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«Bene» disse Donnan, rauco. «Voglio il nome.»

Il Residente lo fissò di nuovo, con occhi immobili nella testa nera e rigida. Poi: «Siete un uomo forte?» gli chiese, con voce appena percettibile.

«Vi avverto, sarà un colpo duro.»

«Per la miseria, se non la smettete di menare il can per l'aia... scusatemi, vi prego. Proseguite.»

Wandwai armeggiò intorno a un cassetto. «Benissimo» disse «ma anziché esporre io i fatti, poiché temo di sembrarvi brutale data la mia diversa mentalità preferisco presentarvi la realtà. Così potrete trarre le vostre conclusioni. Quando ho saputo che vi avrei parlato, mi sono fatto portare questo dal servizio segreto.» E gli mostrò una pellicola cinematografica. Il raspare dei suoi artigli sul pavimento, lo scatto secco della pellicola nel proiettore avevano uno strano suono. «Si tratta della ripresa di un incontro su Monwaing, tra Kaungtha di Thesa, l'addetto agli interrogatori del servizio segreto navale dipendente dal governo centrale, e un commerciante Xo che, come ricorderete, è un pianeta che si è costantemente mantenuto neu-trale.»

«Un momento, Residente» interruppe Ramri. «Posso chiedere perché, data l'importanza del segreto, avete una copia del film?»

«Sapendo che varie navi terrestri risultavano mancanti al momento della catastrofe, Monwaing ha previsto che alcune di esse si sarebbero rifugiate su un nostro pianeta» rispose Wandwai. «Siamo le uniche stirpi sulla cui amicizia i Terrestri possono contare. Non sapendo su che pianeta sarebbero sbarcati né quale sarebbe stata la reazione degli uomini, il governo ha di-stribuito il film ai vari ministeri, per evitare che i Terrestri, non avendo prove di quanto noi affermavamo, puntassero su un altro nucleo di civiltà.»

Sospirò: «Forse ve ne andrete ugualmente, comandante, dato che avete la scelta. Ma almeno vi avremo offerto tutti i dati a nostra disposizione.»

Ramri aspirò rabbiosamente dal sigaro. Donnan si piegò da una parte per evitare lo sbuffo ma non distolse gli occhi dal proiettore. Con un ronzio, un cubo luminoso si stagliò nel buio, e subito dopo vi apparve una scena tridimensionale.

Da una finestra ogivale, Donnan vedeva il cielo notturno scintillante di stelle, con due lune e l'arcobaleno degli anelli intorno a Monwaing. Dal soffitto pendevano dei globi di cristallo dove brulicavano centinaia di in-setti luminosi. Dietro il tavolo un aviano con le penne azzurro-verdi e sul petto un tridente d'oro rigirava in mano dei fogli, con impazienza, ma senza consultarli.

L'essere davanti al tavolo era uno Xoano. Donnan lo riconobbe solo perché ne aveva visti in fotografia: ne erano venuti pochi sulla Terra, posta fuori della loro normale sfera di attività. Si trattava di centauroidi, con un corpo da quadrupede, alto come quello di un pony e un torso eretto, dotato di braccia. Ma la pelle iridescente, la mobile cresta, la faccia dominata da una minuscola proboscide, toglievano ogni somiglianza con le creature terrestri. Lo Xoano sembrava nervoso, scalpitava e contraeva la pelle del dor-so.

Una voce cantò qualcosa in una lingua monwaingi. Ramri sussurrò: «È

Thesai: "Colloquio tra Inquisitore Kaungtha e Hordelin Barjat, presidente del comitato di navigazione della Zeyan-12 proveniente dal pianeta gene-ralmente noto come Xo: numero di catalogo...". La data, traduco, risale a circa sei mesi fa.»

Quasi in risposta Kaungtha emise un gorgheggio. Poi, in Uru, la voce di lui disse, dal cubo luminoso: «Sta' tranquillo, Navigante, non ti faremo del male. Vogliamo soltanto registrare ufficialmente certi fatti compiuti da voi in precedenza.»

«Sono in stato d'arresto?» Lo Xoano aveva una buffa voce stridula.

«Protesto contro il sequestro illegale della mia nave e del suo personale, contro gli interrogatori e...»

«Adagio, Navigante. La segregazione è perfettamente regolare in base alle normali leggi interplanetarie e alla legge monwaingi. In caso di mi-nacciata contaminazione, non possiamo far altro che imporre la quarante-na.»

«Sapete benissimo che...» Di colpo, Hordelin Barjat cedette: «Capisco.

Se collaboro, ci darete un bel certificato medico e ci lascerete andare. Di conseguenza, ho deciso di collaborare.» Poi, con ansia: «La cosa rimarrà segreta? Me l'avete promesso. Se i miei superiori lo venissero mai a sapere...»

