CAPITOLO NONO: VENTIDUE FRANCHI DI PROSCIUTTO

 

Al Quai des Orfèvres stavano cercando Maigret dappertutto perché dal posto di polizia di La Ferté-Alais era appena giunto un telegramma:

"Famiglia Basso ritrovata, attendiamo istruzioni".

Merito del lavoro della Scientifica, a cui poi il caso aveva dato una mano.

Ma innanzitutto del lavoro della Scientifica: l'esame, richiesto da Maigret, dell'auto abbandonata da James a Montlhéry aveva permesso di circoscrivere le ricerche a una zona assai ristretta con al centro La Ferté-Alais.

Invano però gli agenti avevano perquisito le locande ed osservato i passanti. Invano avevano interrogato più di un centinaio di persone del posto. E qui, in circostanze piuttosto curiose, era intervenuto il caso.

Quando quel giorno il brigadiere Piquart tornò a casa all'ora di pranzo, sua moglie, che allattava il bambino, gli disse:

"Dovresti andare a prendermi delle cipolle. Me le sono dimenticate...".

Un negozietto di paese, nella piazza del mercato.

C'erano quattro o cinque comari. Il poliziotto, che non amava quel genere di incarichi, se ne stava vicino alla porta con aria disinvolta. Mentre servivano una vecchia, nota a tutti come nonna Mathilde, sentì la padrona della bottega che diceva:

"Non si tratta mica male, mi sembra, da qualche tempo a questa parte! Ventidue franchi di prosciutto!

Non mi dica che lo mangia tutto lei...".

Istintivamente, Piquart guardò la vecchia, che aveva un aspetto molto modesto, e mentre le tagliavano il prosciutto lui fece lavorare la testa. Neppure a casa sua, dov'erano in tre, spendevano mai ventidue franchi per il prosciutto.

Quando la donna uscì, le andò dietro. Abitava in fondo al paese, sulla strada di Ballancourt, in una casetta circondata da un piccolo giardino dove razzolavano le galline. Lasciò che entrasse, quindi bussò ed entrò a sua volta, d'autorità.

La signora Basso, con un grembiule annodato alla vita, si affaccendava attorno ai fornelli. In un angolo, su una sedia impagliata, Basso leggeva il giornale che gli avevano appena portato, e il figlio, seduto per terra, giocava con un cagnolino.

Avevano telefonato in boulevard Richard-Lenoir, a casa di Maigret, poi in vari posti dov'era probabile che si trovasse. Non pensarono di rivolgersi alla ditta Basso, sul quai d'Austerlitz.

E invece dopo aver lasciato James il commissario era andato proprio là. Era di buon umore. Con la pipa fra i denti e le mani in tasca, scherzava con gli impiegati che, in mancanza di istruzioni, continuavano a lavorare come prima. Nei depositi, intanto, veniva caricato e scaricato il carbone che le chiatte portavano giornalmente.

Gli uffici non erano moderni, ma neppure antiquati, e bastava esaminare la disposizione dei locali per rendersi conto dell'atmosfera che vi regnava.

Nessun ufficio riservato al proprietario. Il suo posto era in un angolo, accanto alla finestra. Aveva di fronte a sé il capo contabile, e la dattilografa sedeva ad un tavolo vicino.

Non si badava molto alla gerarchia, era chiaro.

Gli impiegati lavoravano con la pipa o la sigaretta in bocca e non dovevano farsi tanti scrupoli a scambiare due parole.

"Un indirizzario?" aveva replicato il contabile alla domanda di Maigret. "Ovviamente ne abbiamo uno, ma comprende soltanto i nomi dei nostri clienti, in ordine alfabetico. Se vuole vederlo...".

A ogni buon conto Maigret gli diede un'occhiata, ma alla lettera U, com'era prevedibile, non trovò il nome di Ulrich.

"E" sicuro che il signor Basso non avesse una rubrica personale?... Aspetti un momento! Chi era già qui quando è nato suo figlio?".

