho sentito che ci si trova là per l'aperitivo... Ti serve un canotto?...".

Maigret era l'unico in abito scuro. Gli diedero una lancia verniciata, in cui rischiò di perdere l'equilibrio. Quando arrivò alla balera da due soldi erano le dieci e non si vedeva ancora un cliente.

A dire il vero ce n'era uno in cucina, intento a mangiarsi un pezzo di pagnotta con una fetta di salame. La vecchia lo stava appunto rimproverando:

"Bisogna starci attenti!... Uno dei miei ragazzi l'ha presa sottogamba ed è finito al camposanto...

Ed era più grande e grosso di te!...".

In quel momento il cliente ebbe un tale accesso di tosse da non riuscire più a inghiottire il pane che aveva in bocca. Mentre tossiva, scorse Maigret sulla porta e aggrottò le sopracciglia.

"Una birra!" ordinò il commissario.

"Non preferisce sedersi fuori?".

Ma no! Preferiva la cucina, con il tavolo di legno tutto segnato e tagliuzzato, le seggiole impagliate e la pentolona che borbottava sul fornello.

"Mio figlio è andato a Corbeil a prendere dei sifoni che si sono dimenticati di consegnarci... Mi darebbe una mano ad aprire la botola?...".

La botola spalancata in mezzo alla stanza lasciava intravedere l'imboccatura umida della cantina. La vecchia tutta curva cominciò a scendere, mentre il cliente nel frattempo non distoglieva lo sguardo da Maigret.

Era un ragazzo di circa venticinque anni, pallido e magro, con le guance coperte da una peluria bionda, gli occhi infossati e le labbra esangui.

Ma quel che colpiva di più erano i suoi abiti. Non era vestito di stracci come un vagabondo. E non aveva nemmeno i modi insolenti di un delinquente incallito.

No! In lui c'era un misto di timidezza e di millanteria.

Era umile ed al tempo stesso aggressivo. Pulito e al tempo stesso sporco, se così si può dire.

Portava indumenti che erano stati lindi e ben tenuti, ma che da qualche tempo dovevano averne passate di tutti i colori.

"Documenti!".

Non c'era bisogno che Maigret aggiungesse:

"Polizia!".

L'altro l'aveva capito da un pezzo. Estrasse dalla tasca un foglio matricolare tutto appiccicoso. Il commissario lesse il nome sottovoce:

"Victor Gaillard".

Poi ripiegò tranquillamente il foglio e lo restituì al proprietario. Intanto la vecchia era tornata su e richiudeva la botola.

"E" bella fresca!" annunciò aprendo la bottiglietta.

E si rimise a sbucciare le patate, mentre i due uomini cominciavano a dialogare fra loro in modo pacato, quasi con distacco.

"Ultimo recapito?".

"Sanatorio comunale di Gien".

"Quando ne sei uscito?".

"Un mese fa".

"E poi?".

"Senza fissa dimora. Ho fatto dei lavoretti qua e là. Se vuole può anche sbattermi dentro per vagabondaggio, tanto poi dovrete rimandarmi in un sanatorio.

Mi manca un polmone...".

Non lo diceva con tono patetico, ma come chi sta dando una semplice informazione.

"Hai avuto la lettera di Lenoir?".

"Chi sarebbe questo Lenoir?".

"Non cercare di fare il furbo con me! Ti ha detto che avresti ritrovato chi sai alla balera da due soldi".

"Ero stufo di stare in sanatorio!".

"E soprattutto non vedevi l'ora di ricominciare a spremere quel tizio del canale Saint-Martin!".

La vecchia ascoltava senza capire e senza stupirsi.

Tutto avveniva con grande semplicità, nello scenario di quella misera bicocca dove una gallina arrivava razzolando fino al centro della stanza!

"Non rispondi?".

"Non so neanche di cosa sta parlando".

"Lenoir ha vuotato il sacco".

"Non conosco nessun Lenoir".

Maigret alzò le spalle e, accendendosi lentamente la pipa, tornò a ripetere:

"Non fare il furbo! Tanto lo sai benissimo che, prima o poi, riesco a incastrarti".

"Mal che vada tornerò in sanatorio".

"Lo so... Ti manca un polmone...".