Kaungtha rigirava i suoi fogli. «Sì, hai la mia parola, e Monwaing è interessata quanto Xo a mantenere il segreto. Tu temi le ripercussioni perché il tuo pianeta ha le mani in pasta anche lui, ma noi preferiamo evitare a Xo le possibili conseguenze e lasciare che il biasimo ricada sui soli colpevoli.

Però vogliamo informazioni precise.»

Hordelin Barjat: «Ma come avete fatto a sospettare che noi...»

Kaungtha, con dolcezza: «Chi ci ha informato ci ha chiesto la discrezio-ne, al pari di voi. Perciò, cominciamo. La tua nave fa parte della flotta mercantile xoana, esatto?»

Hordelin Barjat: «Sì. Noi abbiamo il compito di stabilire i primi contatti con i nuovi mercanti e condurre le trattative preliminari. Noi... voglio dire, i pianeti con cui Xo ha avuto rapporti commerciali nelle ultime generazioni... sono diventati così civili che non importano più... ecco, prodotti del nostro mondo. Avevamo bisogno di nuovi sbocchi, e la Terra...»

Kaungtha: «Basta così. Dopo aver studiato tutti i dati in vostro possesso riguardanti la Terra avete deciso di approdarvi con la Zeyan-12. Due anni fa, mi pare? gridando: "Perché in segreto?".»

Hordelin Barjat: «Ecco... non volevamo offendere le altre potenze...

Monwaing ha già interessi sulla Terra...»

Kaungtha: «Sciocchezze! Nessun trattato impedisce la concorrenza sul mercato terrestre. La confederazione dei Monwaingi non s'è mai impegna-ta a proteggere le iniziative commerciali delle varie società. No, il segreto aveva altre cause? Spiegaci in poche parole cosa intendevate fare.»

Hordelin Barjat: «Io... cioè... Tutte quelle nazioni e tribù ridicole... quelle che sono ancora incapaci di concepire.. di fronte alla civiltà galattica...

l'unità e la pace globale..»

Kaungtha: «Allora speravate di vendere a quei paesi un'arma modernis-sima, tale da rompere l'equilibrio di forze della Terra. Se la cosa si veniva a sapere, o scoppiava immediatamente una guerra preventiva o si arrivava a un accordo per mettere al bando tutti quegli ordigni. Ecco il perché del segreto!»

Hordelin Barjat: «Non metterei proprio le cose in questi termini. Non avevamo quell'intenzione, non ci avevamo neanche pensato. Ma gli uomini sono tutti pazzi ed era meglio che morissero, prima di contagiare altri con la loro pazzia.»

Kaungtha, con un sospiro: «Risparmiami le giustificazioni.»

Hordelin Barjat: «Ma voi dovete capire! Noi non siamo assassini! Per quanto si poteva capire da una psicologia così diversa dalla nostra noi sen-tivamo che... credetemi, avevamo letto certe loro opere teoriche, dove veniva presa in esame la loro situazione. Si è discusso a lungo nei libri e nei giornali dei Terrestri di un'arma come questa. Avrebbe impedito ogni ag-gressione, e assicurato la pace... E se persino i Terrestri credevano a questo risultato dell'arma, perché non dovevamo crederci noi?»

Kaungtha: «Qualcuno di loro ci credeva. Altri no... Dopo due decenni di contatti con la Terra, noi Monwaingi ormai conosciamo abbastanza il loro modo di pensare. I Terrestri sono, anzi erano, più individualisti degli Xoani, e avevano una differenziazione individuale molto maggiore degli Xoani e anche dei membri di una data società monwaingi. Voi avete notato le co-se che vi convenivano ma avete trascurato il resto.»

Hordelin Barjat: «Io... noi...»

Kaungtha: «Avanti. A che paese avete venduto quell'arma?»

Hordelin Barjat: «Ecco, in realtà... a due. Non a due nazioni per l'esat-tezza, ma a due alleanze, due blocchi, come li chiamano. Abbiamo trascurato le grandi potenze. Tra l'altro, perché...»

Kaungtha: «Perché avevano troppi contatti interplanetari, e la cosa si sarebbe risaputa sui pianeti civili. E forse questi avrebbero fatto opposizione.

Inoltre le maggiori potenze si sarebbero sentite meno minacciate e quindi meno perseguitate. In altri termini, sarebbero state meno dispose a compra-re i vostri prodotti. Andiamo avanti.»

Hordelin Barjat: «Mi oppongo recisamente alla vostra cinica interpreta-zione dei nostri motivi.»

Kaungtha: «Andiamo avanti, ti ripeto.»

Hordelin Barjat: «Già... ecco, i nostri clienti dovevano disporre di una certa forza militare, cioè missili spaziali, in modo da ribattere a un attacco di missili in caso di guerra. In un primo tempo abbiamo pensato al blocco arabo nordafricano. Però le relazioni con i paesi vicini si facevano sempre più amichevoli. Allora siamo passati all'alleanza balcanica, presieduta dalla Jugoslavia. I Balcani sono sempre stati in bilico tra Occidente e Oriente, e in caso di conflitto sarebbero stati certamente zona di guerra.»