"Io!" rispose con un lieve imbarazzo la dattilografa, che aveva trentacinque anni e voleva dimostrarne venticinque.

"Bene! Il signor Basso avrà certo mandato delle partecipazioni".

"Sono stata io a spedirle".

"E quindi deve averle dato una lista dei suoi amici".

"Un'agendina, sì!" esclamò. "E" vero! Dopo, l'ho anche riposta nel fascicolo personale".

"E dov'è questo fascicolo?".

Esitò un attimo, poi guardò i suoi colleghi come per chiedere consiglio. Il capo contabile rispose con un gesto che voleva dire: "Penso che non si possa fare altrimenti...".

"E" nella villa..." disse allora la donna. "Vuole seguirmi?".

Attraversarono i depositi. Al pianterreno della casa, arredata con grande semplicità, c'era uno studio che probabilmente non veniva mai usato e che del resto chiamavano biblioteca.

La biblioteca di persone per cui la lettura è un passatempo secondario. Una biblioteca di famiglia, in cui vengono ammucchiate le cose più strane.

Sugli ultimi ripiani, ad esempio, c'erano ancora i premi vinti da Basso ai tempi della scuola media. E un'intera raccolta rilegata del "Magazine des Familles" di cinquant'anni prima.

Alcuni libri per ragazze, che la signora Basso doveva aver portato con sé quando si era sposata. E dei romanzi con la copertina gialla, comprati fidandosi della pubblicità dei giornali.

Per finire, qualche libro illustrato più nuovo, evidentemente del bambino, e alcuni giocattoli sistemati sui ripiani rimasti liberi.

La segretaria aprì i cassetti della scrivania, e Maigret le indicò una grossa busta gialla sigillata.

"Che cos'è?".

"Le lettere che il signore scriveva alla signora all'epoca del loro fidanzamento".

"E l'agendina?".

La trovò in fondo a un cassetto assieme a una decina di vecchie pipe. Doveva avere almeno quindici anni. Era tutta scritta da Basso, ma col tempo la sua grafia era cambiata, come del resto l'intensità dell'inchiostro.

Era un po'"come per gli strati di fuco sulla riva del mare: a seconda di quanto sono secchi, si può intuire quando la marea li ha depositati.

C'erano indirizzi vecchi di quindici anni, indirizzi di amici probabilmente dimenticati. Taluni erano stati cancellati, forse in séguito a una lite o a un decesso.

C'erano indirizzi di donne. Uno era abbastanza curioso:

"Loia, Bar des Èglantiers, 18, rue Montaigne".

Ma un tratto di matita blu aveva eliminato Loia dalla vita di Basso.

"Ha trovato quel che cercava?" si informò la segretaria.

L'aveva trovato, sì! Un indirizzo disonorevole, visto che il commerciante di carbone non si era arrischiato a scrivere il nome per intero.

"Ul., 13 bis, rue des Blancs-Manteaux".

A giudicare dall'inchiostro e dalla grafia, apparteneva alla serie meno recente di indirizzi. Come altri era stato barrato con un bel segno di matita blu, ma era ancora leggibile.

"Può dirmi più o meno in quale periodo sono state scritte queste parole?".

La segretaria le osservò bene, poi dichiarò:

"Risalgono all'epoca in cui il signor Basso era un giovanotto e suo padre era ancora vivo...".

"Da che cosa lo capisce?".

"Perché l'inchiostro è lo stesso usato nella pagina precedente per l'indirizzo di quella donna... E un giorno lui mi ha raccontato che si trattava di un'avventura di quand'era ragazzo...".

Maigret chiuse l'agendina e se la infilò in tasca, mentre la segretaria gli lanciava uno sguardo di disapprovazione.

"Crede che tornerà?..." gli chiese dopo un attimo di titubanza.

Il commissario rispose con un gesto evasivo.

Quando arrivò al Quai des Orfèvres, Jean, l'usciere, gli corse incontro.