Si vedevano le canoe scivolare lungo il fiume.

"Lenoir non ti ha raccontato balle. Il nostro uomo sta per arrivare".

"Non dirò niente!".

"Peggio per te! Se non ti decidi entro stasera, ti sbatto dentro per vagabondaggio. Poi si vedrà...".

Maigret conosceva perfettamente gli individui del suo stampo e guardandolo negli occhi poteva leggere in lui come in un libro aperto.

Non era certo della stessa razza di Lenoir! Victor era uno di quelli che nelle bande di teppisti si limitano ad andare a rimorchio! Che durante un colpo devono solo fare da palo! E che perciò prendono la fetta più piccola della torta!

Gente senza spina dorsale, che una volta lanciata in una direzione è incapace di cambiare rotta. A sedici anni viveva per strada e bazzicava le balere.

Insieme a Lenoir aveva avuto la fortuna di imbattersi nel tipo del canale Saint-Martin. E per un certo periodo quel ricatto gli aveva permesso di campare in tutta tranquillità come chi ha uno stipendio fisso e una professione regolare.

Senza la tubercolosi probabilmente sarebbe rimasto nella banda di Lenoir con una particina da comparsa. Ma si era ammalato ed era finito in sanatorio, dove aveva fatto sicuramente disperare medici e infermiere. Furtarelli, reati di vario genere e di poco conto. E di punizione in punizione, Maigret lo intuiva, lo avevano spedito da un sanatorio all'altro, da un ospedale a una casa di cura, da una casa di cura ad un riformatorio!

Non aveva paura. C'era sempre una risposta pronta: il polmone! Lo avrebbe portato alla tomba, ma intanto gli consentiva di vivacchiare!

"Cosa vuole che me ne importi!".

"Ti rifiuti di dirmi chi è il tizio del canale?".

"Mai visto!".

Pronunciò quelle parole con un lampo di ironia negli occhi. E come se non bastasse si prese un'altra fetta di salame, l'addentò di gusto e si mise a masticarla piano piano.

"Tanto Lenoir mica ha parlato!" borbottò dopo aver riflettuto. "Uno non aspetta certo la fine per mettersi a cantare...".

Maigret non perse la calma. Aveva in mano il bandolo della matassa, o comunque adesso disponeva di un elemento in più per arrivare alla verità.

"Un'altra birra, nonna!".

"Per fortuna che ne ho portate su tre, in una volta sola!".

Guardava Victor incuriosita, chiedendosi quale crimine avesse potuto commettere.

"E pensare che eri in un sanatorio dove ti curavano bene, e sei andato via!... Come mio figlio!...

Preferisci anche tu vagabondare per le strade invece di...".

Il paesaggio era inondato dalla luce del sole e Maigret seguiva le evoluzioni dei canotti. Era quasi l'ora dell'aperitivo. La barca a vela con a bordo la moglie di James e due sue amiche fu la prima ad accostare a riva. Le tre donne facevano dei cenni in direzione di una canoa che stava approdando a sua volta.

Ce n'erano altre in arrivo. Scorgendole, la vecchia sospirò:

"E mio figlio che non è ancora tornato!... Come farò a servirli tutti... Mia figlia è andata a prendere il latte...".

Prese comunque dei bicchieri e andò a disporli sui tavoli all'aperto, poi si frugò in una tasca nascosta fra le pieghe dell'ampia sottana facendo tintinnare delle monetine.

"Avranno bisogno di monetine per la musica".

Maigret rimase al suo posto a osservare un po'"i nuovi arrivati e un po'"il vagabondo tubercoloso che continuava a mangiare senza scomporsi. Davanti a sé aveva la villa dei Basso, con il giardino fiorito, il trampolino, le due barche ormeggiate e l'altalena di Pierrot.

All'improvviso trasalì udendo uno sparo in lontananza.

Anche la gente che stava sulla riva del fiume aveva alzato la testa. Ma non si vedeva nulla. Non accadeva nulla. Trascorsero dieci minuti. I clienti del Vieux Gabon si sedettero ai tavoli. La vecchia uscì con le braccia cariche di bottiglie di aperitivo.

