26
Quando, alcuni giorni dopo, in relazione alla singolarità appena ricordata, il commissario di bordo – un uomo piuttosto rubizzo e rotondo, più preciso come contabile che profondo come filosofo, seduto a mensa disse al chirurgo:
— Quale testimonianza del potere riposto nella forza di volontà! — quest’ultimo, un personaggio saturnino, sparuto e alto, in cui una discreta causticità si accompagnava a maniere più cortesi che cordiali, rispose:
— Con vostra licenza, signor commissario. In un’impiccagione scientificamente condotta – e per ordine speciale io stesso ho indicato come effettuare quella di Billy – ogni movimento del corpo, successivo alla sospensione completa, sta a indicare uno spasmo meccanico nel sistema muscolare. Perciò l’assenza di tali movimenti non è attribuibile alla forza di volontà, come la chiamate voi, più di quanto non lo sia alla forza dei cavalli a vapore, se mi consentite.
— Ma questo spasmo muscolare di cui parlate non è più o meno invariabile in questi casi?
— Certamente, signor commissario.
— Come allora, mio caro signore, spiegate quest’assenza nel caso in questione?
— Signor commissario, è chiaro che la vostra percezione della singolarità del caso non è pari alla mia. Voi ne date una spiegazione in termini di forza di volontà, come la chiamate – un termine che non è ancora entrato a far parte del linguaggio della scienza. Quanto a me, in base alle mie attuali conoscenze, non pretendo di spiegarla affatto. Se anche partissimo dall’ipotesi che al primo contatto con la drizza il cuore di Budd, teso per la straordinaria emozione giunta al culmine, si sia fermato di colpo, proprio come un orologio quando caricandolo sbadatamente lo forzate alla fine, spezzandone così la molla, anche in tale ipotesi, come si spiega il fenomeno che è seguito?
— Ammettete allora che l’assenza del movimento spasmodico sia stata eccezionale?
— È stata eccezionale, signor commissario, nel senso che si è trattato di un fenomeno di cui non è possibile individuare subito la causa.
— Ma ditemi, caro signore, — continuò l’altro con ostinazione, — la morte dell’uomo fu causata dal capestro, oppure si trattò di una specie di eutanasia?
— Eutanasia, signor commissario, è un po’ come la sua forza di volontà: dubito della sua autenticità come termine scientifico, se mi scusate di nuovo. È insieme fantasioso e metafisico... greco in una parola. Ma, — continuò cambiando improvvisamente tono, — c’è in infermeria un caso che non voglio lasciare ai miei assistenti. Vogliate scusarmi, vi prego. — Ed alzandosi dal tavolo si ritirò con tutte le formalità di rito.