"La stanno cercando da due ore! Hanno trovato i Basso".

"Ah!...".

Poi sospirò, ma non di sollievo. Sembrava quasi dispiaciuto.

"Non ha telefonato Lucas?".

"Telefona ogni tre o quattro ore. Quel tizio è sempre all'Esercito della Salvezza. Visto che dopo avergli dato da mangiare volevano metterlo alla porta, si è offerto di spazzare i locali...".

"C'è l'ispettore Janvier?".

"Mi pare che sia appena tornato".

Maigret andò a cercarlo nel suo ufficio.

"Una missione di quelle rognose come piacciono a te, vecchio mio. Dovresti provare a rintracciare una certa Loia che, dieci o quindici anni fa, usava come recapito il Bar des Èglantiers in rue Montaigne...".

"E poi?".

"Forse è morta in qualche ospedale! Forse ha sposato un lord inglese... Devi arrangiarti!...".

Sul treno che portava a La Ferté-Alais spulciò meticolosamente l'agendina. Ogni tanto gli affiorava sulle labbra un sorriso intenerito, perché alcune annotazioni bastavano da sole a rievocare l'intera giovinezza di un uomo.

Alla stazione c'era il tenente di polizia, il quale si incaricò personalmente di accompagnare il commissario fino alla casa della vecchia Mathilde. Nel giardinetto scorsero Piquart che montava la guardia con aria compunta.

"Ci siamo assicurati che non ci fosse modo di fuggire dal retro..." spiegò il tenente. "E là dentro si sta così stretti che il piantone è rimasto fuori...

Vengo con lei?...".

"Forse è meglio di no".

Maigret bussò alla porta, che venne subito aperta.

Era tardi. Fuori faceva ancora chiaro, ma la finestrella era così piccola che nella casupola si vedevano muoversi soltanto delle ombre.

Basso, che stava a cavalcioni su una sedia con l'aria di chi aspetta da ore ed ore, si alzò. Sua moglie non c'era: doveva essere nella stanza accanto insieme al piccolo.

"Le spiace accendere?" domandò Maigret alla vecchia.

E questa, con una vocina stridula:

"Bisogna vedere se ho ancora petrolio!".

Ma ne aveva! Si udì il rumore secco del vetro della lampada, poi lo stoppino prese a fumare e fu circondato da una fiamma giallastra che con i suoi raggi rischiarò a poco a poco anche gli angoli più nascosti.

Faceva molto caldo. C'era odore di povertà e di campagna.

"Può tornare a sedersi!" disse Maigret a Basso.

Poi, rivolto alla vecchia: "Lei vada pure di là!".

"E la mia minestra?".

"Su, vada! Ci penserò io".

Uscì brontolando, richiuse la porta e si mise a parlare sottovoce nella camera vicina.

"Ci sono solo queste due stanze?" chiese il commissario.

"Sì. Di là c'è la camera da letto".

"Avete dormito lì tutti e tre?".

"Le due donne e mio figlio. Io dormivo qui, su un sacco di paglia...".

Ce n'era ancora qualche filo tra le mattonelle sconnesse. Basso era molto calmo, ma di una calma che seguiva giorni e giorni di agitazione febbrile.

Pareva quasi che dopo l'arresto si sentisse più sollevato, e infatti sospirò:

"Tanto mi sarei costituito comunque!".

Probabilmente si aspettava che il commissario manifestasse stupore, ma le cose andarono diversamente.

Maigret, infatti, lasciò cadere il discorso e si mise a squadrare il suo interlocutore dalla testa ai piedi.

"E" un abito di James, vero?".

Un completo grigio, troppo stretto. Mentre Basso aveva le spalle larghe ed un torace ampio come quello del commissario. Non c'è nulla che sminuisca l'aspetto di una persona nel pieno vigore degli anni quanto un vestito striminzito.

"Visto che lo sa...".

"So anche molte altre cose... Ma... E" sicuro che questa minestra debba continuare a bollire?...".