Proprio in quel momento, nella proprietà dei Basso una sagoma scura si precipitò giù per la discesa erbosa. Maigret riconobbe uno dei suoi ispettori, che, dopo aver faticato un po'"a sciogliere dall'ormeggio un canotto, cominciava a remare con tutte le sue forze verso il largo.

Si alzò e guardò Victor.

"Non muoverti di qui, eh!".

"Se le fa piacere".

Fuori nessuno più pensava ad ordinare da bere.

Tutti guardavano l'uomo vestito di nero che remava.

Maigret raggiunse il canneto in riva al fiume e si mise ad aspettare con impazienza.

"Cosa c'è?".

L'ispettore era senza fiato.

"Presto, salga... Le giuro che non è colpa mia...".

Poi, con Maigret a bordo, riprese a remare in direzione della villa.

"Era tutto tranquillo... Il fruttivendolo era appena andato via... La signora Basso passeggiava in giardino col figlio... Non so neanch'io perché, ma mi è sembrato che ci fosse qualcosa di strano nel loro modo di passeggiare, come se stessero aspettando qualcuno... Arriva un'auto, un'auto nuova di zecca... Si ferma proprio davanti al cancello... Scende un uomo...".

"Un po'"calvo, ma ancora giovane?".

"Sì! Entra... Cammina per un po'"in giardino con la signora Basso e suo figlio... Lei sa dove stavo appostato... Ero piuttosto lontano da loro... Si stringono la mano... La donna riaccompagna l'uomo al cancello... Lui si siede al volante, mette in moto... E prima che io riesca a fare un solo gesto la signora Basso si precipita dentro con suo figlio e la macchina fila via a tutta birra...".

"Chi è stato a sparare?".

"Io. Volevo bucare una gomma".

"Berger era con te?".

"Sì. L'ho mandato a Seine-Port a telefonare in giro...".

Era la seconda volta che dovevano allertare tutti i posti di polizia della zona. La barca toccò terra e Maigret si diresse subito verso il giardino. Ma a che scopo? Ormai potevano soltanto telefonare agli agenti e avvertirli.

Maigret si chinò a raccogliere un fazzoletto da donna con le iniziali della signora Basso. Era quasi ridotto a brandelli, tanto lei lo aveva tormentato mentre aspettava James.

Ciò che forse affliggeva di più il commissario era il ricordo dei pernod alla Taverne Royale, delle ore di vago torpore trascorse in compagnia dell'inglese, seduto accanto a lui a uno dei tavoli all'aperto.

Il solo pensiero gli dava una sorta di nausea. Aveva la spiacevole sensazione di non essere stato se stesso, di essere rimasto vittima di un maleficio.

"Devo continuare a sorvegliare la villa?".

"Perché? Hai paura che scappi via? Và a raggiungere Berger. Aiutalo a predisporre i posti di blocco. Cerca di procurarti una moto: voglio essere tenuto al corrente ora per ora".

Sul tavolo di cucina, accanto alla verdura, una busta con scritto, di pugno di James:

"Da consegnare assolutamente alla signora Basso".

Era stato il fruttivendolo a portare la lettera, non c'erano dubbi. In essa si avvertiva la giovane donna di quanto stava per accadere. Ecco perché passeggiava nervosamente in giardino con il figlio!

Maigret risalì sul canotto. Quando arrivò alla balera da due soldi, la combriccola era riunita al completo attorno al vagabondo. Gli avevano offerto un aperitivo, e il medico gli stava rivolgendo alcune domande.

Victor ebbe la faccia tosta di lanciare un'occhiata d'intesa al commissario, quasi per dirgli: "Guardi come me li sto lavorando! Mi lasci fare...".

E proseguì con la sua spiegazione:

"... Pare che si tratti di un grande dottore... Mi hanno riempito un polmone con dell'ossigeno, come dicono loro, poi me l'hanno richiuso... Avete presente i palloncini dei bambini?... Bè, allo stesso modo...".

Il dottore sorrideva della terminologia usata, ma annuiva per confermare ai suoi amici la veridicità del racconto.

"Adesso devono farmi la stessa cosa con metà dell'altro... Perché di polmoni ne abbiamo tutti due... E così alla fine me ne resterà soltanto mezzo...".

"E bevi alcolici?".

"Come no! Alla vostra salute!".

"Di notte non hai sudori freddi?".