Kaungtha: «Indicami esattamente l'area in questione.» Mostrando un mappamondo politico della Terra. «Qui, qui, qui, qui. Giusto?»

Hordelin Barjat: «Sì.» In fretta: «Vi renderete conto che si tratta di potenze di secondo e terzo piano, che avevano bisogno di anni difensive e non aggressive. Quel che noi abbiamo venduto...»

Kaungtha: «Descrivilo brevemente.»

Hordelin Barjat: «Una serie di bombe dirompenti, da piazzare a grande profondità sotto la crosta terrestre o sotto il fondo dell'oceano... secondo un piano strategico. Le bombe sarebbero esplose automaticamente: bastavano tre esplosioni nucleari entro un dato raggio in un paese membro dell'alleanza... e tutte quelle bombe sarebbero esplose assieme.»

Kaungtha: «E avrebbero spazzato via il pianeta. Questione di secondi.»

Hordelin Barjat: «Sì, pochi secondi. Naturalmente nessuno aveva questa intenzione. Nessuno ci pensava. Quelle potenze di secondo piano, il tutto in assoluta segretezza, avrebbero avvicinato gli altri governi dichiarando:

"In caso di conflitto, noi saremmo spazzate via automaticamente. Ma stavolta voi perirete con noi. Se volete evitarlo non scatenate più guerre". Ve lo ripeto: l'intenzione era di assicurare la pace.»

Kaungtha: «Sei stato presente all'installazione delle bombe?»

Hordelin Barjat: «No. La mia nave si è limitata a condurre... ecco, i ne-goziati preliminari. Poi sono arrivati gli altri, i tecnici. Mi hanno avvertito a voce che tutto era a posto, che il pagamento era già avvenuto. Io però non ho visto niente...» In tono più stridulo: «Vi assicuro che sono rimasto scosso quando l'ho saputo... non molto tempo dopo... e anche i miei superiori... Chi poteva prevedere che l'umanità fosse così pazza?»

Kaungtha: «Hai un'idea di quel che può essere capitato esattamente?»

Hordelin Barjat: «No. Forse... No, non saprei dire... È certo scoppiata una guerra... Quando la tensione è aumentata forse i governi hanno creduto che si trattasse di un bluff... o invece è stato un incidente... Non so, torno a ripeterlo! Lasciatemi in pace, adesso!»

Kaungtha: «Può bastare, Navigante.»

Il cubo di luce si spense. Donnan si sentì gridare con una voce che non era la sua: «Non ci credo! No! Portate via tutte quelle menzogne, via!»

Ramri lo spinse verso la parete e ve lo tenne finché il terrestre smise di dimenarsi. Wandwai fissava i simboli del soffitto come in cerca di oscuro conforto.

«Non assassinio, dunque» riprese il Residente. «Ma suicidio.»

«No.»

«Potete rifiutare i fatti» disse la voce gentile «dire che non provano nulla. Forse lo Xoano ha mentito. E anche se ha detto la verità, forse sono stati i Kandemiriani a scatenare l'attacco, soprattutto se erano al corrente di quelle bombe. La distruzione della Terra diventava un gioco da ragazzi: bastavano pochi missili nucleari lanciati su un punto determinato per pro-vocare l'esplosione. Però sarebbe pur sempre la Terra ad avere provveduto i mezzi di distruzione.»

Donnan si coprì la faccia.

Quando finalmente rialzò gli occhi, Wandwai aveva già ritirato proiettore e pellicola. «Per i pochi sopravvissuti della Terra, e anche per la politica monwaingi» mormorò il Residente «vi chiedo di tenere segreta la cosa. E

ora, passiamo ai vostri progetti. Sono certo che troverete una sistemazione nell'ambito della nostra egemonia.»

«No» dichiarò Donnan.

«Come?» stavolta Wandwai sbatté le palpebre.

«No. Tornerò a Vorlak. La nostra nave, i superstiti della nostra gente...»

«Possono benissimo venire quassù. Monwaing sistemerà tutto con i Dragar.»

«Ho detto di no. Voglio la guerra.»

«Anche se Kandemir è innocente?»

«Non accetto la vostra prova. Dovete tirar fuori qualcosa di più solido di una pellicola, per convincermi. Continuerò a indagare per conto mio. E

comunque Kandemir ha ucciso alcuni miei uomini. Voglio andare. Grazie per l'ospitalità, governatore. Addio.»

Donnan uscì dalla stanza.

Ramri lo seguì con lo sguardo. Wandwai, che non s'era mosso tranne che per tirare qualche boccata al suo sigaro, domandò: «Sarà meglio fermar-lo?»

«No, onorevole Residente» rispose Ramri. «Deve partire. E io andrò con lui.»

«Davvero? Dopo essere stato tanto tempo via da casa?»

«Può aver bisogno di me» rispose Ramri e uscì.