Dalla pentola saliva un vapore insopportabile, ed il coperchio ballava senza sosta. Quando Maigret tolse la minestra dal fuoco, le fiamme rossastre gli illuminarono per un attimo il volto.

"Conosceva già la vecchia Mathilde?".

"Stavo per parlarle proprio di questo. Se fosse possibile, vorrei che non avesse fastidi per causa mia... Era a servizio dai miei genitori... Mi ha visto crescere... Quando sono arrivato a casa sua per nascondermi, non ha avuto il coraggio di dirmi di no...".

"E" comprensibile! Ma ha fatto l'errore di andare a comprare ventidue franchi di prosciutto...".

Basso era notevolmente dimagrito. Inoltre non si rasava da quattro o cinque giorni, il che gli conferiva un'aria patibolare.

"Spero che neanche mia moglie avrà noie con la giustizia..." disse con un sospiro.

Si alzò, goffo, impacciato, come chi cerca di darsi un contegno prima di affrontare un argomento importante.

"Ho fatto lo sbaglio di fuggire, di restare nascosto così a lungo... E questo basta a dimostrare che non sono un criminale... Capisce?... Sono stato preso dal panico... Ho visto la mia vita completamente distrutta per colpa di quella stupida storia... Ho pensato di scappare all'estero, di farmi raggiungere da mia moglie e mio figlio per ricominciare tutto daccapo...".

"E ha incaricato James di condurre qui sua moglie, di andare in banca ad incassare per conto suo trecentomila franchi e di portarle dei vestiti...".

"Certo!".

"Ma poi ha sentito che ormai le erano alle costole...".

"E" stata nonna Mathilde a dirmi che c'erano poliziotti a ogni crocevia".

Dalla stanza accanto continuavano a giungere rumori.

Evidentemente il bambino non riusciva a stare fermo, e la signora Basso, che origliava alla porta, di tanto in tanto gli faceva "Sst!... Sst!..." perché le impediva di ascoltare.

"Oggi, a mezzogiorno, mi sono reso conto che non c'era altra soluzione: dovevo costituirmi... Ma a quanto pare il destino è contro di me... E infatti è arrivato il poliziotto...".

"Non è stato lei a uccidere Feinstein?".

Basso guardò Maigret negli occhi, con fervore.

"L'ho ucciso io!" disse sottovoce. "Sarebbe forse una follia sostenere il contrario, no? Ma le giuro sulla testa di mio figlio che adesso le racconterò tutta la verità...".

"Un momento...".

E Maigret si alzò a sua volta. Erano solo due uomini, adesso: più o meno della stessa altezza, sotto un soffitto basso, in una stanza troppo piccola per loro.

"Amava Madò?".

Le labbra di Basso si sollevarono in una smorfia piena di rancore.

"E me lo chiede proprio lei, che è un uomo?...

Saranno sei o sette anni che la conosco, forse anche di più... E non mi era mai neanche passato per la testa...

Un giorno, più o meno un anno fa, non so esattamente cosa sia successo... Ah, sì! c'era una festa tipo quella a cui ha partecipato anche lei... Si beveva...

Si ballava... L'ho baciata, chissà perché... Poi, in fondo al giardino...".

"E dopo?".

Alzò le spalle con aria stanca.

"L'ha presa seriamente. Mi ha giurato che mi aveva sempre amato, che non poteva vivere senza di me! Non sono un santo. E ammetto che il primo passo l'ho fatto io! Ma non volevo certo cominciare una relazione di quel genere, né tanto meno compromettere il mio matrimonio...".

"Quindi è da un anno che vede la signora Feinstein a Parigi, due o tre volte alla settimana...".

"E che mi telefona ogni giorno, sì! L'ho supplicata di essere prudente, ma non è servito a nulla!

Inventava scuse assurde. Vivevo nella certezza che un giorno o l'altro ci avrebbero scoperti... Non può immaginare che inferno!... Se almeno non fosse stata sincera! Invece credo proprio che mi amasse sul serio...".

