APPENDICE
Dieci ragioni per non picchiare i nostri bambini dijan Hunt 1. Picchiare i bambini insegna a questi ultimi a diventare a loro volta individui violenti. Da numerosi studi e ricerche è emersa una diretta correlazione tra le punizioni corporali subite nell’infanzia e il comportamento violento di giovani e adulti. Da piccoli, praticamente tutti i peggiori criminali sono stati regolarmente minacciati e percossi.
2. Il messaggio lasciato dietro di sé dal castigo dice che è giusto maltrattare chi è più piccolo e debole di noi. Il bambino conclude quindi che è giusto essere violenti nei confronti di bambini più piccoli. Da adulto, quella stessa persona non avrà compassione di individui più deboli di lui e proverà timore nei confronti dei più forti.
3. I bambini imparano dall’esempio dei genitori. I castighi impongono loro di esprimere i propri sentimenti e di risolvere i propri problemi ricorrendo alla violenza. Se il bambino non ha la possibilità di vedere come i genitori sanno affrontare e risolvere i problemi in maniera creativa, come potrà sviluppare a sua volta tale capacità? I comportamenti dei genitori si tramandano alla generazione successiva.
4. Solo una volta, nei Proverbi di re Salomone, la verga biblica viene menzionata in relazione ai bambini. Ma il metodo educativo utilizzato dal re ebbe un effetto negativo sul suo stesso figlio Rehobam. Per Gesù, i bambini erano vicini a Dio e perciò richiedevano amore, non castighi.
5. Le punizioni compromettono l’amore fra genitori e figli, perché nessuno può amare veramente chi lo maltratta in senso fisico o psichico. Un rapporto improntato a una genuina cooperazione può fondarsi solo su sentimenti d’amore suscitati da svariati esempi di atteggiamento amichevole e collaborativo.
Quan-d’anche sembrino avere successo, i castighi producono solo un bambino che fa il «bravo» perché ha paura.
6. La rabbia cui venga impedita una libera espressione viene interiorizzata. Qualora la collera sia stata accumulata per lungo tempo, quando il «bambino» sarà diventato abbastanza forte da esprimerla, essa potrà esplodere all’improvviso. La «buona condotta» dei bambini che hanno sofferto per le punizioni subite verrà successivamente fatta pagare cara a genitori e società.
7. Gli scapaccioni assestati sul sedere o sulle zone erogene stabiliscono una correlazione tra il dolore e il piacere erotico che in futuro creerà problemi alla persona adulta.
8. Gli scapaccioni possono anche provocare danni al fisico. Le percosse inferte alla base della colonna vertebrale producono uno shock che si trasmette lungo tutta la spina dorsale e possono causare ematomi subdurali. Lesioni ai nervi possono condurre a paralisi.
9. In ogni caso, prima o poi, il bambino risponde con la malattia o un comportamento distruttivo alla mancata considerazione dei suoi bisogni fondamentali. Il suo bisogno maggiore consiste nel ricevere amore e attenzione da parte di genitori. Purtroppo, di questi tempi, solo pochi bambini ricevono abbastanza tempo e dedizione, perché i genitori sono spesso stanchi e distratti e mostrano troppa poca comprensione e pazienza nei confronti del bambino.
È veramente ignobile punire un bambino che in realtà si limita a reagire in modo naturale alla disattenzione dei suoi bisogni e dei suoi desideri fondamentali.
10. I castighi distolgono il bambino dalla situazione e dai problemi effettivi. Esso è tutto concentrato interiormente sui sentimenti di dolore, paura, rabbia e vendetta. In questo modo, viene privato della possibilità di risolvere i problemi in maniera creativa. Punendo il bambino, i genitori non colgono l’occasione di provare a risolvere in maniera ludica i problemi insieme al bambino, facendogli vedere come si possano affrontare le difficoltà. Le punizioni impediscono al bambino di imparare a cavarsela in situazioni difficili. Un sostegno amorevole rappresenta l’unico mezzo per trasmettere alla generazione successiva un comportamento genuinamente collaborativo.
«Fare i bravi» perché si ha paura non potrà mai portare a una vita sociale pacifica. I forti valori interiori si possono sviluppare solo in un regime di libertà.
Questo testo è composto da citazioni da scritti di Adah Maurer e James S. Wallerstein, Peter Newell, Alice Miller, John Valusek, Brian Gil-martin, Elliot Barker e B. Shipton, Sidney D. Craig, R.E. Helfer, David Bakan, Adah Maurer, Adele Faber e Elaine Mazlish, Rolfe Randall.
Dieci ragioni per non picchiare i nostri bambini è stato originariamente pubblicato in «Empathetic Parenting» (voi. 4, n. 1, Winter 1991), la rivista della Canadian Society for thè Prevention of Cruelty to Children.
Dieci ragioni per non picchiare i nostri bambini può essere liberamente riprodotto e diffuso, senza ulteriori autorizzazioni.