"A volte! Quando dormo in un fienile pieno di correnti d'aria!".

"Cosa beve, commissario?" gli domandò qualcuno.

"Non sarà mica successo qualcosa di grave che sono venuti a prenderla in quel modo?".

"Senta, dottore, non è che stamattina James ha usato la sua macchina?".

"Mi ha chiesto se gliela lasciavo provare. Sarà qui a momenti...".

"Ne dubito!".

Il medico sobbalzò, si rizzò per l'emozione e balbettò con un sorriso forzato:

"Sta scherzando...".

"No, non sto affatto scherzando. L'ha appena usata per portar via la signora Basso e suo figlio".

"James?..." domandò sbigottita la moglie dell'inglese che non poteva credere alle sue orecchie.

"Sì, proprio James!".

"E" un burlone!... Sarà tutta una messinscena!...".

Quello che si divertiva di più era Victor, il quale sorseggiava il suo aperitivo fissando Maigret con un'aria soddisfatta e ironica.

Il padrone del locale tornò da Corbeil con il suo carretto trainato da un pony. Dopo aver scaricato le cassette con i sifoni, buttò lì:

"Sempre rogne! Adesso non si può neanche circolare liberamente per strada senza che ti fermino i poliziotti! Per fortuna che qui mi conoscono...".

"Sulla strada di Corbeil?".

"Qualche minuto fa... Sono in dieci, vicino al ponte, e bloccano tutte le auto per controllare i documenti... E così ci saranno per lo meno trenta macchine in coda...".

Maigret girò la testa da un'altra parte. Non era colpa sua. Non si poteva fare altrimenti, anche se quel modo di procedere era fastidioso, rozzo, brutale. E due domeniche di fila, nello stesso dipartimento, erano davvero troppo per un caso senza grande risonanza, di cui i giornali avevano parlato appena.

Forse si era mosso male ed aveva finito per impantanarsi.

Ancora una volta gli tornò alla mente il ricordo sgradevole della Taverne Royale e delle ore trascorse con James.

"Cosa beve?" gli chiesero di nuovo. "Il solito cordiale? Un pernod?".

Anche quella parola gli risultò sgradevole, perché sembrava la sintesi di tutta la settimana, di tutto il caso e della vita domenicale della combriccola di Morsang.

"Una birra!" rispose.

"A quest'ora?".

Il povero ragazzo che voleva offrirgli l'aperitivo di certo non capì come mai Maigret, in preda ad una collera improvvisa, replicasse scandendo le parole:

"Sì, proprio a quest'ora, perché?".

Anche il vagabondo si buscò un'occhiata astiosa.

Parlando della sua malattia, il medico spiegava adesso al pescatore di lucci:

"Un caso interessante... Conoscevo la cura, ma non avevo mai visto un'applicazione così radicale del pneumotorace...".

E, abbassando la voce:

"Comunque non può tirare avanti più di un anno...".

Maigret pranzò al Vieux Gabon da solo e in disparte, come un cane ammalato pronto a ringhiare contro chiunque osi avvicinarsi. L'ispettore andò a trovarlo due volte in moto.

"Niente! La macchina è stata segnalata sulla strada di Fontainebleau, ma poi nessuno l'ha più vista...".

Ci mancava solo quello! Un posto di blocco sulla strada di Fontainebleau! Migliaia di auto ferme!

Due ore dopo arrivò da Arpajon la notizia che un benzinaio aveva rifornito di carburante una macchina che corrispondeva alla descrizione di quella del dottore.

Ma era davvero la stessa? L'uomo sosteneva che a bordo non c'era nessuna donna.

Alle cinque, finalmente, una comunicazione da Montlhéry. La macchina stava girando nell'autodromo come per una prova di velocità quando lo scoppio di un pneumatico l'aveva costretta a fermarsi. Un agente aveva chiesto per caso la patente al guidatore. Ne era sprovvisto.

Era James, ma da solo! Aspettavano istruzioni da Maigret per rilasciarlo o portarlo in carcere.

"Le mie gomme nuove!" si lamentava il dottore.

"E alla prima uscita, poi! Deve proprio avere qualche rotella fuori posto... Oppure sarà stato sbronzo come al solito...".

E chiese a Maigret il permesso di accompagnarlo.