"E Feinstein?".

Basso rialzò bruscamente il capo.

"Già!" mugugnò. "E" proprio per questo che non prendevo nemmeno in considerazione l'ipotesi di andarmi a difendere in Corte d'assise... C'è un limite ai compromessi... C'è un limite anche alla comprensione della gente... Se lo immagina? Io, l'amante di Madò, che accuso suo marito di...".

"... di averla ricattata!".

"Non ho prove! Era e non era un ricatto! Non mi ha mai detto chiaramente di sapere qualcosa! Non mi ha mai minacciato in modo esplicito! Ha presente che tipo era? Un povero diavolo in apparenza mite ed inoffensivo... Un ometto mingherlino, senza mai un capello fuori posto, sempre gentile, perfino troppo gentile, con un sorriso un po'"malinconico...

La prima volta è venuto a mostrarmi una tratta protestata e mi ha supplicato di prestargli del denaro offrendomi un mucchio di garanzie... Gli ho dato una mano... Gliel'avrei data anche senza la storia di Madò...

"Dopo, però, è diventata un'abitudine... Ho capito che lo faceva regolarmente, per sistema... Ho cercato di rifiutare... Ed è stato allora che ha cominciato a ricattarmi...

"Si confidava con me... Mi raccontava che sua moglie era l'unica consolazione della sua vita... Era per lei che si svenava sobbarcandosi spese superiori alle sue possibilità, e così via.

"Piuttosto di rifiutarle qualcosa avrebbe preferito uccidersi... Ma poi che ne sarebbe stato di lei?...

"Incredibile, vero? Neanche a farlo apposta, arrivava quasi sempre un attimo dopo che avevo lasciato Madò... Avevo perfino paura che riconoscesse il profumo di sua moglie sui miei vestiti...

"Un giorno mi ha tolto un capello di donna ð la sua ð dal bavero della giacca...

"Non era uno che minacciava... Era uno che si lamentava...

"Ed è la razza peggiore! Dalle minacce ci si può difendere. Ma come ci si difende da un uomo che piange? Una volta si è messo a piangere nel mio ufficio...

"E avesse sentito che discorsi!

""Lei è giovane, è forte, è bello, è ricco... Non è certo difficile essere amati, quando si ha tutto... Io invece...".

"Mi dava la nausea. E d'altra parte non potevo essere sicuro che sapesse...

"Quella famosa domenica, poco prima della partita a bridge, mi aveva confidato di aver bisogno di cinquantamila franchi...

"Davvero troppo per me... E poi avevo deciso di darci un taglio... Ne avevo abbastanza... Allora gli ho detto un no secco! L'ho minacciato di troncare ogni rapporto se continuava ad assillarmi in quella maniera...

"E da lì è nato il dramma... Un dramma squallido, stupido come il resto della storia... Si ricorda?...

Aveva fatto in modo di attraversare la Senna insieme a me... Mi aveva trascinato dietro alla balera...

"Arrivati là, all'improvviso, ha tirato fuori dalla tasca una piccola pistola e, puntandosela contro, mi ha detto:

""Sappia che ha firmato lei la mia condanna... Le chiedo un'unica grazia: si prenda cura di Madò!..."".

E Basso si passò la mano sulla fronte, come per cancellare quel ricordo disgustoso.

"Sembra un destino: quel giorno ero allegro...

Forse perché c'era il sole... Mi sono avvicinato per togliergli l'arma.

""No! No!" si è messo a urlare. "E" troppo tardi...

Ormai lei ha firmato la mia condanna..."".

"Ovviamente non aveva alcuna intenzione di sparare!" borbottò Maigret.

"Ne sono convinto anch'io! Ed è questo il tragico della storia. Lì per lì ho perso la testa. Avrei dovuto lasciarlo fare e non sarebbe successo niente. Tutto si sarebbe risolto nell'ennesimo pianto o in una battuta... E invece no! Sono stato ingenuo, come lo sono stato con Madò, come lo sono sempre stato...

"Ho voluto prendergli la pistola... Lui è indietreggiato...

Io sono andato verso di lui... L'ho afferrato per il polso... E quel che non doveva succedere è successo... E" partito un colpo... Feinstein è caduto per terra, senza una parola, senza un gemito, come un pezzo di marmo...

"Resta il fatto che quando lo racconterò i giurati non mi crederanno, o comunque saranno ancora più severi nei miei confronti...

"Sono quello che ha ucciso il marito della sua amante e che per di più ha il coraggio di accusarlo!...".

Cominciava ad accalorarsi.

"Volevo scappare e sono scappato. Volevo che mia moglie sapesse ogni cosa, chiederle se nonostante tutto si considerava ancora legata a me... Ho girato per tutta Parigi alla ricerca di James...

"E" un amico, forse l'unico che ho in tutta la compagnia di Morsang...

"Il resto lo sa... Anche mia moglie... Avrei preferito fuggire all'estero ed evitare un processo che sarà penoso per tutti... I trecentomila franchi sono qui... Con questi e con la mia buona volontà potrei rifarmi una vita in Italia, ad esempio, o in Egitto...

"Ma... almeno mi crede?...".

D'un tratto pareva confuso. Fino a quel momento era stato così preso dal suo discorso che il dubbio non lo aveva nemmeno sfiorato.

"Credo che lei non intendesse uccidere Feinstein!" rispose Maigret lentamente, scandendo le parole.

"Vede!...".

"Aspetti! Quel che vorrei sapere è se Feinstein, oltre all'infedeltà di sua moglie, non avesse in mano un'altra carta vincente. Insomma...".

Si interruppe, tirò fuori di tasca l'agendina e l'aprì alla lettera U.

"... Insomma, vorrei sapere chi ha ucciso sei anni fa un certo Ulrich, rigattiere, residente in rue des Blancs-Manteaux, e poi ne ha gettato il cadavere nel canale Saint-Martin...".

Aveva dovuto fare uno sforzo per arrivare sino in fondo, tanto era violenta la metamorfosi subita dal suo interlocutore. Violenta al punto che Basso sembrò perdere l'equilibrio: cercò allora qualcosa a cui appoggiarsi, posò la mano sulla stufa e la ritrasse gridando:

"Cristo!...".

Fissava Maigret con gli occhi sbarrati e pieni di sgomento. Cominciò a indietreggiare, indietreggiò finché non trovò la sedia e vi si lasciò cadere, quasi senza forze, senza più energia, ripetendo meccanicamente:

"Cristo!...".

La porta, spinta con ansia febbrile, si aprì. E la signora Basso si precipitò nella stanza urlando:

"Marcel!... Marcel!... Non è vero, eh?... Dimmi che non è vero!...".

Lui la guardò a sua volta senza capire, forse senza nemmeno vederla, poi all'improvviso, con un rantolo, si prese la testa fra le mani e scoppiò in singhiozzi.

"Papà!... Papà!..." strillò il ragazzino che era accorso creando ulteriore scompiglio.

Basso non udiva nulla, respingeva suo figlio, respingeva sua moglie. Letteralmente sopraffatto, non riusciva a trattenere le lacrime. Se ne stava tutto curvo sulla sedia, tutto rannicchiato. Le sue spalle si sollevavano e ricadevano con ritmo frenetico.

Anche il bambino piangeva, mentre la signora Basso si mordeva le labbra, lanciando a Maigret occhiate cariche d'odio.

E la vecchia Mathilde, che non aveva il coraggio di entrare ma che dalla camera da letto aveva assistito alla fine della scena, piangeva anche lei: come piangono le vecchie, con singulti brevi e regolari, asciugandosi gli occhi con un angolo del grembiule a quadri.

Alla fine comunque, un po'"piangendo e un po' ingoiando le lacrime, trotterellò fino alla pentola e rimise la minestra sul fuoco, che ravvivò a colpi di attizzatoio.